꧁【Chapter 7】「Россия и ее воспоминания」꧂
Personaggi: Lilias Murray - Diana Ivanov (Yamishirou) - Akim Ivanov - Leath Ivanov
Titolo: Россия и ее воспоминания - La russia ed i suoi ricordi
Questo capitolo è solo una piccola storiella che ho fatto quando mi annoiavo, dove Akim ritorna in russia per prendere alcune cose rimaste nella sua casa uwu
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E così, erano lì.
Davanti al cancello rovinato di una casa, né troppo grande né troppo piccola.
Era una casa abbandonata da molto tempo, e si vedeva.
Era davvero messa male, ma sui muri era possibile notare qualche disegno sbiadito dal tempo: uno rosso, uno blu, uno viola.
Ma questo poco importava all'inventore che, appena arrivato, aveva iniziato a tremare lievemente alla vista della sua dimora...mezza distrutta.
Se la ricordava benissimo, nonostante l'ultima volta che l'aveva vista aveva all'incirca dieci anni.
«Papà, va tutto bene?» domandò la figlia più piccola, Diana, di appena nove anni, con quella sua dolce vocina, appena vide il padre tremare.
Akim abbassò distrattamente lo sguardo sulla figlia, accarezzandole i capelli scuri.
«Certo, va tutto bene» mormorò semplicemente in risposta, rialzando nuovamente lo sguardo sulla casa.
Lilias, moglie dell'inventore, poggiò una mano sulla spalla di lui, sorridendogli incoraggiante.
Akim guardò prima lei, poi suo figlio Leath, che guardava curioso attorno a sé, e dopo Diana. Fece un respiro profondo ed aprì il cancello, si avviò verso l'entrata e, con le chiavi trovate nella casa che lo zio gli aveva momentaneamente prestato, aprì la porta.
Appena mise piede dentro la casa, la sua mente si riempì di ricordi: lui ed il fratello che si rincorrevano, i suoi genitori e gli zii che parlavano, si abbracciavano...
Era proprio come l'aveva lasciata parecchi anni prima.
''Dan! Perché non vieni a giocare con me?"
Nella sua mente, rivide il fratello sul divano davanti la televisione sul camino, con una coperta addosso, che tossiva di tanto in tanto.
"Ora non posso, che ne dici se giochiamo più tardi?"
Ma lui sapeva che non poteva neanche in quel suo "più tardi".
"Okay..."
Gli aveva risposto solamente, lui.
«...pà? Papà? Papà, svegliati!» fu la voce del figlio a risvegliarlo dai suoi pensieri.
«Possiamo entrare? Ti sei fermato, e qui fa freddo» continuò, borbottando.
«Oh...sì, scusate» mormorò solamente lui, spostandosi per fare entrare gli altri.
Iniziò a camminare un po' in giro.
Non c'era nulla...tutto andato...
Le foto e la televisione sul camino non c'erano più, i mobili, il tappeto dove giocava... L'unica cosa rimasta era il suo divano, completamente distrutto.
Passò una mano sul camino, alzando un po' di polvere, cosa che fece starnutire lui ed i suoi figli.
«Scusate...» mormorò con un lieve sorriso, mentre Lilias asciugava il naso di Diana con un fazzoletto.
Li guardò per qualche secondo, riprendendo poi a camminare.
Si guardava attorno e, in ogni punto della casa, si rivedeva da piccolo, a giocare con il fratello o con i suoi genitori.
Passò davanti la camera da letto dei suoi genitori, dove c'era solo il materasso, lasciato sul pavimento. I mobili erano anche loro spariti. I muri erano pieni di crepe, erano grigi e tristi, così come lo erano i ricordi dell'infanzia del povero inventore.
Passò la mano sul muro, accanto camera sua. La camera di Akim era poco più avanti a quella dei suoi genitori, la porta chiusa, anche quella rovinata dal tempo. Sopra, c'era ancora appeso un cartellino con il suo nome.
«Questa cos'è?» domandò Diana, indicando la porta
«Questa è camera mia» mormorò semplicemente il padre, poggiando tremante la mano sulla maniglia.
Quando la aprì, non trovò molto.
Come per la camera dei genitori, anche lì mancava il letto, c'era solo il materasso.
"Mamma, mamma, guarda!"
Akim barcollò appena, poggiando una mano sul muro per reggersi.
"Oh, che carino! Lo hai fatto tu?"
Akim aveva annuito alla domanda della madre, quando le aveva fatto vedere il suo primo peluche a forma di coniglio.
"Sì, mi ha aiutato Dan"
«My love...? Tutt'okay?» domandò Lilias, preoccupata, mentre poggiava una mano sul braccio del marito.
Akim inizialmente non le rispose, gli occhi lievemente lucidi.
«Sto bene» sussurrò piano, dopo qualche minuto, rimanendo ad osservare la sua stanza di quando era solo un bambino.
I muri blu, anche loro, diventati grigi, con ancora alcuni scarabocchi fatti da lui.
«Andiamo avanti» sospirò, allontanandosi dalla sua stanza.
Più avanti, c'era la camera del fratello Dan. Anche su quella porta c'era un cartellino che recitava il nome del fratello. Sbirciò in quella stanza, che era identica alla sua.
