-17.
Sofia.
Chiudo la porta di casa e mi sposto in cucina, per bere un po' di acqua. Lorenzo è tornato a Roma, Alberico a Bari... e beh, Lea a casa sua. L'ho accompagnata fin dentro il suo appartamento, siamo state insieme per pranzo e poi l'ho abbracciata forte, prima di uscire e tornare anche io a casa mia. Siamo tutti e quattro nelle proprie case, ma nessuno di noi è felice di esserci. C'è qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò. Non ho mai avuto fortuna in amore, ed è palese. "Tesoro. Alberico è partito?" fitta al cuore. "Sì." rispondo a mia madre, riempendo il bicchiere di vetro con dell'acqua fresca. "Ti vedo un po' giù... è successo qualcosa di cui dovrei essere al corrente?" domanda sospettosa. Sforzo un sorriso e tiro su gli zigomi. "No, figurati!" le passo vicino per andare in camera, e mi fermo accanto a lei per baciarle una guancia. Sembra più sollevata, ma non totalmente sicura della mia affermazione. Celeste, mia madre, mi conosce meglio delle sue tasche, e sa perfettamente quando mento. Anche se spesso e volentieri lascia correre, ed in certi momenti -tipo questo- gliene sono infinitamente grata.
"Non ci sentiamo da un sacco!" mi stritola Ale in un grande abbraccio. Ha trascorso un paio di giorni in Inghilterra, ed ho sentito molto la sua mancanza. "Allora bionda, hai qualcosa da raccontarmi?" ma perché tutti con questa domanda, dannazione! "Emh, noo!" cerco di mantenere un tono scherzoso. Prima incurva le sopracciglia, poi mi chiede: "Sicura?" annuisco con un'aria sicura di me. O quasi. "Ah! Non ci credo. Avanti, tell me everything!" Mi accomodo sulla sedia della scrivania, e lei si siede sul bordo del letto disordinato. "Allora... sai il ragazzo della metro?" non faccio in tempo a cominciare che lei già raddrizza la postura euforica. "Oddio lo sapevo!" mi guarda maliziosa. "Che hai combinato, porcellina?" scoppio in una risata imbarazzata e lei attende la mia risposta sorridente. Ho sempre amato il sorriso di Ale, è molto contagioso, e solo lei conosce tutti i trucchetti per rendere felice Sofia Viscardi quando non lo è. "Beh, casualmente stava da un amico di Lea... una sera sono andata ad una festa a casa sua e..." lei comincia subito a sparare situazioni assurde, ed io rido di gusto quando azzarda: "E' gay e l'hai trovato nel letto con Brian!" mi copro la bocca per le risate. "No, scema!" la rimprovero scherzando. "No" riprendo, mentre mi calmo. "Beh, diciamo che lo incontravo sempre, ed ovunque... così abbiamo cominciato a frequentarci. Ma non è stata una sana frequentazione... voglio dire: ci vedevamo dove capitava, ed ogni minuto insieme era misterioso ed intenso..." lei si alza in piedi e fa alzare anche me, poi mi slaccia la felpa che avevo sopra alla sua maglietta. "Com'è stato dormirci?" richiudo la zip in fretta. "Ma come fai!" mi lamento, spintonandola per gioco. "Sofia, non mi sfugge niente su di te. Conosco il tuo guardaroba fino all'ultimo calzino, e questa non è di certo una tua maglietta. Tu non hai niente di..." smette di parlare per controllare l'etichetta sul lembo laterale della maglia. "Alcott." conclude. E poi la gente mi chiede perché questa matta è la mia migliore amica!
Lorenzo.
"Prossima fermata: Stazione Roma Termini." annuncia una voce dagli altoparlanti del treno. "Okay. E' la mia." dico, alzandomi dal sedile e prendendo le mie cose dal vano per la valigia sopra il mio posto. Alberico si mette in piedi per aiutarmi a far scendere il pesante bagaglio. "Jar." mi richiama, quando mi abbasso per prendere lo zainetto appoggiato sul sedile. "Eh?" mi giro verso di lui. "Mi dispiace per... Sofia." si scusa per una colpa non sua. "Non devi scusarti." dico freddo. Ho smesso di piangere quando ho capito che non sarebbe servito più a nulla. In realtà non è stato mai utile farlo, ma i miei occhi hanno cominciato a lacrimare involontariamente, ed hanno continuato fino a quando non siamo arrivati a Bologna. Sento il treno rallentare leggermente, mentre riconosco il paesaggio circostante così familiare. "Beh, volevo solo dirtelo." chiarisce, rimettendosi al suo posto. "Non scendi qui?" gli chiedo. "No, scendo a Napoli e poi prendo il treno per Bari." risponde. Annuisco. Il treno finalmente si ferma. Dai grandi finestrini vedo solo gente in movimento, che corre su e giù per i binari trascinandosi dietro bambini e trolley sul punto di scoppiare. "Allora ciao." lo saluto uscendo svelto, senza concedergli il tempo di ricambiare il saluto.
