Chapter 7

Eloise.

Attendevo con ansia che il mio interlocutore al telefono rispondesse. Attesi il nano secondo più lungo della mia vita.

"Eloise! Ciao! Sono Sam... scusa se ti disturbo."

Sam?! Erano mesi che non ci parlavo e tantomeno volevo farlo!

"Senti... siamo tutti al Monster's club, ti va di venire?" Propose. Per poco non mi misi a ridere.

Io? Al Monster's club? Sì, è sicuramente uno stupido scherzo.

"Hai bevuto?" Chiesi scontrosa.

"Per favore. Vorrei parlarti, Cristina neanche viene stasera... lo so che lei ti sta antipatica" cercò di convincermi.

Feci finta di pensarci su per qualche istante.

"No, grazie" risposi secca.

"Eloise per favore. Non dovrai parlare con nessun altro. Solo con me. Come ai vecchi tempi. Verrei a casa tua... ma credo che ti faccia bene fare due passi" propose.

Non risposi. Non potevo negare la sua mancanza e il Monster's non era lontano da casa mia.

"Allora?" Mi incitò a rispondere.

"Resto solo venti minuti" dissi e misi giù il telefono. Presi un respiro profondo e tornai nella sala da pranzo.

Tutti mi stavano fissando in attesa che dicessi qualcosa.

"Mamma, papà. Io esco" dissi e feci per andarmene.

"Con chi?" Chiese mio padre.

"Sam e gli altri" risposi voltandomi.

"Ma hai appena detto che..." iniziò mia sorella mentre sgattaiolai in cima alle scale e raggiunsi la mia camera.

"Lo so, sto fuori solo una mezz'ora" urlai dalla mia camera.

Presi la giacca e la mia sciarpa e scesi giù dalle scale.

"A dopo!" Salutai senza aspettare di ricevere risposta, presi le chiavi di casa sul mobiletto all'ingresso e uscii di casa.

Andai a piedi. Tempo prima ero lì praticamente ogni sera. Insieme a Peter ovviamente. Poi... beh è successo quel che è successo e fine dei giochi. Anzi, fine del gioco.

Però un tempo mi piaceva andare lì. Non sapevo cosa mi fosse capitato, ma avevo perso interesse nel fare praticamente tutto.

In pochi minuti arrivai davanti al locale. Era una vecchia birreria frequentata da molti ragazzi della nostra età. C'erano locali molto più carini in centro, ma a noi piaceva andare lì, a sederci sui tavoli unti di legno e a giocare a freccette con un bersaglio che probabilmente era più vecchio di Lincoln o a biliardo. Peter adorava giocare a biliardo.

Faceva freddo, ma in molti rimanevano fuori a bere birra ugualmente.

Ci conoscevamo tutti e in molti si stranirono a vedermi lì quella sera.

L'eremita Eloise che si faceva viva. Un'estate era servita a ribaltare completamente la mia reputazione.

"Eccola lì!" Sentii qualcuno dire.

"Eloise! Eloise!" Mi chiamò. Era Sam. Lo riconobbi dalla voce.

Mi avvicinai a lui.

"Ehi" lo salutai senza neanche guardare gli altri. Sapevo che nel gruppetto c'era anche Josh.

Sam si staccò dal gruppo e si avvicinò a me.

"Thomas, vieni!" Sam chiamò qualcuno dietro di sé.

Cavolo! C'é anche quello nuovo! Avrei dovuto immaginarlo. Mi sentii avvampare di colpo.

"Lui è Thomas, vi conoscete?" Chiese Sam mentre il ragazzo nuovo ci raggiunse. Sam gli mise una mano sulla spalla.

"Sì... oggi ci siamo presentati" rispose Thomas al mio posto.

Le mie orecchie esplosero ancora nel sentire quella voce. Ancora, ancora e ancora. Quella frase ridondava nella mia testa.

Sì... oggi ci siamo presentati.
Sì... oggi ci siamo presentati.
Sì... oggi... Era un angelo a parlare.

Un angelo del male.

Guardai malissimo Sam, sapevo che lui aveva capito.

"Che vuoi?" Sputai.

"Non arrabbiarti."

"Parla Sam" lo obbligai incrociando le braccia al petto.

"Dobbiamo tornare a suonare" sbottò di colpo.

Per poco non mi misi a ridere.

"Ciao Sam" mi voltai e feci per andarmene, ma lui mi afferrò una spalla e mi trattenne facendomi girare.

"Aspetta!"

"Tu non hai bevuto! Tu ti sei fatto di droghe pesanti!" Sbottai togliendomi le sue mani di dosso. La mia voce era più alta del normale e attirai l'attenzione del gruppetto alle spalle di Sam che non ci pensai su due volte a fulminare con lo sguardo. Tutti si voltarono terrorizzati e ripresero a bisbigliare indicandoci senza farsi troppo notare, anche se si notavano perfettamente.

