Capitolo VI
Sabrina indietreggiò verso il corridoio mentre i suoi occhi fremevano di terrore. Indicava il pugnale e la sua bocca si apriva e si chiudeva come se volesse gridare un avvertimento a tutta la scuola ma che fosse troppo sconvolta per parlare.
Sbattei le palpebre.
Aveva davvero visto il pugnale? O stava facendo una scenata come suo solito?
Stava sicuramente facendo una scenata. Lei non era una Protettrice, non poteva vedere il pugnale, che certamente c'entrava qualcosa con gli Elementi o con i Mostri.
Mi accigliai fulminandola con lo sguardo mentre Sabrina si bloccava sul posto, come congelata, poco prima della porta.
- Ti prego, Mas... Viola, voglio parlare, non uccidermi – piagnucolò la ragazza con gli occhi lucidi.
- Non sono il mostro che tutti credete – le risposi gelida – E io, per tua informazione, mi chiamo Vittoria.
- Sì, sì! Vittoria. Scusa, Vittoria! Scusa per tutto quello che ho fatto! Ma non ammazzarmi! – Sabrina mise le mani davanti alla faccia come se io potessi accoltellarla. Ciò non era errato, ma come faceva a vedere il pugnale?
- Ti ho detto che non sono un mostro – ripetei, abbassando le braccia (e la lama) lungo i fianchi. Poi sfiorai la gemma sull'elsa del pugnale, sperando con tutto il cuore che funzionasse, e l'arma si assottigliò e si arrampicò sopra il mio corpo prima di riallacciarsi attorno al mio collo.
Tentai di non far trapelare la mia sorpresa ed emozione davanti a Sabrina, mantenendo l'espressione accigliata che da una vita volevo riservarle senza che nessuno mi picchiasse per la mia antipatia verso la principessa della scuola.
Sabrina parve un po' sollevata e fece un passo avanti, ma tenendo ancora una mano davanti alla faccia.
- Hai detto che volevi parlarmi – dissi sprezzante gioendo del timore che le incutevo.
Ripensai a tutte le volte in cui i ruoli erano inversi, in cui era Sabrina quella che mi insultava come se fossi sorda e io che tentavo di farmi piccola piccola contro il muro.
- Sì, io... - Sabrina si bloccò scrutandomi da capo a piedi - ...io volevo sapere delle cose.
- È per questo che hai rubato il mio curriculum? Credevi che con quello avresti risposto alle tue domande? – le chiesi mentre un saetta di rabbia mi attraversava il petto.
- Io... - farfugliò, poi deglutì e riprese – Sì, credevo che...
- Vedi Mostri, ombre solide create da me e credevi che avrei cancellato i tuoi dubbi sugli eventi sovrannaturali che sono apparsi nella tua vita da un giorno all'altro? – la interruppi con un sopracciglio inarcato.
Sabrina aprì la bocca per rispondere, ma poi ci ripensò e annuì soltanto.
- Hai qualche genere di potere? – continuai scrutandola.
Non avevo mai neanche considerato l'idea che Sabrina fosse una Protettrice. Ma ormai nulla mi avrebbe sorpreso.
- Poteri di... di che genere? – balbettò lei intimorita.
Alzai gli occhi al cielo, godendomi a fondo quel momento.
Chiusi la mano a pugno davanti alla mia ombra, creata dalla lampada a neon, poi riavvicinai il braccio al petto e ignorai il mal di testa mentre la mia ombra prendeva vita accanto a me.
Sabrina spalancò la bocca.
Feci un cenno alla figura nera che si avvicinò al lavandino e afferrò uno dei bicchieri di plastica che qualcuno aveva lasciato lì, lo sciacquò due volte per poi riempirlo nuovamente d'acqua, poi si avvicinò a me e me lo passò; afferrai il bicchiere e ne bevvi una sorsata prima di passarlo nuovamente all'ombra che versò il contenuto rimanente nel lavandino. Appoggiò il bicchiere sul bordo e con un mio cenno della mano si sciolse e tornò a essere una semplice ombra.
La bocca di Sabrina era spalancata al massimo.
Io lottai con il mal di testa stringendo i denti, ma dopo pochi secondi il dolore sfumò.
Mi godetti l'incredulità della ragazza.
