Nuvole
Il cielo prendeva i colori più belli, dopo il tramonto, soprattutto se lo si guardava da sopra le nuvole. La luna piena donava la luce pallida e leggera all'aria, rischiarando un poco il cielo pieno di stelle, incastonate nel manto blu della volta celeste come pietre preziose.
Vere e proprie montagne di nubi si innalzavano, fluttuando, nell'aria fredda della notte. Alti picchi dai contorni indefiniti, apparentemente soli e vuoti, si stagliavano indomiti.
Eppure sopra di essi, rapide, correvano le gambe di un ragazzo dalla pelle del color della luna. I suoi piedi nudi lo sorreggevano nell'aria, facendo trovare nelle nubi un appoggio per la corsa del giovane.
Spesso alzava lo sguardo verso il cielo, mostrando al viso tondo della luna come i suoi occhi sembrassero riflettere il firmamento stellato. Essi infatti erano interamente di un blu scuro puntellato da minuscoli astri. Non vi era alcuna pupilla o sclera, ma solo il cielo impresso nel suo sguardo.
Sulla sua schiena rimbalzava un arco bianco mentre correva su e giù tra i cumuli candidi con la leggerezza di una farfalla.
Uno degli spiriti della terra correva con lui, anche se assai più lontano. Sì vedevano zampe del colore della neve lentamente dissolversi e i suoi contorni erano indefiniti, sembravano mutare ad ogni secondo. Il corpo agile si muoveva come un fantasma, un'ombra di nebbia bianca su nuvole altrettanto bianche.
Corsero per ore, instancabili, fino a quando il ragazzo, scostandosi i capelli candidi dal viso, arrivò finalmente sulla vetta più alta del paesaggio in perenne mutamento.
Sentì l'aria sottile sotto di sé, la stessa aria su cui si poteva sentire in equilibrio e a casa, e si sedette, ammirando il punto più alto del mondo intero.
La sua mano afferrò un flauto, e presto note dolci iniziarono a fluttuare nell'aria, accompagnando i canti del vento.
I disegni ondulati formati da linee azzurre che stavano sulle braccia e sul viso del ragazzo iniziarono a brillare, illuminandosi di una luce azzurro verdastra, e più le note si univano al vento, più l'anima stessa del ragazzo sembrava unirsi al cielo.
Il fedele compagno del ragazzo si portò vicino a lui, nell'ascoltare il canto della notte.
Nel buio tappezzato di stelle si levava così quella melodia, trasportata dalle mani dell'aria notturna.
Suonava e parlava di stelle, del moto degli astri sulle nuvole che non si ferma mai, e di viaggi infiniti su montagne bianche che si trasformavano in isole o pianure, della forza del vento che cambiava ogni cosa attorno a lui, che ogni giorno gli faceva vedere un mondo nuovo.
Quella, per lui, era la pace. Quella, per lui, era casa.
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