Maschere

Locali interni del 𝘽𝙇𝙀𝙀𝘿&𝙇𝘼𝙐𝙂𝙃
Tempo: L'inizio.

L'alba di un nuovo giorno stava per dipingere il cielo di una tenue sfumatura rosata, ma tutto ciò che riusciva a vedere la Volpe da sotto le proprie palpebre era un grigiume di chiazze indistinte; vista che preferiva alla solita presenza lucida e oscura che ultimamente non aveva fatto altro che pararsi dinanzi a lei.
In quello stesso momento le sue mani guantate fremevano di poterla finalmente sfiorare dopo l'estenuante attesa che la serata lavorativa gli aveva imposto, costringendo la suddetta Maschera a limitarsi ad osservarla dal solito angolo remoto della sala, mentre la cantante metteva in atto il suo invitante spettacolo.
Tuttavia, era finalmente giunto il momento che tanto aveva desiderato.

Una prima mano si mosse e le sfiorò delicatamente la mandibola, per poi costringerla con decisione a voltare il mento verso la sua direzione.
«Mia cara Volpe, lei non sa quanto io sia stato buono con lei fin'ora. Ma adesso lei ha davvero superato il limite della mia pazienza.»
La Volpe non rispose, né degnò di uno sguardo il proprio riflesso intrappolato all'interno di quella superficie laccata con cura maniacale. L'avrebbe ridotta in frantumi se solo avesse potuto... rimaneva una questione di attimi.
«Perché deve farmi questo? Perché deve lasciarsi desiderare con così tanta testardaggine? Permetta che io sfiori il suo cuore, o forse deve farmi crederne di non possederne uno?»
E quasi avesse voluto sondarlo di per sé, l'altra mano si erse all'altezza del florido petto della ghoul. Ma prima che anche un solo polpastrello potesse rivolgersi in direzione delle clavicole, gli occhi amarantini della Volpe si spalancarono nel buio e fu lei a sporgersi verso la Maschera.
«Sarà lei a mostrarmi il suo molto presto, mi creda.»
E qui una saetta percorse il dorso della figura mascherata, irradiando un dolore lacerante lungo ogni terminazione nervosa della sua spina dorsale. Proprio lì, tra una vertebra ed un'altra, adesso se ne stava conficcata una scaglia traslucida appartenente alla coda della Volpe.
«Mi saluti chi come lei mi aspetta all'Inferno.»

La Maschera non ebbe il tempo di realizzare cosa fosse accaduto, poiché presto le fauci della Volpe si scagliarono contro la carne che apparteneva all'incavo del suo collo. La prima cosa che fece fu infatti affondare i denti più che potesse, con una brutalità tale da squarciare il tessuto della camicia non più candida che indossava. Sputò da parte un brandello di quest'ultima e tornò ad immergersi nel fiotto scarlatto che aveva fatto presto a fuoriuscire.
Più la Maschera cercava di dimenarsi nella sua incredulità, più la scaglia impregnata di liquido inibitore veniva rigirata nella piega e così le fauci.
Le mani guantate erano allora salite per avvolgere il collo della ghoul, ma ella aveva gonfiato il petto e con profondo coraggio si era scagliata di testa in direzione della maschera, facendo sì che questa urtasse con prepotenza contro il viso che nascondeva tanto vigliaccamente. Ripensandoci, non aveva poi tanta voglia di scoprire chi si celava dietro ad essa, così decise che se tanto questa aveva voluto nascondersi in vita, avrebbe potuto farlo anche a ridosso della morte.
Era lì che voleva condurla.
Seguirono altri dolorosi affondi, le ossa della figura mascherata scricchiolarono sotto gli artigli della Volpe e rivoli di sangue si insediarono tra le crepe del pavimento usurato dal tempo e dai passi. Fu nel momento in cui ella percepì la Maschera venir meno delle proprie forze che scaraventò il suo corpo al suolo e premette con decisione la suola di un tacco contro una sua tempia.
«Oh!» Esordì la ghoul con teatrale preoccupazione, avvicinando una mano alle labbra insanguinate così come il resto del viso e del petto. «I piani alti! Quasi avevo dimenticato la sua posizione di prestigio all'interno di questo covo di ratti. Andiamo a far loro visita, cosa ne pensa?»
In breve tempo una mano della ghoul venne stretta attorno alla cravatta che avvolgeva il collo della Maschera. Come Achille trascinò Ettore lungo le cinta della città di Troia, la Volpe strinse la presa e si trascinò dietro il corpo stordito della Maschera lungo il dedalo di corridoi che conduceva agli uffici superiori.