In quel momento, per la prima volta in tutta la mia vita, mi sentivo superiore a tutto e tutti.
- Tipo questo – dissi sorridendo.
-Ti prego, dimmi... dimmi che non sono pazza – balbettò Sabrina terrorizzata.
- No, stai calma, anche io credevo di essere pazza quando l'ho scoperto – le risposi studiandomi le unghie con indifferenza.
- Allora... allora, no. Non so... non so fare quello – disse scuotendo nervosamente il capo.
- Beh, non ho idea del perché tu veda queste cose – dissi tornando a guardarla, ma non mi facevo domande, ero troppo felice di aver fatto sconvolgere la reginetta della scuola – Facciamo così – continuai – Oggi pomeriggio alle tre ci incontriamo al parco della biblioteca con gli altri e vediamo che dicono.
- Ci sono... ci sono altri?! – esclamò Sabrina e per un attimo credetti che stesse per svenire.
- Oh, sì! – dissi raggiante – Una controlla il Fuoco, uno il Vento, un altro l'Acqua, ce n'è una che ha poteri sul Tempo e una sulla Mente. Siamo in tanti come puoi vedere.
Mi godetti l'espressione sconvolta di Sabrina mentre parlavo. Quello era il momento più felice della mia vita, non me lo sarei fatto scappare per nessun motivo.
Ma poi la campanella suonò, rompendo di colpo le mie speranze.
Sabrina deglutì, sembrava avesse visto un fantasma.
- Allora... allora ci vediamo al... al parco, sì? – senza attendere risposta schizzò fuori dal bagno, lasciandomi sola.
*
- Che ci fa lei qui?! – esclamarono Ambra, Nicola, Davide e Emma indicando Sabrina che era a due passi dietro di me, talmente terrorizzata da essere diventata bianco-nuvola.
- Non è quella antipatica, vero? – chiese Davide sprezzante – Quella che in quarta mi ha fatto lo sgambetto in mensa facendomi cadere la faccia nella pasta al sugo? E invece sì! È lei! – gridò il ragazzo puntando un dito minaccioso verso Sabrina.
- Già! Sabrina Astri! La più "fantastica" della scuola! – disse Nicola pronunciando la parola "fantastica" con vocina stridula.
- Tu! – disse Emma scuotendo la testa per poi guardare Sabrina furiosa – Non ci credo!
- Vittoria, non avevi detto che Sabrina era quella che ti prendeva sempre in giro per qualsiasi cosa? – chiese Ambra ignorando la presenza dell'interessata – E poi avevi detto che era una cosa importante! – si accigliò.
A quanto avevo capito tutti lì avevano avuto problemi con Sabrina, tutti erano stati trattati male, la "principessina" aveva fatto la bulletta con ognuno.
L'unica a non essere arrabbiata era Clara, che scuoteva la testa con un sorriso divertito. Sapevo che aveva letto i miei pensieri ed era già a conoscenza dei fatti.
- Ragazzi – intervenne Clara mettendosi tra me e gli altri – Vittoria ha scoperto che Sabrina vede i Mostri e gli Elementi, è venuta per chiederci il perché.
Una parte di me la ringraziò, ma l'altra la odiava quando mi frugava in testa.
Clara mi sorrise, come faceva sempre quando la insultavo silenziosamente.
- E sono quasi sicura che non abbia un Elemento – aggiunsi io, guardando specialmente Ambra.
- Cosa te lo fa pensare? – domandò Davide con la mano sul mento.
Deglutii. Non lo sapevo, era solo una sensazione. Forse una parte di me non avrebbe accettato l'idea che Sabrina fosse speciale, mi avrebbe fatto sentire nuovamente inferiore.
- Non lo sa – rispose Clara sospirando.
In quel momento la odiai.
- Ti rendi conto che frugare le menti degli altri è sbagliato? - la sfidò Nicola.
- Disse quello che ha rubato cinquanta euro alla madre solo per comprare un videogioco sul calcio – sorrise Clara incrociando le braccia.
Nicola diventò tutto rosso, aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse, imbarazzato.
- Posso sapere di che state parlando? – chiese Sabrina facendosi avanti e riacquistando un po' della sua sicurezza.
