Preparasyon
Vigilia di Natale
La neve scendeva silenziosa e Myriam la osservava dalla finestra con quell'attenzione vorace di chi ancora si stupiva al cospetto della natura.
Era seduta davanti al vetro che si appannava per via del fiato caldo e del tepore del piccolo appartamento e osservava la pelle nera riflessa, in contrasto col candore dei fiocchi che rendevano affascinante il quartiere dove abitava da ormai cinque anni: Prospect Heights, Brooklyn.
«Grann, da dove viene la neve?»
La leggera risata dell'anziana donna non si fece aspettare. La ragazza si girò a osservare i bianchi dreadlocks raccolti in una crocchia ben composta sulla sommità del capo e la figura imponente che camminava a fatica da un angolo all'altro della stanza per inseguire il pollo pronto al sacrificio, dopo averlo presentato ai quattro punti cardinali.
Quel candore, e il leggero velo di sudore sulla pelle, faceva risaltare il viso pieno, nero e senza tempo della fin vye granmoun dam e due occhi neri e profondi che, da molto tempo, non la lasciavano sola.
Le due donne stavano ultimando i dettagli prima del rito finale che si sarebbe tenuto quella notte di Vigilia e che precedeva il giorno del compleanno della ragazza: il Natale. Un evento importante per il mondo dell'invisibile, anche nella loro tradizione religiosa: la preparazione, un vero e proprio rituale, occupava tutto il tempo dell'Avvento. Inoltre, predestinava Myriam a diventare mambo a tutti gli effetti, contro il volere della madre che l'aveva portata lì, assieme ai fratelli sopravvissuti, perché crescesse lontana dalla tradizione religiosa dell'isola e non avesse la tentazione di seguire le orme del padre, col rischio di perdersi come lui.
Nell'aria si avvertiva la forza magica dell'energia scaturita da quei lunghi e intensi giorni preparatori; le avvolgeva, entrambe, in un abbraccio di potere che, però, non le proteggeva ancora dall'inevitabile vulnerabilità al mondo oscuro.
«Sarebbe la millesima volta, ti bebe men an.»
«Mi piace come racconti le leggende, grann.»
Il verso del pollo, ormai destinato alla morte, distrasse Myriam che si girò a guardare la dam che slegava l'animale, lo prendeva in braccio e lo sistemava sopra il tavolo in modo da rendere più semplice ciò che si apprestava a fare. Un'accetta ben pulita era già posizionata accanto al recipiente che, presto, si sarebbe riempito di sangue e carne.
«Timoun, finisci di preparare la miscela per il beny.»
Myriam si alzò dalla sedia controvoglia, eccitata e nervosa allo stesso tempo. Sul ripiano del tavolo, le polveri erano quasi pronte. Radici ed erbe erano state quasi completamente sbriciolate all'interno del mortaio, in modo da creare una potente polvere che sarebbe servita per il bagno di quella notte.
«Sbriciolale bene, pitit mwen.»
«Non mi piace quando mi chiami così, grann.»
«Lo sei» rispose la donna accarezzando il piumaggio del pollo, prima di troncargli, con un colpo netto, il collo e lasciar sgorgare il sangue dentro il contenitore. Il verso sempre più straziato del volatile si interruppe di colpo, lasciando un silenzio pesante nella stanza. «Fino a stanotte, quando le porte del mondo dei Loa si apriranno per te.»
Myriam alzò un ramoscello di vischio, fissandolo curiosa, prima di allungarlo verso la donna che annuì alla sua muta domanda.
«Vischio. Maltèt la.»
La donna prese il rametto e se lo rigirò tra le dita.
All'interno delle piccole bacche bianche e gelatinose intravide un movimento sfuggente, di chi cercava di nascondersi. Ai suoi occhi, però, nessun essere vivente poteva celarsi senza essere scoperto. La Vecchia Signora aggrottò la fronte, rimanendo in silenzio sotto lo sguardo preoccupato di Myriam che le sfiorò il braccio senza riuscire ad attirarne l'attenzione.
Le bacche mostrarono un paio di occhi rossi e insolenti; stavano vagando per i boschi, prima ai confini con Washington DC, poi verso Baltimora e, infine, sulla strada per New York. La visione scomparve non appena il lougarou se ne accorse, grazie a uno strappo nel velo tra i mondi.
Fissò l'intrusa dritto negli occhi, snudando i canini e rabbrividendo nel freddo per la rabbia che non riusciva a contenere.
L'aria era così carica di tensione da essere percepita anche dalla ragazza. Le erbe arrivavano alle narici rendendola estremamente sensibile all'invisibile. Anche Myriam aveva percepito la presenza di qualcuno che le stava spiando. Il vetro appannato disegnava una forma poco chiara, bestiale, non del tutto interpretabile. Rabbrividì.
La visione sparì improvvisamente. Rimase un senso di disagio nella ragazza. La signora, invece, in un gesto naturale e deciso, porse indietro il rametto alla ragazza, senza commentare.
«Mischiala con le altre piante» le ordinò dolcemente. Si accinse poi a tagliare a pezzi il pollo e sistemarlo in un contenitore dentro il quale, in seguito, si sarebbero uniti anche il sangue e le polveri, oppure il preparato non avrebbe avuto sufficiente potenza.
«Il beny di questa notte sarà ancora più efficace e ci proteggerà da disgrazie e malefici.»
«Quali disgrazie potrebbero ancora accadere, grann? Haiti è lontana, gli spiriti hanno già scosso il nostro mondo col gwo tranblemanntè.»
«Ma dal tranbleman tè il mondo oscuro ha mostrato nuove minacce, mwen renmen anpil» i colpi dell'accetta sul tavolo scandivano il tempo, lo sguardo della vecchia era sui propri gesti, sicuri e puliti e sui pezzi di carne che si univano agli altri nel grande contenitore. «I je-rouges hanno portato morte e distruzione e qualcuno è scappato dalle terre haitiane. Sono addirittura fuori il controllo di Rada e Petro.»
«Non potrebbero mai arrivare fin qui» Myriam provò a rassicurare la grann e se stessa. Eppure quel brivido che le correva lungo la schiena non la convinceva del tutto, il suo corpo riconosceva il pericolo.
La donna allungò una mano per sistemarle un sottile dreadlocks scuro dietro l'orecchio, macchiandolo di sangue, come una benedizione: «Sono già qui, ti fi mwen.»
◾️
Il suono di quelle parole mormorate echeggiò nello spazio e nel tempo raggiungendo le orecchie del lougarou tese a captare tutto ciò che gli potesse indicare la via. La neve non gli rendeva il compito facile, ma la città, per sua natura, non poteva nascondere nulla a lungo.
Gli occhi, per fortuna, avevano scorto uno strappo oltre il velo, nonostante la sua natura ormai mutata.
Aveva visto la Potente. Si erano fissati e sfidati.
Nessuno si poteva nascondere all'altro.
Eppure lei non sapeva che era ormai vicino.
Il ghigno arrogante che apparve sul volto nero e segnato da un paio di rughe profonde ai lati della bocca carnosa, fece allontanare un passante tra i tanti che gli camminavano accanto, a Times Square; inconsciamente, lo sconosciuto aveva avvertito qualcosa di ostile e pericoloso.
Il continuo via vai a ridosso della cena della vigilia lo innervosiva e gli occhi iniettati di sangue cercavano di non soffermarsi su ciò che non era importante.
Nonostante la stanchezza, andava dritto per la sua strada. Non poteva fermarsi adesso.
Il tempo era giunto. Non ne avrebbe avuto altro.
Non più.
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