-78.

Sofia.

Dopo essermi fatta una doccia veloce, scendo e decido di passare da Mc Dondald's per prendermi qualcosa da mangiare, anche se sono le tre di pomeriggio. Non ho toccato nemmeno un boccone, ma io che non mangio è qualcosa di troppo insolito, quindi, visto che non ho voglia di cucinare, la risposta alla mia fame è di sicuro il Junk Food.  Mia mamma è infatti ancora a lavoro, mio fratello è uscito con mio padre e Maria per andare a fare spese al centro commerciale, mentre io ho gentilmente declinato l'invito, con la scusa di stare 'poco bene'. In realtà sto veramente poco bene, ma non per via della mia salute, quanto dei miei pensieri e della mia anima burrascosa. Rubo venti euro dal barattolo dove i miei genitori lasciano qualche soldo in caso a me o a mio fratello prenda voglia di uscire, e poi trascino i miei piedi giù per le scale, e successivamente per i viottoli affollati di Milano. Sono pulita, ma mi sento sporca. In un certo senso, mi sento in colpa per aver dormito con Enrico, anche se so che non è successo nulla. E poi non so se io debba ancora qualcosa a Lorenzo, infatti se la mia migliore amica non mi ha mentito sugli eventi avvenuti ieri sera, con me ha praticamente chiuso. Ho solo la testa confusa più del solito, e spero che parlarne con Lea possa aiutarmi ad attutire l'impatto che questo casino ha sulle mie pareti cerebrali. Attualmente, è l'unica amica di cui io possa fidarmi ciecamente, non mi ha mai tradito, e spero che non lo farà mai.
"Un Mc menù per favore, con McChicken ed una coca cola, grazie." ordino al commesso quando arrivo al fast food, e mentre pago ed aspetto il mio pranzo, mi volto e scruto la sala semivuota. Ci sono dei gruppetti di amici che mangiucchiano patatine e panini, ridendo e scherzando come se non ci fosse un domani, e tutto questo mi fa pensare che forse mi sto perdendo le cose migliori della mia vita, per stare dietro ad una relazione così animata e pericolosa. A volte tutti questi dubbi ed insicurezze, me lo sento, mi porteranno ad impazzire sul serio. Vorrei solo smettere di farmi tutte queste paranoie, e fregarmene delle cose futili, un po' come fanno quasi tutti i miei coetanei. Certe volte mi ritrovo a perdermi nelle emozioni e nelle sensazioni, tanto belle quanto brutte, e mi rendo conto che mi distraggono dalla vita reale, facendomi perdere il vero gusto della mia esistenza, ovvero vivere il presente. Dovrei solo cogliere l'attimo, e poi tutto il resto si vedrà.
"Mi scusi signorina, ecco qui il suo ordine." il commesso mi richiama dai miei pensieri, ed io scuoto la testa mentre mi riprendo velocemente.
"Grazie mille." fingo un sorriso, e sento che se non mi allontano immediatamente da questo posto pieno di gioia, finirò per scoppiare in un pianto sfrenato.
Esco velocemente, e mi insinuo in un viottolo dove mi fermo spesso a pensare, in una fessura tra un bar ed un altro, vicino ai navigli. C'è una panchina su cui mi siedo sempre, e dove mi perdo tra mille cose, e rifletto in santa pace su tutte le mie azioni. Appoggio il sacchetto di cartone sulle mie gambe, e lo apro, cominciando a mangiare il cibo spazzatura da me acquistato. Mentre spulcio tra le patatine fritte, i miei pensieri finiscono sul mio bel moro. Non sento Lorenzo da ieri sera, da quando mi ha lasciato con l'amaro in bocca, promettendomi che sarebbe tornato in un batter d'occhio, quando mi sono ritrovata dall'avere tutto al nulla in un secondo: prima ero protetta dal suo corpo, e poi ero esposta al freddo glaciale di un bagno buio, ghiacciato, ed umido. Mi sono sentita persa e vuota fin dentro le ossa, e tutta questa sensazione di disagio e timore, ansia e paura di qualsiasi cosa, perfino di me stessa, è cessata quando Enrico è entrato sorridente dalla porta. Non credo che adesso sarei in piedi, se non ci fosse stato lui. Questo deve pur significare qualcosa, non è vero?
"Lea." rispondo al telefono, quando mi riprendo dal mio stato di trance, e mi rendo conto che il cellulare sta vibrando e suonando da ormai qualche secondo. Odio quando le mie riflessioni hanno la meglio sulla realtà, finisco col perdermi in un limbo da cui non sempre riesco ad uscire intatta.
"Sofia! Ma dove sei?" controllo l'orologio al mio polso, e mi rendo conto di essermi fermata troppo tempo a pensare, e sono in ritardo.
"Scusami, arrivo subito." attacco e butto il sacchetto ancora pieno di cibo nel primo cestino della spazzatura che trovo. Mi è passata del tutto la fame, e l'unica cosa che ho mangiato è stata qualche patata fritta. Prendo a camminare velocemente fino alla fermata della metro più vicina, e dopo una manciata di minuti, sto suonando al palazzo della mia amica.

