-15.
Prima di cominciare: I JAFIA SI SONO DICHIARATI, STO SCLERANDO COME UNA PAZZA AHAHAHA, NON ASPETTAVO ALTRO!
Detto questo, buona lettura. :*
Lorenzo.
"Sofia, domani io torno a Roma." pronuncio le parole amare. Il suo sguardo, che fino ad un secondo prima era intriso di luminosità, pian piano si spegne. Capisco che sta per piangere quando chiude strette le palpebre e abbassa la testa. Stringo immediatamente il suo corpo minuto tra le mie braccia, e la sento appoggiare la testa sul mio petto, respirando molto lentamente, quasi come se le costasse fatica. "Mi dispiace, piccola." bisbiglio tra i suoi capelli, mentre le accarezzo la schiena. Lei annuisce piano, poi sento la t-shirt inzupparsi. La stringo più forte a me, come a farle sentire il mio dispiacere. Come a farle sentire che anche il mio cuore sta impazzendo, oltre che la mia mente. In quindici giorni mi sono innamorato di questa ragazza. Ne sono bastati solo quindici, ed il mio cuore è stato completamente rapito da questa dolce ragazza che giace tra le mie grinfie. "Perché?" impreca, con un tono colmo di disperazione e dolore. "Ehi." dico, alzandola dalle spalle per farmi guardare negli occhi. Le sue iridi azzurre sono inumidite dalle lacrime, e brillano di luce propria. "Devi andartene per forza?" il suo tono è quasi impercettibile, rotto dalle lacrime. "Sì. Lunedì ricomincia la sessione di teatro... e ho vari spettacoli." le dico. Lei annuisce, poi si passa un palmo della mano sulle guance, per asciugare le lacrime cadute. Sento una porta sbattere, mi volto verso il rumore e vedo Alberico venirci in contro con in mano un malloppo di vestiti. "Mi dispiace interrompervi, ma... Stai piangendo?!" incarna le sopracciglia sorpreso. "Non importa." singhiozza sofia. "Okay... Io non posso... vestire Lea." spiega, imbarazzato. "Ah, giusto." dice, poi si alza, prende i vestiti dalle mani di Albe e si dirige in bagno, senza rivolgermi più lo sguardo.
Sofia.
"Eccoci qui, Lea." dico, richiudendo la porta del bagno dopo esserci entrata. Appoggio i vestiti sul ripiano accanto al lavello, e mi siedo sul bordo della vasca, vicino a lei. Si tiene la testa con le mani bagnate, appoggiando i gomiti sulle ginocchia coperte dai jeans scuri per l'acqua. "Gira tutto. Ti prego, abbassa la voce." supplica, massaggiandosi le tempie. "Magari dovevi bere di meno." la rimprovero, aiutandola ad alzare la canotta bianca, ridotta ad uno straccio umido. Prendo un asciugamano da un mobiletto vicino alla porta e glielo stringo intorno ai capelli, poi la aiuto ad infilarsi la maglietta asciutta di Alberico. E' troppo larga, e le ricade lunga sui fianchi stretti. "Ora i pantaloni" dico, alzandola e aiutandola a sfilarseli. Le passo dei pantaloncini neri, e riesce senza troppa fatica ad infilarseli da sola. "Grazie." annaspa. Sorrido in risposta. "Lorenzo?" ahia. Sospiro pesantemente, fino a sentire i polmoni farmi male. "E' di là." rispondo. "Tu le piaci." rincara la dose. "Lo so." annuisco, lentamente. Lei mi guarda confusa. "State insieme?" domanda, e io sento un nodo alla gola. "Domani torna a Roma." spiego, e lei fa un sorriso tirato. "Scusa..." scrollo le spalle. "Non è colpa tua." la conversazione finisce, ed io l'accompagno nella sala. "Allora vi fermate?" chiede Alberico, venendoci in contro. "Cazzo, non posso tornare a casa in questo stato! I miei mi uccidono come minimo!" la mia amica strabuzza gli occhi, e mi guarda, in attesa della mia risposta. Non posso lasciarla qui da sola. "A questo punto sì..." concordo, lanciando subito uno sguardo a Lorenzo, in piedi vicino alla finestra. Ha le braccia incrociate al petto, e non smette di puntarmi gli occhi addosso. Sarà una lunga nottata.
