Chapter 29
Salve gente!!
Allour... intanto bentrovati a tutti!! Spero abbiate passato delle buone vacanze.
Come avete notato ho lasciato un po' di messaggi in bacheca in cui vi dicevo che sarei tornata e alla fine non aggiornavo mai. In realtà ci sono due motivi per cui non ho aggiornato i capitoli e se vi interessano continuate a leggere, altrimenti scorrete di un paio di pagine e ci sarà il prossimo capitolo pronto ad aspettarvi ihihihi.
Allora, motivo numero 1: oltre a maturità, test d'ingresso e affari vari che non mi hanno permesso di essere attiva su Wattpad, ho dovuto revisionare l'intera storia per alcuni buchi che avevo nel soggetto (ho un quadernino su cui annoto tutto quello che ho intenzione di scrivere, notizie sui personaggi e cose simili e ho dovuto rivedere alcune cose per delle incongruenze che c'erano).
Motivo numero 2 (e non me ne vogliate...): io oltre che ad essere un'aspirante scrittrice, sono anche un'aspirante scrittrice di Wattpad e pubblicando su questa piattaforma da ormai più di quattro anni ho imparato qualche trucchetto. Purtroppo campo anche di visualizzazioni quindi per pura sete di gloria (perdonatemi ahahah ma chi è che non vuole avere più visualizzazioni? Ihihihi) ho smesso di aggiornare d'estate perché ho notato che nei mesi estivi le visualizzazioni calano pesantemente! Probabilmente perché la gente va in vacanza o che so io...
Fatto sta che sono ufficialmente tornata!!
Okay, adesso la smetto di parlare di me e vi lascio ai vostri personaggi preferiti, ma devo fare un ultimissimo annuncio prima! (Scusatemi è l'ultimo ahahaha)
Oggi, che possa interessarvi o meno... è l'anniversario della morte di un grande artista: Lucio Battisti.
Questo capitolo vorrei dedicarlo a questo grande autore della musica italiana.
Nonostante io non sia un accidenti di nessuno per citarlo e chiedo venia se ho preso in prestito in maniera maldestra alcune delle sue parole, ho scritto questo capitolo ascoltando il suo pezzo "Il mio canto libero" che mi ha fatto terribilmente emozionare... quindi niente, spero vi piaccia. Sarà un capitolo un po' speciale e non so... lascio a voi i giudizi.
***
1 anno prima.
Eloise.
Peter mi seguii nell'aula di musica. Era la prima volta che lo invitavo a sentirmi suonare. Mi sentivo in imbarazzo.
Ma cosa mi è saltato in testa? Non sapevo né che dirgli né che fare.
Lui invece sembrava perfettamente a suo agio. Andò a sedersi sullo sgabello del pianoforte dove pochi istanti prima ero con Jack e...
Era la prima volta che mi trovavo da sola con lui dopo il nostro primo incontro. Mi sentivo sempre in soggezione davanti a Peter, davanti ai suoi occhi, ai suoi complimenti sporadici durante le prove. Mi tremavano le gambe davanti a lui eppure a malapena lo conoscevo. Non ci parlavamo mai. Per di più sapevo di non piacergli... soprattutto dopo il suo comportamento al Monster's club.
Mi scrutava dritto negli occhi, perfettamente sicuro di sé. Io invece non sapevo da dove cominciare...
"Senti... in realtà volevo dirti una cosa" esordì.
Mi colse di sorpresa e continuava a fissarmi. Sembrava non avere paura di niente.
Beh di certo non ha paura di guardare un'idiota cone te, ti pare?
"Ti devo delle scuse..." disse. Quasi non potei credere alle mie orecchie.
"Come scusa?" Lo guardai sbalordita.
"Sì, quella sera al Monster's sono stato un vero idiota... non volevo sembrarti scortese. Qui a scuola purtroppo tutti si aspettano determinate cose da noi e..."
"... E io quella sera non ero appropriata. Cristina me lo ha detto... A me non interessa, io voglio solo suonare e non mi importa come devo vestirmi" lo interruppi e spiegai come la pensavo.
Era la verità. Avevo pensato a quello che Cristina mi aveva detto in quel bagno logoro. Ormai, volente o nolente, ero sotto i riflettori. Ero la nuova chitarrista dei Peter's machine e anche se Cristina non era la mia migliore amica e non mi facevo le unghia con Lucy Clark, il capitano delle cheerleaders, ero comunque sotto gli occhi di tutti.
Dovevo ancora decidere se questa cosa mi stava bene o meno, però dovevo comunque accettarlo e se dovevo essere la nuova notizia sulla bocca di tutti, dovevo almeno fare in modo che la notizia fosse bella.
Ciò non toglieva che il modo di farmelo capire di Peter fu piuttosto sgarbato.
"Beh... è sbagliato... noi facciamo musica, non partecipiamo ad una sfilata" aveva una mano in tasca mentre parlava e sembrava così disinvolto e sexy "permettimi di farti le mie scuse... sono stato un vero stronzo" disse mettendosi a ridere.
Risi con lui. Anche le parolacce avevano un bel suono se pronunciate dalla sua bocca.
Stava tornando sui suoi passi e apprezzai sinceramente le sue scuse.
"Confermo" risi ancora "e accetto le scuse".
"Sono serio... non devi farlo" disse qualcosa mentre mi voltai per aprire la custodia della chitarra.
"Far cosa?" Chiesi tirando fuori il mio strumento.
