Capitolo 50 - Scacco Matto (Parte 5)
Chiuse la chiamata e poggiò il suo telefono sul tavolo. Sophie aveva letto il suo messaggio, ma non gli aveva risposto, come non aveva fatto alle sue due telefonate. Pensò che fosse impegnata con le ragazze, eppure, quella sensazione negativa che lo attanagliava da quella mattina, continuava a martellarlo pressantemente.
«Ehi, tutto ok?» Matteo uscì dalla cucina in quel momento, notando il viso teso di Francesco.
«Sì, è solo che Sophie non mi risponde, ma credo sia indaffarata...» Cercò di autoconvincersi delle sue stesse parole, con scarsi risultati.
«Nemmeno io ho sentito Giorgia, saranno ancora al centro benessere a farsi fare un massaggio, alla faccia nostra che tra un'ora inizieremo a lavorare!» Matteo gli sorrise, provando a rincuorarlo, ottenendo in risposta un sospiro mesto.
«Sì, sarà come dici tu.» Si allontanò verso le scale per farsi una veloce doccia e prepararsi alla serata. Allacciò l'ultimo bottone della camicia bianca, legò il papillon blu al colletto e si diresse, insieme all'amico verso il locale.
Come ogni sabato, lo Starlight era gremito di gente. Fu un bene quella mole di lavoro per Francesco, perché gli impedì di tenere perennemente controllato il telefono; pensò comunque allo strano comportamento della sua fidanzata, sparita da più di quattro ore. Pestava i piedi con nervosismo, consegnava i cocktail ai clienti in malo modo, delle volte rovesciando una parte del contenuto sul bancone, scaricando tutta la propria irritabilità contro i poveri malcapitati che provavano a ordinare.
Giacomo, preoccupato dall'insolita condotta del ragazzo, gli si avvicinò, costringendolo a fare una pausa. Desiderava capire cosa passasse nella testa del bruno, che non si era mai comportato in quel modo, ma il continuo via vai di persone glielo impedì.
Francesco uscì sul retro, attraversando la cucina, e si accese una sigaretta. Inspirò un gran quantitativo di nicotina che lo aiutò a distendere i nervi, provando poi a richiamare Sophie.
Al primo squillo non rispose e pensò fosse normale.
Al secondo ancora nulla, era comprensibile, magari non aveva il telefono a portata di mano.
Al terzo aspirò un altro po' di fumo, tornando a battere i piedi, questa volta sul cemento.
Al quarto buttò la sigaretta per terra, calpestandola con la punta delle scarpe, come se stesse schiacciando un insetto, riversando in quel cilindro tutta la sua tensione.
Al quinto iniziarono a tremargli le mani, chiuse gli occhi e iniziò a pregare mentalmente che rispondesse.
"Ti prego, rispondimi, rispondimi, rispondimi..."
Al sesto allontanò l'apparecchio dal telefono e concluse la chiamata, prima di rimettersi in tasca il cellulare.
Poggiò entrambe le mani sul maniglione della porta, stringendo i pugni con tutta la forza che aveva, finché le nocche non divennero bianche.
Nella sua testa passarono i peggiori scenari possibili; iniziò a preoccuparsi che potesse esserle successo qualcosa di grave, che potesse essere in ospedale, se non peggio.
Rientrò di corsa, avvicinandosi a Matteo per chiedergli se Giorgia si fosse fatta sentire.
«Sì, mi ha mandato una foto poco fa del ristorante dove stanno cenando; perché?» Francesco tirò un profondo sospiro di sollievo; se fosse successo qualcosa di grave non sarebbero andate a mangiare in tutta tranquillità. Si domandò allora perché Sophie continuasse a ignorarlo.
«Quando senti Giorgia, puoi chiederle perché la mia ragazza non risponde a quel maledetto telefono?» L'amico si limitò a un cenno d'assenso con la testa, osservando con sguardo preoccupato Francesco, che si stava allontanando verso la sua postazione.
La serata proseguì così com'era iniziata, con il nervosismo del ragazzo che scoraggiava i clienti a farsi servire da lui. Ancora una volta, fu Giacomo ad avvicinarsi, prendendolo per un braccio e portandolo in cucina.
«Mi vuoi dire cosa cazzo succede? Non ti ho mai visto in questo stato, Moto!»
Francesco gli diede le spalle, appoggiandosi al bancone in acciaio, per poi tirare un calcio al mobile sottostante.
«Succede che ho una brutta sensazione e Sophie non risponde al suo cazzo di telefonino! Se non la sento prima della chiusura, vado giù a Riccione a controllare che stia bene!» Diede un altro colpo al mobile, facendolo aprire.
Giacomo gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla schiena per cercare di quietarlo.
«Adesso calmati, per favore! Passami il telefono, provo a chiamarla io.» Francesco fece come gli era stato detto, poggiando tra le mani dell'amico il suo iPhone, osservandolo mentre lo portava all'orecchio, in attesa di una risposta. I secondi parvero minuti, sentiva il rimbombare del segnale libero in quella stanza, insieme ai battiti del suo cuore che sembravano martellargli il petto.
All'avvio della segreteria telefonica, Giacomo riagganciò, riconsegnando il telefono all'amico.
Estrasse il suo dalla tasca e provò a contattare Veronica, ma anche con lei nessun risultato. Senza scoraggiarsi, decise di provare con Anais, la quale rispose dopo il quarto squillo.
«Any, ciao sono Giacomo. Non vorrei interrompere la vostra festa, ma potresti passarmi Sophie?» In sottofondo riecheggiava la forte musica del locale dove si trovavano le ragazze, insieme a vari schiamazzi.
