CAPITOLO 24
DUE SETTIMANE DOPO
AMY'S POV
I giorni passarono in fretta.
Ogni giorno che passava le mie sofferenze diminuivano. Mi sentivo stranamente... bene.
Nella mia mente gironzolavano ancora diversi pensieri, lo ammetto, ma con il passare dei giorni riuscivo a ricordarli sempre di meno.
I pensieri su mia madre, per esempio, mi creavano continuamente un vuoto nell'anima, ma quel vuoto venne riempito dall'amore e l'affetto dei miei più cari amici.
In quei giorni cercai il più possibile di non isolarmi, e riuscii a farlo con successo. Passai molto tempo con il mio ragazzo, Nate. Avevo la mia migliore amica, Lydia, che non aveva mai smesso di essere presente e sopratutto mio fratello, Josh. Non so cosa avrei fatto senza di loro, perché grazie a loro potei riuscire a riempire il vuoto lasciato da mia madre.
Mi tennero gli occhi addosso per non permettermi di seguire la cattiva strada. Per non permettermi di usare la lametta.
Ammetto che mi fu difficile non cadere nella tentazione, ma capii che non era la giusta strada da usare per colmare il dolore. Non andava bene, era pericolosa. E poi, il pensiero di poter deludere nuovamente mia madre mi riempì di sensi di colpa. Deluderla era l'ultima delle cose che volevo fare. Non lo avrei permesso, per quanto poteva essere difficile, non lo avrei più fatto.
Inoltre, uno dei miei pensieri ritornava a quella giornata in infermeria. La giornata in cui decisi che Draco Malfoy non doveva più far parte della mia vita, non doveva più aver modo di influenzarmi. Quella fu l'ultima volta che io e Draco ci rivolgemmo la parola.
Non parlammo più, si, ma gli sguardi... quelli non mancarono.
E quegli sguardi parlavano al posto nostro, ed erano molto più efficaci di qualsiasi parola. Ogni giorno, almeno una volta, i nostri occhi si incrociavano e rimanevano a guardarsi, finché io non li distoglievo.
I nostri, erano sguardi difficili da comprendere, sguardi inevitabili si poteva dire. E anche se cessammo di comunicare, non potevamo fare a meno di guardarci incantati.
Quando capitava, succedeva involontariamente, semplicemente eravamo entrambi distratti in altro e ad un tratto ci fermavamo ad ammirarci. Ed era come se si fermasse il tempo, qualsiasi cosa stessimo facendo, si fermava. Era come se il mondo si fermasse e ci fossimo solo io e lui capaci di muoverci, e tra le mille cose che si potevano fare con il mondo fermo, sceglievamo di fermarci con esso e assaporarci a distanza.
La sensazione che provavo, era qualcosa difficile da spiegare. Sentivo il mio cuore perdere un colpo e subito dopo accelerare, sentivo un brivido percorrermi la schiena lasciandomi la pelle d'oca, ed era piacevole.
Il mio corpo cercava un appoggio, perché senza rischiava di svenire nel guardare la persona davanti a sé che non avrebbe dovuto guardare. La persona per la quale provavo un odio immenso ma anche qualcos'altro allo stesso tempo, qualcosa di cui ero ancora all'oscuro, qualcosa di cui ancora non potevo essere certa.
I miei, erano sguardi d'odio perlopiù, o almeno era quello che speravo credesse. Perché Draco Malfoy meritava quello e nient'altro da me. Dopo tutto quello che fece, a me, a Pansy e sicuramente a molte altre persone, non potevo continuare. Non potevo continuare a fingere che andasse bene quello che faceva. Non potevo continuare a farmi influenzare dalle sue parole, perché erano soltanto inutili parole che alla fine venivano portate via dal vento. E lui, lui non poteva pretendere di poter avere tutto e tutti senza muovere un dito, non poteva pretendere che qualsiasi cosa facesse fosse giusta soltanto perché era stata fatta da lui, non poteva pretendere di avermi in pugno. Qualcuno doveva farglielo capire, e quel qualcuno sarei stata io.
Dovevo pur provarci. Tentare, anche se le probabilità di riuscirci erano poche, pochissime.
Era difficile non rimanere incantati davanti a quegli occhi grigi, occhi in cui ci si poteva immergere. Gli occhi che ogni volta chiedevano spiegazioni nonostante la risposta fosse ovvia. 'Come potevo continuare a far finta di nulla?' questa era la risposta che potevo dargli, oppure 'ti sono stata ad ascoltare fin troppo tempo' questo era quello che cercavo di comunicare con gli occhi.
