Capitolo 42 - Non stavo meglio prima di te (Parte 2)

Sophie allacciò le braccia al collo di Francesco, sollevandosi in punta di piedi per congiungere le loro labbra in un bacio che tolse a entrambi il respiro. Le loro lingue si intrecciarono subito in una danza erotica, piena di passione, lussuria e desiderio, mentre le mani del bruno avvolsero il suo corpo come una coperta, carezzandole ogni centimetro della schiena.

Si allontanarono per riprendere fiato, senza mai distogliere il contatto visivo l'uno dall'altra, con le pupille che mostravano l'incendiante e dirompente bramosia divampata dentro di loro.
«Potrei abituarmici a essere accolto così!» sussurrò al suo orecchio, provocandole una miriade di brividi che partivano dal collo e giungevano fino al suo ventre.

«Non ti conviene, Motolese altezzoso; l'abitudine a lungo andare annoia!» Gli stampò un altro bacio, prima di allontanarsi verso la cucina per accendere il forno dove avrebbe riscaldato le lasagne.

Non si accorse che il ragazzo l'aveva silenziosamente seguita, finché non si trovò stretta tra le sue braccia, sentendo poi le sue labbra sfiorarle il collo, provocandole nuovi brividi.
«Non potrei mai annoiarmi di stare con te, piccola saccente; la monotonia non è contemplata nella tua vita!»

Sophie si ritrovò a sorridere a quell'affermazione, la quale le fece contorcere lo stomaco, percependo quel solito sfarfallio piacevole che solo lui era in grado di farle provare.
Si voltò per poterlo guardare negli occhi, per perdersi in quei pozzi chiaroscuri in cui aveva imparato a nuotare e vide il proprio riflesso, così come Francesco lo trovò negli smeraldi di lei, due pietre preziose che brillavano diversamente quando erano insieme.

La premette contro il bancone, facendo aderire i loro corpi, scostandole una ciocca dietro l'orecchio anche sé non le era ricaduta sul volto, semplicemente per l'abitudine di quel gesto tutto loro, il quale gli permetteva di posare le dita sulle morbide gote di lei, facendola arrossire.
«Sento caldo!» pronunciò Sophie tremante, con le mani ancorate saldamente alla felpa di lui.

«Di già?» Le sorrise maliziosamente, premendosi ancora di più contro di lei.

«Cretino, mi sto scottando la gamba contro il forno!» asserì ridendo, spingendolo leggermente così da potersi scostare dal vetro bollente, non prima di avergli dato uno schiaffetto sul petto.

«Prendi questo!» Gli porse il sottopentola in legno a forma di cuore, chiedendogli di posarlo sulla tavola già accuratamente apparecchiata, dove avrebbe deposto la pirofila di ceramica color panna.
Il bruno fece come gli era stato impartito, spostandosi nella stanza accanto; si soffermò sulle varie cornici appoggiate al mobile, osservandone le immagini. Potè ammirare in una di esse una Sophie ritratta con Giorgia e Mia, quest'ultima aveva una corona di alloro legata con dei fiocchi rossi sul capo; in quella accanto erano presenti sempre loro tre, in compagnia però di Fabian, Gianfranco, Alessandro e Daniele, tutti avvolti da cappotti pesanti, mentre posavano sorridenti davanti alla stella cometa dell'arena di Verona.

Prese tra le mani il freddo oggetto rettangolare in acciaio, studiando il viso sorridente della mora abbracciata al suo ex ragazzo, domandandosi se prima del suo arrivo lei fosse felice della propria vita.

«Quella foto è di due anni fa; eravamo tutti a casa per le feste natalizie, non sapevamo cosa fare e abbiamo pensato di farci un giretto a Verona. Giorgia ha passato il pomeriggio a sbavare sugli anelli di Tiffany, augurandosi di trovare un fidanzato che glielo regalasse.»
Posò in tavola il tegame, avvicinandosi poi al ragazzo. Poggiò le proprie dita sopra quelle di lui, osservando anche lei l'immagine.

«A cosa pensi?» Osservò il suo viso concentrato, sperando che il bel bruno non fosse infastidito dal fatto che avesse lasciato in bella vista un'immagine che la raffigurava con Daniele.

«Mi chiedevo se tu non stessi meglio prima del mio ritorno.» Si voltò verso il viso di lei, perdendosi nella dolcezza di quegli occhi luminosi e nel suo caldo sorriso.

«Prima di rincontrarti ero felice: avevo i miei amici, un lavoro sicuro e un fidanzato con cui stavo progettando un futuro.»
Francesco fece una smorfia, scostando lo sguardo dal suo viso per ripuntarlo sulla fotografia.
Sophie lo prese per il braccio e lo costrinse a girarsi verso di lei, abbassando la cornice.
«Nonostante questo, mi sentivo incompleta, mi mancava qualcosa per essere realmente appagata. Quel qualcosa l'ho trovato nel momento in cui i nostri occhi si sono rincontrati quel giorno in ufficio.»

Il bruno sussultò nell'udire quelle parole che mai si sarebbe aspettato e si ritrovò a sorriderle involontariamente.
«Ho cercato di non cedere alle tue avances, sicura che per te fosse solo un gioco, ma fortunatamente mi sbagliavo.» Appoggiò la cornice al suo posto e intrecciò le proprie dita con quelle di lui.

