꧁【Chapter 10】꧂
Personaggi: Akim Ivanov - Leath Ivanov - Lilias Murray (Yamishirou)
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D'improvviso, si ritrovò ad aprire gli occhi.
Il ragazzino dagli occhi dorati si guardava spaventato attorno, il respiro pesante.
Si mise seduto su quello che doveva essere il suo letto, stringendo tra le mani, sempre piene di cerotti, le coperte blu.
La stanza era completamente immersa nel buio, con una piccola candela, quasi mezza sciolta, sul comodino alla destra del letto che faceva un po' di luce.
Faceva freddo, forse anche troppo, ma... dov'era?
Dopo qualche minuto, ricordò.
Era in Russia, nell'orfanotrofio in cui era stato messo dopo la morte dei suoi genitori.
Si girò piano verso il letto accanto al suo, appena illuminato dalla lieve luce della candela. Era il letto di suo fratello Dan.
Ma lui? Dov'era finito?
"Dan?" Chiamò, piano, guardandosi attorno.
Nessuna risposta.
Allora riprovò.
"Dan...?"
Akim si alzò piano dal letto, rabbrividendo per il freddo appena fuori le coperte. Si avvicinò alla porta e la aprì: in quel momento si ritrovò a casa sua, la sua amata casa a Mosca, in Russia.
Il ragazzino deglutì.
"Dan? Sei qui?" chiamò, ma ancora, nessuna risposta.
Nel mentre chiamava debolmente il fratello, arrivò vicino la porta d'ingresso. Era tutto come lo aveva lasciato: il divano, i giocattoli sparsi per terra, i vari libri e le foto qua e là. Poggiò la mano sulla maniglia, quasi non volendo uscire da quella che doveva essere la casa in cui aveva vissuto quei pochi anni.
Aprì la porta e si ritrovò nel nulla. Nulla più totale.
"Mamma...?" fu la prima cosa che disse.
"... Dan? Papà?"
Ciò che era sotto a sé, iniziò a creparsi, ma il piccolo Akim sembrò non notarlo, intento a fissare tre figure appena accennate nel nulla. Sì, erano loro. Senza ombra di dubbio.
I suoi genitori e suo fratello erano lì, le braccia allargate come in cerca di un abbraccio.
Nel momento in cui fece un passo verso di loro, il pavimento sotto di lui cedette: cadde in quello che sembrava davvero il nulla.
Akim si svegliò di soprassalto, mettendosi subito seduto.
Prima di dire qualcosa, si guardò attorno. Era nella camera sua e di Lilias, sua moglie. Si girò appena, notando quest'ultima dormire, che, di lì a qualche mese, avrebbe dato alla luce la sua seconda figlia.
Fece un sospiro di sollievo. Quindi...era tutto un incubo?
Rimase ad osservarla per qualche minuto, poi si alzò piano, non volendo svegliarla, uscendo dalla stanza. Non controllò nemmeno l'orario, sapeva che era tardi e che aveva dormito poche ore. Passò davanti la stanza del piccolo Leath, suo primo figlio, osservandolo dormire tranquillamente sul letto, stringendo a sé un peluche a forma di delfino.
Dopodiché, si rifugiò nella piccola stanza in cui lavorava, quasi sempre in disordine. Si sedette sulla sedia vicino il tavolo da lavoro, dove poggiò il gomito, passandosi la mano sul viso.
Ormai finiva sempre per fare lo stesso sogno e questo lo infastidiva molto. Insomma, sognare i suoi genitori e suo fratello ogni due per tre non era il massimo. Eppure non sentiva tutta quella solitudine che provava all'inizio, quando era più piccolo.
«Honey?»
La voce di Lilias lo fece ritornare con i piedi per terra.
Akim spostò la mano dal viso, girandosi verso la porta: la giovane donna era vicino la porta, una mano sul pancione.
«Oh, Lilias...» fu l'unica cosa che riuscì a dire.
«Tutto bene?» domandò. Lilias sapeva che Akim, ogni tanto, si metteva a lavorare anche di notte, ma avendolo sentito alzarsi di colpo si era preoccupata, anche tanto.
Lui si alzò, avvicinandosi.
«Sì, sto bene» mormorò in risposta.
Lilias poggiò la mano libera sul viso del marito, accarezzandogli la guancia. «Ancora gli incubi?» domandò. Oh, certo, sapeva anche quello. Anche se Akim non lo diceva, era certa che erano quelli a tormentarlo.
Akim si limitò ad annuire.
«Però non è niente, sono cose che mi capitano ogni tanto» accennò un sorriso. «Vieni, andiamo in camera» aggiunse prendendola per mano, avviandosi.
Aprì la porta socchiusa della camera, facendo sedere la moglie sul letto, sedendosi poi di fianco a lei.
Lilias, notando il silenzio del marito, cercò un argomento di cui parlare. Tuttavia, fu proprio lui a rompere il ghiaccio, poggiando una mano sul pancione della moglie. «Sono sicuro sarà bellissima come te e Leath» sorrise.
«Bellissima anche come te, Honey. Sono certa che avrà i tuoi stessi occhi dorati» disse, ridacchiando.
«Mmh, dici? Sì, forse»
Lilias sorrise a sua volta. «Ah, parlando di questo...» aggiunse. «...Non le abbiamo ancora scelto un nome»
Akim ci pensò su. Un nome femminile...
"Mamma, hai un bellissimo nome"
Gli venne in mente lui da piccolo, aveva all'incirca sei anni. Stava iniziando a scrivere, e la maestra aveva chiesto a tutti i bambini di scrivere dei nomi, magari dei propri genitori, zii, fratelli...
Sua madre era vicino a lui, mentre lo aiutava a scrivere.
"Davvero? Ti piace?" aveva domandato, ridacchiando.
Il piccolo Akim le aveva fatto un gran sorriso, per poi leggere impacciatamente il nome. "Diana. Sì, sì, è un nome bellissimo!".
«Diana?» mormorò appena. Sì, aveva faticato molto per dirlo.
«Diana...» Lilias ripeté sottovoce, regalando subito dopo un sorriso al marito. «Sì, mi piace»
«È il nome di mia madre» aggiunse Akim, osservando la moglie.
Quest'ultima rimase in silenzio per qualche secondo. «È un nome bellissimo» sussurrò. «Per te... Va bene se lo usiamo?»
Akim annuì. «Certo, per me non è un problema»
«Diana sia, allora. Leath ne sarà felice» passò una mano tra i capelli blu del marito, facendolo ridacchiare.
«Perchè ora non torniamo a dormire?» aggiunse.
Akim le diede un bacio sulla guancia, mormorando un "buonanotte" in russo.
"Mamma, quando sarò grande, chiamerò mia figlia come te"
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SO
l'ho scritta velocemente ieri in classe, quindi non è il massimo.
Il finale è bruttino ma non sapevo come farlo finire 👌🏻
Comunque, mi piace scrivere su, appunto, Akim e Lilias, anche perché, su Akim, c'è qualcosa di cui parlare di più-
Sì, sono sadica.
Questa storia, proprio perché è scritta in po' così, non ha titolo
Spero vi piaccia
Bye
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