Capitolo VIII

Gli occhi di Simone mi bloccavano le idee e i pensieri, quel ragazzo aveva su di me un effetto che avevo cominciato a odiare.

Il suo viso sorridente mi riempiva la testa mentre tornavo a casa poco dopo. Avevo dato appuntamento a Sabrina e Simone per le 15:30 al parco e avrei avvertito Ambra via telefono.

Il suo sorriso sicuro e leale, gli occhi scuri quanto una tempesta, così forti, così vivi. I capelli biondi, del colore dell'oro bianco, preziosi quanto esso. La sua voce melodica e ipnotizzante, il suo passo deciso e intraprendete.

Perché? Perché pensavo tutto questo? Per quale motivo quel ragazzo ora era il centro del mio cervello, anzi... del mio cuore.

Davvero mi ero presa una cotta per lui?

Scossi la testa, ma subito dopo immagini romantiche di me e Simone mi riempirono il cervello senza che riuscissi a frenarle.

Era vero, allora. Ero totalmente cotta di un ragazzo che avevo appena conosciuto, di cui non sapevo neanche il cognome!

Ma com'era possibile che fosse successo proprio a me? Ero sempre stata timida e riservata e ora aprivo il mio cuore ad un ragazzo stupendo e pieno di... No... un ragazzo sconosciuto? Perché?

Ma in fondo lo sapevo. La mia vita era cambiata da quella sera, era tutto cambiato dalla notte in cui io e Ambra ci siamo chiuse in camera e la sua testa ha preso fuoco. Non ero più totalmente uguale a prima, qualche meccanismo dentro di me era scattato, qualche ingranaggio, fermo da tutta la vita, aveva improvvisamente cominciato a girare. Ma cosa dovevo fare con Simone?

Abbandonati disse una voce nella mia testa Apri le porte all'amore.

Ma come facevo? Non ero io quella cosa che ora abitava nel mio petto, quell'entità misteriosa che aveva fatto entrare Simone.

Lasciala lì, lascia che ti mostri la felicità che molte altre ragazze hanno provato prima di te continuò la voce.

E grazie al mio stupido vizio di cedere alle vocine nella testa, decisi di abbandonarmi a quel nuovo e strano sentimento che ora abitava dentro di me.

Lo amavo. Era questa la verità. E finché il segreto rimaneva nella mia testa, potevo stare al sicuro.

Ma poi il panico mi assalii mentre un pensiero mi invadeva il cervello, una rivelazione, un dettaglio che poteva essermi fatale. Clara.

Quella ragazzina, ladra di pensieri mi avrebbe scoperto in un battito di ciglia. E come potevo sapere che, grazie al suo dono di parlare nella testa delle persone, non andasse a spifferare i miei sentimenti a Simone?

Scossi la testa, sapendo che finché Clara fosse stata nei paraggi i miei segreti non sarebbero stati al sicuro.

*

- Oh! Certo! La "principessina" ha trovato un altro Protettore! Cosa non farebbe una ragazza per mettersi in mostra – commentò acido Nicola in direzione di Sabrina.

- Come possiamo essere sicuri che lei non ci stia prendendo in giro? – esclamò Davide indicando Sabrina.

Deglutii, forse invitare anche quei due alla riunione non era stata una buona idea.

- E come fai a essere certo che ci stia mentendo? – chiese Ambra al fratello, incrociando le braccia.

- Perché è antipatica! – rispose il ragazzo battendo i piedi per terra.

- Anche io non mi fido tanto – borbottò Emma ficcandosi le mani in tasca.

Clara mi stava guardando con un ghigno. Sapevo che ormai doveva aver letto ogni mio singolo pensiero riguardante Simone, ma cercavo di bloccare ogni immagine di me e lui che ci tenevano per mano passeggiando verso il tramonto.

Scossi la testa, ignorando Clara e cancellando le immagini sdolcinate che stavano facendo capolino nel mio cervello.

Non osare dirglielo! Pensai con tutte le mie forze Non dirglielo! Non farlo!

Il ghigno di Clara divenne ancora più cattivo e un brivido di terrore mi percorse la schiena. E se lui ne fosse stato già a conoscenza?

No, non lo sa. Io non sono così crudele.

Tirai un sospiro di sollievo che venne nascosto da un urlo di Nicola:

- Lei è solo una... una... non trovo la parola giusta ma è un aggettivo negativo, ecco! – gridò il ragazzo scuotendo la testa e battendo i pugni nell'aria.

