Chapter 13

Thomas.

Eloise aveva accettato di entrare nella band e ormai provavamo da due settimane tutti i giorni: preparavamo la scaletta per suonare dal vivo alla festa di apertura dell'anno scolastico a casa di Cristina. A quanto pareva era un grande evento, a scuola non si parlava d'altro ed io ero sotto i riflettori. Tutti spettegolavano sul nuovo cantante della band più famosa di Portland.

Sembrava che tutti li conoscessero, non solo a scuola, ma anche in città. Incontravo in continuazione gente al cinema o al centro commerciale che mi chiedeva se fossi io il nuovo componente del gruppo.

Al grande evento tutti si aspettavano di sentire le nuove canzoni e il nuovo sound, ma Eloise non ne voleva sentire di suonare canzoni originali scritte da Peter in precedenza. Continuavamo a fare esclusivamente cover di pezzi famosi. Per carità mi andava benissimo! Erano pezzi fantastici e non immaginavo che in così poco tempo mi sarei ambientato così bene a Portland.

L'unica cosa era che iniziavo a sentire la pressione di essere il rimpiazzo di Peter. Lui era un grande e non sapevo se sarei mai stato alla sua altezza. Non sapevo niente della sua storia. Sapevo solo che era morto perché me lo aveva accennato Cristina, ma niente di più. Pensai che fosse il fidanzato di Eloise ma con lei non mi azzardavo a parlarne, era quella evidentemente più scossa per la sua perdita. In realtà con lei non parlavo per niente.

Le uniche parole che ci eravamo scambiati erano state quando lei mi aveva chiesto se potevo prestarle una delle mie chitarre visto che lei aveva venduto la sua.

Avevo capito che la mia voce la metteva a disagio e centinaia di volte pensai di strapparmi le corde vocali pur di parlarle. Soprattutto durante la prima settimana, capitava spesso che dovessimo interrompere le prove perché Eloise si sentisse male sentendomi cantare. Sapevo che non era facile per nessuno di loro e questa cosa mi metteva terribilmente a disagio, non sapevo come fare. Avrei lasciato la band se fosse stato necessario, ma Sam insisteva nel dirmi che la situazione sarebbe migliorata e che Eloise era solo una testa dura.

Lei non parlava mai molto durante le prove, si limitava a suonare e qualche volta chiacchierava con Sam... sembravano avere un rapporto speciale. Lui era molto carismatico e lei si apriva solo con lui. Era il suo migliore amico, almeno così mi aveva detto Josh.

Tra le altre cose, una sera Sam mi diede un passaggio a casa dopo le prove e scoprii che Eloise non aveva ascoltato le mie canzoni. Aveva solo deciso di tornare a suonare con il gruppo, ma non sapeva niente né di me, né della mia musica. Eravamo due perfetti estranei e non avevo la men che minima idea di come poter creare un contatto con lei.

Fatto sta che mancava poco al grande evento a casa di Cristina ed eravamo tutti decisamente emozionati.

Cristina veniva a tutte le prove ed era sempre molto gentile con me. Forse era un po' troppo montata come ragazza, ma era buona e mi piaceva chiacchierare con lei. Mi divertivo. I ragazzi mi incitavano per invitarla ad uscire, ma io ancora non ero sicuro che mi piacesse in quel senso e non volevo illuderla.

Provavamo nel garage di Josh dove lui aveva la batteria, mancava solo un giorno al grande evento e nessuno stava più nella pelle.

Avevamo fatto una prova da urlo, l'ultimo brano stava venendo da Dio. I miei acuti erano perfetti, sentivo la mia voce potentissima e cantavo al massimo. Josh era scatenato, Sam perfettamente in simbiosi con i passi di Eloise e Cristina ballava senza fiato ascoltando il brano.

Stavamo dando il meglio di noi di quelle due settimane di prove ed eravamo decisamente pronti per quella serata dal vivo.

Il brano era quasi terminato quando successe qualcosa di incredibile. Non avevo mai visto Eloise così coinvolta durante un prova. Si avvicinò a me con la chitarra, ad occhi chiusi e suonava con trasporto conoscendo quelle note a memoria. Sam e Josh ci seguirono mantenendo il ritmo e ripetendo un altro paio di volte il ritornello.