"Allora, Lorenzo tu dormi in camera mia ed io sul divano." dice Alberico. "Sofia e Lea, nella camera di Lorenzo." continua. "No. Io dormo sul divano, e te nella tua camera." controbatte il moro. "Scommetto che non riuscirò a contrattare, vero?" Albe lo guarda sorridendo. "No." sorride trionfante. "Allora, buonanotte." Ci saluta mio cugino, prima di chiudersi in camera sua. Dopo aver messo a letto la mia amica, tra lamenti di mal di testa e minacce di vomito, torno in salotto. "Lorenzo..." esito davanti al divano. "Umh?" ha le gambe distese sui morbidi cuscini, e mi da le spalle. Si volta verso di me. "Posso... prendere una delle tue magliette per dormire?" chiedo. "Devi." sorride, ed involontariamente lo faccio anche io. "Vieni." ordina, rientrando nella sua stanza, con me al suo seguito. Lancio uno sguardo verso il letto, Lea dorme beatamente con una mano sotto la guancia, sdraiata di lato. "Questa?" chiede, passandomi il pezzo di stoffa. Le nostre mani si sfiorano appena. Annuisco, e lui richiude le ante dell'armadio scuro. Fa per uscire, quando lo fermo. "Lorenzo?" si gira. Mi avvicino cautamente, poi mi fermo proprio davanti a lui. "Buonanotte." dico, prima di alzarmi sulle punte dei piedi e baciarlo. Lui mi prende in braccio, facendomi legare le gambe intorno al suo bacino. Mi cade la maglietta dalle mani, ma a nessuno dei due importa. Sento la schiena sbattere contro il muro freddo, ma non distacco mai le labbra dalle sue, lasciando che la sua lingua entri nella mia bocca. Trascino avidamente le mani fino al lembo della sua maglietta, e sto per tirarglielo su quando Lea si rigira nel letto, riportandoci alla realtà. Smettiamo di baciarci con imbarazzo. "Mi sono innamorato di te." sussurra ed io non riesco a non rispondergli un "Anche io".
Lorenzo.
Il sogno che ha tormentato queste mie quindici notti milanesi, si è finalmente avverato. I capelli biondi le ricadono sulle spalle, quando li accarezzo. Indossa una mia maglietta, che da oggi in poi sarà la mia preferita. E' sdraiata sopra di me, con la guancia premuta sul mio petto, le gambe coperte dai pantaloni della sua tutina intrecciate alle mie. Si è addormentata poco dopo essersi stesa, con un sorriso sulle labbra rosee, ed è stato bellissimo poter sentire il suo respiro divenire regolare e cauto. Ho già deciso che il mio suono preferito sarà il battito del suo cuore, che rimbomba contro la mia pelle, e mi trasmette una sensazione di pace e calma incredibili. Non credo di poter chiedere di meglio. L'ultima mia sera qui, con la ragazza di cui sono innamorato addormentata sopra di me. Per me tutte queste sensazioni sono completamente nuove. Non mi sono mai sentito così legato ad una persona, così innamorato. Per me l'amore è sempre stato solo un gioco, un circolo vizioso in cui cadevo ogni tanto, ma per me in realtà erano sempre e solo cotte. Tutto questo fino a Sofia. Mi ha stravolto l'esistenza, senza fare nulla. Senza accorgersene, sono cambiato sotto il suo naso, e non posso nemmeno esprimere quanta gratitudine provo nei suoi confronti. Improvvisamente, scivolo nel mondo dei sogni anche io, con il suo profumo delicato che mi invade le narici, ed il suo corpo inerme, adagiato al mio.
Spazio Autrice.
ALLORA. Prima di tutto, grazie tantissimo per le duemila letture, io... non so assolutamente come ringraziarvi. Scrivere è una passione che ho sin da quando ero una dodicenne, ed i libri hanno sempre fatto parte della mia vita. Trovare dei commenti o dei voti sotto ai miei capitoli, mi riempie il cuore di gioia, e voglia di scrivere, per voi. Per me. Per tutti, ahahaha.
Secondariamente, come ho detto all'inizio del capitolo, I JAFIA STANNO UFFICIALMENTE INSIEME, STO ANCORA SCLERANDO AW. Sofia, Jared, se mai leggerete questa ff, sappiate che vi shippo e amo con tutta l'anima, lol.
In ogni caso, ci vediamo al prossimo capitolo. Preparatevi a piangere. :') :*
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