Chapter 91
1 anno prima.
Eloise.
È operabile. È operabile. Ha detto che è operabile. Peter non morirà. È operabile.
Ormai mi ripetevo quelle parole ogni giorno da quando avevo scoperto che cosa avesse Peter.
Un cancro al cervello. Operabile.
Solo in quel momento riuscii a capire tutte le emicranie, il vomito senza aver bevuto, gli sbalzi d'umore improvvisi, il suo aspetto sempre più deperito.
Era sotto chemioterapia e aspettava di ridurre la massa tumorale per essere operato in estate. Sarebbe guarito, doveva guarire. Peter non poteva morire.
Piansi un paio di volte. Nella mia stanza, da sola. Caddi in un vortice di pensieri negativi e per un attimo pensai alla morte. Era qualcosa di lontano, eppure in quel periodo la sentivo così vicina. Era come un'ombra, una presenza costante nella vita di tutti noi.
Cercavamo di mantenere alto il morale. Passavamo molto tempo tutti insieme. Suonavamo e portavamo avanti quello stupido gioco. Era una sorta di droga che evitava di farci pensare alle cose veramente importanti.
La scuola era ricominciata e non appena le lezioni terminavano ci incontravamo per stare insieme. Nessuno voleva stare da solo.
Iniziammo ad essere morbosamente attaccati l'uno all'altro. I Peter's machine erano tornati a scuola più uniti che mai.
"Stasera niente prove ragazzi!" Esclamò Josh sedendosi al tavolo in mensa e sbattendo rumorosamente il vassoio. Le patate al forno nel suo piattino si sparpagliarono ovunque.
Avevamo finito lezione e stavamo pranzando tutti insieme.
"Ah no?" Chiese Peter guardandolo di sottecchi. Non gli avrebbe mai permesso di saltare una prova.
"Peter, stasera c'è il football!" Gli ricordò Sam.
"Cazzo! È oggi!" Esclamò lui. Se n'era dimenticato.
Volevamo tutti quanti andare a vedere giocare Josh. Era una delle ultime partite prima della chiusura del campionato e non potevamo perderla. A costo di rinunciare alle prove con la band.
"Venite tutti?" Chiese il nostro quarterback contento.
"Ovviamente!" Rispose Sam entusiasta.
Cristina tamburellò le dita sul tavolo con un ghigno malizioso sul volto.
"Josh! Caro Josh!" Cantilenò.
"Oh no... Cristina, no!" Borbottò lui. Lei iniziò a ridacchiare.
Sapevamo tutti cosa stava per accadere.
"Scegli obbligo o verità?" Chiese Cris continuando la sua cantilena. Si stava attorcigliando una ciocca di capelli attorno a un dito e sorrideva maliziosa.
"Tu sei una pazza maledetta" rispose lui a tono.
"Avanti! Scegli!" Lo imboccò Sam.
"Potrei sempre scegliere verità, brutti cretini!" Guardò Sam con aria di sfida.
"Non lo faresti mai" risposi io. Nessuno di noi aveva troppa intenzione di rivelare altro. Volevamo solo giocare. Volevamo solo obbligarci a fare cose assurde. Era una scarica di adrenalina. Era una droga.
"Obbligo" sospirò lui arrendendosi a noi, al gioco.
Cristina si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò qualcosa.
"Anche noi vogliamo sapere!" Brontolò Sam e lanciò a Cristina una mollica di pane.
"Ma tu sei pazza!" Josh urlò un po' troppo forte attirando l'attenzione dei ragazzi ai tavoli vicino ai nostri.
"Che ti ha detto?" Chiese Peter curioso.
"No, no, no. Sarà una sorpresa per stasera! Durante la partita lo scoprirete" rispose Cristina tenendo tutti sulle spine.
Dopo scuola passai il pomeriggio con Jack. Studiammo assieme in una tavola calda e parlammo un po' del suo futuro dopo il liceo. Voleva andare al college, ma non voleva lasciare i Peter's.
L'università del Southern Maine sembrava la scelta migliore per conciliare le due cose.
Ci faceva paura parlare del futuro adesso che conoscevamo le condizioni di Peter. Tutto sembrava incerto. Nessuno di noi sapeva cosa sarebbe successo dopo l'estate.
Jack mi riaccompagnò a casa per cena. Mi preparai e uscii di nuovo assieme a mia sorella per andare alla partita. Chiacchierammo per tutto il tragitto. Per quella sera ci eravamo date tregua. Non sapeva ancora niente di Peter e le raccontai del tumore, la pregai di non dire niente in giro e di rispettare la sua privacy e sembrò comprendere. Era dispiaciuta come tutti noi.
Quando arrivammo al campo gli spalti erano già completamente pieni.
Salimmo le gradinate in cerca di posti liberi.
Mi guardavo attorno per vedere se riuscivo ad incontrare lo sguardo di qualcuno dei Peter's.
"Victoria!" Sentimmo qualcuno chiamare mia sorella. Era una delle sue amiche. La raggiunse in due secondi senza neanche salutarmi.
Tregua finita. Strinsi gli occhi guardandola andarsene.
Ricominciai a salire i gradoni in cerca di qualcuno, ma c'era una gran confusione e non capivo niente.