I suoi, invece, erano sguardi che continuo a non capire. Sguardi che sembravano chiedere pietà. Ma perché mai Draco doveva chiedermi qualcosa del genere? Perché mai doveva essere lui quello a chiedere pietà? Quello non spettava sicuramente a lui. Ogni cosa che feci, aveva una spiegazione, a differenza sua. Avevo buoni motivi per trattarlo così, meritava il mio odio e non meritava di avermi. Il mio odio verso di lui fu la reazione al suo, la reazione alle sue cattive azioni contro di me. Mentre il suo, il suo era solo per puro divertimento.
Ora, dopo due settimane trascorse senza nessuno dei suoi giochetti, potevo dire che stavo bene, ero felice. Ma la mia mente contorta pensava e ripensava a lui. Perché mai doveva farlo? Una parte di me mi comunicò che aveva bisogno di qualcuno come Draco Malfoy nella vita. Avevo bisogno di qualcuno capace di stravolgermi la vita, qualcuno che mi facesse ovviare dalla semplice strada che mi era stata concessa. E il mio cuore, proprio come la mia mente, chiedeva lo stesso.
Scacciai per quanto potessi questi strambi pensieri, ma nel profondo di me sapevo che prima o poi sarebbe stato inevitabile. Draco Malfoy, in qualche modo, faceva parte della mia vita, che lo volessi o no. Sapevo di non poterne fare a meno, ma non capivo quale poteva esserne il motivo. Per quanto cercassi di allontanarlo, non potevo fermare l'inevitabile, ma solo rallentarlo. Sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui quel terribile silenzio fra noi sarebbe stato cessato e rimpiazzato con mille parole, mille azioni, di nuovo.
Lo sapevo. Lo sapevamo entrambi.
DRACO'S POV
Passarono due settimane. Due settimane dall'ultima volta che ebbi modo di parlarle. Quel giorno, per la prima volta, sentii in me una forte sensazione di malore, e fu Amy la causa di ciò.
Fu una sensazione che prima di quel momento nessuno mi aveva mai fatto provare. Una sensazione sconosciuta ai miei occhi che pensavo sarebbe rimasta tale. Una sensazione, che non avevo mai pensato di provare, per nessuno. E invece successe.
Con tutte le possibili ed immaginabili ragazze per cui potevo provare qualcosa del genere, il mio cuore scelse lei, scelse Amy. E mi odiavo per questo.
Questa sensazione, era difficile e complicata da spiegare, o persino da capire. Era come se un pugnale mi avesse trapassato il cuore, un pugnale tenuto da lei, tenuto dalle ultime parole che mi disse. E una volta che trapassò il mio cuore di ghiaccio, uscì all'istante, per poi ripetere quell'azione migliaia e migliaia di volte ancora.
Faceva male. Faceva davvero male. Continuo a non capire come una persona come lei poteva causarmi tutto quel dolore. Non comprendevo perché mi facevo affliggere da lei.
Lo facevo involontariamente. Non era qualcosa che potevo pianificare, succedeva e basta. Non potevo farne a meno. Non potevo fare a meno di soffrire, per lei. Non potevo fare a meno di pensare a lei. Era diventata come una cazzo di droga.
Persi l'appetito, non riuscii più a respirare, non riuscii a parlare con nessuno e non riuscii a dormire, e quando lo facevo la mia testa veniva riempita da incubi che mi facevano svegliare nel cuore della notte. Persi la voglia di fare qualsiasi cosa, persino la voglia di scopare.
Non ero più il Draco Malfoy di prima. Amy Adams mi cambiò. E non era un bene.
Cazzo, non era un bene.
L'unica cosa che desideravo era lei. Desideravo averla accanto a me e sentire il suo dolce profumo, assaporare la sua pelle morbida e delicata e fare lo stesso con le sue labbra carnose. Desideravo potermi immergere nei suoi occhi color miele e ricordarle quanto fosse perfetta sussurrandoglielo all'orecchio.
E se non era possibile, desideravo almeno poterle parlare, poterla toccare e farla impazzire. Desideravo tornare almeno a provocarla, a prenderla in giro come facevo ogni giorno. Insomma, desideravo un qualsiasi contatto con lei.
L'unica cosa che mi era ancora permessa, era guardarla, ammirare la sua bellezza.
Quando mi trovavo per i corridoi del castello distratto in altro, la vedevo passare e per i miei occhi era come se fosse caduto un angelo dal cielo. Smettevo di fare qualsiasi cosa stessi facendo e rimanevo incantato da lei. E quando, seppure per sbaglio, i nostri occhi si incrociavano, il mio cuore batteva all'impazzata. Vedere i suoi occhi color miele mi rendevano la persona più felice al mondo. Ma poi, lei distoglieva lo sguardo, ogni volta, e vedevo come il suo volto mi rivolgeva un odio profondo, ed io, tornavo a soffrire e sentire un vuoto, un vuoto al cuore che solo lei era in grado di riempire.
