-6.

Lorenzo.

Quando rientro nell'appartamento, l'aria è decisamente viziata, ed il numero degli invitati è diminuito notevolmente: sono rimasti solamente gli amici più stretti di Brian, che sicuramente si fermeranno poi anche a dormire. Non vedo nemmeno l'amica bionda di Sofia, ciò vuol dire che se ne sarà andata sicuramente. Fantastico. Dopo tutto non devo lamentarmi, anche io l'ho lasciata sulle spine andandomene senza darle una spiegazione, ora mi crederà sicuramente un pazzo. Che coglione. "Ti cercava Sofia." una voce alle mie spalle mi distrae dai miei pensieri, e scopro che appartiene all'amica bionda della riccia. "Quindi è ancora qui?" domando, un pizzico di speranza nella voce. "No, no... è uscita fuori di qui circa alle... undici e mezza. Non l'ho più vista, mi dispiace." risponde, mentre sospiro rammaricato. "Puoi contattarla?" lei annuisce, poi tira fuori il telefono e comincia a digitare qualcosa sulla tastiera. Dopo un paio di secondi mi rivolge nuovamente i suoi occhi chiari, negando con il capo. "E' a casa." si scusa ancora e poi sparisce in cucina. Dannazione, se l'avessi aspettata disotto probabilmente avrei potuto spiegarle tutto. Che tempismo.

Sofia.

"Sono a casa." annuncio a mia madre, entrando in salotto. E' seduta sul divano e sta lavorando al suo computer, con le gambe coperte da un plaid nero. "Ehi, ma ti rendi conto di che ore siano?" non ho proprio voglia delle sue prediche. "Sì, mamma, mi dispiace." sbuffo, prima di attraversare il corridoio ed entrare in camera mia. Il telefono vibra nella tasca del suo giubbetto. Lo tiro fuori, ho ricevuto un nuovo messaggio.

Da Leus: Dove sei?

A Leus: Scusa tesoro, ma sono troppo stanca e sono tornata a casa. Buonanotte.

Sono esausta e arrabbiata con me stessa, soprattutto per aver lasciato andare Lorenzo così. Lo so, è assolutamente ridicolo il fatto che io ci stia ancora pensando, ma la mia mente non riesce a liberarsi dal tormento che porta il suo nome. Massaggio le tempie doloranti, poi lego la mia folta chioma bionda in una sottospecie di chignon sulla testa. Levo la sua giacca e l'appoggio sulla mia scrivania, poi mi infilo qualcosa di comodo e caldo. Ho solo voglia di dormire e spegnere il mio cervello, almeno per quanto possibile.

La mattina seguente mi sveglio con la mente ancora più confusa di ieri. Inutile dire che sono riuscita a dormire poco e niente, ma a questo punto è diventata quasi una routine. Sembra che il mio cervello non riesca mai a capire quando sia l'ora di dormire e quando non, così mi ritrovo a passare le notte insonni e spesso e volentieri, ad addormentarmi in classe, sul banco. Controllo l'ora sul telefono: sono le 7:15. Facile svegliarsi presto quando non si va a dormire. Mi alzo contro voglia e la prima cosa che faccio è dirigermi in bagno ed infilarmi sotto la doccia, lavando via dalla mia pelle la stanchezza di una serata così... strana, diversa. Mi asciugo velocemente, infilando poi le mie gambe in dei jeans scuri e molto attillati, ed i miei piedi in delle Vans nere. Infilo una felpa a caso e distrattamente anche il suo giubbetto, un semplice North Face nero. Passo in cucina e saluto prima mia madre con un bacio sulla guancia, poi mio padre. "Ma è nuovo questo giubbetto?" mi chiede lei. Diamine. "No, è di Lea... me l'ha prestato ieri..." invento, prima di uscire da casa. Si sono fatte le 7:40, così mi affretto ad andare a prendere Lea sotto casa sua. "Ma ce l'hai fatta! Ti sei persa, per caso?" la bionda, appoggiata inizialmente al portone del suo palazzo, mi viene in contro, salutandomi poi con un abbraccio. "Svegliata tardi." Mento. Mi ero solo soffermata un po' di più sotto la doccia a pensare ad una certa persona dagli incredibili occhi castani. "Dai muoviamoci." dice. Io annuisco, e poi aumento la velocità dei miei passi per starle dietro.

