CAPITOLO 18
"Ripetiamo insieme la nostra frase, ok piccoli miei?" la mamma prese le mie mani e quelle di mio fratello,
"La mia famiglia prima di tutto, sempre e comunque" ripetemmo tutti e tre all'unisono,
"Non dimenticatelo mai piccoli miei, vi amo" diede un bacio in fronte a entrambi, "Torniamo a casa, papà vi aspetta" camminammo una lunga via, la mamma ci teneva per mano ma ad un tratto si smaterializzò. C'eravamo solo io e Josh, increduli di quel che era appena successo, e poi, un'enorme luce bianca mi accecò.
I miei occhi si aprirono, era un sogno, ma anche un flashback, ricordavo benissimo quella giornata d'estate, io e Josh avevamo cinque anni, la mamma ci portò al parco dopo un litigio tra lei e nostro padre per distrarci dall'accaduto. Ricordo che ci ripeteva sempre quella frase "la famiglia prima di tutto, sempre e comunque", ogni volta ci faceva sentire meglio e sempre più uniti, era un bel ricordo, mi mancavano molto i miei genitori, nonostante tutto.
"Mamma, papà, Josh..." sussurra nella stanza buia, mi scese una lacrima,
"Amy tutto ok?" Lydia si svegliò, si avvicinò a me "Tesoro che succede?",
"Nostalgia di casa, immagino...ho sognato mia madre e Josh, era un ricordo di noi da piccoli" mi scese un'altra lacrima,
"Che cucciola che sei, vieni qui" avvolse le sue calde braccia attorno a me.
Quando mi ripresi ci preparammo per andare nella sala grande a fare colazione.
Salutammo i ragazzi, baciai Nate e sorrisi, "Mattinieri oggi, eh?" disse Lydia scherzando,
"Colpa di Josh, mi ha svegliato per via del sogno che ha fatto" disse Nate,
"Sentiamo, cos'hai sognato fratellino?" chiesi,
"Nostra madre, era più un ricordo apparso in un sogno, ricordi quando eravamo piccoli e-"
"E la mamma ci portò al parco dopo che aveva litigato con papà?" domandai,
"Si proprio quello, te lo ricordi!" sorrise,
"Josh, ho- ho fatto lo stesso sogno..." sbiancai, non era la prima volta che ci capitava di sognare la stessa cosa nello stesso giorno, d'altronde, eravamo gemelli e sapevamo che c'era una certa connessione a causa di questo, ma... quando ci capitava, si trattava sempre di un sogno premonitore... oh mio dio. L'ultima volta che successe avevamo dieci anni, era morta nostra zia e la sera prima sognammo entrambi lei che ci salutava, e ora- la mamma che svaniva nel sogno, la luce bianca. Non poteva essere... NO.
"Amy non penserai che sia successo qualcosa...",
"Ho paura Josh..." rimasi paralizzata, non poteva succedere, doveva trattarsi di un errore o magari era solo un semplice sogno,
"Non capisco, cosa succede?" chiese Nate, Josh spiegò loro la situazione, io non riuscivo a muovermi, a mangiare, a parlare... Josh venne vicino a me e mi abbracciò "Amy non è successo nulla, vedrai che non è nulla, tranquilla", "Parlerò con nostro padre" continuò ad abbracciarmi e riuscii a calmarmi. Avevamo sicuramente frainteso il significato del sogno, doveva essere così.
______
Era la seconda ora di lezione e stavamo facendo Difesa contro le Arti Oscure. Ad un tratto, bussarono alla porta. La professoressa McGranitt entrò e bisbigliò qualcosa al professore, subito dopo si girò verso me e Josh che quel giorno ci eravamo seduti insieme.
"Amy e Josh Adams, prego, andate con la professoressa", io e Josh ci guardammo confusi, ero molto preoccupata. Ci alzammo e uscimmo dalla classe dietro alla professoressa McGranitt.