- Possiamo prima sentire le sue ragioni? – chiese Ambra facendo un cenno a Sabrina, che aprì la bocca per parlare ma venne interrotta da Davide:

- Ma come fai a fidarti di lei? – chiese esasperato – Cosa ha fatto per far parte della Squadra?

- E come facciamo a sapere se ha cambiato idea su di noi se non la lasci parlare? – ribatté Ambra alzando un sopracciglio.

- Posso chiedere una cosa? – tutti si voltarono verso Simone, che parve un po' imbarazzato, poi tossicchiò e riprese: - Cos'è che fate voi qui? Voglio dire, se Sabrina non può parlare potete spiegare qualcosa a me, che fino ad ora ho tentato di capirci qualcosa ma senza risultato.

Il cuore cominciò a battermi forte senza una ragione precisa.

La sua voce melodica riempiva ancora le mie orecchie, come se Simone fosse accanto a me, sussurrandomi all'orecchio cose che solo io potevo sentire.

I suoi occhi indugiarono su tutti noi, ma quando si bloccarono per un breve istante su di me mi parve di esplodere di gioia e di sciogliermi completamente.

- Sabrina ha ragione – intervenne Clara alzando una mano – Simone è davvero il Protettore dell'Elettricità.

- E tu come lo sai, sapientona, eh? – le chiese Nicola mettendo le mani sui fianchi.

- Ahm... forse perché leggo la mente? – rispose Clara con il tono con cui si parla a un bambino piccolo.

- Sì, ma, oltre a questo, come lo sai? – continuò Nicola, probabilmente deciso a mettere in dubbio le sue parole.

Clara sospirò, ignorando Nicola, poi il suo sguardo si posò su Simone, lo guardò attentamente, come quando si guarda un quadro per scoprirne i dettagli. Lui, in un primo momento, fu insospettito da quello sguardo, ma poi sobbalzò e le sue pupille si dilatarono dallo spavento di qualcosa di inesistente.

- Cos'è questo suono? – chiese guardandosi intorno spaventato.

Tutti lo stavamo guardando, tutti con lo stesso sguardo indagatore. Non c'era nessun suono, nulla di strano, solo i gridolini eccitati dei bambini sullo scivolo e il fruscio del vento tra gli alberi. Ma avevo una mezza idea della provenienza del suono, o della voce, che solo lui poteva udire.

Simone continuò a guardarsi attorno per qualche istante, poi si calmò di botto e squadrò Clara, che gli sorrise compiaciuta.

- Quindi ognuno di voi ha un Elemento collegato a un Mostro e i Mostri sono la parte malvagia della natura e abitano in un mondo nascosto in cui i nostri antenati sono entrati per cercare di sconfiggere il male senza successo? Sabrina qui è l'unica senza un potere, probabilmente imparentata a un qualche Protettore? Il nostro compito è sconfiggere il male che minaccia il nostro mondo e per questo dobbiamo sconfiggere i Mostri come hanno tentato di fare i nostri antenati? – disse Simone lentamente, ma sempre più scioccato ad ogni parola detta.

Davide si voltò di scatto verso Clara.

- E gli hai detto tutto questo in pochi secondi? – chiese sconvolto.

- Già – rispose lei, soddisfatta.

- Non credevo che lo sapessi fare – disse Emma, ammirata.

- In realtà l'ho scoperto da pochi giorni, posso inviare informazione di grossa portata in poco tempo, forte, no? – disse Clara, con un sorriso.

Nicola sbuffò.

- Sai che roba! Io posso volare, non lo sai?

- Stop! Stop un attimo! – disse Simone alzando le braccia – Come fa tutto questo a essere vero? Insomma, la scienza non supporta tutto questo.

- Ehi, hai trovato un amico! – disse Nicola dando una gomitata a Clara.

Quest'ultima sbuffò.

- No, sul serio, ragazzi, voi credete a tutto questo? – chiese Simone, scettico.

- Ma come fai a essere ancora in dubbio? Hai dei poteri sì o no? – chiese Clara.

- Sì! – rispose Simone – Ma nessuno se ne è mai accorto prima di adesso! Come faccio a essere sicuro che voi non siate solo altri pazzi come me?

- Pazzi che vedono le stesse cose che vedi tu? Ne dubito – disse Davide.

- Ma potrebbe essere una patologia sconosciuta o roba così... - riprovò Simone, ma con meno enfasi.

Davide inarcò un sopracciglio e Simone si morse un labbro.

- Dimostratemi che voi siete come me, dimostratemi che avete davvero questi così detti poteri – disse il ragazzo accigliato.

Nicola sospirò.

- Eccone un altro che da ordini – borbottò prima di cominciare a fischiettare e alzarsi in volo.