La guardammo tutti, dal primo all'ultimo e lei tentò di nascondere il rossore che le cresceva sulle guance con un'espressione sicura e spavalda.
I capelli castani le ricadevano sulle spalle, perfettamente ordinati e in tinta con la maglietta bianca su cui sopra era scritto con lettere dorate "I'm boss" e accanto una coroncina argentata. Gli occhi verdi, carichi di vanità e invidia mandavano fulmini furiosi a chiunque incrociasse il suo sguardo.
Mi accorsi della smorfia di Davide che era quello più infuriato, tra noi, con Sabrina.
- Oh! La regina ha dato un ordine! – fece Nicola sarcastico – Dobbiamo obbedire o finiremo in prigione! – cominciò a saltellare sul posto, doveva sembrare preoccupato e in ansia, invece pareva che dovesse andare urgentemente al bagno.
Davide scoppiò a ridere perdendo l'ira di un attimo prima.
Sabrina si morse un labbro e fulminò Nicola.
- Il fatto che tu veda i Mostri e ciò che fanno gli Elementi non significa per forza che tu debba essere una Protettrice – disse Clara squadrando Sabrina con odio – Esistono dei casi in cui i parenti dei Protettori vedono i Mostri anche se non sono, per così dire, "speciali".
- Come lo sai? – le chiese Emma, ammirata.
- Lo stavo per dire io, ecco come – disse Ambra corrucciata.
- Quindi uno dei parenti di Sabrina è uno di noi? – chiesi scettica.
- Per quello che so io, sì – rispose Ambra, seria.
- Quindi sono imparentata con qualcuno di voi? – Sabrina emise uno strillo acuto e sembrò che avesse appena visto un topo morto – Ho della feccia per parenti? – esclamò ancora arricciando il naso.
Ambra strinse gli occhi e all'improvviso la sua testa prese fuoco facendo fare un salto indietro a tutti.
- Non. Insultare. Chi. È. Superiore. A. te! – gridò la mia amica spalancando gli occhi che brillarono di odio.
Sabrina aveva le mani davanti alla faccia come quando ero insieme a lei nel bagno. Spaventata e tremante. Ma quando Ambra pronunciò quelle parole si fece d'un tratto più sicura. Abbassò cautamente il braccio e fissò la ragazza con determinazione e terrore.
- Tu... tu non sei s... superiore a... me! – gridò, ma fu un insulto soffocato dal panico.
- Ah, sì? – chiese Ambra mentre la sua testa si spegneva e la temperatura lì intorno tornava normale – Tu puoi incenerire le persone schioccando le dita? Tu riesci a far morire decine di persone solo perché tuo padre ha deciso di portarti a vedere il tuo film preferito al cinema? Sei ancora sicura di essere come me?! Tu non hai idea di cosa ho dovuto fare per evitare delle catastrofi in tutto il mondo! Voi – e il suo sguardo fu rivolto a tutti presenti, non solo Sabrina – non sapete cosa vuol dire appiccare incendi senza poter in alcun modo confessare di averne colpa perché tutti ti credono pazza alla sola parola! Non avete idea dei sacrifici che ho dovuto fare da bambina! Non sapete cosa ho dovuto passare! Nessuno dei vostri Elementi è potenziato come il mio! I miei antenati sono stati tra i primi ad esercitarsi per rendere questo potere un arma! È per questo che i vostri sono così deboli mentre io sono un mostro! I precedenti Protettori dell'Acqua non hanno mai avuto neanche l'idea di creare uno tsunami, mentre i Protettori del Fuoco hanno deciso, di punto in bianco, di appiccare incendi a grandi capannoni per divertimento, in modo che il potenziamento venisse attribuito anche ai figli! I Protettori del Vento non hanno mai pensato di far scatenare un tornado, mentre i...
- Posso scatenare un tornado? – la interruppe Nicola con gli occhi pieni di entusiasmo.
L'espressione di Ambra si addolcì di colpo mentre i suoi occhi tornavano al colore originario.
Sorrise, poi scoppiò a ridere.
In un primo momento tutti la fissammo come se fosse pazza, ma poi anche Nicola e Davide risero, come Emma e Clara e alla fine anche io mi lasciai trascinare.