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"E' successo qualcosa?" è la prima cosa che mi domanda la mia amica, non appena apre la porta di casa sua. E' stretta in dei pantaloni della tuta ed una felpa comoda ed oversize, che riconosco essere una delle tante di Alberico. Tiene i capelli biondi legati sulla testa con una matita, ed ha tutta l'aria di una studentessa reduce da ore e ore di studio intenso.
"Si vede così tanto che sto da schifo?" non devo far proprio una bella impressione: nel riflesso dei suoi occhi azzurri, distinguo un viso scarno e senza luminosità, dei capelli ricci appiccicati al viso, e dei cerchi scuri intorno agli occhi. Per non parlare di come mi sono vestita! Una magliettaccia blu mezza consumata con cui faccio educazione fisica, dei leggins neri con un piccolo buco su una caviglia ed un felpone di mio padre. Sembro una zingara, più che una persona sana. E' chiaro che Lea sia così preoccupata.
"Insomma, non hai per niente una bella espressione. Vieni, entra." mi accoglie con il suo bel sorriso, e comincio a realizzare quanto la sua positività sia contagiosa. Mi sento già un pochino meglio.
"Ti ho disturbata?" domando, non appena entriamo in camera sua. Sulla scrivania in legno chiaro distinguo vari libri aperti, dei fogli sparpagliati a destra ed a sinistra, un bicchierone fumante di caffè e delle penne finite per terra dalla foga con cui di solito lei studia. La stanza è in completo soqquadro, per niente tipico dell'ordine maniacale della mia amica. Dev'essere sicuramente in procinto di dare qualche test o verifica importante.
"No, stavo giusto prendendo una pausa dal Latino. Non ce la faccio più, te lo giuro!" esclama esasperata, buttandosi sgraziatamente a sedere sul suo letto. Faccio lo stesso, accavallando le gambe.
"Parliamo di te. Dimmi tutto quello che devi." Lea è l'unica persona con cui mi confido, oltre Alessandra, perché è molto brava ad ascoltare tutto ciò che hai da dire, e puoi star certo che lei non sarà mai in grado di giudicarti. Anche quando ti rendi conto di aver fatto una cazzata, lei sarà comunque pronta a trovarne un lato positivo, pur di non farti sentire a disagio.
Tutti i pensieri sviluppati fino ad ora nella mia mente, raggiungono prepotentemente i miei occhi, trasformandosi in lacrime salate, che si sprigionano caute e ripetitive sulle mie guance.
"Oh, vieni qui." mi invita con la dolce voce tra le sue braccia, ed io accetto volentieri. Mentre ci abbracciamo, dalle mie labbra esce un discorso veloce ed insensato, ma Lea non mi ferma neppure un attimo, e mi lascia sfogare. Gli racconto in tutta fretta di Alessandra, del bacio, poi di ciò che mi ha detto la mia migliore amica, e dico tutto senza prendere nemmeno un respiro completo, perché credo stupidamente che parlarne senza sosta mi faccia meno male, anche se so che non è così. Quando finisco il mio riassunto frettoloso e morboso, la bionda mi lascia un tenero bacio sulla guancia, cosa che mi tranquillizza più di mille parole.
"Tu... tu che ne pensi di tutto questo?" chiedo, veramente desiderosa di conoscere la sua opinione.
"Da quanto ho capito, Alessandra ha baciato Lorenzo davanti a te per dispetto?" annuisco.
"Mh, molto strano da parte sua. Voglio dire, siete amiche da una vita, non credo affatto che non ti parli più per una cazzata simile. Di sicuro c'è altro sotto, non è possibile, non credi anche tu?" effettivamente a ciò non avevo pensato, ero troppo presa a crogiolarmi nelle emozioni forti e tetre che stavo provando.
"E poi, mettiamo caso che lei sia davvero arrabbiata con te, perché poi avrebbe dovuto avvertirti sul comportamento di Lorenzo? Se come dice non gliene fregava nulla di te, perché ha voluto dirti quelle cattiverie su di lui?" Le sue parole semplici e chiare mi fanno riflettere molto.
"Mi stai dicendo che non dovrei fidarmi di lei?" i miei pensieri prendono forma e diventano parole.