Eloise stava suonando con me, si piegava in avanti con la sua chitarra e si lasciava andare ascoltando la mia voce. Sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro, interrompere quel contatto, staccare la sua chitarra dall'amplificatore ed andarsene, ma non lo fece, rimase lì, con me e suonava in un modo che non avevo mai visto e sentito.

Era completamente presa dalla sua musica, in estasi pura. Io e gli altri eravamo solo uno sfondo, lei era la vera musicista tra noi. La nostra regina. In quel momento capii perché era così necessario riaverla nel gruppo.

Quella non era musica: lei aveva bucato l'atmosfera, si era connessa con l'universo e aveva viaggiato in un'altra dimensione e adesso comunicava con noi solo con quei suoni mistici. Non era umana, veniva da un altro pianeta.

Smisi di cantare e mi fermai ad ammirarla, Josh l'accompagnava e io vedevo la mia chitarra nelle mani di quell'angelo che compose un assolo da far rabbrividire chiunque.

Quando compose l'ultimo accordo e smise di suonare per poco non mi cedettero le ginocchia. L'adrenalina che avevo in corpo aveva bruciato tutte le mie energie e improvvisamente mi sentii stanchissimo. Nel suo viaggio aveva trascinato anche me e tutti i presenti nella stanza. Ero rimasto senza forze.

"Beh dai... questa era buona" disse lei staccandosi dall'amplificatore.

Per poco non mi si staccarono le braccia.

Buona?!

"Woooh!" Josh gridò alzandosi in piedi.

"Sì!" Sam esultò "beh... bentornata Eloise!" Si avvicinò a lei per stringerla.

"Tom sembra un po' sconvolto" sghignazzò Cristina.

Non ero sconvolto. Ero paralizzato. Guardavo Eloise come se fosse un alieno.

"Già... lui non è abituato a lei" Josh si avvicinò a me e mi mise un braccio attorno al collo.

"Mio caro, ti presento la più grande chitarrista del mondo" con un gesto teatrale mi indicò Eloise con un braccio.

"Oh ma finiscila Josh!" Lo rimproverò lei, appoggiando la chitarra sul suo supporto.

Io ero senza parole. Non sapevo da dove cominciare. Dovevo riordinare le idee e avevo la bocca completamente impastata.

"Chi ti ha insegnato a fare quello che hai fatto?" La guardavo con gli occhi fuori dalle orbite.

"A mettere le mani sulla chitarra e comporre gli accordi? Nessuno... ho imparato da sola. A suonare, suonare per davvero? A fare vera musica? Quello è Peter... è lui che mi guida. Sempre" fu glaciale nel rispondere e calò il silenzio in quel garage. Parlare di Peter non era facile per nessuno là dentro.

Fu Cristina ad interrompere quel momento.

"Al proposito di Peter..." iniziò avvicinandosi a me. Eloise la fulminò con lo sguardo, probabilmente odiava addirittura sentire che venisse pronunciato il suo nome.

"Ragazzi, so che ci siete affezionati e tutto e anche io... voglio dire Peter era uno dei miei migliori amici, ma mi chiedevo se forse non è il caso di cambiare il nome del gruppo" tentennò.

Io non potevo parlare. Sarei anche stato il frontman di quel gruppo, ma sicuramente non ne ero il leader. La decisione spettava agli altri.

"Beh... forse è meglio se..." Josh iniziò a parlare ma fu bruscamente interrotto.

"Prova ancora, a proporre una cosa simile e ti giuro che ti stacco una per una tutte le unghia finte che ti ritrovi!" Sbraitò come una furia Eloise.

Josh trattenne una risata ed Eloise lo fulminò con lo sguardo.

"Datti una calmata e ringrazia il cielo che vi faccia suonare a casa mia!" Rispose Cristina a tono.

"Eh dai Cris!" Sam la rimproverò "non ti ci mettere!" La zittì.

Lei alzò le mani in segno di difesa e si voltò per andarsene.

"Piuttosto... Eloise, dobbiamo pensare alle nuove canzoni. Non possiamo continuare a fare cover tutta la vita..." Sam provò a farla ragionare per l'ennesima volta.

"Scordatelo. Gli spartiti di Peter rimangono a casa di Peter e se me li chiedi un'altra volta ti giuro che li brucio" Eloise si rivolse a Sam mentre metteva la mia chitarra nella sua custodia.

