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KIRISHIMA POV

Non so chi sono.

Non so perché sono qua.

I dottori mi hanno detto diverse cose, ma anche dopo distanza di mesi continuo a non capirle.

Mi hanno rivelato che mi chiamo Kirishima Eijiro, che ho ventiquattro anni e che ho sempre vissuto qua, ma non sanno nient'altro di me.

Così come io non ricordo nulla.

Mi guardo attorno per la stanza d'ospedale dove ormai vivo da qualche mese: i dottori mi hanno detto che ho avuto un incidente stradale, di cui il colpevole non è nemmeno stato preso, e, per colpa di questo, sono rimasto in coma per diversi mesi.

Mi hanno inoltre detto che, dopo essermi svegliato, avevo completamente perso la memoria e dovevo ricominciare da zero.

In questo periodo quindi ho cercato di riprendere l'abilità di camminare e parlare fluentemente, ma se ci ragiono su non ho idea di come riprendere in mano la mia vita.

Sono all'interno di un corpo che non riconosco più e di un'identità che non ricorda nulla di ciò che ha passato nella sua giovinezza.

Ho paura perché non voglio rimanere in ospedale per sempre, ma non ho nemmeno idea di come si viva al di fuori di esso.

Mi hanno detto che non ho nessuno, nessun parente e nessun amico si è fatto avanti.

Tranne uno.

Gli infermieri che mi seguono giornalmente mi parlano di un certo ragazzo che viene sempre a portarmi i vestiti e degli oggetti per farmi passare il tempo, ma non gli è mai stato permesso di entrare in reparto.

Non so chi è, però sembra essere una persona gentile e che si preoccupa per me.

Forse era un mio amico? Chissà come l'avrò conosciuto.

Sento ad un tratto bussare e, dato il consenso, vedo il mio neuropsichiatra entrare nella stanza.

"Buongiorno, Kirishima. Come si sente oggi?" domanda l'uomo in camice avvicinandosi al mio letto.

Poco dopo entrano un paio di infermiere anche, vanno dritte verso i macchinari che ho collegati ed iniziano a smanettarci.

"Fisicamente sto meglio, l-la riabilitazione mi permette ora di c-camminare e fare sforzi senza stancarmi troppo. Mentalmente invece continuo ad essere molto confuso, mi fido o-ovviamente di ciò che mi avete riferito. Mi f-fà solo strano pensare che mi sia accaduto tutto ciò, m-ma alla fine le conseguenze sul mio corpo si vedono" affermo con voce lievemente tremante.

Il dottore annuisce e scrive qualcosa sulla mia cartella clinica, nel mentre le due infermiere mi hanno staccato da ogni macchina.

"Io e i colleghi che ti abbiamo seguito riteniamo che può procedere il suo recupero a casa. Dovrà continuare giornalmente con la fisioterapia, gli incontri psichiatrici e prendere le medicine che le ho prescritto. Tenga inoltre sempre il telefono acceso che la chiamerò per fissare gli appuntamenti"

Abbastanza incerto, annuisco ed osservo molto preoccupato il dottore, nel mentre una delle due donne si avvicina al mio braccio sinistro e me lo afferra delicatamente.

"Oh non si preoccupi, non sarà solo ovviamente. C'è un ragazzo che si è proposto di ospitarla ed aiutarla con il suo percorso, ha detto che è un suo vecchio conoscente e ritengo pure io che sia ottimo per lei"

Lascio uscire un sospiro di sollievo ed annuisco di nuovo, curioso di conoscere di chi si tratta.

La mia felicità però si tronca appena sento un forte bruciore verso il «polso» e sono costretto a mordermi il labbro.

"La cicatrice le fà ancora male? Posso farle prescrivere qualche antidolorifico oppure una pomata" domanda l'infermiera che mi ha tolto il bendaggio.

Guardo un po' rattristato e disgustato il mio arto sinistro in cui mi è stato amputato metà avambraccio; mi avevano detto che, per ripararmi dal colpo dell'auto, avevo sacrificato l'intera mano e non c'era stato modo di sistemarla se non così.

L'infermiera disinfetta la ferita ormai quasi del tutto guarita e passa poi a rifasciarmi.

"Appena è pronto possiamo preparare le pratiche per la dimissione, se la prenda comoda mentre io discuto con il suo tutore" conclude il dottore prima di uscire dalla stanza.

Lo saluto cordialmente con un filo di voce e torno a fissare le infermiere che si occupano di me.

Sono decisamente preoccupato, non ho la minima idea di cosa aspettarmi.

Dicono che è una brava persona, devo essere fiducioso.

Una delle due donne preparano la mia borsa con tutto il materiale che mi era stato mandato, l'altra invece finisce di farmi le ultime analisi e vestirmi.

Arriva così più o meno l'ora di pranzo e mi danno il perfetto via libera per uscire, così le due infermiere mi accompagnano fuori.

Una regge la mia borsa, l'altra mi tiene a braccetto visto che non riesco ancora a coordinare bene le mie gambe.

Le porte dell'ospedale si aprono ed i miei occhi sono costretti a chiudersi un pochino per la forte luce solare, è una calda giornata d'agosto.

Gli alberi attorno a me sono estremamente verdi e rigogliosi, si innalzano verso il cielo di un azzurro candido e splendente.

Il mio occhio però si posa su un ragazzo poco distante, sta parlando con il mio dottore.

Li raggiungiamo dopo un lento cammino e vedo sulle labbra del giovane formarsi un enorme sorriso.

