Capitolo 37 - Perché non resti a cena, Filippo? (Parte 2)

«Come vi siete conosciuti?» chiese inconsapevole Samanta, addentando l'ultimo pezzo di lasagna che aveva nel piatto. Mariacarla sorseggiava il suo bicchiere di vino bianco, anche lei curiosa di scoprire quel dettaglio interessante. Gli occhi delle due donne erano puntati su di loro, mettendo i ragazzi in maggior difficoltà; non potevano certo dire che erano usciti insieme anni prima per una scommessa, con la quale si erano ritrovati mezzi nudi nella macchina di lui in un parcheggio piuttosto isolato.

«È successo dopo la mia vacanza a Nettuno a casa di Luna. Ci siamo conosciuti in un bar, siamo usciti qualche volta con i nostri amici, ma poi ci siamo persi di vista fino a qualche settimana fa.»
Tagliò corto lei, bevendo poi l'acqua nel suo bicchiere, sperando che l'argomento venisse archiviato con la stessa facilità con cui era stato intavolato.
Sia la madre che la nonna puntarono gli occhi in quelli del bruno, il quale imitò il gesto della ragazza, portandosi il bicchiere alla bocca e mandandone giù il contenuto; era imbarazzato anche lui al pensiero che potessero chiedere altro.
Nessuno dei due immaginava che il pensiero delle donne fosse il medesimo, ovvero che si erano ritrovati proprio alcuni giorni prima che Sophie chiudesse la sua relazione con Daniele.

«Capisco... e ora state uscendo insieme?» A quel quesito la mora quasi non si strozzò con l'acqua che aveva in bocca. Sbiancò e iniziò a tossire considerevolmente, aiutata fortunatamente dal bruno che le picchiettava la schiena.
Tornata del suo colore naturale e avendo ripreso a respirare normalmente, guardò le due ancora in attesa di una risposta.

«No, mamma; siamo solo amici!» Udire quell'affermazione gli fece storcere la bocca, costringendolo a versarsi dell'altro vino. Era deluso, amareggiato e piuttosto abbattuto; non credeva certamente che gli avrebbe professato il suo amore, ma era convinto che anche lei sentisse quella forza che li univa, la quale andava ben oltre alla mera attrazione fisica. Non era consapevole che nella testa di lei stessero passando infinite domande sui suoi sentimenti; come lui, anche Sophie sentiva che avevano un legame profondo, ma aveva paura che fossero solo sue convinzioni e che in realtà Francesco non provasse nulla.

Vedendo le espressioni afflitte dei due, Samanta preferì non continuare con quell'interrogatorio.
«Okay! Mamma, mi aiuti a sparecchiare?» La donna si alzò, stringendo tra le mani il suo piatto, agguantando anche quello della figlia, insieme alle posate, per portare poi il tutto in lavastoviglie. Mariacarla fece lo stesso, lasciando soli i giovani ancora un po' imbarazzati.

Entrambi tenevano lo sguardo sulla tovaglia, senza proferir parola. Lei si mordicchiò la carne all'interno della bocca, mentre lui picchiettò la pianta del piede sul pavimento, cercando di riversare tutta la tensione accumulata, senza però riuscirci.
«Ti dispiace se esco a fumare?» le domandò senza guardarla, cercando nella tasca della felpa il suo pacchetto bianco e l'accendino, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla porta di ingresso.

«Non c'è bisogno che scendi, puoi fumare sul balcone, sai? C'è un posacenere sul tavolino sulla destra.» Osservò le spalle tese di lui muoversi in direzione della porta finestra, inghiottito poi dal buio della sera. Sospirò mesta, chiedendosi se sarebbe mai riuscita a capire quello che passava in quella testa bruna, se le sue domande avrebbero mai ottenuto una risposta e se quest'ultima potesse essere quella che lei tanto anelava.

Si alzò anche lei, portando nell'altra stanza i quattro bicchieri vuoti, quasi scontrandosi con la madre che stava aprendo la porta proprio in quel momento.
«Tesoro, siediti, non devi affaticarti!»

La ragazza sbuffò, stanca di quelle continue e asfissianti premure.
«Sentite, non sono una malata terminale. Ho la febbre, ma non muoio se cammino un po'!»
Così dicendo entrò nella stanza, incastrò i bicchieri nella lavapiatti e la fece partire, mentre la nonna era andata a ritirare la tovaglia, per metterla nella cesta dei panni da lavare, la quale si trovava nello stanzino confinante alla cucina.

Una volta che il soggiorno fu sistemato, Sophie tornò a sedersi sulla parte del divano con la penisola, osservando le due donne rivestirsi.
«Ma state già andando via?» domandò loro sorpresa.

«Sì, piccola. Sei già in buona compagnia e non vogliamo soffermarci troppo!» Samanta le fece l'occhiolino, sorridendole maliziosamente. La ragazza arrossì per l'allusione non tanto velata della madre, mentre la nonna si guardò intorno guardinga.