Simone rimase a bocca aperta, ciò fece mettere in mostra i suoi denti bianchissimi e i suoi occhi colore della tempesta vennero venati di stupore. Avrei fatto qualsiasi cosa per essere guardata da lui con quell'espressione.

Nicola fece un paio di capriole con l'aria annoiata, mentre il fischio aumentava e diminuiva in un motivetto allegro. Poi, quando ne ebbe abbastanza atterrò con uno sbadiglio.

- Quante altre volte dovrò inscenare uno stupido teatrino per convincere gli ignoranti a unirsi a noi? – chiese guardando Ambra con sdegno.

- Finché tutti i Protettori non saranno dalla nostra parte! Il tuo Elemento è quello che fa più scena – rispose la cugina con un sorriso.

Nicola fece una smorfia ma si voltò subito verso Simone che quando parlò aveva un'espressione molto sconvolta:

- Come hai fatto?

- Essere il Protettore del Vento ha certi vantaggi – rispose Nicola con indifferenza – per esempio far rimanere quelli di terza media a bocca spalancata anche se non ho fatto nulla di difficile – un sorriso furbo e malefico gli comparve sul viso.

- E poi è inutile che noi ti rispondiamo se Clara, qui presente, può rispondere a tutti i tuoi dubbi in pochi secondi – aggiunse Davide facendo un cenno alla Protettrice della Mente.

Simone arricciò la bocca in una smorfia che lo fece sembrare ancora più carino.

- Ma ognuno di voi sa fare delle cose particolari come quelle che ha fatto lui? – chiese Simone indicando Nicola.

- Dobbiamo proprio risponderti? – chiese Nicola, sarcastico.

- Non credere che non lasci anche a voi la possibilità di spiegare le cose – disse Clara, indignata.

- Però ti piace interrompere le...

- ...persone per piacere personale? – lo interruppe Clara – Sì, mi piace, ma non sono così cattiva.

- Ma se l'hai appena fatto!

- Perché tu te lo meriti.

- E cosa ho fatto, sentiamo?

- Oh! Ci vorrebbe un intero libro per fare l'elenco!

Simone mi si avvicinò e mi sussurrò:

- Ma sono sempre così?

Il fatto che avesse scelto me tra tutti i presenti bastò perché il cuore cominciasse a battermi forte.

- Sì – risposi senza riuscire a dire altro: l'emozione mi invadeva il corpo.

- Ragazzi, per piacere! – disse Ambra rivolta ai due combattenti.

Nicola le lanciò un'occhiata furiosa mentre Clara si limitò a incrociare le braccia.

- Simone, è complicato da capire – disse Ambra, ora rivolta al ragazzo – per tutti è stato difficile da capire.

- Per me no – fece notare Clara.

- Sì, esclusa te – disse Ambra alzando gli occhi al cielo – Ma tutti gli altri hanno dovuto ribaltare la loro visione del mondo per far parte della Squadra del Fulmine, per te non può essere diverso. Hai tutto il diritto di decidere a cosa vuoi credere.

- Scusa? Scusa, eh? Ma perché a me non hai fatto il grande discorso e al ragazzino biondo invece sì? – esclamò Sabrina scrutando Ambra con sospetto – È perché sono antipatica, giusto? È perché io ho fatto pochi e semplici errori e quindi ora sono quella cattiva? Non mi sembra corretto! Da quanto ho capito anche questo qui – indicò Simone – ha fatto degli errori, anzi! Ha incendiato una casa! Ti sembra corretto quello che stai facendo, carina?

- Certo! – rispose Ambra – Lui non mi ha mai insultato e non mi interrompe ogni tre per due come qualcuno che conosco. Inoltre, se non ricordo male, sei stata tu a chiedere informazioni a Vittoria riguardo ai Mostri, quella mattina in bagno, lui invece l'hai trascinato in questa storia, non l'ha deciso di sua volontà.

- Non è andata proprio così – obbiettò Sabrina – Io ero solo andata in bagno e mi sono ritrovata di fronte quella pazza – mi indicò – con in mano un pugnale.

- Quale pugnale? – chiese Emma.

- Questo! – dissi con un sorriso toccando la gemma attaccata al mio collo. Tutti (esclusa Clara) mi fissarono ammirati quando in mano mi ritrovai la lama d'argento, perfino Simone sembrava sorpreso, ciò mi fece sorridere ancora di più.

Io e Ambra raccontammo in breve come avevo trovato il pugnale e della scatola, fino a tornare al bagno delle ragazze.