"Kirishima, lo riconosce? Le sembra familiare?" domanda il neuropsichiatra indicando il ragazzo davanti a me.

Ha dei capelli castani, con riflessi biondi, molto spettinati e una rasatura alla nuca che mostra delle orecchie coperte da piercing; gli occhi, addornati da un paio di occhiali da vista, sono di un marrone intenso, ma uno è ormai bianco per colpa di una grossa cicatrice che gli arriva fino al mento. Indossa una semplice t-shirt nera con dei jeans larghi che coprono un paio di scarpe da ginnastica.

Lo guardo attentamente, catturo ogni dettaglio del suo volto.

Nego.

"N-non riesco a ricordarla, mi dispiace..."

Il dottore annuisce e poggia una mano sulla mia spalla.

"Non è un problema, avrà tempo per conoscerla nuovamente. Magari le farà tornare qualche ricordo. Le auguro una buona permanenza, tenga a mente ciò che le ho detto. Arrivederci"

L'uomo torna all'interno dell'ospedale, nel mentre le due infermiere lasciano la borsa al castano e lo informano di ciò che deve fare.

Continuo a fissarlo intensamente: non riconosco assolutamente chi è, ma qualcosa dentro di me si sta muovendo.

Pure le due donne se ne vanno e mi affretto perciò a ringraziarle e salutarle, ora sono solo con lui.

Mi porge la mano destra e mi mostra un altro sorriso.

"Mi chiamo Katsuki Bakugo, ho ventuno anni e sono un tuo vecchio collega di lavoro" spiega mentre stringo gentilmente il suo palmo.

Quel contatto mi fà battere più velocemente il cuore e sento le guance farsi lievemente più calde, ma non ne capisco il motivo.

"Piacere, Eijiro Kirishima. Almeno m-mi hanno detto che questo è il mio nome, io n-non lo so haha..."

Il ragazzo sbuffa una risatina e mi afferra a braccetto, così che potessimo iniziare ad incamminarci per il lungo viale dell'ospedale.

Il sul tocco è delicato ed amorevole, non sembra schifato dal mio aspetto e ciò mi rincuora molto.

"Mi piacerebbe c-che mi raccontassi il mio passato e soprattutto come ci siamo c-conosciuti, lo faresti?" chiedo con un pizzico di speranza.

Alza lo sguardo e mi fissa per qualche secondo dritto negli occhi.

"È una lunga storia, per ora credo sia meglio pensare alla tua guarigione fisica. Ma arriverà prima o poi quel momento, sii solamente paziente. Ora andiamo a pranzare"

Annuisco soltanto capendo il suo ragionamento e mi limito a camminare al suo fianco.

Mi sento intrappolato in un labirinto senza uscita dove i miei ricordi si dissolvono come sabbia tra le dita.

Anche se la memoria è svanita, sento uno strano peso al petto ogni volta che guardo questo ragazzo.

La mia anima è come prigioniera di un legame indissolubile con l'ignoto, condannata a vagare nell'oblio dei sentimenti perduti.

Chissà chi è questo ragazzo, chissà che rapporto avevamo.

La mia mente mi vuole dire qualcosa, ma è incapace di liberarsi di questo ricordo che probabilmente continuerà a tormentarmi per sempre.

Mi sento completamente perso, spero che lui mi guidi verso la strada giusta.

Non voglio più vagare nell'oblio.

THE END

***Spazio autrice***
Buongiorno gentaglia mia bella<3

Oggi il papiro finale ve lo scrivo alle 2 di notte mezza ubriaca, chissà che uscirà! Buona fortuna a voi che leggete!

Beh, è un finale felice? È un finale triste? Scegliete voi, è a vostra libera interpretazione come lo era stato per "that fvcking demon"!

Ho preferito lasciare così per diversi motivi, ma il principale era quello proprio di mantenere il senso del vuoto dell'oblio, spero abbiate apprezzato perciò!

Quindi mi raccomando ditemi subito come vi è sembrata sta ff, siete sempre liberi con me di esprimere qualsiasi pensiero senza paura di essere giudicati ^^

Sta ff è stata bella tosta, l'ho scritta come vi avevo già detto in un periodo abbastanza buio e mi ha aiutato veramente tanto, perciò mi ritengo cmq soddisfatta di questo lavoro.

Oh e curiosità: ho deciso di pubblicarla il 4 giugno pk, in giapponese, il numero 4 ha la pronuncia simile alla parola "morte".

E beh, state aspettando il "prossima ff" vero?

Allora tesori miei, sono purtroppo presa parecchio male perciò prima di metà agosto non ci sarà nulla... Punto sul pubblicare a fine agosto, ma non prometto nulla...

La prossima ff è pressoché finita, sono solo una ventina di capitoli di una storia abbastanza semplice ma allo stesso tempo bizzarra! È la calma prima di un mega progetto che sto ideando hihi.

Mi scuso perciò già in anticipo per il ritardo che farò hehe...

Ricordate cmq che mi potete sempre scrivere, non sarò mica morta per questo periodo di hiatus, mi potrete sempre contattare se vi va qua in bacheca o in uno dei social che ho messo in bio :)

E fine miei piccoli lettori malsani, grazie dal primo all'ultimo per chi ha seguito questa ff, ognuno di voi è speciale per me lo sapete♡♡♡ (ringrazio pure i miei manhwa malati che mi hanno ispirato e soprattutto la mia cara _Eleonora_22)

E fine tesori, non combinate guai mentre sembrerò morta, basto io per quelli!
Buona vita<3

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