Circa quattrocento studenti fischiavano, urlavano e intonavano cori per la squadra della scuola.
Presi il mio telefono per provare a chiamare Jack ma non feci in tempo a comporre il numero che sentii qualcuno battermi un colpo sulla spalla e mi voltai.
"Sam!" Sorrisi al mio amico "vi stavo cercando!"
"Sto andando a prendere qualcosa da bere. Cris e Jack sono andati in bagno, Peter è seduto là in alto" indicò tra gli spalti un berretto nero.
"Oh, okay! Allora ci vediamo dopo!" Lo salutai.
"Vuoi qualcosa da bere anche tu?" Mi chiede gentile.
"Sono a posto, ti ringrazio!"
"Allora a dopo!" Sollevò le spalle e scese i gradini diretto allo stand delle bevande.
Io raggiunsi Peter.
Mi vide arrivare e sollevò una giacca dal posto che stava accanto a lui per farmi sedere.
"Ehi!" Lo salutai.
"Ciao, Elle" mi sorrise lui non appena mi sedetti.
Era dalla sera di capodanno che non ci capitava di restare da soli io e lui. Avevo quasi paura di stargli vicino. Non volevo accettare quello che gli stava succedendo. Non era vero per me. Non volevo che fosse vero.
Con un ginocchio colpì scherzosamente la mia coscia e gli sorrisi stringendomi nella mia giacca jeans.
"Come stai?" Mi chiese gentile e si avvicinò per sentirmi meglio.
"Bene!" Temevo di chiedere come stesse lui invece.
"È da un po' che non parliamo io e te" disse guardandomi con quegli occhi che mi scavavano dentro in cerca di qualcosa che non avevo intenzione di tirare fuori dopo i nostri trascorsi.
"Già..." abbassai lo sguardo. Mi sembrò passata un'infinità dalla prima volta che ci incontrammo.
"E... come sta andando?" Mi incalzò.
"Bene, ti ho risposto!" Voleva sapere qualcosa di me, ma facevo fatica ad aprirmi con lui dopo come mi aveva trattata l'ultima volta e in più non volevo combinare cavolate con Jack.
"E con lui come sta andando?" Insistette e la domanda mi scocciò.
"Vuoi che ti dica la verità?" Lo guardai con aria di sfida.
"Sì, Eloise. Dimmi la verità" rimase appeso alle mie labbra in attesa di una risposta che non gli avrei dato. Lo avevo perdonato, ma non meritava la mia fiducia.
"Non è il tuo turno per giocare a obbligo o verità" risposi acida "non puoi chiedermelo".
La sua faccia si trasformò in una smorfia truce.
"E con questo che diavolo vorresti dire?" Si irritò anche lui e scattò sull'attenti.
"Cristo Eloise! Ti ho fatto una domanda. Non ti si può più parlare adesso che stai con quello!" Si allontanò da me e si mise a fissare il campo da football scuro in volto.
"Si dia il caso che quello sia il tuo migliore amico, idiota! Non hai alcun diritto di chiedermi niente della mia vita privata dopo come ti sei comportato! E poi si può sapere che ti importa?! Non sarai mica geloso?! Pensa a Cristina e smettila di ficcare il naso negli affari miei!" Sbottai.
Lui per poco non si mise a ridere per la mia reazione decisamente fuori dalle righe.
"Sei esagerata come al solito! Non m'importa proprio niente di voi due. Era solo per parlare" mi guardò di striscio e con disprezzo.
"Ma sì, va' al diavolo!" Borbottai incavolata e mi allontanai da lui.
Non capivo quei suoi scatti improvvisi di gelosia. Rimanemmo in silenzio per cinque minuti abbondanti. Ognuno arrabbiato, sulle sue.
Con lui era così e in tutta sincerità mi andava bene. Preferivo odiarlo piuttosto che... volerlo.
Jack arrivò poco dopo insieme a Cristina e Sam. Con la rabbia in corpo lo baciai di fronte a tutti. Sentivo gli sguardi di Peter puntati addosso e non mi importava, anzi, mi faceva sentire desiderata e potente.
Non so perché lo feci. Volevo solo che mi stesse a guardare. Una piccola parte di me trionfava sapendolo geloso. Lui si era esposto ed io ero rimasta nascosta. Io sapevo cosa provava e lui non sapeva nulla di come stessi io. Avevo vinto il round.
"Ciao, piccola" mi sussurrò Jack sulle labbra provocandomi un brivido lungo la schiena.
"Avanti piccioncini, sedetevi e non perdetevi lo spettacolo!" Cristina teneva in mano un enorme cartone pieno di pop corn e fissava impaziente il campo da football.
"Si può sapere che cosa hai detto a Josh di fare?" Sam prese posto accanto a lei che si mise a ridere.
Non facemmo in tempo a ricevere una risposta da parte di Cristina che un boato si levò dagli spalti. Tutti iniziarono a gridare all'impazzata. Indicavano il campo da football e tiravano fuori ogni sorta di dispositivo per riprendere, fotografare, immortalare ogni singolo istante.
Ci voltammo a guardare anche noi e rimanemmo a bocca spalancata.
Un ragazzo correva come un pazzo sull'erba. Indossava un casco da football e portava sottobraccio una palla.
Era completamente nudo.
Josh.
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