Capitolo 45 - Nessuno dice no a Francesco Motolese!

Quel lunedì mattina, la pioggia aveva fatto ritorno nella nordica cittadina, ingorgando le strade più del solito. Sophie sbuffò infastidita, bloccata in quella baraonda di automobili che sembravano restii a proseguire il loro tragitto a causa dell'asfalto bagnato e delle pozzanghere formatesi in alcune buche della strada. Armeggiò con la radio finché le note melodiose di Perfect non si diffusero per tutto l'abitacolo, facendola sorridere. Rimembrò quel loro intenso bacio sulla terrazza dello Starlight e tutti i momenti perfetti vissuti insieme a lui in quelle settimane, non ultima la notte di passione che li aveva visti finalmente uniti. Non si era mai sentita così in sintonia con un uomo come con Francesco. Nonostante l'imbarazzo iniziale, tutto era venuto spontaneo; ogni bacio, ogni carezza, ogni tocco era stato naturale, come se quei gesti fossero stati eseguiti milioni di volte. Il calore del corpo virile di lui, a contatto con il suo, la faceva sentire protetta, una sensazione di pace e di beatitudine della quale ignorava l'esistenza, facendole credere che il suo posto fosse sempre stato tra le quelle braccia forti e muscolose.

Il suono bitonale e insistente di un clacson la ridestò dai suoi pensieri, accorgendosi di aver causato un blocco totale della circolazione. Repentinamente pigiò sull'acceleratore e percorse la grossa rotonda ciottolata, svoltando alla sua sinistra, passando in quella via piena di negozi e bar su ambo i lati della strada. Riuscì per sua fortuna ad arrivare in orario in ufficio, trovando al suo cospetto Giorgia, stranamente in anticipo.
«Ti hanno buttata giù dal letto questa mattina? Come mai sei già qua?» le chiese mentre apriva il portone, strusciando poi gli stivali sullo zerbino, cercando di asciugarne il più possibile le suole.

«Sei proprio spiritosa ultimamente, lo sai? È la compagnia di quel Motolese indisponente a renderti così simpatica?» Schioccò la lingua e fulminò l'amica con gli occhi, mentre si ravvivava le pieghe delle proprie ciocche dorate. Sophie scoppiò a ridere a quella affermazione, accedendo come suo solito i due computer dell'ufficio, prima di sbottonare il suo trench blu notte.

«E tu sei diventata suscettibile, ma non credo sia colpa di Matteo!» le fece una linguaccia, prendendo posto alla scrivania, per poi posare il cellulare a fianco della tastiera.

«Invece di perderci in chiacchiere futili, raccontami di sabato sera!» Si avvicinò con la sedia girevole alla collega, alzando e abbassando le sopracciglia ripetutamente, mentre un sorriso malizioso le si allargò sul viso.

«Signorina Frisi, lei è la solita impicciona!» rispose fintamente sconvolta, formando una "O" con la bocca e portandosi una mano al centro del petto.

«Signorina Targa, ormai dovrebbe saperlo!» Giorgia assestò leggere gomitate al fianco dell'amica, dopodiché entrambe scoppiarono a ridere.
«Forza, voglio sapere tutto e non tralasciare alcun dettaglio!»

Quella mattina Francesco si era svegliato prima del solito. Era nervoso e speranzoso al tempo stesso e quello stato d'animo gli aveva reso difficile addormentarsi. Nonostante tutto però non sentiva il peso di quelle poche ore di sonno su di sé, anzi si alzò svelto per farsi una rapida doccia, non prima però di aver letto il messaggio del buongiorno della sua Khaleesi.

- Buongiorno, mio dolce Motolese, dormito bene questa notte? -

Un sorriso smagliante si irradiò sul suo viso nel leggere quel breve scritto e rapidamente si apprestò a risponderle.

- Ho dormito meglio l'altra sera, stringendo una piccola sbavona tastatrice! –

Sghignazzò, immaginando il volto adirato di Sophie quando avrebbe letto quel sostantivo poco veritiero, ma divertente, con cui l'aveva chiamata. Poggiò il telefono sul bancone del lavandino, per poi aprire il getto d'acqua calda, immergendocisi poco dopo sotto. Non riuscì a godersi la sensazione rigenerante che quelle roventi gocce stavano dando alla sua pelle, la tensione per quello che sarebbe successo da lì a poche ore non lo aveva abbandonato, lasciandogli un senso di inquietudine che avrebbe dissipato solo al momento della firma.
Indossò un jeans scuro e una felpa girocollo grigia, infilando per ultime le sue immancabili Stan Smith, partendo poi in direzione della città.

Matteo lo stava già aspettando di fronte all'agenzia, ancora con la saracinesca serrata, riparato dalla pioggia grazie alla tettoia. Si portò una sigaretta alla bocca e la accese, avvicinandosi all'amico inquieto quasi quanto lui.
«Oggi sei più bianco del solito, Teo; dormito male anche tu?»
Il biondo lo guardò storto per un'istante, ravanando con la mano nella tasca della tuta per estrarre il pacchetto di gomme americane allo xilitolo, iniziando a masticare convulsamente.

«Sono nervoso, sì, è vero. Se il proprietario cambiasse idea? E se le ragazze si arrabbiassero per la posizione della nostra nuova casa?» Tamburellò la suola del piede sul marciapiede, mentre si scostava alcune ciocche dorate che gli erano ricadute sul viso.

