Chapter 6
Eloise.
Non riuscivo a togliermi il ragazzo nuovo dalla testa. La sua voce mi aveva completamente ipnotizzata. Capitava spesso che ascoltassi la voce di Peter nella mia testa, ma quella di Thomas era così reale.
Mi gettai a letto stanca. Volevo provare a dormire e cercare di smetterla di pensare a quella voce dannata. Mi voltai verso il mio comodino. La foto di me e Peter era lì. Non riuscivo neanche a guardarla. Non dopo aver sentito la sua voce. Presi la foto e la misi nel cassetto senza pensarci troppo.
"Toc, toc" mia sorella bussò entrando nella mia stanza.
"Ciao Eloise" mi sorrise.
"Dimmi" sbuffai.
"La cena è pronta, scendi?" Mi chiese.
"Sì certo" risposi sollevandomi a fatica.
Seguii mia sorella fuori dalla mia camera e giù per le scale.
"Che c'è per cena?" Chiesi arrivando in sala da pranzo.
"Ho fatto l'arrosto" mi madre si sedette a tavola. Mio padre si alzò dal divano in salotto e ci raggiunse.
C'era anche Lucas, il fidanzato di mia sorella che studiava al college. Era un anno più grande di lei che era all'ultimo anno di liceo. Io invece ero in terzo.
"Ciao Eloise" mi salutò.
"Lucas..." accennai avvicinandomi al mio solito posto alla destra di mio padre che stava a capotavola. Alla sua sinistra sedeva mia madre, accanto a me c'era mia sorella e di fronte a lei Lucas. I posti non cambiavano mai.
Sollevai il mio piatto e mi servii prima di sedermi.
"Allora, com'è andata la giornata?" Chiese mio padre.
"A me bene, abbiamo un nuovo professore di Letteratura, sembra bravo" rispose mia sorella.
"A te invece com'è andata tesoro?" Mi chiese mia madre.
"Normale. C'è uno nuovo" dissi mettendo in bocca una patata al forno dopo essermi seduta.
"Ah sì? È carino?" Continuò lei. Sperava che mi trovassi un ragazzo, ma io non ne volevo sapere.
"Non lo so" parlai con la bocca piena e deglutii "non ci ho parlato molto... veramente. Abbiamo solo avuto una discussione in classe su Oscar Wilde" spiegai senza accennare alla scemenza della voce di lui.
"È quello coi capelli rossi? Oggi in mensa l'ho visto con Sam e gli altri" disse Victoria.
"Ah beh... allora è un idiota" borbottai.
Se prima era solo una supposizione ascoltando le cavolate che diceva su Wilde, adesso che frequenta il gruppo di Sam si è rivelato a tutti gli effetti un imbecille totale.
"Ma se erano tuoi amici?" Esclamò mia sorella.
"Sì infatti. Erano" specificai giocherellando con il cibo nel mio piatto.
"Perché non provi a socializzare ogni tanto, ti farebbe bene..." mia madre provò ad allungare una mano per afferrare la mia, ma mi ritrassi.
Per quasi un anno mi diedero contro per le mie frequentazioni. Non sopportavano che stessi con quei ragazzi, che fossero miei amici. Dicevano che avevano un cattivo ascendente su di me e forse era vero. Dopo l'accaduto però avevano conosciuto i loro genitori, avevano capito che erano tutte brave persone e che in realtà eravamo tutti noi insieme il problema.
Noi sei insieme, eravamo pura dinamite. Esplodevamo e coinvolgevamo nella nostra esplosione tutto ciò che ci stava attorno.
I nostri genitori capirono che per noi era meglio dividerci e io finii rinchiusa in clinica per tutta l'estate. Ero fuori da due settimane appena.
Adesso mia madre voleva che uscissi con qualcuno e riprendessi a parlare. Anche con loro, non importava, voleva solo che iniziassi a parlare un po' più coi vivi ed un po' meno coi morti.
"Io sto bene così" mi strinsi nelle spalle.
Mia madre provò a cambiare argomento e a concentrare l'attenzione su mio padre. Sapeva che ero una battaglia persa. Io mi ero spenta.
"Com'è andata a lavoro, caro?" Chiese.
"Bene..." rispose e iniziò a parlare di una serie di problematiche che aveva avuto ma che con la sua straordinaria bravura era riuscito a risolvere. Papà era un dirigente assicurativo molto affermato e mia sorella sognava di poter diventare come lui. Lei era la figlia prodigio. Io lo ero stata, adesso ero solo quella problematica.
Cominciai il mio viaggetto fra le nuvole. La maggior parte delle volte, non ero cosciente del dove stessi e del cosa stessi facendo. Ero sempre soprappensiero.
Non ero più io. Non dopo quello che era successo. Ero appena uscita da tre mesi di depressione totale, ero ancora sotto farmaci. Giusto qualche calmante per aiutarmi a dormire quando i sogni diventavano troppo insopportabili e dolorosi.
Adesso però le cose andavano meglio, anche se di socializzare non se ne parlava.
"Eloise, la sai l'ultima su Jack?" Mi chiese Lucas. Jack era il miglior amico di Peter, andava al college con il fidanzato di mia sorella, anche se non frequentavano propriamente gli stessi giri.
Non mi interessava molto a dire il vero, non ne volevo più sapere di lui... come di tutti gli altri.
Sollevai le spalle e scossi la testa, sapevo che me l'avrebbe detto lo stesso anche se non ne volevo sapere niente.
"L'hanno beccato con della cocaina... lo hanno sbattuto dentro per spaccio" spiegò guardando anche i miei genitori.
Sapeva che solo l'anno prima Jack era un frequentatore assiduo della nostra casa.
"Oh cielo! Parliamo di quello stesso Jack?" Mia madre si mise una mano sulla bocca scandalizzata.
"Proprio lui... è una fortuna che non siate più amici Eloise" mi disse in tono rassicurante.
Annuii lievemente ancora in stato catatonico. Non sapevo che farmene di quell'informazione, non era nei miei piani vedere Jack.
I miei genitori presero a fare mille domande su Jack e io ripresi a mangiare pensando ai fatti miei.
Sapete quanto mi frega di quello?
Sentii il telefono fisso squillare. Mia sorella si alzò per andare a rispondere.
"Eloise!" Mi chiamò dal salotto.
"Eh?" Risposi senza alzarmi da tavola.
"È per te" disse Victoria. I miei smisero di parlare incuriositi. Nessuno mi chiamava mai al telefono.
"Coraggio! Vai!" Mia mamma mi incitò ad andare a rispondere. Sorrideva. Chissà quali film mentali si stava facendo.
Avevo paura che fosse un qualche stupido scherzo. Davvero nessuno mi chiamava mai.
Mi alzai e raggiunsi mia sorella in salotto un po' titubante.
"Chi è?" Le chiesi.
Non so perché, ma i miei pensieri andarono subito a Thomas, il ragazzo nuovo. Sapevo però che era impossibile che mi chiamasse lui, visto che non aveva il mio numero. Tuttavia, era anche l'unico a non sapere niente di me e della mia bella storiella finita sulla bocca di tutti.
Mia sorella fece spallucce mi allungò la cornetta. Mi feci coraggio e l'afferrai.
"Pronto?" Tentennai.
***
Scusatemi! Sapete che mi piace tenervi col fiato sospeso. Non mi odiate!
Ditemi cosa ne pensate fino ad ora, mi interessa davvero!
La prossima pubblicazione sarà venerdì.
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