Fumo

Locali interni del 𝘽𝙇𝙀𝙀𝘿&𝙇𝘼𝙐𝙂𝙃
Tempo: Settimane dopo l'incidente.

Nuvole di fumo inebriavano la sala, annebbiando l'atmosfera più di quanto fosse già in penombra data la luce soffusa delle plaques da parete. Ogni dove girava lo sguardo, l'arredamento era impeccabilmente curato: i divanetti bordeaux delimitavano ciascuno una propria area relax insieme ad un tavolino basso dalla superficie lucida, che grazie alla singola candela poggiata su quest'ultimo dava il proprio contributo ad illuminare l'ambiente. Non mancavano dettagli d'oro ad incorniciare le tele esposte su ogni parete anch'essa bordeaux e interrotta orizzontalmente a metà da listarelle verde salvia. Tra tutta quella sfarzosità, la ghoul si sentiva fuori posto. Aveva fatto del proprio meglio per mantenersi sobria nel vestiario indossando i soliti indumenti adatti alla caccia, dopotutto era lì per contrattare.
Superò l'ingresso e si avvicinò al bancone dedicato all'angolo bar, soffermandosi ad osservare il proprio riflesso nello specchio alle spalle del barista; una maschera che richiamava il volto di una volpe ricambiò il suo sguardo e rispose ai suoi movimenti, imitandola con diligenza. Da sotto i due fori a mandorla all'altezza degli occhi spiccavano due iridi intrise del colore del sangue, inespressive.
«Occhi di volpe, il solito per te?»
Quel richiamo la destò dai propri pensieri e così lo sguardo abbandonò lo specchio, posandosi piuttosto su chi aveva richiamato la sua attenzione. Era il barista, un giovanotto sulla trentina dalle spalle larghe e le mani occupate ad asciugare una caraffa con uno strofinaccio; i suoi occhi non erano rossi - e questo le ingentilì l'animo come al solito - ma lo erano i suoi corti capelli e una leggera barbetta ispida.
«No, Roger. Oggi sono qui per altro...»
«Affari?»
«Affari.»
Seguì un cenno di assenso e qualche attimo di silenzio, dopodiché l'uomo mise da parte la caraffa, capovolgendola a testa in giù nel lavello, e riprese parola.
«Vuoi che ti faccia chiamare?»
«Sì, ti ringrazio.»
Una mano scivolò sotto la superficie del bancone per premere un pulsante nascosto alla vista, poi tornò sotto gli occhi della donna nell'intento di porgerle un bicchiere ricolmo di un liquido rosso.
«Tieni Occhi di volpe, questo lo offre la casa. Rilassa le spalle e prendi un bel respiro, andrà bene.»
Lasciatasi convincere, sollevò elegantemente il calice tenendo il palmo rivolto verso l'alto e lo avvicinò alle labbra. Il sapore del sangue fermentato le deliziò come un'onda ogni singola papilla gustativa, frementi dal riceverne ancora. Il rosso dei suoi occhi si fece più intenso e l'organo sopito alla base della schiena tremò, ribollendo di cellule pronte a prendere forma all'esterno. Il modo in cui riusciva a distenderle ogni nervo non era paragonabile ad altro che avesse mai assaggiato, così trascorse gli ultimi minuti di libertà inebriandosi con ogni sorso rimasto nel calice di cristallo.

Venne scortata e fatta accomodare non molto tempo dopo su un divanetto bordeaux in uno degli angoli più riservati della sala. Ad accoglierla sopraggiunse una figura slanciata che indossava un completo elegante integralmente nero, compreso di guanti aderenti. Proprio questi cercarono una mano di Renée per afferrarla tra le proprie in un gesto galante che richiamava un baciamano. Soltanto che il bacio non arrivò: una maschera laccata di nero liscia e lucida nascondeva l'identità del suo portatore, il quale si rivelò soltanto attraverso la voce.
«La Volpe, che piacere averla qui. Mi dicono sia una cliente abituale del Bleed&Laugh, ne siamo onorati.» La "Volpe" socchiuse momentaneamente gli occhi in segno di saluto e osservò la figura prendere posto davanti a lei. «Cosa desidera?»
Ancora una volta il proprio riflesso la tenne d'occhio, questa volta distorto poiché intrappolato all'interno della superficie laccata della maschera ignota. Decise di lasciare da parte i convenevoli.
«Protezione.»
La figura parve essere colta da una nota di sorpresa incuriosita, tant'è che poggiò i gomiti sul tavolino nell'atto di intrecciare le dita guantate tra loro.
«Protezione, lei? La rinomata Verslinder della circoscrizione maledetta? Mi sorprende.»
«Non per me, il mio tempo su questa terra è ormai agli sgoccioli. Proprio in caso dovesse succedermi qualcosa, cerco protezione per il ghoul sekigan Coniglio di Giada.»
«Ah, la nuova arrivata... Ma certo. Tra amici d'infanzia ci si aiuta. Siamo venuti a conoscenza del vostro tragico incidente, pare che il passato voglia riaprire vecchie cicatrici.»
La Volpe non rispose, ma parve irrigidirsi.
«Perdoni la schiettezza, ma mi pare di aver capito che anche a lei disprezza i giri di parole. Mi dica, dunque, a che prezzo?»
«Mi offro di lavorare per voi.»
Una risata di beffa provocò un tremolio della maschera, il riflesso divenne instabile per qualche momento e la Volpe si costrinse a pazientare.
«Certo, certo, lei rappresenterebbe una risorsa più che valida per noi. È furba, brava a cavarsela, ha persino una bella presenza. Ma sulle sue abitudini alimentari avrei da ridire... L'instabilità dei Kakuja a noi non piace, abbiamo bisogno di risorse affidabili, capisce?»
«Preferireste averla contro?»
«È una minaccia?»
«No.»
Quello che parve un sospiro si levò da sotto la maschera, la quale tornò in piedi e questa volta le si posizionò pericolosamente vicino.
«Se è così coraggiosa, mi faccia vedere il suo volto, Volpe.»
Esitò. Nella sua mente le apparve l'immagine di un paio di occhi color biancospino che le sorridevano da sotto una vaporosa frangia ondulata. La Volpe si alzò in piedi a sua volta, piazzandosi di petto alla maschera ignota, dopodiché con entrambe le mani allontanò la propria dal viso. Il mare di boccoli dapprima raccolti in uno chignon si infranse sulle sue spalle, scendendo a contornare un volto paffuto dalle labbra carnose e gli occhi attenti. Le mani guantate le sfiorarono con delicatezza una guancia, poi scivolarono sulle sue labbra e con un pollice sfiorarono da lato a lato quello inferiore. La Volpe serrò le labbra e parve ritrarsi, ma la maschera fece presto a stringerle il viso tra le dita e avvicinarlo al proprio. Vide il proprio riflesso guardarla con disprezzo e una parvenza di timore, ma non si sottrasse.
«Obbedienza. È questo il prezzo da pagare. Se sarà disposta a farlo, mia cara Merijn Moore, saremo lieti di trovarle un'occupazione da noi personalmente sovraintesa. Benvenuta nel Bleed&Laugh.»

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