Capitolo 38: Guarirai, vedrai.
Theo
All'inferno, davvero?
Mi stropiccio gli occhi con le mani e continuo a guardarmi intorno. Io non posso stare all'inferno! Gli angeli che sono all'inferno... be' non ci stanno! E come faccio adesso? Sono in panico.
«Theodor!»
Giro di scatto la testa verso l'entrata del castello, e verso la voce. E lo vedo. Dall'altra parte del ponte, mi sta facendo un cenno con la mano, e smetto di respirare quando lo vedo correre verso di me.
Aspetto che si fermi, ma evidentemente non ne ha la minima intenzione perché mi salta addosso e mi fa quasi cadere quando mi butta le braccia al collo.
Mi stringe così forte che potrebbe anche spaccarmi le ossa.
«Che cosa ci fai qui?» sussurra, leggermente preoccupato, «Cominciavo a pensare che non saresti più tornato... ma come hai fatto ad arrivare qui?»
«Anakin» mormoro il suo nome, mentre il demone mi prende per mano e mi trascina con nel castello.
Se c'è anche lui allora sono davvero all'inferno? E dove mi sta portando?
«Dobbiamo nasconderci. Non puoi stare qui! Se ti trovano...» bisbiglia, e non ho nemmeno il tempo di guardarmi intorno.
«Non capisco...» mormoro, confuso.
Quella porta sarà stata un portale? E perché portarmi all'inferno, poi? È qui il pugnale? Anakin mi fa entrare in una stanza, e chiude piano la porta, lasciandomi la mano.
«Dove siamo?» gli chiedo, guardandomi intorno.
«Questo è il castello di Katherine.»
Katherine. Forse qui c'è una copia del pugnale ed è questa che devo prendere? Ma non capisco... come faccio a tornare, poi?
«Pensavo fossi restato sulla Terra» gli dico, così confuso che non riesco quasi a pensare.
«Mi avete lasciato solo» sbuffa, «Quindi nel frattempo sono tornato qui.»
Mi spinge dentro ad una stanza, poi si chiude la porta dietro.
«Okay, siamo fuori pericolo. Qui non ci sente nessuno» si guarda intorno un po' imbarazzato, «È la mia camera...»
Indossa una camicia scura stropicciata e dei pantaloni un po' messi male. Non ha i suoi soliti anelli e orecchini, ma il trucco abbellisce sempre i suoi occhi scuri.
«Devo...» mormoro, cercando di allontanarmi.
«Non te ne andare di nuovo» mi prende la mano, «Mi dispiace essere scappato. Non so perché ho avuto paura...»
Mi torna in mente l'ultima volta in cui ci siamo visti, e sento le mie guance andare a fuoco. Anakin sembra accorgersene, perché alza un sopracciglio e mi traccia il sentiero che fanno le mie lentiggini dalla mia guancia fino alla mia spalla.
Sento le sue ombre accarezzarmi il braccio, il collo, e poi le labbra.
«Che cosa mi hai fatto...» sussurra, avvicinandosi piano.
«Aspetta» mormoro, quando sento la sua bocca sulla mia guancia.
«Non ti piace?» sembra spaventato, e mi affretto a scuotere la testa.
«Mi piace... ma-»
Non mi lascia finire che le sue labbra sono sulle mie. Mi torna in mente il giorno in cui l'avevo baciato io, ma non ricordo nemmeno perché fossi arrabbiato. Non ricordo niente, ricordo solo la sua bocca sulla mia, in questo momento.
«Sono innamorato di te» mormora, spostando la bocca sul mio orecchio, «È perché sono un demone? Per questo non mi vuoi? Tu non sei innamorato di me?»
«Non è quello» bisbiglio, e non so nemmeno a che domanda rispondo.
Anakin si stacca da me, un po' confuso. Di sicuro non è più confuso di me. Non ci sto capendo più niente. Mi sembra di essere al paradiso, ma sono all'inferno, e non ricordo nemmeno perché. Che cosa mi sta succedendo?