L'unica che non aveva capito una sola parola di Ambra era Sabrina, che rimase accigliata tra i suoi pensieri.
Risi, lasciando scivolare via tutto. Risi felice di farlo, come se quella risata potesse sconfiggere i Mostri e salvare il mondo.
- Scusate – disse Ambra smettendo di ridere ma continuando a sorridere – a volte ho bisogno di buttare tutto fuori.
- No problem, sorella – le rispose Davide scuotendo la testa e facendole un occhiolino.
Ambra gli diede in testa un pugno affettuoso.
- Mi spiegate o devo invecchiare qui? – gridò Sabrina agitando le braccia davanti a noi e facendo zittire i risolini che ancora scuotevano l'aria.
Nicola sbuffò.
- Ah! La principessa "fate tutto quello che dico" è troppo importante per ridere! È troppo orgogliosa di se stessa per scherzare un po'! – disse il ragazzo sbattendo le palpebre, come in quegli stupidi cartoni di principesse che fanno in TV.
- Ma se non avete neanche fatto una battuta! Vi siete messi a ridere senza un motivo! – ribatté Sabrina, ancora accigliata.
- Se non ti piace quello che facciamo, vattene! – disse Emma. Era la prima volta che la vedevo così arrabbiata.
- E secondo te, carina, io volevo rimanere con voi sfigati a parlare di "Mostri" e "poteri"? No, con voi no! – le rispose Sabrina, disgustata.
- Allora potrai rimanere ignorante mentre i "Mostri" e i "poteri" ti perseguitano e tu non saprai mai per quale motivo tu sei l'unica pazza che vede queste cose – le dissi sorridendo.
Sabrina si morse un labbro, esitante. Poi si accigliò di nuovo e guardò Ambra.
- Dimmi tutto quello che sai – le disse, seria.
- E perché dovrei farlo?
- Perché non è un ordine, è una richiesta.
- Suonava tanto come ordine – le fece notare Nicola.
- Per piacere? – disse Sabrina, trattenendosi dall'aggiungere una battuta acida.
- Così va meglio – disse Ambra sorridendo.
Ci volle quasi un'ora per spiegare a Sabrina cos'era la Squadra del Fulmine, cosa facevamo, chi erano i Mostri, eccetera.
Nicola e Davide si unirono alla spiegazione di Ambra con innato entusiasmo, interrompendo la ragazza a metà di una frase e aggiungendo battute sarcastiche. Sabrina non pareva farci caso, ascoltava Ambra, più che gli altri due che, in quel momento, stavano facendo la figura degli idioti totali.
Soprattutto Nicola.
Guardai Clara che stava fissando accigliata Nicola che aveva appena interrotto Ambra e ora spiegava come lui, il genio, riusciva a fare una capriola in aria senza sfracellarsi al suolo e Davide lo interrompeva a sua volta facendogli notare che chiunque avesse avuto l'Elemento del Vento avrebbe potuto fare quella roba.
Alzai gli occhi al cielo, poi mi voltai verso Emma, che si stava dondolando su un'altalena al centro del parco.
Quel giorno era nuvoloso come il precedente, solo senza vento; e nessuno aveva avuto voglia di andare al parco, motivo per cui era tutto nostro.
Non avevo voglia di intraprendere una conversazione con Clara e Emma, più che altro perché non sapevo di che parlare. Non avevo idea di cosa ci si chiede tra amici, con Ambra era sempre lei che mi faceva le domande, io mi limitavo a rispondere, ma in tutto le avrò fatto una o due domande personali. Con Clara e Emma sarebbe stato ancora più imbarazzante perché non le conoscevo ancora abbastanza bene.
Perfettamente d'accordo.
Clara mi stava sorridendo, un espressione metà contento, metà imbarazzato.
Odiavo quando mi leggeva nella mente, ma continuare a pensarlo sembrava inutile, visto che lei lo sapeva già.
Il mio sguardo indugiò un attimo su Clara, prima di spostarsi nuovamente su Ambra, che stava alzando il tono di voce per sovrastare il litigio tra i due cugini i quali gridavano uno contro l'altro per capire chi sapesse dire "Supercarifragilistichespiralidoso" più velocemente. Non avevo idea di come fosse scoppiata la lite, ma non mi importava molto. Una cosa che avevo capito di quei due era che litigavano per qualsiasi cosa, anche la più stupida.
