Chapter 26
1 anno prima.
Eloise.
Avevo passato quattro giorni di sola musica, musica, musica. Ero io, la mia chitarra, le mie note e il gruppo più figo del mondo.
Mi sentivo così libera quando stavo con i Peter's! Avevamo cominciato a provare e non immaginavo che sarebbe stato così intenso suonare con loro. Mentre ascoltavo Peter che cantava quelle canzoni, le note, che conoscevo a memoria perché a memoria conoscevo tutte le loro canzoni, entravano nella mia testa e le mie mani si muovevano da sole e nel frattempo io viaggiavo trascinata da quella melodia.
Loro coprivano i miei errori, mi aiutavano, mi completavano. Io li seguivo e insieme creavamo delle armonie e dei suoni e degli assoli e della musica! E cantavamo e io ballavo e Cristina anche e Peter rideva e la sua risata era bella, bellissima, quasi quanto i suoi occhi... e a me piaceva, mi piaceva tantissimo.
Io ero nata per essere la loro chitarrista. Sam diceva che non aveva mai conosciuto nessuno che suonasse come me e Josh non riusciva a credere che fossi un'autodidatta. Io non riuscivo a credere di sentirmi così a mio agio a suonare con loro.
Mancavano due giorni alla festa a casa di Cristina e non stavo più nella pelle. Secondo Peter ero pronta. Quello sarebbe stato il mio primo concerto. Ero in ansia, terribilmente e irrimediabilmente in ansia. Ero anche euforica, emozionata, isterica. Stavo sclerando. Ero un crogiolo di emozioni.
Dopo la serata al Monster's club i Peter's non erano più usciti dalla sala prova, il garage di Josh. Era un posto enorme e super incasinato, sembrava di tutto meno che un garage, molto rock n' roll. Era diventato una sorta di rifugio per i Peter's machine: al centro esatto della stanza c'era un tappeto persiano vecchio e logoro su cui troneggiava la batteria di Josh. Il resto degli strumenti erano sparpagliati lì attorno ed eravamo circondati da una rete di cavi di microfoni ed amplificatori. Fuori pioveva ed avevamo gettato impermeabili e cappotti su un orribile divano da tre posti anni sessanta di un colore verdastro assolutamente indefinito abbandonato lì in garage. Le pareti invece erano ricoperte di poster di Arctic Monkeys e Metallica e sembrava di stare in una tana di qualche ragazzino fanatico.
Le prove andavano da Dio e non potevo lamentarmi, ma io e Peter non ci rivolgevamo la parola da quella sera al Monster's, se non per qualche commento da parte sua per convenienza. Brava... Buona questa... È andata bene dai... cose così insomma.
Mi dispiaceva, ma non riuscivo a capirlo. Mi trattava come uno straccio, a mala pena mi salutava o mi calcolava, per lui ero inesistente... eppure mi voleva nel suo gruppo. Voleva vedermi sul palco accanto a lui e ci teneva che andassi a prova tutti i pomeriggi, se non mi vedeva arrivare da Josh dopo cinque minuti era il primo a scrivermi per chiedermi dove fossi finita, eppure quando stavamo insieme mi teneva a debita distanza.
Per non parlare di come mi squadrava. Non gli piacevo, era evidente e non faceva niente per nasconderlo. A lui interessava solo la mia musica. Mi andava bene questa cosa, mi piaceva che apprezzasse la mia musica fino a quel punto, ma prima che una musicista ero una persona e lui calpestava la mia umanità ogni volta che mi squadrava dall'alto in basso con quei suoi occhi scuri e impenetrabili.
Eppure io in quegli occhi mi ci perdevo e più lui mi allontanava e non mi salutava e mi trattava come l'ultima ruota del carro, più io vivevo per quei suoi sporadici commenti positivi nei miei confronti, li cercavo. Arrivavo cinque minuti in ritardo solo per ricevere quel suo messaggio e improvvisavo un assolo alla chitarra solo per sentirmi dire "brava Elle".
E quando mi chiamava Elle? Adoravo il modo di pronunciare quel soprannome che mi aveva dato il primo giorno che ci eravamo conosciuti. Un giorno Jack provò a chiamarmi così, ma glielo impedii, non riuscivo a sentirlo pronunciare da qualcuno che non fosse lui. La sua voce che pronunciava il mio nome mi stregava, era bassa profonda e mi scaldava l'anima.
Però a Peter non interessava niente di me, si vedeva e per quanto desiderassi odiarlo per come mi trattava, io non facevo altro che cercare le sue attenzioni come un'imbecille.