«Devo trovare... il pugnale» mormoro, cercando di concentrarmi.
«Il pugnale?» aggrotta le sopracciglia senza capire, «Non c'è nessun pugnale qui.»
«Per Aiutare Aideen.»
Anakin si tocca i capelli neri, confuso. I suoi occhi scuri si assottigliano.
«Aideen sta bene... Di che parli? Non ti preoccupare, forse sei un po' confuso. È perché ti ho detto che sono innamorato di te?» scuote la testa, prendendomi la mano, e sorride un poco.
Deglutisco. Oh.
«Theo» mormora, rendendosi conto che mi sto allontanando, «Dove vai?»
È come quelle voci. Non è reale. È qui per trattenermi. Per distrarmi.
Avrei dovuto capirlo prima, ma che diavolo mi è saltato in testa? Il vero Anakin... non mi avrebbe mai detto quelle cose.
«So che ti fa paura... Ma solo qualche minuto... per favore» dice, facendomi avvicinare al letto.
Ma io devo...
Anakin mi fa stendere sul letto, e si mette accanto a me. Poggia la testa sul cuscino e comincia a toccarmi i capelli.
«Solo qualche minuto» bisbiglio a me steso più che a lui.
Anakin sorride felice, e la sua mano passa dai miei capelli alla mia spalla.
«Sei bello» sorride.
«Sono un angelo.»
«Non credo che tutti gli angeli siano belli come te» ribatte.
Non mi lascia parlare che si avvicina un po' di più, e poggia di nuovo la sua bocca sulla mia. Non riesco a fare niente se non rispondere al bacio. La sua lingua sfiora il mio labbro inferiore e mi sfugge un sospiro.
«Devo... devo andare» mormoro.
«Non mi lasciare» scuote la testa, «Non stai bene, qui con me?»
«Sto più che bene, Anakin» sorrido debolmente, «Ma è un sogno. Un illusione.»
«E chi lo dice?» alza un sopracciglio.
Sorrido un poco, e vorrei credergli. Forse potrei restare qui ancora un po'... Solo per un po'... per sentirlo dire quelle cose... Ma mi tornano in mente gli occhi viola di Aideen. Non posso restare qui.
«Ti prego, ti prego» comincia a piangere quando gli lascio la mano, «Resta. Resta con me, Theo, non mi lasciare.»
Rimane seduto sul letto, mentre io mi alzo e mi allontano. Le parole di Nicklaus mi tornano in mente.
Non potete farvi del male, lì dentro. Almeno, non fisicamente.
Adesso capisco che cosa intendeva. Anakin non fa niente per trattenermi, almeno, fisicamente. Distolgo lo sguardo dai suoi occhi umidi e le sue guance bagnate, ed esco dalla stanza.
«Non mi lasciare!» lo sento gridare mentre chiudo la porta dietro di me. Comincio a correre, perché se mi ritrovasse non credo riuscirei a resistere.
Che cosa mi ha fatto?
Ad un certo punto mi fermo, e lo vedo. Il pugnale. È completamente diverso da quello che avevo visto nel sogno. Quello che mi aveva mostrato la madre di Aideen. Però emana la stessa... energia.
Mi avvicino e lo prendo in mano, senza esitare. È fatto d'argento, ed è piuttosto lungo come pugnale. Inciso sul manico c'è un pentacolo, e non faccio in tempo ad osservare di più che sento tutto girare intorno a me. La stanza torna ad essere la stanza buia nella quale ero entrato, e quando allungo la mano trovo la maniglia della porta.
La apro, e la prima cosa che vedo è il viso di Nicklaus.
«Perfetto» borbotta, alzando gli occhi neri al cielo.
«Avevi detto che saresti stato deluso se non saremmo usciti» ribatto, e non so nemmeno come io faccia a rispondergli a tono.
Sono ancora scioccato da quello che ho sentito all'interno di quella stanza. E di quello che ho provato.