- ...E così i Mostri sono collegati ad un Elemen... - ma la voce di Ambra fu sormontata da Davide che a sua volta gridava in direzione di Nicola:
- Lo so fare più veloce io! Guarda qua! Supercarifragilistichespiralicoso! Ah! Prova a fare di meglio!
- Oh! Fidati che ce la faccio! – gli rinfacciò Nicola – Hai detto "supercarifragilistichespiralicoso" al posto di "supercarifragilistichespiralidoso"!
- E che differenza c'è? – chiese Davide, infuriato.
- Hai detto la "c" al posto della "d", no? – ripose Nicola come se stesse spiegando ad un bambino quanto fa due più due.
- Sai che roba!
- I Mostri sono la parte malvagia dell'Elemento e vivono in... - ritentò Ambra, solo per essere di nuovo interrotta:
- E poi non abbiamo neanche un cronometro per capire chi lo dice più veloce! – esclamò Davide facendo roteare le braccia.
- Già! Ma possiamo usare la voce! Io conto quando lo dici tu e tu conti quando lo dico io – rispose Nicola, pensoso.
- E chi dice che poi tu bari?
- Io? Barare? Caso mai sei tu l'imbroglione!
- E perché quando io ti insulto devi insultarmi anche tu?!
- Adesso hanno messo una legge che vieta di insultare?
- E anche se ci fosse? Tu la rispetteresti?
- Non era questo il punto della situazione!
- Io non me lo ricordo neanche più qual'era il punto della situazione!
- E io sì?!
Sospirai, quei due erano proprio dei babbei. Sembrava che si fossero messi d'accordo per fare tutta la scenata, quando invece era tutto creato lì su due piedi. Era incredibile.
Ambra, intanto, aveva avuto l'idea geniale di spostarsi da un'altra parte del parco a parlare con Sabrina. In certi casi sembra che le idee migliori siano quelle più semplici, forse perché è così.
*
La faccia di Sabrina, ne ero certa, era esattamente come la mia, la prima volta che Ambra mi aveva parlato dei Mostri: sconvolta, terrorizzata, soddisfatta e un pochino incuriosita. Era strano vederla sul viso di Sabrina, la ragazza sicura di sé, ricoperta di ragazzini che la ammiravano e che obbedivano ad ogni sua parola.
Ora era così fragile, sembrava si potesse rompere da un momento all'altro. Bianca come un cencio, fissava ognuno di noi con terrore.
- Secondo me l'hai convinta – sentii sussurrare Nicola all'orecchio di Ambra, che si accigliò.
- Non grazie a voi due – rispose brusca sua cugina.
Fissavamo Sabrina, in attesa di una qualche reazione, una qualsiasi. Un grido improvviso, un "cosa?!" stile Nicola, uno svenimento istantaneo, un calcio o un pugno in direzione di Ambra o semplicemente uno sbattimento di palpebre e una qualche domanda.
Invece la ragazza era immobile da quasi dieci secondi, da quando Ambra aveva finito di parlare... ma non diceva nulla, seppur la sua bocca fosse aperta a metà.
Poi, però, parve ricomporsi, sul suo viso tornò un po' di colore e strinse le labbra e i pugni.
- Questa cosa è pazzesca – iniziò con tono più tranquillo di poco prima – e folle e senza senso e pazza e folle!
- L'hai già detto – le fece notare Nicola, ma Sabrina lo ignorò.
- Ma, presupponiamo per un momento che sia reale – disse stringendo gli occhi – facciamo finta che voi, banda di imbecilli, mi stiate dicendo la verità. Come credete di sconfiggere queste minacce che a parer suo – indicò Ambra – stanno distruggendo il mondo? Come vi illudete di essere abbastanza forti? Come pensate di riuscirci?
Quella era una domanda che non mi ero mai fatta e la mia mente d'un tratto esplose dalla voglia di saperne la risposta. In effetti Sabrina non aveva torto (L'ho pensato sul serio?!): come avremmo fatto a sconfiggere i Mostri?
Ambra prese un respiro profondo prima di parlare, sembrava che avesse quasi timore di aprire bocca.