"Professoressa, ci può dire dove stiamo andando?" chiesi,
"Dal preside, miei cari, ci sono notizie per voi" continuammo a camminare,
"Josh..." sussurrai, ebbi un bruttissimo presentimento,
"Tranquilla Amy, tranquilla" strinse la mia mano, sapevo che era preoccupato, proprio come me, soltanto che non lo dava a vedere.
Arrivammo davanti alla porta della presidenza, feci un gran respiro.
La professoressa aprii la porta, nella stanza c'erano Silente, il professor Piton e, del tutto inaspettato, anche nostro padre. Avevano volti molto seri e...tristi.
"Papà..." dissi con un filo di voce, ero terrorizzata,
"Padre che succede" disse Josh dopo di me,
"Figli miei, si tratta di vostra madre" il mio cuore si fermò per un'attimo,
"Cosa è successo? Sta bene?" chiese mio fratello,
"Lei- lei ha avuto un incidente stradale, piuttosto grave- e non ce l'ha fatta bambini miei" scoppiò a piangere,
'non ce l'ha fatta' queste parole mi rimbombarono in testa "No..." sussurrai, caddi a terra, mi mancò il respiro, "Il sogno premonitore...era vero, era tutto vero" dissi in lacrime, "No...vi prego! No, la mia mamma, non può essere, non può-" un fiume di lacrime mi rigò il viso, ebbi un vuoto al cuore. Non riuscii più a respirare, non riuscii più a pensare a nulla che non riguardasse mia madre, i suoi capelli morbidi che pettinavo la notte per non farla stancare, i suoi occhi color miele che complimentavo sempre 'spero che i miei figli abbiano gli occhi meravigliosi della loro nonna' le ripetevo sempre, la sua voce, le sue sagge parole, i suoi consigli. Mi ricordai la volta che conobbi un bambino all'età di sei anni 'mamma c'è un bambino che mi prende in giro per la mia pettinatura' le dissi, 'piccola mia, capirai che gli uomini fanno così quando gli piace una donna' mi sorrise. Il suo sorriso, il suo bellissimo sorriso. Lei, la mia mamma, non c'era più, non ci sarebbe più stato il suo buongiorno, la sua buonanotte, le sue super colazioni. Le dicevo sempre di non esagerare col cibo, e ogni volta ne metteva sempre di più 'più mangi meglio è tesoro' mi diceva, e poi...le risate che ci facevamo, quando per esempio Josh si incazzava per motivi sciocchi, amavamo prenderlo in giro per poi andare da lui e farci perdonare. Nostra mamma non c'era più, e il pensiero di non averla abbracciata forte quell'ultima volta che la vidi, mi pervase la testa.
"Mamma, no...perché!" urlai, le lacrime non smettevano di scendere, mio padre si avvicinò a me "Bambina mia, Josh, vieni qui, per favore figlio mio", anche Josh era coperto da lacrime che non cessavano. Si sedette sul pavimento vicino a me e ci abbracciammo, io, lui e nostro padre "Mi dispiace così tanto bambini miei, mi dispiace",
"Vostra madre sarà sempre nei nostri cuori, ok? Non dimenticatelo. Sempre e comunque." portò una mano sui nostri cuori,
"Sempre e comunque" ripetei,
"Sempre e comunque" ripeté anche Josh guardandomi, "Amy andrà bene, andrà tutto bene, nostra madre è ancora nei nostri cuori, come ha detto papà, ok?" mi prese la mano,
"Sarebbe fiera di voi, dei suoi piccoli angeli" nostro padre ci sorrise con le lacrime agli occhi.
Quando finalmente riuscii a calmarmi, i professori ci fecero le condoglianze. Silente ci riferì che ci sarebbe stato il suo funerale il giorno dopo e che quindi potevamo tornare a casa per dei giorni.
Usciti dalla presidenza avevamo l'ultima ora di lezione che però saltammo. Tornammo ai dormitori per preparare i bagagli.
"Ti accompagno in camera Amy", io annuii.