«Non ho mai detto che sarei stato felice di vedervi di nuovo» sospira, poi il suo tono si addolcisce anche se poco, «Non è contro di voi. Insomma, un po' mi state simpatici, è solo che adesso devo raccontarvi la mia vita»
«Eh?» aggrotto le sopracciglia, senza capire.
«Lascia stare» scuote la testa, irritato, «A questo punto spero che esca anche lui. È il mio preferito.»
Mi stropiccio gli occhi con una mano, e cerco di calmarmi.
Prima la sua voce, e adesso proprio lui che mi supplicava di restare. Non credo di potercela fare.
«Eccolo!» esclama Nicklaus, e sposto lo sguardo verso di lui.
Comincia ad applaudire, e lo guardo male. A me però nessun applauso, eh? Non ho nemmeno la forza di offendermi.
«Sto per vomitare.»
Arrow richiude la porta dietro di sé, e si porta una mano sulla bocca. Lo guardo, e in effetti è molto pallido. La maglia che indossa è un po' stropicciata, e i suoi capelli verdi scompigliati. Mi domando che cos'abbia visto lì dentro...
«Seguitemi» Nicklaus ci fa un cenno.
Arrow si scompiglia i capelli cercando di riprendersi, mentre io cerco di dimenticare quello che è successo in quella stanza.
Mentre seguiamo Nicklaus, mi guardo intorno. Ci ha fatto entrare all'interno di una grotta, e ha acceso una candela per fare un po' di luce. Quando si ferma, mi rendo conto che davanti a noi c'è un tavolo con tre sedie, una da un lato e le altre dall'altro. Ci sono due bicchieri con un liquido strano dentro davanti alle due sedie...
«Che cos'è questo posto?» chiedo.
«Non vi fate mai gli affari vostri, eh?» sbuffa Klaus, scuotendo la testa.
Lui si siede dalla una parte opposta del tavolo, mentre io ed Arrow ci sediamo davanti ai bicchieri. Fisso il mio, e cerco di capire che cosa ci sia all'interno.
«Bevete» Nicklaus indica i bicchieri.
«Questa la so, quindi no grazie» borbotta Arrow.
«Bevete o ve lo farò fare» ringhia, incrociando le braccia al petto «Cioè... è per il vostro bene. E anche se non lo fosse, siete obbligati, altrimenti non potete proseguire.»
Arrow non ribatte, e nemmeno io. Se non possiamo proseguire... Prendo in mano il bicchiere. Aveva detto che uscire da quelle porte ci avrebbe condotto al sentiero verso il vero pugnale... ma forse ci saranno altri ostacoli.
«Dì a Royal che gli voglio bene se mi ammazza» dice Arrow, bevendo tutto di un sorso.
«Non scherzare» sbuffo, bevendo anche io.
Se morisse non me lo perdonerei mai, e comunque Nicklaus ha detto che è per il nostro bene... Non mi fido molto, ma aveva detto che non poteva mentire su queste cose. Il liquido non ha sapore, però dopo averlo bevuto mi sento un po'... strano. Diverso.
«Okay» Klaus toglie via i bicchieri dal tavolo, «È giunto il momento dei racconti.»
«Eh?» Arrow lo guarda confuso.
«Prima di essere il guardiano ero come voi. Cioè, non come voi, insomma io ero umano e basta» comincia a raccontare, ignorando il vampiro.
«Alla ricerca del pugnale di Cailtìn?» gli chiedo.
«Già» sbuffa.
Si tocca i capelli neri, leggermente in imbarazzo, e distoglie lo sguardo da noi.
«Perché ci stai raccontando questa cosa?» chiede Arrow.
«Perché è così che devo annunciarvi l'ultimo ostacolo che dovete affrontare prima di potervi impossessare del pugnale» dice, per poi aggrottare le sopracciglia, «Secondo te è divertente dover raccontare la sua vita a degli sconosciuti? Ogni singola volta?»