- Non lo so – disse abbassando il capo e tormentandosi le mani per il nervosismo.
- Davvero?! – esclamò Davide – Non lo sai? La cosa più importante di tutte e tu non la sai?! Sai tutto, tu!
Ambra scosse la testa.
- Mi dispiace, ma nessun Protettore ha ancora capito come farlo, nel passato nessun Mostro è stato sconfitto. Non ho idea di come fare – disse senza guardare nessuno negli occhi.
Sabrina fece una smorfia.
- Lo sapevo! Vi siete inventati tutto! Quello che mi hai raccontato è solo una bufala e per fare quelle magie vi sarete inventati qualche trucco a me sconosciuto! – disse con le braccia incrociate – Siete solo dei bambini troppo cresciuti! Quando vi deciderete a diventare adulti? Ah! Che idioti – Sabrina scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, come se noi non fossimo presenti.
Nessuno di noi aveva avuto una qualche reazione a quelle parole. Io mi trattenni dall'alzare a mia volta gli occhi al cielo.
Dopo pochi secondi Nicola sbuffò per poi cominciare a fischiettare la musichetta di Star Wars. Si alzò in aria e rimase sospeso, mentre tutti lo fissavamo dubbiosi.
Sabrina indugiò sulla propria espressione delusa e ora guardava Nicola, fingendo indifferenza, ma si vedeva da lontano che era incuriosita da quella strana magia.
Nicola fece una capriola in aria, poi si mise a gambe incrociate esattamente sopra Ambra, schioccò le dita in direzione della cugina per poi incrociare le braccia e attendere, con il fischiettio che riempiva l'aria.
Ambra sospirò, pareva che avesse già fatto mille volte quel trucco e che lo odiasse ogni volta di più.
La ragazza creò un cerchio con l'indice e il pollice di entrambe le mani e ci soffiò dentro. Immediatamente un anello di fuoco si generò dalle mani di Ambra, ingrandendosi sempre di più e sollevandosi all'altezza di Nicola. Il ragazzo allungò le gambe e con una giravolta entrò nel cerchio. Una volta dall'altra parte gridò: - Tah dah! – per poi riprendere subito a fischiare e atterrare dolcemente.
Il cerchio di Ambra si spense in un'unica vampata.
Tutti eravamo rimasti a bocca aperta fissando il trucco, che, seppur semplice, faceva il suo effetto. L'unico a non essere sorpreso era Davide, il quale sembrava averlo visto già svariate volte.
- Allora? È ancora uno "stupido trucco" per te? – chiese Nicola a Sabrina con le mani sui fianchi – O la principessina non si impressiona per così poco?
Sabrina si morse il labbro, indecisa sul da farsi.
- Okay! Mi hai convinto! – fece rivolta a Nicola – Vi aiuterò per questa storia dei Mostri, ma non vi aspettate che io rischi la vita perché non lo farò!
Io e Ambra ci guardammo perplesse. Sabrina forse non si rendeva conto che la vita era proprio la prima cosa che avrebbe dovuto rischiare entrando nella Squadra del Fulmine.
*
Tornai a casa poco dopo. Erano ormai le quattro e mezza e avevo i compiti di Geografia da finire.
Nel tragitto verso casa ripensai alla domanda che aveva posto Sabrina "Come si fa a sconfiggere i Mostri?" e a come Ambra fosse rimasta interdetta; come, per una volta, non avesse la soluzione al problema.
Quella non era una domanda semplice, dovevamo trovare la risposta, perché da essa dipendeva il nostro futuro. Vivere o morire.
Sapevo che il mio destino era rischiare la vita per il mondo, ma non mi sentivo pronta, ero ancora giovane, immatura (okay, Davide e Nicola lo erano ancora meno), e il mondo dipendeva da me. Non è normale! L'umanità non avrebbe apprezzato che il futuro del globo fosse nelle mani di un branco di marmocchi. Io dovevo ancora compiere i quattordici anni!
Feci una smorfia e spalancai la porta di casa.
La mamma era in cucina, probabilmente a visitare qualche sito a suo parere interessante dal suo computer portatile, mentre Luca era in salotto, che giocava con la Wii, esclamando a volte dei "Noooo!" o dei "Sììììì!", alternati al fatto che stesse vincendo o meno. Io non mi persi neanche a salutarli, andai direttamente in camera mia e chiusi la porta.