«Oh, comunque, quello lì ha proprio un bel sedere... dagli una palpatina anche da parte mia!»
Il viso di lei si fece ancora più incandescente dopo le parole della nonna, le quali provocarono un leggero imbarazzo anche nella figlia.

«Mamma, alla tua età queste cose non si dicono!» la rimproverò quest'ultima, portando la madre ad alzare gli occhi verso il soffitto.

Provvidenziale fu l'arrivo del giovane, il quale portò ad arrestare la contro risposta dell'anziana.
«State già andando?» chiese anche lui, chiudendosi la porta finestra alle spalle, per poi tirare la tenda bianca a coprirla.

«Sì, caro, è stato un piacere conoscerti!» La matriarca allungò la mano verso di lui, che la strinse regalandole un tenero sorriso.
«Anche per me!»

Samanta si avvicinò al bruno, imitando il gesto della madre, sorridendogli a sua volta.
«Ci sentiamo domani, tesoro. Riposati!» Diede un bacio sulla testa alla figlia, salutando un'ultima volta i due ragazzi prima di lasciare l'appartamento insieme alla madre.

Francesco si allontanò per lavarsi le mani, mentre Sophie accese la tv, ritrovando la puntata messa in pausa qualche ora prima. Quando lui tornò nella stanza, la osservò, indeciso sul da farsi.
«Ti lascio riposare anche io.» Quelle parole le provocarono un sussulto, portandola a deglutire amaramente.

«Non ti va di restare... ancora un po'?» Porse quel quesito con un'immensa speranza nel cuore, lasciandolo interdetto, con il solo desiderio di passare altro tempo insieme.

«Certo che mi va!» Le sorrise, provocandole un'accelerata del muscolo cardiaco.
«Fammi spazio, Khaleesi.» Si sedette alla sua destra, stringendola a sé, lasciando che posasse la sua testa al proprio petto. Sophie poté sentire i battiti irregolari del cuore di lui; sembrava dovesse scoppiare da un momento all'altro e la cosa la rincuorò, consapevole che non era l'unica a provare certe emozioni quando erano vicini.

«Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti?» Quella domanda, alle orecchie del bruno, sembrava voler dire altro, una richiesta di recuperare il tempo perso, dimenticando quello che li aveva portati ad allontanarsi. Forse era la sua mera speranza o forse lei stava davvero cercando di chiedergli un nuovo inizio, quello lui non poteva certo saperlo; l'unica certezza che aveva era che non l'avrebbe più lasciata andare, avrebbe combattuto per lei senza arrendersi.

«Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti!» Quell'affermazione, pronunciata quasi in un sussurro, provocò una scarica di emozioni nello stomaco di lei. Quelle fluttuazioni nel ventre le risalirono fino al petto, lasciando dietro di loro un immenso calore, il quale la rasserenò, come se lui gli avesse appena fatto una promessa di dedizione.

Si guardarono dolcemente negli occhi per alcuni secondi, prima di riprendere la visione della loro serie tv. Passarono diverse ore accoccolati in silenzio, tanto che Francesco non si accorse subito che la ragazza si era addormentata, cullata dal battito del suo cuore, avvolta nelle sue braccia. La sentì respirare rumorosamente, avendo il naso chiuso, mentre con le esili dita stringeva un pezzo della sua felpa. Le scostò alcune ciocche per osservarne il viso rilassato mentre riposava, accarezzandole il volto con la punta delle dita. Ripeté quel gesto per diversi minuti, finché non si decise a prenderla in braccio per portarla nel suo giaciglio, il quale sarebbe stato sicuramente più comodo per la sua Khaleesi.

Udì un mugugno un po' infastidito uscire dalla bocca di lei, per poi tornare ad accoccolarsi contro il corpo possente del bruno. Cercò di salire la rampa il più silenziosamente possibile, ma purtroppo gli ultimi scalini scricchiolarono lievemente al suo passaggio; fortunatamente Sophie era crollata in un sonno profondo, quindi non si accorse né di quel debole rumore, né di essere stata sollevata e condotta nella sua camera, la quale veniva rischiarata debolmente dalle luci della città.
La posò con cura sul letto leggermente disfatto, per poi rimboccarle le coperte, sorridendo a quella visione perfetta; avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla osservare dormire in quel modo ogni sera.

«Buona notte, mia bellissima Khaleesi.» Sfiorò quelle labbra, un po' secche per via della febbre, con le sue, stampandole un lieve bacio ricco di amore e tacite promesse.

*Spazio Autrice*

Io sto provando a non mostrare la mia parte fangirl, ma questi capitoli mi fanno avere gli occhi a cuoricino quando li rileggo. Piano piano stanno costruendo il loro rapporto, mancherebbe solo il tanto atteso bacio a completare il tutto.
Siate pazienti, tra non molto arriverà anche quello! (Forse :P)

Salutiamo nonna Carla, che per un po' non vedremo più (con mio sommo dispiacere), e concentriamoci solo sui nostri protagonisti visto che nel prossimo capitolo si parlerà solo di loro.

Auguro a tutti un buon weekend!
Baci, Sara

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