- In questo preciso punto – intervenne Clara alzando un dito per interrompere il mio racconto – Sabrina non era andata "solamente in bagno", o almeno, era uscita per mettersi l'ombretto sulle palpebre, ma vedendo Vittoria correre dentro il bagno con qualcosa di luminoso nella tasca ha deciso di seguirla. Ha aspettato qualche secondo fuori dalla porta del bagno, ma non sentendo alcun rumore ha deciso di entrare e ha visto il pugnale in mano a Vittoria.

- Mi stavi spiando? – chiesi furiosa a Sabrina.

- No! – si difese lei, poi indicò Clara – Si è inventata tutto.

- È più facile credere a lei che a te – le disse Emma, accigliata.

- Perché io sono antipatica? – chiese Sabrina.

- No, perché lei legge la mente mentre tu sai solo imbrogliare – rispose la ragazzina, leale.

- La storia del pugnale è assurda tipo quanto il fatto che io e Nicola siamo parenti! – esclamò Davide, terminando la discussione e fissando la gemma al mio collo – Ne voglio uno anche io!

- Così uccidi tutti? – gli chiese Nicola.

- Non sono un assassino! Ma un eroe – si difese Davide assumendo una posa stile Superman.

- Come no! – disse Nicola alzando gli occhi al cielo.

- Non vorrete ricominciare a litigare? – chiese Ambra, esasperata.

- Sei tu quella che ha cominciato facendo il bel discorso al ragazzino biondo mentre io sono solo pattumiera! – la insultò Sabrina.

- Il termine "pattumiera" è antico – disse Clara alzando di nuovo un dito – "spazzatura" è più moderno.

- E credi che a me interessi, carina? – chiese Sabrina, gelida.

- Io credo abbia ragione – disse Emma con l'intento di difendere Clara.

- Ma lo posso avere anche io un pugnale? – chiese Davide, supplichevole.

- Andresti in giro ad assassinare gente! – gli gridò Nicola.

- Ma perché dovete litigare sempre per tutto?! – gridò Ambra, disperata.

Io e Simone rimanemmo in silenzio, fissando la scena, come ipnotizzati. Mi faceva sempre rimanere impietrita come dei normali ragazzini potessero esplodere in un litigio assurdo. Il tema di origine era perso, nascosto dalla marea di stupidaggini uscite dalle bocce ingenue dei membri della Squadra.

Mi sembrava assurdo far parte della S.D.F. quando erano praticamente tutti pazzi.

Ambra non era pazza, cercava soltanto di aggiustare le cose, solo nel modo sbagliato. Ma i due cugini erano degli irresponsabili e Sabrina un'egoista antipatica. Clara era troppo intelligente per i miei gusti ed Emma taciturna e terrorizzata da qualsiasi cosa. Ma Simone poteva cambiare le cose.

Il ragazzo stava accanto a me, con i capelli che ondeggiavano lievemente nella brezza e gli occhi inorriditi dalla lite assurda che era esplosa davanti a noi.

- Dopo un po' ti ci abitui – gli dissi abbozzando un sorriso.

Lui si voltò verso di me e il suo sguardo mi fece arrossire.

- Ho un fratello di diciannove anni che mi picchia in continuazione, questo è niente – disse sorridendo a sua volta.

Arrossii ancora di più e mi affrettai a distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

- BASTA!!! – al grido di Ambra tutti si zittirono, meno male che nel parco ormai non c'era più nessuno - Simone, hai deciso se venire con noi? Lo so che non siamo il miglior gruppo del mondo, ma vale la pena averci come amici.

- Intendi anche me? – le chiese Davide con gli occhi dolci – Credi davvero che qualcuno sarebbe felice di fare amicizia con me?

- Tu e Nicola siete esclusi – disse lei corrucciata.

- Perché devo saltare fuori io in ogni tuo discorso? – chiese Nicola, contrariato.

- Se ci dobbiamo di nuovo mettere a litigare allora vi mando tutti a casa e tanti saluti – disse Ambra, severa.

Nessuno parlò più per qualche secondo, poi la voce di Simone rimbombò nel silenzio totale:

- Sì, vengo con voi – disse con un sorriso.

Il volto di Ambra si illuminò e lo ringraziò con un cenno del capo.

- Ora io e Vittoria dobbiamo farvi vedere una cosa – disse in tono enigmatico.

- Beh, basta che non sia una cavolata e per me va bene – disse Davide pensieroso.

- Tranquillo, non rimarrai deluso – gli assicurò la sorella.

Ambra indicò gli alberi dietro il parco.

- Lì – disse prima di incamminarsi.

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