Lorenzo.

Ho sempre odiato il giorno post-sbronza. Ricordo di aver fatto a gara di shortini con Brian e altri quattro idioti, quando sono tornato a casa ieri. Lentamente tutto torna ad essere nitido nella mia memoria, e comincio a ricordarmi di quanto sia stato stupido ad aver lasciato Sofia da sola, ieri, su quel balcone. Idiota, idiota, idiota. Continua a riecheggiare nella mia mente. Devo trovarla, devo parlarle. Mi alzo dal divano, facendo cadere due bicchieri di plastica vuoti per terra. Mi guardo in giro, che porcile. Ci sono tre ragazzi che dormono sul tappeto, uno di loro sta abbracciando una bottiglia vuota di Tequila. Mi dirigo verso la stanza di Brian, aprendo la porta di scatto. Sta dormendo beatamente sul letto, così prendo un cuscino dal pavimento e glielo lancio. "Che cazzo!" si stropiccia gli occhi, poi prende il cuscino e lo scaglia per terra. "Lorenzo, spero che tu abbia una cazzo di ragione valida per svegliarmi alle..." si blocca per controllare l'ora sull'orologio. "Alle 8 fottute ore del mattino! Sei pazzo?" ignoro le sue proteste, scoppiando in una fragorosa risata. "Dove abita la bionda?" gli chiedo, e lui si copre la faccia con le coperte. "Ancora?! Anche se lo sapessi, non te lo direi." dice, ma la voce è appena percepibile perché smorzata dalle coperte. "Dai, la sua amica potrebbe saperlo?" continuo, avvicinandomi al letto. "Suppongo di sì." non ci penso due volte prima di parlare. "Come si chiama?" lo sento ridere. "Non te lo dirò, Lorenzo. Stai alla larga da Sofia e lasciami tornare a dormire." Sto per controbattere, quando continua. "Anche perché lei sa che tu sei a Roma." Scanso subito le coperte dal mio amico, rivelando il suo viso. "Ehi!" protesta lui, ma lo ignoro, mentre la rabbia mi monta in petto. "Che cazzo hai fatto?" lui mi guarda con gli occhi spalancati. "Potrei averle detto che sei tornato a Roma. Lorenzo dai, lasciala stare. Non mi va di vedere un'altra ragazza soffrire per i tuoi giochetti del cazzo. E' una delle migliori amiche di Lea, non mettermi in questa posizione. Sappiamo entrambi che la farai solo soffrire, una volta che ti sarai stufato di lei." Quelle parole fanno mutare la mia rabbia in frustrazione. E' vero, ho sempre ferito tutte le persone che mi si siano mai avvicinate, senza esclusione; finisco sempre per togliere tutto quello che c'è di buono e bello in una persona. Sofia è bella, incredibilmente bella, intelligente e sveglia, ma ignara. E' come un coniglietto indifeso, non mi conosce a fondo, e improvvisamente capisco il bisogno di Brian di tenerla lontana da me. E' troppo buona, sa bene che riuscirei ad abbindolarla facilmente, se solo ci provassi. E' questo il mio difetto, sono cattivo, e trovo divertimento nel fare cattiverie. Posso solo mascherare la mia cattiveria, non toglierla facilmente come si fa con una maschera, ed allontanarla da me. Improvvisamente la consapevolezza delle parole di Brian arrivano amare al mio cervello, portandomi ad uscire da quella camera, in silenzio.

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