Non ebbe timore di chi aveva incrociato il suo cammino lungo quella grottesca parata, anzi, sperò che da quel momento in poi chiunque avesse avuto ben chiaro in mente che "Verslinder" non era un nomignolo che le avevano affibbiato per pura casualità. La Maschera a tratti si lasciava trascinare, impotente, altre volte riusciva a zoppicare più fermamente con l'intento di rimettersi in piedi, ma era in quei momenti che la Volpe la strattonava con un colpo secco del polso, contribuendo a stringere il nodo della cravatta intorno alla trachea.
Non ebbe nemmeno timore di sfondare l'ultima porta di quel corridoio infinito e di presentarsi in tutto il suo essere selvaggio, tra i riccioli ribelli e impastati di sangue e quella preda che teneva al guinzaglio.

«Eccovi la vostra pace, eccovi il mio tormento.»
Esordì, lasciando che la testa mascherata sbattesse con un tonfo sulla scrivania dietro alla quale un'altra figura aveva già messo gli occhi su di lei a partire dal suo ingresso non preannunciato - o forse da ben prima.
«Ho sopportato abbastanza, rivoglio la mia maschera... In cambio di questa. È una trattativa equa, non trova, 𝘮𝘪𝘢 𝘚𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳𝘢?»
La figura congiunse le mani fino ad intrecciare le dita tra loro e si sporse in avanti lungo la scrivania, lasciando che gli eleganti boccoli castani che le incorniciavano il viso oscillassero in avanti.
«Sono disposta a concederle entrambe, se desidera. Era da tempo che avrei voluto proporglielo, sa?»
La Volpe si ammutolì. I soprusi che aveva subito erano stati forse dettati volutamente da Lei?
«Forse avrà ormai intuito le mie intenzioni, Volpe. Volevo prima capire di che pasta fosse fatta, mh? La faccia tosta con cui ha chiesto il primo accordo di protezione mi ha davvero incuriosita. Sacrificare il vecchio X. era un passo in ogni caso necessario; sono lieta che abbia avuto il coraggio di riportarmelo qui, la stavo proprio attendendo.
Spero questo possa essere l'inizio di un pacifico accordo tra me e lei, che ne pensa?»

Ecco cos'era stata fino a quel momento: una pedina. Soggiogata da chi le manovrava dall'altro, la Volpe non era stata altro che una pedina che ne aveva appena tolta di mezzo un'altra, destinata in ogni caso a cadere giù dalla scacchiera o prima o poi, con o senza di lei.
«Il mio accordo non la convince?»
«Sono stanca. Ma adesso ho voglia di ridere anch'io, ho già sanguinato abbastanza. E in questo luogo mi pare che l'invito sia esteso a provare entrambe le opportunità.»
La 𝘚𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳𝘢 le sorrise.
«Bene, allora. Che lei possa essere le mie fauci d'ora in poi, libera da ogni museruola che non siano le mie mani. - Il giovane Eros potrà affiancarla. Le do il benvenuto ufficiale nel BLEED&LAUGH.»
In quel momento un giovanotto dai capelli rosati aveva fatto la sua furiosa comparsa sull'uscio della porta, non riuscendo a capacitarsi di come la giovane donna fosse riuscita a sfuggirgli ancora una volta. Possibile che avesse dovuto fare da guardia del corpo ad una trottola che perdeva d'occhio ogni minuto? Voleva forse dire che era riuscita nell'intento che gli aveva confessato giorni prima e per cui gli aveva richiesto di fondere insieme parte delle loro kagune velenose in quel pugnale che ancora giaceva nella schiena della Maschera?
Finalmente libera dal primo ostacolo lungo la sua lenta ascesa, la Volpe si era voltata per rivolgergli uno sguardo. Eccola, la sua alba.
Una mano andò infine ad avvolgere i ciuffi brizzolati che facevano capolino da dietro la Maschera, sollevando poi la testa boccheggiante di quest'ultima dalla superficie della scrivania.

«Ti ho portato la colazione, è ancora calda.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top