Chapter 74

1 anno prima.
Eloise.

Ero seduta alla mia scrivania cercando di scrivere un saggio sulla Rivoluzione Industriale. Ero immersa nei libri da più di due ore e non riuscivo a venirne a capo.

Erano passate circa tre settimane da quando non ero più nella band e avevo deciso di gettarmi sullo studio.

Quel saggio era parte della valutazione finale del semestre di Storia e ci stavo mettendo tutta me stessa per prendere un voto che fosse quanto meno brillante. Eccellere nello studio era diventato il mio unico obiettivo. Se non potevo essere la migliore nella musica, tanto valeva sforzarsi di trovare qualcosa di nuovo in cui impegnarsi.

Non avevo più preso in mano la chitarra dal giorno in cui avevo scritto la canzone. Non volevo minimamente pensare alla musica. Fino ad allora per me quella chitarra aveva significato solo la band e Peter. Senza di lui e senza il gruppo, gli spartiti e le note non avevano più alcun senso per me.

Sentii suonare il campanello. In casa eravamo solo io e mia sorella, ma lei era troppo impegnata a parlare al telefono del nuovo ragazzo dell'ultimo anno con cui usciva per andare ad aprire alla porta. Ne approfittai per staccare un attimo la testa dai libri e andai ad aprire.

Non avevo idea di chi potesse essere.

Scesi le scale mentre la mia testa era ancora concentrata sull'ultima frase che stavo scrivendo. Arrivai in ingresso e aprii la porta.

Era voltato di schiena a guardare le auto che passavano fuori dalla porta di casa, ma avrei riconosciuto quei capelli biondi e quelle spalle larghe in mezzo a mille persone.

"Sam!" Esclamai non appena lo vidi.

"Ciao Eloise" mi salutò lui voltandosi.

"Chi è?" Mia sorella strillò dal piano di sopra.

"Nessuno che ti riguardi" le urlai a mia volta.

"Se porti un ragazzo in camera senza permesso lo dico alla..." Victoria scese metà scalinata solo per vedere chi fosse e poter fare la spia con nostra madre.

"Ci mettiamo in salotto, impicciati degli affari tuoi Vic" tirai Sam per un braccio e chiusi la porta scocciata.

La sentii risalire le scale sbattendo i talloni e sbuffando.

Lo portai in soggiorno e rimasi in piedi a fissarlo ancora sconvolta dalla sua presenza.

Ero riuscita a rinchiudere i Peter's machine in un cassetto del mio cervello per ben tre settimane e adesso Sam si ripresentava alla mia porta come se niente fosse.

"Accomodati" dissi indicandogli il divano. Lui si sedette e io mi appollaiai sulla poltrona di fronte.

"Che ci fai qui?" Gli chiesi.

"Volevo vederti e a scuola c'è sempre un gran casino quindi ho pensato di passare..." disse lui. Mi sembrava triste, aveva un'aria spenta. I suoi occhi erano vuoti.

"Che succede?" Chiesi.

"Da quando te ne sei andata abbiamo smesso di provare" affermò. Quella frase scatenò in me una sensazione strana: da un lato ero incendiata con Peter, dall'altro pensavo a Sam e al fatto che non suonare più a causa della mia assenza dalla band lo facesse soffrire. Mi sentivo in colpa. La sua anima era fatta di musica e dei Peter's machine e al momento gli era stata portata via.

"Perché?" Chiesi ingenuamente. Potevano semplicemente trovare un nuovo chitarrista, non ero di certo insostituibile, anzi.

"Peter non viene a scuola da un po'" aggiunse.

L'avevo notato. Erano giorni che di lui non si era vista neanche l'ombra. Volevo fingere che non mi importasse, ma ogni volta che passavo di fronte al suo armadietto in corridoio iniziavo a pensarci. Mi chiedevo come stesse, dove fosse, cosa stesse facendo.

Perchè ha smesso di venire a scuola? Non capivo.