Nicklaus sembra piuttosto irritato, e forse lo capisco.
«Mi spiace, amico» Arrow abbassa un po' il capo.
«Fa niente» Klaus scuote la testa, «Comunque, adesso ascoltate, perché non è che mi metto a ripetere.»
Si schiarisce la voce. Devo ammettere che un po' sono curioso di poter scoprire qualcosa su di lui, e soprattutto di sapere l'ultimo "ostacolo".
«Quindi. Non ricordo quanti anni fa, ma era tanto, tanto tempo fa. Io e mio fratello dovevamo trovare questo pugnale di Caitlìn, per il nostro re» comincia a parlare, piuttosto velocemente, come se volesse finire il più in fretta possibile, «Era ossessionato da queste leggende.»
Alza gli occhi al cielo al ricordo, poi appoggia il mento sul palmo della mano.
«Quindi ci avviamo, e non vi sto a raccontare tutta la storia, ma abbiamo incontrato il guardiano che c'era prima e bla bla bla» sbuffa, «Siamo arrivati fino a qui, e...»
Nicklaus si ferma, e i suoi occhi neri si perdono nel vuoto.
«E?» insiste Arrow.
«Non mi piace raccontarlo» torna a guardarlo, aggrottando le sopracciglia.
«Abbiamo tutto il tempo del mondo» sorride, anche se so che è sarcastico.
Nicklaus lo guarda malissimo.
«Il guardiano ha cominciato a raccontarci i cazzi suoi, come sto facendo adesso, e poi ci ha svelato il perché dovevamo venire in due» dice, leggermente irritato, «"Uno dei due non tornerà mai a casa", aveva detto.»
Aggrotto le sopracciglia mentre lui alza le spalle e fa una voce strana per parlare come il guardiano precedente, come se fosse una cosa normale quella che ci ha appena detto.
«Diceva che serviva un'anima per attivare il pugnale di Cailtìn e per poterlo portare via. Quando l'ho sentito ero tipo "wow, okay vabbè, starà scherzando", ma non stava scherzando» annuisce piano, «Allora mi sono detto "okay, allora mi sacrificherò per mio fratello, perché gli voglio bene" insomma tutte quelle cazzate lì. Ma non è andata così.»
Si ferma e torna ad incrociare le braccia al petto, appoggiandosi allo schienale della sedia.
«Non ho nemmeno avuto il tempo di dirgli che lo avrei fatto io, che mio fratello ha preso il pugnale, ha ucciso il guardiano, e il pugnale si è "attivato", visto che aveva preso un'anima.»
Schiudo le labbra per dire qualcosa ma Nicklaus sembra molto preso dal suo racconto, e non si ferma.
«Poi si è girato verso di me. Ricordo ancora la sua faccia. Aveva i capelli biondi sul viso, e il sangue di quel guardiano sulla guancia» sorride un poco, «Poi mi ha pugnalato.»
Con la coda dell'occhio vedo Arrow spalancare la bocca, mentre Nicklaus alza le spalle.
«Fine, ecco come sono diventato il guardiano del pugnale di Caitlìn.»
«Tuo fratello ti ha pugnalato?» esclama Arrow.
«Sì» Nicklaus alza di nuovo le spalle, come se fosse normale, «Voleva il pugnale e la gloria per sé, o qualcosa del genere. Soltanto che con il guardiano morto, mancava il guardiano. E quindi eccomi qui. Questo posto mi ha guarito, o qualcosa del genere. Non ve lo consiglio, brutta esperienza.»
Aggrotta le sopracciglia, come se non sapesse nemmeno lui come sia sopravvissuto. Forse si è accorto delle nostre facce sconvolte, perché ci fa un cenno.
«Non vi preoccupate, poi ho trovato un modo per sbranarlo. Mio fratello, intendo.»
E il suo sorriso mi fa rabbrividire. Poi batte le mani, come per svegliarci.