A Francesco venne naturale sorridere, ascoltando le paranoie dell'amico, le stesse che lo avevano tenuto sveglio durante la notte. Aspirò un ultimo tiro dalla sua Marlboro, prima di spegnerla nel posacenere da esterno.
«Stai tranquillo, Teo; Sophie e Giorgia saranno felicissime di averci così vicini e il padrone dell'appartamento non cambierà idea. Nessuno dice di no a Francesco Motolese!» Finse una sicurezza che in quel momento non gli apparteneva pur di tranquillizzarlo, mentre lo strattonava per una spalla in modo amichevole, così da farlo ridere.

«Tranne Sophie; lei ti ha detto di no!» Fu il suo turno di pungolare l'amico, colpendolo col gomito sul fianco.

«Tranne Sophie! È stato proprio questo a farmi capitolare, sai? Poteva cedere, eppure non lo ha fatto, perché ambiva ad avere di più. Sono stato un'idiota a lasciarla andare via, ma non commetterò mai più lo stesso errore!»  Quando parlava di lei, i suoi occhi si illuminavano; Matteo poté vedere per la prima volta, in quelle iridi chiaroscure, la contentezza e l'amore che provava nei confronti di quella ragazza dal carattere tutt'altro che facile, ma dal cuore immenso. Era felice per il suo migliore amico e si augurò che nessuno potesse rovinargli quella spensieratezza e gioia di vivere, persa dopo la scomparsa del padre.

«Buongiorno, ragazzi; scusate il ritardo, ma questo tempo rincretinisce molti guidatori!» L'agente immobiliare, un bell'uomo di mezza età alto e palestrato, sorrise loro, girando la chiave nel dispositivo per azionare l'innalzamento della serranda. I corti e brizzolati capelli, erano stati ingellati per mantenere il volume alto, la barba era appena stata fatta, così da mostrare qualche anno in meno.
Li fece accomodare su due poltroncine avorio, posizionate di fronte alla sua scrivania in vetro, mentre frugava nell'archivio in cerca della loro pratica.
«Volete un caffè?» Puntò le sue gemme acquamarina su di loro, sorridendo, creando delle piccole fossette sul viso ovale.

Non fecero in tempo a rispondere che una voce calda e sbarazzina entrò nel loro campo uditivo.
«Buongiorno a tutti!» Il proprietario dell'appartamento li raggiunse in poche falcate, posizionandosi sulla poltroncina libera alla destra di Matteo. Strinse loro la mano in una presa energica, senza mai perdere il sorriso.
«Quindi siete voi i ragazzi interessati al mio appartamento!» si grattò i baffi, osservandoli attentamente.

«E ditemi... siete una coppia?» Francesco scoppiò a ridere, mentre Matteo restò interdetto per alcuni secondi.
«Non ho alcun pregiudizio al riguardo, sia chiaro, la mia è semplice curiosità!» esclamò allegro, grattandosi la riccia e bruna testa.

«No, siamo amici e colleghi. Gestiamo un bar in città e ci serviva un appartamento vicino alla nostra attività e alle nostre fidanzate» spiegò Francesco, senza distogliere lo sguardo dalle iridi color cioccolato di quell'uomo.
Si persero in alcuni convenevoli, parlando della loro attività e della vita privata.
Paolo Motta era felice di aver trovato dei nuovi affittuari così giovani e bravi, certo che non avrebbero dato alcun tipo di problema né a lui né alla palazzina.
Firmarono le diverse carte del contratto e, dopo avergli consegnato i due assegni con la caparra e la prima rata dell'affitto di giugno, strinse loro la mano.

«Solitamente si consegnano le chiavi al primo del mese, ma immagino che dobbiate prendere le misure per i mobili di arredo, quindi ve le do con piacere!» Cercò nella sua ventiquattrore il mazzetto da consegnare loro e glielo porse.
I due amici si abbracciarono, dandosi alcune pacche sulle spalle per la gioia di aver finalmente una casa tutta loro

Una vibrazione ridestò Francesco da quel momento, portandolo ad allontanarsi da Matteo per leggere il messaggio che gli era appena arrivato, sorridendo nel vedere chi gliel'aveva mandato.
Si sbrigò a risponderle, dopodiché infilò in tasca il telefono e spintonò l'amico verso le loro auto.
«Ho invitato le ragazze a pranzare al bar, quindi muoviamoci: non vedo l'ora di vedere la faccia che faranno quando gli diremo che l'appartamento è proprio di fronte a quello di Sophie!»

*Spazio Autrice*

Solo due persone ricordavano dell'appartamento vuoto vicino a Sophie, la mia gemella e JJLane, quindi brave! 😁
Il titolo di questo capitolo è dedicato alla mia amica WearTrisha ,che ha creato questa immagine carina dopo il capitolo della doccia.

Volevo rendervi partecipi di un'iniziativa che ho creato insieme alle mie amiche VeveG86 sepmgg e AbigaylDyan (che non riesco a taggare -.-) che si chiama Watfactor. Siamo alla ricerca di nuove perle in questo mare che è wattpad, quindi se siete scrittori e avete voglia di condividere con noi le vostre storie, venite a dare un'occhiata; le risate non mancheranno mai! Alcune liste sono già state chiuse per aver raggiunto il numero massimo di iscritti, ma verranno riaperte per chi vorrà partecipare alla seconda fase.

L'appuntamento è per mercoledì, buona domenica!
Baci, Sara

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