"Beh, in questo caso sì. Avete litigato, lei ha baciato il tuo tipo per farti del male, davanti al tuo viso oltretutto, e tu non hai dato nemmeno la possibilità a Lorenzo di raccontarti la sua versione. Forse è questo il tuo problema Sofi, ti lasci trasportare troppo da quello che dicono le persone, e tendi a credere ciecamente a coloro che conosci bene, anche se non puoi mai essere sicura se ciò che ti raccontano, sia effettivamente la verità oppure no." magari ha ragione, forse tendo troppo spesso a non credere a quello che dice Lorenzo, perché do la precedenza agli amici che conosco da molto di più, che credendo di farmi del bene, non comprendono quanto mi facciano del male cercando di allontanarmi da lui.
"Lea... penso che tu abbia ragione." ammetto, e poi rimembro ciò che mi ha detto Enrico questa mattina, ancora più convinta che il suo riferimento non era per Lorenzo, bensì per Alessandra. Lei mi rivolge un sorriso sincero, poi le scocco un bacio veloce sulla fronte, e mi alzo in tutta fretta.
"Dove stai andando?" chiede, quando arrivo alla porta.
"Devo parlare con una persona. Grazie ancora!" rispondo e successivamente esco, mentre la sento ribadire da lontano: "E di che!"

Spazio Autrice.

Chi sarà questa persona?
Si accettano scommesse!
Secondo voi è Lorenzo, Enrico oppure Alessandra? Vediamo chi azzecca! :3

In questo lunghissimo capitolo (più di 1800 parole ragazzi! Di solito arrivo a 1000 e mi fermo, ahahahaha) conosciamo molto più approfonditamente tutta la situazione dal punto di vista di Sofia, che come si può facilmente vedere, è molto più 'emotiva' e 'profonda' rispetto a Lorenzo, che difficilmente spiega in modo dettagliato le sue sensazioni (e non a caso tendo ad espandere il pensiero di Sofia, più di quello di Lorenzo). Per quanto riguarda il sequel: LO FARO'.
E spero vivamente che lo seguiate con la tenacia con qui seguite questo primo "capitolo" della storia!

Vi voglio veramente un sacco di bene, spero che la storia vi piaccia tanto quanto piace a me, e ci vediamo al prossimo (e probabilmente ultimo) capitolo!! :*

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