«Quindi, per rispondere alla tua domanda, no, non stavo meglio prima di te!» Si alzò in punta di piedi e gli diede un caldo bacio, al quale Francesco rispose schiudendo subito le labbra, per permettere alle loro lingue di unirsi nuovamente in quella lenta danza che sanciva conferme d'amore.
Entrambi avevano bisogno di certezze, perché si sa, quando si ama profondamente qualcuno, ci si senta fragili; solo insieme si era invincibili. Con quella unione di bocche si stavano rassicurando sul fatto che il loro legame fosse qualcosa di davvero profondo, che andava oltre al desiderio e all'attrazione.

Il bruno percepì quel torpore nel petto che lo riscaldava e lo faceva sentire leggero; solo lei era in grado di fargli provare certe emozioni, solo lei era in grado di farlo sentire davvero vivo.
Sophie si scostò leggermente, continuando a sorridergli.
«Se non vuoi che il pasto si freddi, sarà meglio sederci e mangiare!» Lo accompagnò verso la sedia, lasciando poi la sua mano per prendere posto.

Chiacchierarono e risero per tutta la cena, raccontandosi nuovi aneddoti del loro passato e gustandosi quel delizioso piatto.
«Suoni ancora la chitarra?» domandò lei, agguantando l'ultimo pezzo nel piatto per portarselo alla bocca.

Francesco sorseggiò il proprio vino, per poi asciugarsi le labbra con il tovagliolo.
«Certo, sono quasi otto anni ormai!»
Sophie ricordò che, quando si erano conosciuti, le aveva accennato di aver iniziato a prendere lezioni dello strumento da alcuni mesi, con una stupenda luce negli occhi e una profonda emozione.
Gli sorrise, rivedendo lo stesso sbrilluccichio anche in quell'istante.

«Anche mio padre suonava; è una passione ereditaria, credo.» Abbassò lo sguardo, ripensando al suo adorato padre, chiedendosi se sarebbe stato orgoglioso dell'uomo che era diventato; non era più un ragazzo scapestrato il cui unico scopo era collezionare ragazze, ma una persona che aveva avviato un'attività, la quale lo rendeva felice, e con il desiderio di costruirsi una famiglia.
Sophie, come se fosse riuscita a leggergli nella mente, gli prese la mano, intrecciando le loro dita.

«Sarebbe fiero della persona che sei oggi!» Si alzò e si mise seduta sulle sue gambe, per poi abbracciarlo. Sapeva quanto fosse profondo il legame che univa i due uomini Motolese e capiva quanto a lui facesse male non averlo al proprio fianco.
Francesco le fu grato di quel contatto, perché era proprio di quello che aveva bisogno; sembrava che sapesse sempre cosa fare e quando, come se provasse anche lei le stesse emozioni.

Affondò il proprio viso nell'incavo del collo di Sophie, ubriacandosi del suo profumo dolce e dell'aroma fruttato proveniente dai suoi capelli. Le lasciò madidi baci su quella parte di pelle accaldata, provocandole diversi brividi di piacere. Nascose le mani all'interno del suo maglione, sfiorandole delicatamente la schiena con la punta delle proprie dita, risalendo lentamente ai lati della colonna vertebrale.

Sophie respirò affannosamente, accarezzandogli i capelli con una mano, mentre con l'indice dell'altra tracciava la F tatuata sul suo collo. Francesco attraversò tutto il suo collo, baciando ogni centimetro di carne, fino ad arrivare a quelle labbra rosee e succose da cui era attratto come una calamita. Si appropriò del labbro inferiore, mordendolo e succhiandolo, assaporando il sapore del vino di cui era ancora intrisa la sua bocca. Fu impossibile per lei mantenere il controllo, infatti si fiondò su Francesco, baciandolo avidamente, facendo incontrare le loro lingue che esigevano un'unione immediata, percependo il fuoco che aveva dentro divampare in un incendio.

Lui fece scivolare dal maglioncino la propria mano e la portò sotto le sue ginocchia, prima di alzarsi e tenerla tra le sue braccia, senza perdere il contatto che li univa. Con non poca difficoltà percorse le scale che li separava dalla camera da letto, per condurla in quella stanza in cui erano pronti ad amarsi per tutta la notte.

*Spazio Autrice*

Scusate il ritardo, ma ieri sono stata male e non avevo le forze di mettermi al pc.

Siete pronti per il prossimo capitolo scottante? Non vi farò attendere molto, tranquilli, sabato lo pubblicherò, cascasse il mondo! XD

Vorrei dedicare questo capitolo a due autrici straordinarie che si sono qualificate al primo e al secondo posto nel servizio che gestisco: Chapter Battles.
La prima è Valentina, _zero_e_lode_ che con la sua storia Viaggio attraverso un ricordo mi ha portato nel mondo di Kei e Rui, due ragazzi normalissimi con un passato misterioso e con cui dovranno fare i conti tredici anni dopo.
La seconda è @LadyMoonlightEfp, che con Ehorin - La stirpe spezzata ci porta in un mondo fantasy, dove i draghi sono ormai decimati e la protagonista, Dhana, dovrà fare i conti con le insidie che si troverà ad affrontare per portare a termine la sua missione: salvare l'ultimo drago imprigionato a Valantia.
Due generi completamente opposti, ma entrambe fantastiche, quindi vi consiglio di aggiungerle al vostro elenco lettura!

L'appuntamento è per sabato, preparate del ghiaccio o un cestello per il vomito (Trisha, parlo con te XD).
Baci, Sara

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