Capitolo 3
La lasciò accomodare sul divano affianco a sé, tenendole ancora la mano, come per infondergli una sicurezza che era venuta a mancare. Lasciò che le sue dita accarezzassero la pelle di Lory, guardandola con uno sguardo pieno di un sentimento fraterno.
Si era davvero spaventata quando la sorella si era presentata così e d'improvviso davanti a casa sua. E quelle lacrime erano state un senso di angoscia che arricchiva quella sensazione di pesantore che sentiva alla bocca dello stomaco.
Tutte le volte che l'aveva vista piangere era stata solo per il figlio. Sapeva che in situazione delicata si trovasse sua sorella. Certo cercava di starle accanto come meglio poteva, ma non era la stessa cosa di affiancarla ogni giorno. E questo non era altro che un altro motivo che aveva per sentirsi in colpa. Specialmente nei confronti di suo nipote, che vedeva - e se andava bene - quando le acque erano più calme -.
No che non adorasse quel ragazzo, solo che a volte preferiva non farsi avvicinare. E in certe situazioni del genere, Helena sinceramente lasciava semplicemente cadere l'accaduto.
Non poteva di certo forzarlo a fare qualcosa che non gli andasse a genio.
Lo sguardo della sua amata sorella Lory, si incatenò al suo. Mettendola presto in allerta.
Quello sguardo... Quello sguardo lo avrebbe riconosciuto anche in mezzo agli altri. Era lo sguardo di chi si sentiva un perfetta annulitá e di totale arrendezza.
« No. Lory. Non pensarlo nemmeno, okay? Non é affatto come tu pensi »
la rassicurò, con un accenno di un piccolo sorriso.
«Sai Helena. Mi sento una madre che ha deluso le aspettative di suo figlio, perché ho lasciato che lo lasciassero portare via da quella era la sua unica casa. Da me. Ma ho dovuto...» mormorò Lory, con ancora calde lacrime che continuavano a scendere.
«L'ho fatto solo per proteggerlo. Chi mi rassicura che dopo quell'accaduto di qualche sera fa, non si ripeta una seconda volta ? Chi mi rassicura che quel fottuto giorno che sono a lavoro e che per qualche strano motivo della vita quello stesso giorno tu non ci sarai per vedere se é tutto okay, non ritorni a casa troppo tardi. H- Helena io non voglio perderlo. Ma se mi dovesse odiare per l'eternità lo capire. In fondo anche io mi odierei » aggiunse con voce rotta e con la mano libera che cercava di cancellare il pianto.
Il solo sentire ciò spinse Helena ad abbracciarla a sé. Sentendo poi la sorella ad aggrapparsi con disperazione.
«No. Che non ti odia. Dagli solo tempo e vedrai che tutto si sistemerà. Poi Lory diciamocelo sei l'esempio da seguire. Sei la mia eroina e quella di tuo figlio. Sei tu che hai avuto la forza di rialzarti dopo tutta la merda che ti é successo. Sei stata forte quando quel giorno in ospedale sul punto di partorire il nostro Jhon, ti é crollato il mondo quando hai ricevuto la notizia di aver perso in un incidente stradale tuo marito. Ma nonostante ciò non ti sei fatta abbattere, hai deciso comunque di dare alla luce il tuo bambino. La forza che hai avuto per affrontare quel lutto, trasformando quel dolore nell'amore che hai riservato a tuo figlio. Tu che l'hai cresciuto nonostante il lavoro ti rubasse tempo. I primi problemi che hai dovuto affrontare quando la brutta faccia della realtà ti é venuta spiattellata in faccia. Hai saputo che Jhon ha problemi di comportamento e di personalità, ma nonostante tutto hai cercato di non farglielo pesare. Dicendogli che era tutto okay, e che non era diverso. L'hai continuato a trattare normale rendendolo sempre più speciale. E questo credimi mia cara Lory non é da tutti » disse Helena, sentendosi stringere più forte.
***
Perché si sentiva così sbagliato... diverso?
Jhon si voltò su un fianco, osservando quella bustina che ancora non aveva aperto. Non aveva fame e il solo pensare di mandare giú qualcosa lo nauseava.
Chiuse gli occhi, cercando di dormire un po'. Cosí, giusto per allontanarsi da quella tempesta di confusione.
Quella tempesta di confusione che lo stava allontanando dalla realtà.
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