«Tocca a voi adesso. Questa volta non potete pensare di uccidere il guardiano, - cioè io - come mio fratello, perché il pugnale non funziona su di me. Ci ho provato e ci hanno provato altri, però proprio no. Strano, vero?»
«Quindi uno di noi deve morire, è questo che dici?» chiede Arrow.
«Sì, tesoro.»
Io non dico niente. Se è così, allora basta che lo faccia io, no? Tornerei al paradiso, e poi troverei un modo per tornare sulla Terra. Sono già morto altre volte, insomma, e me la sono sempre cavata... ma il pugnale di Cailtìn... qualcosa mi dice che non sarà così facile. Se non è ancora "attivato" allora non dovrebbe uccidere anche l'anima, ma soltanto il corpo, no?
«C'è un'ultima cosa» dice Nicklaus, «Quello che avete bevuto.»
«Ecco, io lo sapevo» piagnucola Arrow, coprendosi la faccia con le mani.
«Una Dea me l'ha mandato.»
Spalanco gli occhi, e alzo di scatto lo sguardo sul guardiano. Una Dea. Che sia stata lei?
«Forse siete speciali, ed è per questo che me l'ha dato. Non so se vi sentite un po' diversi... comunque, è una pozione che vi ha purificato di tutti i vostri peccati. Proprio tutti, ogni minimo peccato che avete commesso. Anche quello di essere un vampiro, ovviamente.»
Una Dea... la madre di Aideen? Potrebbe essere lei, d'altronde chi altro?
«Cioè? Adesso sono un umano?» dice Arrow, confuso.
«No, però se tu morissi andresti direttamente in Paradiso. E l'angelo... vabbè, lui ci andava lo stesso.»
Tutti i nostri peccati? Tutti? È vero che mi sento strano, ma se torno a pensare ad Anakin... Forse non ci devo pensare. Non sapevo che esistesse una pozione del genere...
«Ovviamente quello che muore non potrà mai tornare sulla Terra. Magari mettetevi d'accordo e non litigate, che non vorrei dover ripulire... cose» ci guarda speranzoso, «Se decidete di litigare e pugnalarvi alle spalle, il pugnale non vi ucciderà, vi ferirà e basta.»
Non potrà mai tornare sulla Terra. Quella frase mi frulla in testa.
«Okay, mi metto da parte adesso. Il pugnale è lì» indica una scatola aperta, dove posso intravedere lo stesso pugnale che avevo visto prima, poi si allontana da noi.
Lo guardo mentre se ne va, ma mi accorgo che resta comunque abbastanza vicino da poter vedere e sentire quello che facciamo.
Non potrà mai tornare sulla Terra. Sapevo che qualcosa dovevo sacrificarlo. Deglutisco. Torno a pensare ai mesi in cui sono stato in Paradiso dopo che Kai aveva riportato Aideen all'inferno.
Ma devo farlo. Per Aideen, per aiutarla. Non importa se non potrò più vederla. Lei starà meglio, è questo che conta, no?
E Anakin... Meglio se non ci penso. Meglio se non ci penso... Non potrò più vederlo. Forse sarei dovuto rimanere in quella stanza.
«Lo faccio io, non ti preoccupare. Il Paradiso è casa mia, dopotutto, no?» dico ad Arrow, ma quando mi giro verso di lui, non lo vedo.
Aggrotto le sopracciglia mentre mi alzo per cercarlo, ma non faccio in tempo a sentirlo arrivare dietro di me.
«Mi dispiace» mormora, mentre spinge il pugnale sulla mia schiena.
Per un attimo penso di perdere conoscenza, poi il dolore mi fa urlare. Mi ritrovo per terra, a pancia in giù. Sento le ali aprirsi, ma il vampiro mi ha pugnalato proprio nel mezzo, nel punto più sensibile. Anche se ha ritirato il pugnale, non riesco a respirare e non vedo più niente.