"Che gli prende? Sta bene?" Chiesi.

"Non lo so... non mi risponde al telefono e Sabrina, cioè... sua mamma mi ha detto che non è molto in forma, ma è rimasta vaga. Volevo andarlo a trovare, ma non vorrei essere invadente" spiegò.

"Mh... e gli altri?" Domandai ancora.

"Tutto apposto, Josh e Cristina stanno sempre insieme. Adesso lui si sta concentrando sul football. Jack invece... beh lui è Jack, beato chi sa cosa fa realmente Jack nella sua vita quando non è a scuola o con la band" alzò gli occhi al cielo facendomi ridere. Jack adorava fare il misterioso, si era creato una sorta di personaggio e ci stava dentro alla perfezione.

"Tu invece?" Lo guardai negli occhi, era sconfortato. Oltre a Peter era la persona che più ci teneva in assoluto alla band. Sam amava suonare.

"Vorrei solo riprendere in mano il basso" bofonchiò.

Anche a me mancava la musica.

"Dovresti andare a trovare Peter, non saresti invadente. Ti vorrebbe al suo fianco, sei uno dei suoi migliori amici" dissi cambiando discorso.

"Dovresti venire con me" disse lui.

"Tu sei scemo."

"Dai, Eloise... io non so cosa sia successo tra di voi. Sicuramente ne avrà combinata un'altra delle sue ed è ingiustificabile, ma so che ci tieni a lui" Sam cominciò a parlare cercando di far leva sul mio lato umano.

"Perché io? Voi lo conoscete molto meglio di me" incrociai le braccia al petto.

"Te l'ho già detto... tu per lui sei importante, lui ti ascolta e ti..." Sam cercava di convincermi, ma con scarsi risultati.

La prima volta che avevamo parlato io e Sam, a casa di Cristina, era stato quasi in grado di convincermi, ma adesso Peter aveva superato il limite e io li avevo scaricati. Sam mi aveva detto di stare attenta, mi aveva detto che non avrei dovuto dargli troppo credito perché poi ci sarei rimasta male. Nessuno voleva che finisse così, ma avevo terminato la pazienza.

"E allora perché continua a ferirmi?" Mi faceva ancora male pensare ai modi in cui mi aveva preso in giro più di una volta.

"Perché è un cretino, ma ciò non toglie quanto tu sia importante per lui. È solo uno scemo che non sa dimostrare affetto" disse "e in più adesso c'è qualcosa che non va e so che vuoi sapere cosa. Vieni con me e con gli altri, a lui farà piacere vederti lì" aggiunse.

Rimasi qualche istante in silenzio.

Mi chiedevo per quale motivo Peter non si faceva vivo da tre settimane.

"Eloise... ti prego" disse ancora "sono davvero preoccupato per lui, ho un cattivo presentimento."

"Sam, mi hai detto tu di stargli alla larga. Alla festa di Cristina. Adesso mi dici di fare l'opposto" puntualizzai.

"Certo, e lo dicevo per risparmiarti delle sofferenze e per preservare la band. Non volevo che ti facesse soffrire. Vedo che nessuno di voi due ha fatto quello che ho suggerito e adesso tu hai il cuore spezzato e la band si è sciolta" mi stava rimproverando con il più grande 'te l'avevo detto' della storia delle amicizie.

Aveva ragione, mi aveva avvertita e io non avevo fatto niente di quello che mi aveva detto e mi ero illusa come una scema.

"In ogni caso, credo che sia qualcosa di grave con Peter... e so che vuoi sapere cosa sta succedendo tanto quanto lo voglio io" continuò.

Ci chiedevamo tutti cosa gli stesse succedendo. Forse aveva davvero bisogno dei suoi amici lì con lui.

"Cavolo Sam... va bene, va bene. Ci vengo" acconsentii all'ultimo minuto.

Non sapevo ancora che effetto mi facesse l'idea di rivedere Peter dopo così tanto tempo.

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