Cristina assisteva a ogni singola prova che facevamo e appena Peter mollava il microfono lei gli si avvinghiava come una sanguisuga. Marcava il territorio. Ancora.
Io continuavo a rimanere della mia opinione: lei era una gallina starnazzante che poteva marcare il territorio quanto voleva, stava sprecando solo energie perché comunque a Peter non interessavo.
Era diventato evidente dopo come mi aveva trattata al Monster's. Jack mi aveva riaccompagnato a casa a piedi e nonostante non avessimo parlato molto lungo il tragitto, si percepiva una certa tensione nell'aria. Forse davvero Jack mi aveva notata, mentre di Peter non riuscivo a capirne l'atteggiamento: sembrava che gli stessi antipatica, ma era stato lui a volermi nella band, se avesse voluto un'altra poteva benissimo non scegliermi.
In compenso però mi ero particolarmente avvicinata a Jack. Quando non pensavo a Peter e ai suoi modi scontrosi iniziavo a pensare al suo strano amico Jack.
Quel ragazzo tenebroso dall'aria mezza punk mi attirava ogni giorno sempre di più. I suoi occhi mi congelavano per ore dopo le prove e chiacchieravamo e ci conoscevamo e più provavo ad andare a fondo con la sua conoscenza e più scoprivo suoi nuovi lati segreti e oscuri.
Il giovedì prima della festa avevamo fatto una sorta di prova generale e Jack mi si era avvicinato complimentandosi con me a fine prova.
Cristina si era portata via Peter praticamente subito, lasciando da soli me e gli altri a preparare gli strumenti da portare a casa di Cris per la festa di sabato.
Jack mi aiutò a sistemare i microfoni e ci ritrovammo a chiacchierare.
"Io non riesco ancora a credere che tu abbia imparato tutta quella roba da sola" disse per l'ennesima volta stupito e grattandosi un sopracciglio. Guardavo i suoi gesti, come si muoveva e ogni volta mi perdevo in un dettaglio diverso: il suo pollice che strofinò la pelle leggermente sopra il sopracciglio, la pelle che diventò bianca per la pressione e che riprese subito colore, il suo modo di scuotere la testa di lato e riprendere a sistemare i cavi dell'amplificatore. Mi piaceva guardarlo. Era molto bello. Non perché fosse davvero bello, ma perché aveva qualcosa che lo rendeva affascinante, era impossibile non rimanere ammaliati da quei suoi occhi grigi e spaventosi.
Erano paurosi e allo stesso tempo attraenti ma era difficile voler distogliere lo sguardo, come quando guardi un film dell'orrore e hai paura, ma allo stesso tempo non riesci a smettere.
"Te lo giuro!" Sorrisi cercando di non pensare troppo ai suoi occhi.
"Beh... io non sono così bravo come autodidatta" disse.
"Parli di quello che scrivi?" Chiesi, al Monster's club mi aveva detto che componeva musica.
Annuì e si guardò attorno per vedere se c'era altro da sistemare.
"Ragazzi, io vado fuori a fumare" disse poi a Josh e Sam. Si infilò il suo giaccone di pelle gettato sul divano e si voltò verso di me. "Mi accompagni?" Mi chiese.
Sorrisi, mi infilai anch'io la giacca e uscii con lui dal garage.
Pioviccicava e faceva freddo. A Portland stava arrivando l'autunno. Mi strinsi nelle spalle rabbrividendo e rimasi a guardare Jack che si rollava la sigaretta davanti a me con le nocche bianche per il freddo. La rollava con una naturalezza tale che sembrava che la cartina fosse un prolungamento naturale delle sue falangi. Leccò la cartina velocemente, chiuse la sigaretta e se la infilò tra le labbra con fare estremamente sexy.
"Mi farai mai sentire quello che suoni?" Chiesi poi d'un tratto. Non sapevo praticamente nulla di lui eppure morivo dalla voglia di svelare uno dei misteri che circondavano Jack Peterson. Non sapevo che tipo di musica scrivesse e volevo assolutamente ascoltare qualcosa.
"Anche domani" sorrise lui accendendosi la sigaretta pronta.
"Davvero?"
"A patto che tu venga a cena con me."
***
Perdonatemi ragazzi se non avevo ancora aggiornato il capitolo.
Avevo in mente di scrivere qualcosa di diverso e più lungo, ma per il momento vi introduco questa scena.
Scusate per gli errori, non ho avuto tempo di correggere la storia per via dello studio.
Buonanotte belllllllliiii!!!!
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