«Mi spiace, ma è appena andata via con Giorgia. Era stanca e ha preferito ritornare in stanza. Ora devo salutarti, la tua futura moglie è piuttosto ubriaca e non posso perderla di vista!» Riagganciò senza salutare, lasciandolo irrequieto.
«Sophie sta tornando in albergo con Giorgia. Sta bene, era solo un po' stanca, quindi smettila di preoccuparti!» Quella notizia non riuscì a tranquillizzarlo completamente; era felice che stesse bene, ma restava il mistero della sua improvvisa sparizione.
Ritornarono verso la sala, notando Matteo che si sbracciava per richiamare l'attenzione.
«Ehi, Moto; Giorgia mi ha appena scritto che sta tornando in camera con Sophie e che non ti ha risposto perché aveva lasciato il telefono a ricaricare.»
Francesco si sentì un po' più leggero, nonostante la tensione non lo avesse ancora abbandonato del tutto, ma la associò alla preoccupazione che l'aveva brancato fino a quel momento.
«Grazie, Teo!» Si diedero una veloce stretta di mano, dopodiché tornarono alle loro postazioni, continuando a lavorare con costanza, fino all'orario di chiusura.
Sophie chiuse la valigia con un peso maggiore sul cuore, rispetto a due giorni prima. La notte, passata quasi completamente insonne, l'aveva fatta riflettere molto sul suo legame con Francesco. I messaggi che Anais le aveva mostrato l'avevano distrutta, ma era decisa a non farsi condizionare; avrebbe parlato con lui, come le aveva consigliato Giorgia, e avrebbe ascoltato la sua versione, impedendo al passato di irrompere nel suo presente, sgretolandole il futuro.
«Sei pronta, tesoro?» La bionda le si avvicinò sorridendole, leggendo sul viso dell'amica l'ansia e la preoccupazione. Sophie si limitò a risponderle con un gesto d'assenso del capo, stringendo il trolley tra le mani per sollevarlo dal tavolo, posizionandolo vicino alla porta.
«Ieri sera ho sentito Matteo, prima di tornare in Hotel; Francesco era molto preoccupato, visto che non rispondevi ai suoi messaggi, così gli ho detto che lo avevi lasciato in stanza, perché era scarico...»
Sophie sospirò mesta, dispiaciuta che la sua migliore amica avesse dovuto mentire al suo fidanzato per colpa sua.
«Grazie! Ho deciso che gli parlerò più tardi. Hai ragione, bisogna sentire entrambe le campane. Può essere che lui si fosse innamorato di lei, ma che ora l'abbia dimenticata e voglia stare davvero con me...»
Giorgia la strinse in un abbraccio, fiera della sua decisione.
«Questa è la Sophie che conosco! E se per caso, quell'idiota, dovesse confermare le parole di Anais, sarò pronta a renderlo sterile in meno di un secondo!» Assottigliò gli occhi per mostrare uno sguardo minaccioso, ma quello che ottenne fu solo l'ilarità della mora, che aveva finalmente riso spensierata.
Raggiunsero le ragazze nel parcheggio, tutte impegnate a caricare le macchine con i bagagli, prima di rimettersi in viaggio.
Veronica aveva l'aria distrutta: l'avevano fatta bere come una spugna la sera prima, rincasando con le prime luci dell'alba. Aveva dormito meno di quattro ore e delle profonde occhiaie le incorniciavano il volto, rendendolo più smunto e insolitamente spento.
«Ci fermiamo in un bar a far colazione?» Aveva proposto Katy, ricevendo uno sguardo assassino da parte di Veve.
«Potrei vomitare anche il pranzo di Natale del novantadue e tu vorresti farmi mangiare?» Si mise una mano sullo stomaco, sentendo un movimento intestinale fastidioso, dopo aver udito la parola "colazione".
Sophie le si avvicinò per abbracciarla, ringraziandola per lo splendido weekend, consigliandole di riposare durante il viaggio. Salutò anche Jessica e Katy, raccomandando alla prima di non solcare troppi mari in tempesta con il suo capitano, ricevendo in risposta una risata cristallina.
Era rimasta solo Anais, che si allungò per prima a stringere tra le sue braccia Sophie, continuando la sua recita da amica affettuosa.
«Ci vediamo presto, cara Mi sono divertita tantissimo in tua compagnia!»
Sophie sentì nuovamente quel brivido freddo percorrerle la schiena, sentendosi in colpa nei confronti di quella ragazza che si dimostrava così accorta e gentile, ma non riusciva proprio a farsela piacere. Si staccò da lei, cercando di sorriderle, allontanandosi verso l'auto di Mia per prendere posto.
Quel viaggio l'aveva segnata molto, ma le aveva dato una nuova consapevolezza: non sarebbe più rimasta con domande irrisolte nella sua vita, perché non era più la Sophie bambina, che si sentiva inadatta a causa del padre che non la voleva. La Sophie adulta sapeva di valere molto di più e non si sarebbe accontentata di fingere una felicità che non le apparteneva, ma l'avrebbe ottenuta lottando e dando tutta sé stessa.
*Spazio Autrice*
Buon sabato tutti. Oggi sono devastata, ieri sera sono andata a ballare a un Silent Party (che io personalmente adoro) dopo tre anni di fermo e ora mi fa male tutto!
Quindi direi che per oggi il mini commento lo saltiamo a piedi pari e passo direttamente alla dedica e ai saluti, va bene? XD
Dedico questo capitolo a 19Ele_79 ♥️
Buon weekend, baci Sara 😘
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