Capitolo 37 - Perché non resti a cena, Filippo? (Parte 1)

L'imbarazzo regnò sovrano per diversi minuti in quella stanza; Sophie osservava la madre e la nonna, le quali scrutavano con minuzia il bel giovane, lievemente arrossito per quel silenzioso studio della sua persona. Si ritrovò ad abbassare lo sguardo, sperando che quella tensione potesse sparire il prima possibile.
«Allora... che dite?» La mora fece ciondolare le mani, cercando di focalizzare su di sé le attenzioni delle due, liberando il povero Francesco da quella situazione imbarazzante.

«Che diciamo... ti pare il caso di accogliere in casa 'sto ragazzo, vestita così?» Come immaginato, la nonna non si era fatta scappare l'abbigliamento non consono della nipote, scrutandola da dietro i suoi occhiali rettangolari e lanciandole uno sguardo di dissenso.

«Ma, nonna, sono malata.» Ad avvalorare quella tesi, Sophie ebbe un colpo di tosse, seguito da uno starnuto, per finire poi con dei brividi freddi che le attraversarono il corpo, pervadendo le sue ossa.
Il bel bruno si avvicinò a lei, appoggiandole una mano sulla schiena per accarezzarla e farle sentire un po' di calore, gesto che non passò inosservato alla matriarca della famiglia, né alla figlia. Entrambe osservarono i due guardarsi, leggendo nei loro occhi il bisogno l'uno dell'altra e ne rimasero colpite. Volevano bene a Daniele, lo consideravano ancora della famiglia, ma in tutti quegli anni non avevano mai visto Sophie guardarlo in quella maniera, con devozione e sentimento, così come stava facendo con quel ragazzo.

«Forse è meglio se ti siedi.» Francesco posò le labbra sulla fronte di lei, percependo il calore della febbre che si irradiava nel suo esile corpo.
«Scotti un po'!» affermò, accompagnandola verso il divano, sempre sotto gli occhi attenti delle due spettatrici silenziose.

«Saresti malata anche con un jeans e una camicia, ma almeno saresti presentabile!» borbottò tra sé e sé l'anziana, cercando di farsi comunque udire da tutti i presenti.

«Forse è meglio se iniziamo a preparare la cena, così poi ti potrai riposare.» Samanta, spogliandosi della giacchetta, prese dalle mani della madre la borsa termica, la quale conteneva il cibo preparato nel pomeriggio, e la portò in cucina, permettendo così a Mariacarla di spogliarsi dal suo cardigan.

«Allora è il caso che io me ne vada!» esclamò lui con riluttanza, regalando uno sguardo amorevole alla sua bellissima ossessione, la quale lo guardò in egual modo, accennando un lieve sorriso.

«Che fretta c'è! Perché non resti a cena, Filippo?» L'anziana signora lo guardò sorridendo, restando ammaliata dalla bellezza straordinaria del ragazzo e dalla sua dentatura perfetta, appena messa in mostra in una risata che coinvolse anche la nipote.

«Nonna, si chiama Francesco, non Filippo!» Lui e Sophie risero di gusto davanti alla confusione della donna, la quale, non sapendo come ribattere, si unì a loro.

«Perché state ridendo tutti quanti?» Samanta si affacciò alla porta della cucina, osservando quel insolito trio così divertito, chiedendosi cosa fosse successo di tanto ironico, soffermandosi sul viso radioso della figlia; non la vedeva così felice da tantissimo tempo. Il sorriso sul suo volto non era mai mancato, ma non era minimamente paragonabile a quello spensierato che aveva in quel momento, come se finalmente si fosse tolta la maschera che mostrava al mondo e fosse stata pronta a farsi vedere per quello che era.

«Niente, prendono in giro una povera vecchia dalla memoria breve! Dai, ti aiuto a preparare la tavola.» Mariacarla si alzò, fermandosi di colpo di fronte ai due giovani sul divano.
«Si ferma anche coso...» indicò il bel bruno, il quale trattenne a stento un risolino, mentre Sophie, sconcertata, si portò una mano alla fronte coprendo i suoi smeraldi.

«Francesco!» asserì lui con dolcezza, fissando gli occhi gentili della donna, così simili a quelli della sua Khaleesi.

«Ecco, bravo; si ferma a cena anche lui!» L'anziana signora gli sorrise, prima di sparire nella cucina a prendere l'occorrente per apparecchiare la tavola.

«Ora ammetti che la mia idea di nasconderti non era tanto male?» gli domandò in un sussurro, ridendo insieme al seducente bruno seduto accanto a lei. Si avvicinò a pochi centimetri dal suo viso, facendole palpitare il cuore, costandosi poi al suo orecchio.