"Oh andiamo! Eloise! Per cosa credevi che ti avessi chiamato? Se sei qui è perché anche tu lo vuoi!" Mi spostò di lato allontanandomi da Thomas che, poverino, non sapeva come comportarsi di fronte ai miei scatti d'ira improvvisi. Non parlava per sua fortuna. Se lo avesse fatto probabilmente gli avrei tirato un pugno.

Mi infuriai.

"Non credere di sapere che cosa voglio! Tu non sai niente di quello che ho passato, Sam. Niente! Ti proibisco di fare questi giochetti con me. Io non suono. Punto" scandii bene le parole sperando che gli si inculcassero nella sua bella testolina.

"Senti..." Sam si avvicinò a me e mi trascinò qualche metro più avanti ancora così che nessuno potesse sentirci.

"L'hai sentita la sua voce?" Chiese.

"Vaffanculo" mi voltai di nuovo per andarmene.

"Ehi! Ehi, dai aspetta. Lo so. Lo so... non è facile, neanche per me, credimi... ma Peter vorrebbe..." iniziò.

"Non ti azzardare a dirmi cosa Peter vorrebbe... lui era, beh lo sai..." dissi non mi piaceva parlarne e già mi veniva da piangere a sentire pronunciare il suo nome, figuriamoci a sentire la sua musica o la sua voce.

"Eloise..." sospirò non sapendo davvero cosa dire. Non era da lui. Il diplomatico Sam senza parole: il mio mondo era stato davvero stravolto.

"E tu vorresti suonare con quello?" Indicai Thomas che era tornato a chiacchierare con Josh e gli altri.

Sam annuì.

"Come credi che possa resistere anche solo ad una prova?" Domandai guardandolo torva.

"Solo fino alla gara tra band. Poi giuro che se perdiamo, non ne parleremo più." Mi guardò dritto negli occhi in quel modo che solo lui conosceva.

"Lo sai che non posso" distolsi lo sguardo dal suo.

"Senti, non dobbiamo suonare per forza la sua roba... lui scrive dei brani da paura e anche tu sei brava, puoi buttare giù qualcosa" provò a convincermi.

"Io scrivevo con Peter e ho venduto la chitarra elettrica quest'estate... quindi non ho neanche uno strumento e non ho intenzione di suonare con lui" ero irremovibile.

"Oh andiamo..." insistette.

"In più... se Thomas canta..." non riuscivo neanche a parlare pensando a quanto la sua voce fosse... "se lui è dentro, io sono fuori."

"Okay... facciamo una cosa. Io ti do il suo hard disk con dentro i suoi pezzi" disse tirando fuori qualcosa dalla tasca.

"Ascoltati un paio di brani... e poi mi chiami se ci stai" disse porgendomi il disco.

"Sam io..." cominciai sapeva che non avrei mai ascoltato quella roba.

"Obbligo o verità?" Lapidario.

Spalancai la bocca.

Non me lo sta chiedendo per davvero. Non dopo tutto quello che è successo. È un sogno.
Un incubo.

Mi invitò a prendere l'hard disk.

"Ho smesso di giocare" distolsi lo sguardo dal suo.

"Obbligo o verità?" Insistette.

Se avessi scelto obbligo, mi avrebbe obbligato a riprendere a suonare.

"E se scegliessi verità?" Chiesi sfidandolo.

"Non lo faresti mai, tu ami gli obblighi" mi fece un'occhiolino.

Mi conosceva. Forse anche meglio di Peter.

Distolsi lo sguardo dal suo e afferrai quell'affare.

"Ci penso" dissi mettendomi in tasca l'hard disk.

"Sei cresciuta" disse provando a fare un po' di ironia. Il gioco preferito di Sam, Josh, Peter e Jack era cantilenare: "Eloise, la bassista bassa che suona il basso a basso volume"; il motivo era piuttosto ovvio. La parte più esilarante era che io suonavo la chitarra e non il basso, ma tutto era cominciato un giorno quando avevo chiesto a Sam di farmi provare il suo strumento.

Idioti. Pensai ricordando.

"A te sono ricresciuti i capelli" ribattei. Erano il suo orgoglio, prima del drastico taglio.

"Colpito" alzò le mani in segno di resa.

"Posso andarmene?" Chiesi stringendomi nelle spalle. Avevo socializzato abbastanza.

Fece un cenno con la mano. "Sei libera" sospirò.

"Ci si vede in giro" dissi voltandomi e andandomene.

Col cavolo che ci entro nella band!

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