"Akim, vieni a vedere"
Era corso subito dal fratello, abbracciando quel suo peluche a forma di coniglio.
"Guarda, è per te, mamma e papà"
E gli fece vedere un carillon in legno, uno di quelli vecchi, dove dentro aveva attaccato delle foto dei suoi genitori, di lui e del fratello che lo osservava curioso.
«My love, andiamo avanti?» gli aveva domandato dolcemente la moglie, guardandolo.
Akim annuì, riprendendo a camminare.
«Papà, guarda» gli fece notare Leath, indicando una porta di un colore più scuro delle altre, socchiusa. «Cosa c'è dentro?» gli domandò, mentre il padre si fermò di colpo.
«Papà?» lo chiamò, confuso, vedendolo immobile.
Akim andò ad aprire la porta, Diana che sbirciava da sotto il suo braccio.
"Questo è un posto importante!"
Aveva detto Epifan, suo padre, ai suoi due figli, che lo seguivano.
"Perché è importante?"
"Perché qui dentro ci sono tanti ricordi, foto e vostri peluche. Sono cose importanti. Un giorno potremmo anche riderci sopra!"
«Hai ragione, papà. È un posto importante»
Akim rimase ad osservare gli scatoloni all'interno della stanza, soffermandosi poi a guardare un angolo della stanza, dove c'era un album fotografico ed un peluche a forma di coniglio.
Il suo amato peluche.
Entrò piano nella stanza, prendendo tra le mani l'album e il coniglio sporchi di polvere.
"Akim, ti piace proprio questo peluche, eh?"
"Certo! Mi hai aiutato tu a farlo!"
Ritornò dagli altri, le mani che gli tremavano.
«Che hai trovato?» domandò Diana.
«Un album di fotografie?» continuò Leath.
«Lo vediamo dopo, va bene? Ora prendiamo le altre cose» ed indicò gli scatoloni. «Diana, tu porta questo» e le diede il peluche. «Non stringerlo troppo, è pieno di polvere» sorrise lievemente.
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Una volta entrati in casa, era ormai tardi.
Prima di ritornare, si erano fermati a mangiare qualcosa in giro, così che i bambini potevano già andare a dormire.
Akim poggiò gli scatoloni sul pavimento del salotto, vicino al divano.
«Andiamo a lavarci e poi andiamo a nanna» disse Lilias ai figli, che annuirono con uno sbuffo.
Lui poggiò le chiavi dell'auto e della casa sopra un mobile, stanco, prese l'album di fotografie e si sedette sul divano.
Accarezzò la copertina, nervoso.
Doveva aprirlo oppure no?
Non lo sapeva nemmeno lui.
«Honey?» lo chiamò la moglie, in mano il peluche che lui aveva dato a Diana.
«Eh? Cosa? I bambini dormono già?» domandò, alzando lo sguardo
«Beh, sì... Sono venuta a vederti e stavi fissando la copertina. Mi sono preoccupata» mormorò, sedendosi di fianco a lui.
«Lo guardiamo insieme?» domandò riferendosi al libro, guardando la moglie annuire.
Aprì piano l'album, mostrando varie foto dei suoi genitori, del fratello e di lui, prima di tutto quel casino...
"Dan, mamma, papà! Guardate!"
"Oh, uffa, io voglio giocare ancora"
"Ti voglio bene, mamma"
La sua mente era un completo casino, ricordi che continuavano a stare nella testa dell'inventore.
«Qui non c'è niente» mormorò Lilias, osservando una pagina vuota. «E anche le altre sono vuote»
Akim fece un sospiro.
«Andiamo a dormire?» domandò lei.
«Tu inizia ad andare, io ti raggiungo dopo» Akim le fece un lieve sorriso.
Allora, Lilias si alzò, diede un bacio al marito e si allontanò, diretta in camera.
Lui fece per alzarsi, ma qualcosa cadde dall'album: era un foglio ed una foto.
Raccolse i due oggetti da terra.
Sulla foto, c'erano lui ed il fratello, da piccoli che dormivano beati. Mentre sul foglio era scritto qualcosa: era una lettera.
"Ciao, Akim.
Strano, eh? Ti sto scrivendo questo mentre stai dormendo accanto a me.
Probabilmente, se stai leggendo queste righe, hai trovato il nostro album di famiglia.
L'ho messo apposta nella stanza dei ricordi, perché sono cose importanti, come aveva detto papà.
Papà... Mamma...
Presto anche io sarò da loro, lo sai?
Eh, già.
Non sai quanto mi mancherai.
Ti ho lasciato da solo, perdonami Akim.
Mi dispiace, mi dispiace tantissimo.
Domani ci porteranno in un posto carino, come mi hanno detto...
Non mi ispira molto, ma purtroppo non posso fare altro.
Chissà quando leggerai questo... Magari tra dieci, vent'anni?
Sappi che, comunque, anche tra cent'anni, il tuo Dan ti vorrà sempre tanto bene.
Dan"
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AHHH
HO FINITO
finalmente c:
La mia prima storia con 1438 parole
Boh, spero vi piaccia uwu
Byeh
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