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KIRISHIMA POV
Non so quant'è passato.
Non ho più la condizione del tempo, non vedo da tanto un orologio, una sveglia o semplicemente il cielo che cambia colore.
L'unica cosa che mi permette di scandire un minimo le ore è quando Bakugo mi porta i pasti, ma ultimamente non riesco più a collegare nemmeno questi.
L'unica fortuna è che non sto più in quella lurida cantina.
Il biondo adesso mi fà alloggiare direttamente nella sua camera, mi permette così di stare ventiquattro ore su ventiquattro assieme e di fare qualsiasi cosa in sua compagnia.
È vero, la mia privacy è andata totalmente a monte, ma penso che questo problema venga nettamente dopo al mantenere stabile la mia, già pressoché inesistente, sanità mentale.
Come ho fatto a finire così? Semplicemente ho iniziato ad assecondarlo.
Ho ragionato che, continuare ad andargli contro, lo avrebbe solo infastidito e sarebbe finito magari con l'uccidermi; mostrarmi, invece, più disponibile e sottomesso, lo ha immediatamente calmato.
Se continuo così sono sicuro che riuscirò a scappare e ricreare la mia vita da zero.
Però prima devo liberarmi di un'altra cosa, un oggetto presente sul mio polso sinistro dov'è ancora presente l'anello inchiodato all'anulare.
È un bracciale di ferro con all'interno un localizzatore, è ben stretto alla carne così che, se mi allontano troppo, mi lascia come avvertimento una piccola scossa e manda un segnale al telefono del biondo.
Sospiro e giro il viso verso Bakugo, è seduto al mio fianco sul grande letto mentre guarda poco interessato la televisione appesa nella parete davanti a noi.
Mi ha portato da mangiare, perciò deduco sia o l'ora di pranzo o la cena.
Ho la stomaco completamente chiuso però, ora come ora non riesco nemmeno a guardare quel piatto di cibo.
Torno a fissare il biondo, che ormai ha terminato il suo pasto, e che finisce il tutto bevendo l'ultimo sorso di una bottiglietta di birra.
Un'idea mi balena subito in testa e mi alzo dal letto, catturando immediatamente la sua attenzione.
"Dove pensi di andare?"
"Prendo qualcos'altro da bere! Stasera c'è un f-film che mi piacerebbe vedere assieme" mento cercando di sembrare il più convincente possibile.
Assottiglia gli occhi e mi scruta in silenzio per qualche secondo, ma si limita solo ad annuire prima di puntare nuovamente lo sguardo sullo schermo.
Con l'accesso libero, esco dalla camera e vado diretto verso la cucina.
Il bracciale al polso inizia già ad illuminarsi di giallo, segno che mi sto allontanando dal raggio permesso.
Raggiungo il frigorifero e lo apro, la luce bianca ricopre subito il mio corpo avvolto invece nell'oscurità della stanza.
Il mio sguardo si posa quindi sulle altre bottigliette di birra presenti e, senza pensarci due volte, le afferro tutte e quante.
Le porto goffamente nella camera e le adagio proprio al suo fianco.
Mi rimetto al mio posto e lo invito ad iniziare a bere mentre io mi sarei dilettato a cercare un film pressoché inesistente.
Bakugo mi scruta attentamente, ora i suoi occhi si sono fatti di un marrone più vivo che li fà sembrare rossi come il sangue.
Deglutisco a vuoto e lascio che beva in tranquillità la seconda bottiglietta, il mio obiettivo è fargliele far fuori tutte.
Dubito altamente si ubriachi con solo della birra, ma penso che questa basti almeno per stordirlo.
Dopo diversi minuti di zapping, riesco a trovare finalmente un film e lascio così che lo potesse guardare.
Resto seduto immobile al suo fianco, lo invito semplicemente a bere ogni tanto per non destare troppi sospetti, ma se si tratta di una mia richiesta acconsente subito.
E come calcolato, riesco a fargli ingerire tutte le restanti birre in poco meno di un'oretta.
Il suo viso è completamente rosso, ogni tanto lascia uscire un singhiozzo mentre mi guarda con un sorrisetto beffardo sulle labbra.
"Tu sei miooo!" biascica prima di mettersi lentamente a cavalcioni delle mie gambe.
Mi balza subito all'occhio il chiaro rigonfiamento sul cavallo dei suoi pantaloni e ciò mi fà intuire che la sua lucidità è molto scarsa ora.
Si china per avvicinarsi al mio viso e, di conseguenza, io vado sempre più indietro per non fargli raggiungere la meta.
E appena i suoi occhi sono così concentrati sui miei, afferro una bottiglietta per il collo e lo colpisco con forza con essa sul viso.
Quest'ultima si frantuma e le schegge gli rigano e feriscono il volto, causandogli un grido dolorante mentre il sangue inizia a colare lento sopra l'occhio destro.
Lo spintono per potermi così liberare e corro immediatamente verso la porta d'ingresso.
Metto entrambe le mani sulla maniglia e cerco di farla scendere in tutti i modi, ma la porta è chiusa a chiave.