Avvertivo di nuovo quella sensazione di ansia, come quando la sera con Ambra... No, non poteva essere.
Scossi la testa mentre il cuore cominciava a battermi all'impazzata.
C'era qualcosa, lì, in quella stanza; qualcosa che non avrebbe dovuto trovarsi lì. Non poteva e non doveva starci, eppure lo percepivo. Avvertivo occhi malefici pizzicarmi la pelle, mi sembrava di vedere ombre ovunque; figure scure, dietro l'angolo, pronte a pugnalarmi alle spalle senza la minima pietà.
Sì! Il pugnale!
Sfiorai la pietra allacciata al mio collo e improvvisamente mi ritrovai un pugnale in mano. Quell'arma mi dava sicurezza, ma non c'era niente di sicuro se restavo lì.
Volevo correre, scappare, fuggire. Ma le gambe non si muovevano.
Scossi di nuovo la testa e puntai il pugnale davanti a me, come se fosse una pistola. Non avevo idea di cosa fare, non sapevo cosa cercare, cosa sconfiggere, sapevo solo di avere paura; una paura che cresceva, sempre di più, inghiottendo ogni mio singolo muscolo e paralizzandolo dal terrore.
Poi una pietra si materializzò in aria, a pochi passi da me, con un lampo di luce viola, e cadde a terra con un tonfo.
Mi scappò un urlo, ma dopo quello, l'ansia e il terrore erano passati. L'unica traccia rimasta era quel sasso in centro alla camera.
- Vittoria, tutto bene? – chiese mia mamma dalla cucina.
- Sì! – gridai a mia volta prima di tornare al sasso.
Ora che guardavo meglio, alla strana roccia era attaccato un biglietto. La carta era nera, e le lettere sopra incise erano in bianco, ma il messaggio era scritto talmente male che solo poche parole erano comprensibili. La grafia era stretta e piena di spigoli che rendevano impossibile intendere il significato.
Misi al sicuro il pugnale sul mio collo e lessi attentamente il biglietto, o almeno, ciò che era leggibile:
L'Albero di luce... aperto. Entrate... Mostri... lì...
Mi accigliai, scrutandolo attentamente e pensando tra me.
Avevo percepito la presenza del Mostro dell'Ombra, probabilmente la pietra l'aveva portata lui nella mia camera.
Non ero sicura di potermi fidare della parola di un Mostro... anzi, ero sicura di non dovermi fidare. Ma ero curiosa, volevo almeno capire di cosa si trattasse, quale fosse il vero significato.
Eppure in quel momento non vedevo modo di rispondere al questito.
Ripiegai il foglio e lo nascosi dentro un libro di Storia, mentre il sasso decisi di metterlo in un cassetto della scrivania, dove non avrebbe dato fastidio.
Per tutta la sera tentai di dimenticare quella storia. Pensando a cose che, normalmente sarebbero state in fondo alla mia mente. Cercai in tutti i modi di nascondere a me stessa la storia del biglietto, ma ogni tanto il ricordo riaffiorava e allora mi concentravo di più sul fatto che i Sumeri fossero vissuti dal 4000 a.c. al 2000 a.c. Funzionò abbastanza da poter cenare in tranquillità e finire i compiti in pace. Ma quando venne il momento di andare a dormire ogni singola paura e domanda risalirono in superficie, riempiendomi il cervello di timore.
Mi rigirai nel letto molte volte, sentivo una sorta di energia negativa irradiare dal libro in cui era nascosto il biglietto.
Sentivo un'aura scura ricoprirlo, come se ci fosse un fantasma nella stanza. Ma l'ansia non era forte come quel pomeriggio, quando era sicura che il Mostro dell'Ombra fosse vicino... No, era come se avesse lasciato lì una parte di sé, qualcosa di inanimato ma che conteneva parte della sua energia negativa. Da un certo punto di vista era proprio quello che aveva fatto.
Chiusi gli occhi, concentrandomi sul buio che mano a mano si faceva più intenso. Risaliva dai piedi, addormentando ogni minuscola parte del mio corpo, compreso ciò che ancora non conoscevo...
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