"Cambiare come sei..." si alzò e fece un passo verso di me raggiungendomi.
D'un tratto mi sentii minuscola.
"A me piace il tuo stile" disse e mi mise una ciocca di capelli sfuggita dietro l'orecchio.
Lo guardavo intimorita. Ha davvero detto che gli piaccio? Cioé... il mio stile... che gli piace il mio stile. Non io. Il mio stile. Scema.
"Pe-Perdonami" balbettai qualcosa, più o meno.
Peter Andrews mi ha appena sfiorato una guancia!
Feci un passo indietro e inciampai nella custodia della chitarra mentre lui trattenne una risata.
Lo fa apposta? Ma certo che lo fa apposta, Eloise.
"Tutto bene Elle?" Mi chiese, probabilmente mi aveva visto avvampare. Sì, ero avvampata. Perfetto.
"Come?" La mia voce risuonò più stridula del solito e non riuscivo a mantenere il suo sguardo. Facevo di tutto per evitarlo.
Peter Andrews aveva la maledetta abitudine di cogliermi sempre di sorpresa! Era un fulmine a ciel sereno. Anzi no, un fulmine era riduttivo. Era un maledetto temporale, con tanto di nuvole, tuoni, fulmini, saette, brividi, pioggia fredda e vestiti bagnati!
Per quanto odiassi la pioggia però, non riuscivo a fare a meno di ricordare quella sensazione che avevo provato quando il suo pollice sfiorò per un nano secondo la mia guancia per mettermi quella ciocca dietro un orecchio.
"Allora? Per cosa dovrei perdonarti?" Mi chiese incrociando le braccia al petto.
"La mia chitarra... non è esattamente una Gibson..." tentennai.
Sorrise e calò la tensione.
"Tranquilla, se credi che la tua chitarra non sia all'altezza... non hai mai visto la mia acustica" tornò a sedersi sullo sgabello del pianoforte, a distanza di sicurezza.
"Perché?"
"È imbarazzante..." abbassò lo sguardo divertito "... è blu!" Disse facendomi ridere.
"A me piace il blu!" Sorrisi.
"Te la farò suonare un giorno, se vuoi..." propose, sembrava quasi serio.
"Si intona ai tuoi occhi" disse. Ecco di nuovo il mio temporale con le sue saette e i brividi che mi faceva provare ogni secondo.
I miei occhi. Perché guarda i miei occhi?
"Suona Elle, per favore..." quasi mi implorò e per qualche strano motivo risposi subito a quella sua preghiera e composi le mie prime due scale.
Poi chiusi gli occhi e... suonai per Peter.
Suonavo, non so cosa... non so se fosse bello, sensato, decente, capibile. Neanche io sapevo che canzone stessi suonando. Erano solo accordi per nulla collegati tra loro... eppure avevano un suono quasi piacevole.
Erano accordi martellanti e io li seguivo, erano loro che guidavano me e mi trascinavano. Mi sentivo come in una bolla di sapone e svolazzavo in quella stanza a ritmo di musica e mi veniva voglia di muovermi e lo facevo.
Mi muovevo mentre suonavo e ballavo.
Sentivo mentre suonavo qualcosa che a parole non riuscivo ad esprimere... o forse sì.
Sì, credo che riuscissi ad esprimermi perché sentii una voce cantare e sicuramente dovevo essere io a cantare quelle parole. Erano esattamente quello che sentivo, quindi dovevo per forza essere io a cantarle.
"Il mio canto libero..."
No, non era il mio canto... non era la mia voce...
Era una dedica. Stavo dedicando una canzone a qualcuno, oppure era qualcuno che la stava dedicando a me...
Non sapevo.
Era Peter... Peter stava cantando e per qualche inspiegabile ragione sapeva esattamente cosa stessi provando e lo stava cantando.
Quello che provavo nasceva nella sua bocca, accudito dalle sue corde vocali e cullato dalle sue labbra e la sua lingua.
"...Nasce il sentimento..."
Suonavo... e volavo, volavo, volavo, volavo con lui. Con Peter.
"...S'innalza altissimo e va..."
Viaggiavamo insieme. Io e lui e mai avrei potuto immaginare qualcosa di simile.
"Nuove sensazioni,
Giovani emozioni,
Si esprimono purissime,
In noi..."
Esaurimmo quel viaggio insieme e quando composi l'ultimo accordo e riaprimmo gli occhi, entrambi eravamo cresciuti.
Ci guardammo in silenzio per un'istante che sembrava lunghissimo.
Guardavo i suoi occhi e per un solo attimo mi sembrò quasi che in quelle sue pozze impenetrabili si fosse aperto uno spiraglio e per un minuscolo istante riuscii a sbirciare il colore della sua anima.
Peter era invecchiato ed io con lui, seppur di poco... adesso eravamo più vecchi e più saggi. Entrambi sapevamo qualcosa in più... qualcosa che era successo. Qualcosa che nessuno dei due era pronto a comprendere; e quando lui, in piedi, di nuovo a due passi da me, provò ad avvicinarsi alle mie labbra entrambi ci allontanammo.
Fummo subito richiamati alla realtà e fummo destati da quella sorta di sogno in cui ci eravamo immersi.
Qualcosa di strano scattò in noi con quella canzone... e ci faceva paura. A me faceva paura.
Il temporale mi aveva sempre terrorizzato da bambina e Peter Andrews era diventato il mio uragano.
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