Il cuore mi batte estremamente rapido e il respiro mi manca, devo uscire da questo posto.
Mi guardo immediatamente attorno, cerco con occhi ansiosi una possibile via d'uscita.
L'unica che trovo è bensì una finestra.
Corro verso questa e mi affaccio: il cielo è completamente scuro, è tardi quindi. Sono al primo piano e la discesa non sarà per nulla piacevole.
Tiro un'occhiata alla camera del biondo e lo intravedo rialzarsi con fatica: il lato destro del viso è completamente rosso e l'occhio è chiuso per colpa di un grosso pezzo di vetro conficcato su esso.
Devo sbrigarmi.
Provo ad aprire la finestra ma, come pensavo, anch'essa è sigillata.
Mi mordo il labbro sentendo il tempo stringere e cerco rapidamente qualcosa con cui poterla aprire del tutto.
Afferro così una padella, molto probabilmente quella che aveva usato per preparare la cena, e la sbatto con forza sul vetro.
Questo si crepa soltanto, non è abbastanza.
La colpisco di nuovo ed ancora una volta, la crepa si espande.
Lo sento gemere il mio nome in modo disperato, vuole che torni indietro ad aiutarlo.
Stringo maggiormente il manico della padella e sento gli occhi pizzicare, sto effettivamente facendo la cosa giusta?
Non lo so, ma ormai il danno è fatto.
Con la poca forza che mi rimane, do un ultimo critico colpo al vetro che questa volta finalmente si rompe.
Elimino la maggior parte dei frammenti, per evitare di farmi ulteriormente male, e scavalco il montante in legno.
Mi trovo così appeso alla finestra distrutta, alcune schegge mi grattano sui palmi mentre il mio corpo è completamente a penzoloni nel vuoto.
È buio, riesco a malapena a vedere il fondo, ma non posso attendere ancora per tanto.
Mi lascio perciò cadere.
Non è una caduta che può causare la morte, ma essendo comunque quasi otto metri il mio corpo ne risente.
Soffoco un gemito di atroce dolore alle caviglie e stringo con determinazione i pugni sull'erba del giardino.
Mi tiro su con calma e sento le gambe tremare per le lancinanti fitte che provengono dalle caviglie.
Tiro un'occhiata alla finestra da dove mi sono buttato e, scorgendo che non mi ha ancora raggiunto, decido di proseguire.
Il bracciale al polso inizia ad illuminarsi di rosso mentre zoppico via per la strada oscura, il dolore è persistente e non mi permette di andare veloce come voglio.
Le luci dei lampioni illuminano solo poche porzioni del marciapiede, lasciano così ampie zone nell'ombra che possono nascondere chissà quali pericoli.
Ogni mio passo è accompagnato da un senso di apprensione ed inquietudine crescente, la mia immaginazione non gioca buoni scherzi ed inizia a dipingere orrori dietro ogni angolo.
Intravedo sagome oscure che mi scrutano, ogni rumore fà sobbalzare il mio cuore dal battito già accelerato.
Cerco di avanzare il passo per la via deserta, le ombre si allungano addosso i muri delle case e sembrano osservarmi con occhi vuoti.
Mi continuo a trascinare con la speranza di raggiungere la mia abitazione, ma l'inesistente luce e il senso dell'orientamento ormai perduto non mi permettono di trovare la strada per casa.
Mi guardo attorno spaesato, le pupille veloci passano su ogni elemento attorno a me.
Sarò abbastanza lontano da lui?
Ce l'ho effettivamente fatta? Sono davvero fuggito?
Mi posso considerare libero?
Il mio cuore perde un battito al solo pensiero di esserci riuscito ed un sorriso mi si forma sulle labbra.
Riprendo perciò a camminare in modo più energico, la felicità che sto provando non mi fà praticamente più percepire il dolore.
Ma preso dalla troppa foga, inciampo a terra e cado a carponi sull'asfalto, strappandomi così i pantaloni sulle ginocchia e sbucciandomi i palmi delle mani.
Tento subito di rialzarmi, ma noto una strana luce infondo alla strada avvicinarsi sempre di più.
Sgrano gli occhi capendo che si tratta di una macchina e riprovo a mettermi in piedi.
Grido per il lancinante dolore alle caviglie e porgo il braccio sinistro in avanti nel tentativo che mi scorga.
La luce rossa del bracciale continua a lampeggiare e si riflette sull'anello argentato inchiodato al mio anulare.
Però l'auto non si ferma, passa dritta sul mio corpo.
***Spazio autrice***
Buongiorno ciambelle glassate<3
Ed eccoci qua con il penultimo capitolo, bello ricco eh? Ma cosa succederà adesso?
Non penserete mica che Kiri è morto? Dai lo sapete, non sono così banale! Forza forza, altre ipotesi!
Aah, siamo già alla fine di un'altra storia, ma com'è passato veloce il tempo che cavolo.
Ci si vede quindi per l'ultima volta dopodomani, aaaaaah mi si stringe il cuore solo a pensarci ;-;
Buona vita<3
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