"Tesoro!" mia madre mi accoglie alla porta di casa, baciandomi le guance. "Hey, mamy." le dico, abbracciandola. "Vieni, entra!" mi accoglie, facendo per prendermi la valigia, ma la fermo. "Faccio io, tranquilla." mi fa accomodare su una sedia del tavolo della cucina, mettendomi subito davanti un piatto pieno di spaghetti al ragù. "Li ho preparati perché sapevo che avresti avuto fame!" questa donna mi conosce benissimo. Sto mangiando la prima forchettata, quando due braccia esili mi stringono il collo, poi sento un leggero bacio sulla guancia. "Fratellone!" mia sorella Greta mi sta abbracciando alle spalle. "Gretiana!"le accarezzo le braccia. Mi alzo dalla seggiola e la squadro. E' poco più bassa di me, nonostante sia più grande. E' snella con le gambe lunghe e dritte e i fianchi stretti. Gli occhi sono la copia spiccicata dei miei, come i tratti somatici del viso. I capelli... beh, quelli variano ogni volta che la vedo di ritorno dall'università! "Ora li hai fatti rosa?" ridacchio, prendendole una ciocca di capelli lunghi. "Sì. Ho messo anche le extension, guarda!" dice, alzandosi una ciocca di capelli verso l'alto e mostrandomi l'attaccatura. "Sei matta." la prendo in giro. "Per i capelli!" esclama lei, cominciando a pettinarsi le ciocche rosate tra le dita. Poi gira sui tacchi e se ne va.
Dopo avermi lasciato mangiare, la raggiungo in salotto. E' sdraiata con le lunghe gambe di lato sul divano di pelle scuro. Le alzo le gambe e mi siedo, appoggiandole poi sulle mie cosce. "Allora, come va a Kent?" fa zapping tra i canali della TV. "Tutto bene, ho il massimo dei voti in quasi tutti i corsi e mi sto facendo un mazzo tanto!" mima il gesto con le mani. "Sono felice che ti stai impegnando, finalmente!" schernisco. "Oh, scusa! E' arrivato l'attore!" e fa come un inchino, solo che vista la sua posizione sdraiata, non le viene molto bene. "Sei buffa." ridacchio, e lei in tutta risposta mi fa la linguaccia. Prende tra le mani il suo i phone, e comincia a premere con le dita sullo schermo molto velocemente. Convinto che la nostra conversazione finisca qui, inizio a prestare attenzione alla tv. Stanno trasmettendo un film con Audrey Hepburn: Colazione da Tiffany. Amo quel film. "Allora..." ricomincia poi, bloccando il telefono e lasciandolo cadere sul suo ventre. "Sì?" giro la testa verso di lei e abbasso il volume della televisione, proprio su una delle mie scene preferite: Quando Audrey e George Peppard stanno rubando le maschere. "Scommetto che avrai fatto strage di cuori a Milano. Racconta!" ed incredibilmente, tutto il buon umore che sono riuscito a trattenere fino ad ora, sparisce con quella richiesta.
Parlare di lei mi fa indubbiamente male.
Spazio Autrice.
Ciao a tutte a tutti!
Grazie perché ieri eravamo a quasi duemila letture, ed invece ora siamo già quasi a tremila! WOW! Grazie davvero. Volevo ringraziare anche Sofia Viscardi, che involontariamente sta rendendo possibile tutto ciò! Ti voglio veramente bene, cara! (Sottinteso, ringrazio anche Jared, Lea e Brian... ma ci sarà un ringraziamento generale alla fine della storia).
In ogni caso: in questo capitolo vediamo Sofia e Jared che provano a non pensare l'uno a l'altro, ma non è poi così facile, perché ogni cosa, anche la domanda più sciocca, riporta inevitabilmente i pensieri dell'uno verso l'altro.
Sto preparando un capitolo che so già vi farà impazzire! ;)
Ci vediamo domani con un altro capitolo, ciao ciao belli! :*
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