E cercai, cercai di parlarle, ma lei non voleva più saperne nulla di me. Non voleva che facessi parte della sua vita, non più ormai. Ero il cattivo della sua storia, che doveva essere scacciato.
Lo capivo, lo capivo benissimo. Neanche io, al suo posto, avrei voluto avere accanto un mostro come me.
Perché si, un mostro, era quello che ero. Ed era quello che lei pensava di me. L'avevo fatta soffrire fin troppe volte, ne ero consapevole.
Fino a quel momento non lo avevo mai capito. Non avevo mai capito quanto potesse essere fragile e quanto le mie cazzo di parole avessero un peso per lei, come anche le mie azioni.
Era colpa mia se era così fragile, sì, lo era. Le mie azioni la resero così.
Era colpa mia se arrivò a lacerare la sua morbida pelle con una lama.
Lei, arrivò a tagliarsi le vene, a causa mia. Mi odiavo per questo.
Ed ora, per quanto volessi che perdonasse tutte le mie brutte azioni, tutte le mie brutte parole rivolte a lei, non doveva farlo. Non lo meritavo.
Si dice che la gente meriti una seconda possibilità, ma no. Io non la meritavo quella possibilità.
Io non meritavo lei. Non meritavo una dolce e bella ragazza come lei. E lei non meritava di soffrire per me e per nessun altro.
E semmai avessi avuto una possibilità con lei, sapevo che l'avrei sprecata facendo una stupidaggine. Su quello non sarei mai cambiato, lo sapevo.
L'avrei nuovamente fatta star male, e non me lo sarei perdonato.
Era troppo perfetta per me. Era di una perfezione che solo un principe poteva meritarsi, e io non lo ero. Non avrei mai potuto esserlo.
La mia mente ripercorse ogni suo ricordo. Ce n'erano migliaia, e di quasi tutti non ne andavo fiero.
Ricordai tutto l'odio che provavo nei suoi confronti, e il motivo qual era? Nessuno, nessun cazzo di motivo. Decisi semplicemente di odiarla, per puro divertimento.
Perché lei, non fece mai nulla che mi potesse portare ad odiarla così tanto, mai. Eppure, la odiavo, ed ogni giorno non facevo altro che torturarla.
Ogni singolo giorno, lei era costretta a subirsi un odio che non meritava.
Non potevo dire di odiarla perché fosse una mezzosangue, perché non me ne importava nulla. Magari, l'unico mio problema con lei poteva essere che era così fastidiosamente bella e, così dannatamente non mia.
L'ho sempre trovata una ragazza bellissima e solare, solo che mi era difficile poterlo ammettere. Difficile perché agli occhi di uno come me, una come lei non doveva risultare così affascinante.
Mi era stato insegnato ad odiare, a prescindere da qualsiasi cosa, la gente come lei. Mi era stato insegnato fin da piccolo ad odiare i mezzosangue, e lei era una di loro.
Ma questo, questo non poteva giustificarmi. Non poteva giustificare tutto l'odio che buttai continuamente su di lei, era sbagliato farlo.
Peccato che fu troppo tardi quando me ne resi conto. Il danno glielo avevo già causato. E se potessi tornare indietro, non lo avrei fatto di nuovo. Non avrei lasciato far soffrire una dolce ragazza a causa di quello che mi era stato imposto.
Amy Adams mi aveva dannato. Dannato, sì, ma era qualcosa di così negativo?
Non lo sapevo. Non riuscivo ancora a comprenderlo.
Per la prima volta, cercai una speranza. Cercai speranza in qualcosa in cui c'era poca probabilità di sperare.
Magari, il silenzio che c'era tra me e lei poteva ancora essere spezzato.
Magari, quella distanza fra noi non doveva essere per forza definitiva.
Anche se sapevo di non meritare nulla di ciò, volevo comunque sperarci.
Volevo sperare nel suo perdono, nonostante non lo meritassi.
Perché sapevo che se non lo avessi fatto, avrei passato una vita dannata, senza lei. E questa, era l'ultima cosa che volevo far accadere.
Avevo bisogno di far parte della sua vita, perché altrimenti, la mia sarebbe stata solamente inutile.
Avevo bisogno di lei per vivere, che lo volessi o no, era così.
Avevo bisogno di avere un ruolo nella sua vita e lei nella mia.
Prima o poi, il destino in cui non ho mai creduto, doveva farci riavvicinare.
Lo sapevo. Lo sapevamo entrambi.
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Carissimi lettori, in questo capitolo ho voluto scrivere i pensieri più profondi dei protagonisti.
Mi sono impegnata molto a scriverlo, spero che vi piaccia☺️
Non dimenticate di votare <3
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