Arrivammo in camera, "Josh io non-" scoppiai,
"Lo so Amy, so che è dura, ma tu sei forte, lo siamo entrambi" mi abbracciò forte "Supereremo questo, insieme" mi baciò sulla fronte e provai a calmarmi, cosa avrei fatto se non ci fosse stato lui? "Ti voglio bene Josh",
"Te ne voglio anch'io, ci penso io ai tuoi bagagli ok? Tu và a farti una doccia e cerca di tranquillizzarti" mi accarezzò i capelli, "Grazie, vado", entrai in bagno e mi feci una doccia calda.
Dopo quasi un'ora uscii, "Amy" c'erano Lydia e Nate, la mia migliore amica corse subito da me "Mi dispiace così tanto tesoro mio" mi abbracciò, cercai con tutta me stessa di non mostrarmi debole agli occhi di nessuno e ci riuscii "Grazie per l'appoggio Lydia, ti voglio bene" chiusi gli occhi, feci un gran respiro, e aprii nuovamente gli occhi. Nessuna lacrima. Incontrai gli occhi di Nate, si avvicinò a me appena Lydia si staccò "Amore mio, non sai quanto mi dispiace" avvolse le braccia attorno a me e mi baciò la fronte "Vorrei venire con te, non voglio lasciarti sola",
"Chiederemo a Silente il permesso per andare al funerale di domani, ci saremo ragazzi" disse Lydia,
"Si, ci saremo" Nate poggiò la mia testa sul suo petto "Ci sarò amore" ripeté.
Ringraziammo i ragazzi, Josh preparò velocemente i suoi bagagli e ci dirigemmo all'entrata del castello accompagnati da Lydia e Nate.
Nostro padre ci stava aspettando.
Salutammo un'ultima volta i nostri amici e uscimmo da Hogwarts, feci un respiro profondo,
"Tranquilla sorellina" Josh mi prese la mano e tornammo a casa.
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Nostro padre aprii la porta di casa nostra. Entrai e poggiai i bagagli a terra, mi guardai attorno, sentivo la sua mancanza.
Mi ricordai che prima di partire disse 'quando tornerete a casa per Natale vi preparerò una torta enorme di ben tornato, ci metterò-',
'fragole e una marea di cioccolata, lo sappiamo mamma, lo fai ogni anno' dissi io, ed ogni anno ce la preparava per davvero, ma ora? Non c'era più.
In quel momento provai rabbia, rabbia per non aver potuto fare nulla per impedire l'incidente, rabbia per non averla salutata, per non averla abbracciata più spesso quando era ancora qui, con noi. Rabbia per aver perso tempo in litigi, rabbia perché non potevo tornare indietro nel tempo, non l'avrei più rivista.
Corsi su per le scale, entrai nella sua stanza, presi la mia bacchetta e lanciai un incantesimo per non far entrare nessuno. Mi guardai attorno, sfiorai con la mano il letto in cui dormiva fino a pochi giorni prima accanto a papà, presi il suo cuscino e me lo strinsi al petto, "Mi manchi da morire" sussurrai. Annusai il cuscino, il suo dolce profumo mi entrò nelle narici, lasciai scorrere le lacrime che tentavano di scendere da ore "Mi manchi mamma" sussurrai di nuovo.
Poggiai il cuscino oramai ricoperto dalle mie lacrime e aprii il suo armadio, presi il suo cardigan preferito, lo indossai, poi andai davanti al suo comodino, c'era una nostra vecchia foto: avevo dieci anni ed ero in braccio a lei, amavo essere presa in braccio da lei, nonostante fossi una bambina gigante lei mi prendeva per accontentarmi.
"Ti amo mamma, sempre e comunque" dissi, baciai la foto e la posai.
Uscii dalla stanza, Josh era lì fuori, appoggiato al muro, "Stai meglio Amy?" mi chiese,
"Come posso stare meglio" dissi e me ne andai in camera mia, sbattei fortissimo la porta,
"Amy aspetta...apri dai" bussò alla porta,
"Vattene Josh, non voglio vedere nessuno, ti prego" mi sedetti per terra con la schiena poggiata alla porta, piansi ancora. Sentii dei passi allontanarsi, e poi, una porta sbattere.
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