Io mi avvicinai al mini frigo per prendere un po' d'acqua e tornai ad ascoltare la conversazione. Da quel che sapevo Peter aveva scritto delle canzoni che non erano mai state provate dalla band e Sam voleva suonarle "in suo onore" o qualcosa di simile, ma Eloise non glielo permetteva. Probabilmente per la mia voce. Non avrebbe mai accettato una cosa simile e aveva ragione... io non ero nessuno. Avrei profanato quelle parole.

"Hai perfettamente ragione, ma ti chiedo, per favore, di ascoltare le canzoni di Thomas, è bravo" parlava come se io non fossi presente e nonostante mi sentissi lusingato da quelle parole ero anche un po' a disagio, avevo paura della reazione di Eloise.

E se le fanno schifo?

"È già tanto che suoni con questo qui!" Mi indicò scortese.

Cercai di mantenere la calma. Capitava spesso che mi trattasse male o mi apostrofasse in qualche modo. Non le piacevo, era evidente, ma la cosa che più mi dava fastidio era che non mi conosceva minimamente.

"Eloise" la chiamai. Sapevo che odiava parlare con me, ma non poteva evitarmi per sempre.

"Senti... va bene che non mi parli, che non mi sopporti. Lo accetto. Ti chiedo solo di non avere pregiudizi su di me, prova a conoscermi e se proprio ti faccio così schifo lascio la band. Te lo giuro" mi avvicinai a lei che mi guardava truce. Incrociò le braccia al petto e io ripresi il mio monologo "proviamo a scrivere qualcosa insieme, so di non essere come il tuo ragazzo, Peter; ma magari posso imparare da te. Io voglio fare musica e tu sei così brava e..." fui bruscamente interrotto dalla sua risata.

Rideva. Stava letteralmente ridendo di me. Era piegata in due e tutti la guardavano senza fiatare.

"Tu" iniziò cercando di trattenere le risate "tu credi che... credi che Peter sia il mio ragazzo?" Riprese di nuovo a ridere. Eravamo tutti paralizzati. Si prendeva gioco di me e non sapevo neanche per quale assurdo motivo. Io me ne stavo lì imbambolato, con una faccia da pesce lesso ad aspettare che lei mi dicesse qualcosa.

Non appena smise di ridere si avvicinò a me. "Tu!" Puntò un indice contro il mio petto "tu non sai niente né di Peter, né della mia musica. Non chiedermi mai più di condividere qualcosa che tu non sarai mai in grado di possedere" e se ne andò.

Mi aveva letteralmente fulminato. Gli altri non ebbero il coraggio di aprire bocca. Non sapevano cosa dire.

Sistemammo solo i nostri strumenti e ce ne andammo da quel garage fin troppo carico di tensione.

Io e Sam ci avviammo verso le nostre auto insieme, si avvicinò a me che ero ancora scioccato e col sangue congelato.

Mi toccò una spalla ed espirai buttando fuori aria che non sapevo di star trattenendo. Mi sembrava di tornare a respirare solo in quel momento da quando la risata di Eloise mi aveva interrotto.

"Thomas" disse e mi voltai a guardarlo. I suoi occhi azzurri e rassicuranti mi richiamarono alla realtà e mi sentii di nuovo il sangue scorrere nelle vene "Eloise è..." cercava le parole adatte per descrivere quanto era appena accaduto.

"Non è colpa tua se lei sta così, lo sai vero?"

"Sì certo... è solo che..." non mi sentivo offeso, ero solo dispiaciuto. Lei non mi vedeva. Era come se fossi un fantasma. Io mi sbracciavo per farmi notare da lei, ma ero trasparente ai suoi occhi.

"Lei è ferita, Thomas. Tu non c'entri. Ci sono tante cose che non sai e credimi è meglio così, ma... migliorerà col tempo, vedrai" mi rassicurò.

Rimanemmo qualche istante in silenzio mentre percorrevamo il tragitto fino alle nostre auto.

"Posso farti una domanda?" Chiesi.

"Certo."

"Da quanto è... sai, Peter?" Tentennai.

"Da quanto è morto? Tre mesi. È successo lo scorso giugno."

Sì, le servirà decisamente molto tempo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top