«In realtà sono contento di non averti ascoltato; a fine serata tua nonna sarà pazza di me, più di quanto non lo sia tu!» Le stampò un bacio sulla guancia e si alzò, allontanandosi per aiutare le due donne, impedendo così alla bella mora di ribattere alla sua frecciatina.
Entrando nella stanza, un profumino invitante gli pervase le narici; puntò il suo sguardo nella direzione del forno, notando dal vetro trasparente una pirofila di ceramica scura al cui interno cuoceva la lasagna.
«Posso aiutarvi in qualche modo?» Si rivolse alla donna dai capelli scuri e dal fascino così simile a quello della ragazza seduta nell'altra stanza.

«Non preoccuparti, caro; pensiamo a tutto noi. Tu sei un ospite!» Samanta gli sorrise, coprendo la mano destra con il guanto da forno bianco a righe camoscio, dandogli poi le spalle per misurare il livello di cottura della pietanza.
Mariacarla invece gli posò tra le mani quattro bicchieri dalle varie fantasie, spingendolo nel soggiorno.

«Porta questi, così mi fai fare un giro in meno!» asserì divertita, stringendo tra le dita la tovaglia bicolore di cotone, che stese sul tavolo in legno bianco.
Francesco posò i bicchieri di vetro davanti alle quattro sedute in pelle, dopodiché lasciò lo spazio alla matriarca, la quale collocò i piatti fondi insieme ai tovaglioli in coordinato.
Sophie si alzò, desiderosa di aiutare anche lei, ma lo sguardo raggelante della nonna la bloccò sul posto. Aveva assottigliato gli occhi, i quali risultarono ancora più intimidatori da dietro le lenti degli occhiali, in un chiaro messaggio di sospendere ogni sua azione per attendere seduta comoda.
Venne salvata dalla madre, la quale stringeva una bottiglia di acqua e una di vino bianco frizzante.

«Tutti a tavola; mamma, anche tu per favore!» Sorrise alla donna, dandole poi le spalle per tornare in cucina.
L'anziana signora fu la prima a prendere posto, accomodandosi sulla sedia vicina alla finestra, dando la schiena alla scala.
Francesco si sedette di fronte a lei, lasciando a Sophie la scelta del posto da occupare; al suo fianco o dall'altra parte? La mora, senza nemmeno pensarci, occupò la sedia accanto al bruno.
Samanta mise al centro della tavola la pirofila contenente le lasagne, le quali, con il loro odorino invitante, aprirono lo stomaco a tutti.

«Non ci credo; mamma ha preparato le lasagne senza glutine solo per me!»
Sophie si leccò la bocca, aspettando il momento che le sue papille gustative entrassero in contatto con quella pietanza sublime.

«Ehm, veramente no... queste sono per noi!» La voce accorata della nonna giunse ai timpani della giovane come un macigno. Un velo di delusione le si cucì addosso, portandola a piegare il labbro inferiore verso il basso, come succedeva ai bambini quando vedevano un giocattolo a cui ambivano ma che non potevano avere.
Samanta depositò un pentolino fumante vicino al bicchiere della figlia, insieme a un mestolo.

«Cioè, fatemi capire... voi vi siete portate le lasagne e per me una misera minestra?»
La domanda di lei provocò una forte ilarità nel ragazzo, il quale cercò di mascherarla con un leggero colpo di tosse, portandosi entrambe le mani davanti alla bocca.

«Ehi, bimba, guarda che sono stata tutto il pomeriggio a farti questo cavolo di brodo cuocendo la carne e le verdure per ore. Sei tu la malata, mica noi; credevi che avremmo mangiato la minestra come negli ospizi?» Le parole di Mariacarla fecero ridere tutti in quelli stanza, nonostante il dissenso di Sophie.

«Okay, okay, ma non arrabbiarti, nonnina cara. Mangerò questa squisita minestrina fatta con tanto amore dalle tue splendide mani!» la canzonò con un sorrisetto beffardo.

«Ma vai a cagare! Fai silenzio e mangia, su!»
Fra le risate generali iniziò la loro cena, dove si ritrovarono a parlare di vari aneddoti divertenti sull'infanzia della bella Sophie, sulle ambizioni lavorative di Francesco e della sua famiglia, argomento su cui non si soffermò troppo, per evitare che alcuni ricordi tristi potessero rovinare il clima di quella serata, la quale si stava volgendo stupendamente, fino a una domanda un po' ostica per entrambi.

*Spazio Autrice*

Quale sarà la domanda così ostica per Francesco e Sophie? Lo scopriremo sabato! (So che mi manderete a cagare in questo momento, ma ricordatevi che vi voglio bene <3)
Quando scrivo di nonna Carla, io non ce la faccio a non ridere, spero di aver strappato un sorriso anche a voi in questo capitolo piuttosto transitorio, ma che serve a solidificare le basi del rapporto dei nostri protagonisti.

Vorrei dedicare questo capitolo a SJ_Weiss, un autrice veramente FANTASTICA e una ragazza altrettanto favolosa. Passate nel suo profilo e leggete le sue storie, in particolare la serie che sto leggendo col cardiopalma "The Argent Series", libro sui lupi mannari dove la protagonista è un po' come Balto (sa soltanto quello che non è XD). Iniziatela che non ve ne pentirete!

Ci vediamo sabato.
Baci, Sara

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