«Non posso lasciartelo fare» lo sento dire, tremando.
Credo stia piangendo. Fare del male ad un angelo non fa mai bene, anzi.
«Arrow... non-» cerco di girare la testa verso di lui, anche se ogni movimento fa male.
«È stato bello stare un po' con te» mi interrompe, sorridendomi piano, «Sei simpatico, sai? Ma voglio tornare a casa mia. E tu devi tornare a casa tua. E da Anakin. Pensi che mi perdonerebbe se te lo lasciassi fare?»
Si tocca i capelli verdi, togliendosi poi il sudore dalla fronte. Si inginocchia verso di me, e mi tocca piano la spalla, come per rassicurarmi.
«Vedrai, starai bene» sussurra, le lacrime che gli bagnano le guance, «Anakin è bravo in queste cose. E anche Beatrice, lei è una strega, ti curerà.»
Mi tocca un po' i capelli, e sento quasi il dispiacere che emette entrare dentro di me.
Vedo che si sta togliendo gli anelli dalle dita, e che me le sta mettendo in tasca.
«Scusa... ma sei più forte di me e quello era il tuo punto debole» mormora, mentre i suoi occhi verdi si spostano sulle mie ali ferite, «Guarirai, vedrai. »
Si alza, e lo seguo con lo sguardo. Arrow osserva il pugnale, poi lo dirige verso il suo petto.
«Non so che cosa hai visto in quella stanza» mi dice, piegando la testa da un lato, «Ma penso tu sappia che cos'ho visto. E adesso più che mai so che non posso vivere un secondo di più senza di lei.»
Jessica. È lei che ha visto. Jessica... che è al paradiso adesso.
Se tu morissi andresti direttamente in paradiso. Oh...
«Lascia che faccia io l'eroe, per questa volta» sorride, mentre spinge la punta del pugnale fino al suo cuore.
«No!» non so dove trovo la forza di urlare, ma lo faccio.
Arrow chiude gli occhi, e un'ultima lacrima gli sfiora la guancia pallida prima che il suo corpo prenda fuoco. Stringo forte gli occhi mentre sento il calore arrivarmi fino al viso. Quando li riapro... il vampiro dai capelli verdi non c'è più. C'è solo il pugnale.
Credo di star piangendo anche io, perché sento tutto il viso bagnato. I singhiozzi mi scuotono, non solo per il dolore alle ali, ma per la perdita del vampiro. Provo a muovermi, ma le fitte di dolore non me lo permettono. L'unica cosa che riesco a muovere è la mia mano.
Afferro il pugnale di Cailtìn, dopo alcuni sforzi, e lo stringo forte.
Sento Nicklaus avvicinarsi, e non dice niente se non un lamento sussurrato.
«Proprio il mio preferito doveva essere...»
Sento il vomito risalirmi nella gola, ma provo a trattenerlo. Con la mano libera cerco di arrivare alla tasca sinistra dei miei pantaloni. Quando sento la superficie liscia della pietra bianca, il dolore quasi sparisce per un mezzo secondo.
Poi torna di botto, e sento che sto per perdere i sensi. Con le lacrime che mi inumidiscono gli occhi e il mio stesso sangue che mi si è appiccicato addosso, riesco pensare soltanto ad un nome.
Beatrice.
... sono tornata? Capisco che adesso mi state odiando, quindi la farò corta...
Se foste stato Lentiggini sareste riusciti ad uscire da quella stanza? E che cosa ne pensate del passato di Nicklaus? Siete curiosi di saperne di più su di lui?
Lentiggini è ferito... secondo voi Beatrice riuscirà davvero a ritrovarlo e a curarlo?
E Arrow? Vi aspettavate il suo gesto? Sembra che abbia trovato il modo di raggiungere Jessica, dopotutto... ma Royal? Quale sarà la sua reazione? Io mi sono spezzata il cuore da sola... a voi ha fatto male quanto a me? 💔
Baci 😈
-Gaia 💜
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