Capitolo 6
Sorprendentemente e fortunatamente, il ragazzo colosso rallentò la stretta e la lasciò. Gli occhi lucidi e iniettati di sangue puntati su quello del piccolo che annaspava in cerca di aria.
Lasciò cadere mollemente le braccia lungo i suoi fianchi e chiuse gli occhi, il viso rosso e il segno delle mani intorno a quel collo glabro ben presente. Si sentiva accaldato, ma allo stesso momento, non sapeva di stare sudando freddo per l'ansia. Le lacrime iniziarono a scendere per bagnare le guance scavate e il suo corpo venne percorso da forti tremori.
In quel momento, nemmeno pensare o mettere su due parole di senso compiuto riuscì a rielaborare. Era un po' come se avessero preso la sua testa, l'avessero aperta per poi togliergli il cervello e tutti quei nervi che a lui erano collegati. Il maggiore si alzò dal letto per poi coprirlo con il lenzuolo, gli baciò la fronte e si diresse verso il suo misero lettino singolo, dando modo al più piccolo di poter sfogarsi e riprendersi del tutto.
Si sedette sul bordo a gambe spalancate, mettendo nel mezzo le braccia. La testa piegata leggermente in avanti ad osservare il freddo pavimento bianco, come se improvvisamente quello fosse la cosa più interessante che avesse mai visto.
« No ».
Mormorò solamente più a sé stesso, totalmente con tono in un mezzo ringhio misto a smarrimento.
Guardando il vuoto, improvvisamente si sdraiò del tutto, coprendosi con la coperta sin sopra la testa, in attesa di un sonno che molto probabilmente avrebbe tardato ad arrivare.
Nel frattempo, Jhon, si giro su un fianco tutto raggomitolato a sé, e con le braccia ad abbracciarsi, il suo corpo ancora tremava. La sua mente ancora svuota.
Per tutta quella notte, finché il maggiore non si addormentó del tutto, pace non riuscí a trovare e quando le luci automatiche si spensero ecco che i veri incubi erano ricominciati.
***
Il mattino dopo, quando Jhon si svegliò, il sole del mattino lo colpí in piena faccia, dandogli fastidio agli occhi gonfi e pieni di occhiaie per il pianto infinito e la notte passata totalmente tutta in bianco.
Girò la testa dall'altra parte, con la speranza di avere di nuovo a che fare con quella persona. Ma con suo sommo dispiacere così non fu.
Il rosso se ne stava sdraiato sul letto con le gambe allungate, in una mano un libro dalla copertina rossa aperta. Agli occhi un paio di occhiali da lettura grandi e quadrati. Ma che con il viso che aveva non squadravano per nulla .
Era così completamente assorto dalla lettura che non si era nemmeno accorto dello sguardo che aveva puntato addosso.
Si alzò deciso a ignorarlo e si diresse verso il bagno cercando di ignorare la presenza del più grande.
« Stai cercando di ignorarmi ? »
Chiese il più grande, chiudendo il libro sbattendolo, poi tolse gli occhiali e gli appoggò insieme al libro sul materasso, dopodiché si alzò con tutta calma, dirigendosi con le mani in tasca verso il più piccolo.
Jhon indietreggiò di un poco e abbassò leggermente lo sguardo, il più grande sospirò e lo sorpassò con atteggiamento da menefreghista di chi non gliene importava una emerita virgola di niente e nessuno.
E senza dire una sola parola si diresse verso il bagno, chiudendosi la porta bianca alle spalle.
***
Nonostante tutto, la colazione passò abbastanza tranquilla. Jhon venne richiamato per una visita.
Sapeva che fosse sua madre ma non voleva ancora vederla. Non era pronto. Non voleva dire qualcosa di brutto di cui presto o tardi se ne sarebbe anche potuto pentire. Voleva assolutamente evitare.
Ma.. altro non poteva fare.
Si diresse nel salone del piano terra e sua madre era già lí, a dargli la schiena.
Scese l'ultimo gradino e la chiamò. La donna si voltò e gli sorrise come se niente fosse stato.
« Ciao amore ».
Le disse andandogli incontro per abbracciarlo.
Nonostante l'umore fosse sotto piedi la lasciò comunque fare. Non ricambiò però. Tra quelle braccia che dovevano amarlo, si sentiva come una bambola di pezza senza vita.
Era brutto da dirlo. Ma non riconosceva più quelle braccia che da sempre lo aveva cullato e ospitato. Adesso, invece, erano del tutto estranee per lui.
« Stai bene ? Hai mangiato ? »
Chiese a raffica e con preoccupazione, il ragazzo decise di non guardarla negli occhi, però. E ciò non fece aumentare nella donna l'amara e dolorosa angoscia di aver sbagliato tutto. Di non potere più ricevere il perdono dall'unica cosa bella della propria vita. Niente era più recuperabile.
Finse di non darlo a vedere, anche se difficilmente e in faccia continuò con quel sorriso.
Ma poi, assottigliando leggermente gli occhi vide qualcosa sulla pelle della gola dell'amato figlio, che si intravedeva dalla pelle scoperta della camicia.
« Cos'è questo, Jhon ? »
Chiese scioccata e con un cipiglio in mezzo la fronte.
Jhon cercò di coprirsi alla bel e meglio , del tutto seccato di ogni cosa.
«Niente. Adesso devo andare ».
Disse per poi voltarle le spalle e senza attendere risposta si avviò alle scale, ignorando lo sguardo della madre su di sé.
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