Capitolo 35 - Pasquetta con chi vuoi (Parte 4)

* Si consiglia la lettura con la canzone in sottofondo*

Il clima era diventato improvvisamente freddo per tutti i presenti nella sala, a eccezione di uno. Sophie sentì il gelo nelle ossa, come se improvvisamente fosse stata balzata dall'altra parte del mondo, in un posto polare e spento. Sentì il sapore della propria bile che le graffiava la gola, impedendole di pronunciare alcuna parola. Faticava a respirare e a deglutire; sentiva la trachea infiammata dolerle.

Non riusciva a capacitarsi di come Daniele avesse potuto farle una proposta del genere dopo il discorso fatto alcuni giorni prima e soprattutto lì, davanti ai loro amici e a dei perfetti estranei.
L'aveva messa in una situazione di completo disagio, dove rifiutare avrebbe significato dare il colpo di grazia a quel povero ragazzo, spingendolo a saltare da un aereo senza paracadute, ma accettare avrebbe voluto dire vivere un rapporto di menzogne e sofferenza.

Giorgia appoggiò la propria mano sul ginocchio dell'amica, per farle sentire la sua presenza e rassicurarla che in quel momento non era sola; c'era lei al suo fianco e ci sarebbe sempre stata, nei momenti difficili e in quelli di gioia.

Francesco provò un forte dolore al centro del petto, come se qualcuno ci avesse infilato una scheggia e, a ogni suo respiro, essa gli lacerava gli organi, facendolo sanguinare internamente. Nemmeno assistere al loro bacio gli aveva causato un tale dolore. Sentì il corpo svuotarsi della propria anima, come se fosse un guscio vuoto. Non riuscì ad alzare lo sguardo dal tavolo per osservare la reazione della mora, perché sarebbe morto se avesse visto i suoi bellissimi occhi brillare d'amore verso un altro uomo. Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, alla sera in cui gli aveva raccontato quella assurda bugia per allontanarla da lui, facendole credere di essere andato a letto con un'altra. La realtà era che non aveva smesso neppure per un secondo di pensare a lei, al suo carattere orgoglioso diverso da ogni donna che aveva conosciuto, alla sua parlantina, la quale riusciva a strappargli sempre un sorriso, al suo corpo così sensuale che avrebbe voluto accarezzare e sentire suo più volte, alla sua dolcezza così innocente e pura, ai suoi smeraldi che si illuminavano di una luce diversa quando lui la guardava e alla sensazione di calore nel cuore che aveva provato per la prima volta nella sua vita.

Si maledì per la paura che ebbe sette anni prima, la stessa che gli impedì di cercarla in tutto quel tempo, la quale era scomparsa magicamente dopo averla rivista nel suo ufficio. Ai tempi era troppo giovane per capire cosa volesse dire quel sentimento, per lui era più facile divertirsi con donne diverse, con le quali non sentiva alcun legame, che soffermarsi su una sola, l'unica che gli avesse fatto sentire una palpitazione al centro del petto.

Daniele restò fisso a guardare la ragazza che amava, sicuro che il suo gesto le avrebbe fatto cambiare idea sulla loro relazione; lei sarebbe tornata da lui, avrebbero vissuto felici e si sarebbero amati, senza più l'ombra di una misteriosa persona venuta dal passato a minare il loro rapporto.
Non sapeva che quell'oscura presenza era seduta proprio al suo fianco in quel momento e che lui, con quella dichiarazione, lo aveva fatto cadere in un profondo baratro.
Passarono secondi che diventarono minuti e il silenzio più assoluto faceva loro da cornice. Le certezze del bruno andarono pian piano scemando, nel vederla inchiodata su quel divanetto, bianca in volto, come se stesse per svenire da un momento all'altro.

«Di qualcosa, Soph» la pregò lui, cercando di ridestarla da quello stato di shock in cui l'aveva catapultata poc'anzi, con la sua proposta di matrimonio.

«Io...» Fu un sussurro quello che uscì dalla bocca di lei, ancora incredula e in difficoltà, con il fastidio alla gola che andava a salire, diventando sempre più consistente.
«Credo che devo vomitare!» Scattò in piedi come una molla, facendosi spazio tra le gambe di Giorgia e di Mia, scontrandosi contro il tavolo. Fortunatamente Alex ebbe la prontezza di riflessi di alzarsi e lasciare lo spazio necessario alla mora di allontanarsi e di correre verso il bagno alla sinistra del bancone.

Corse più velocemente che poteva, non curandosi degli sguardi di tutti i presenti; doveva allontanarsi il più possibile da quel tavolo e gettare fuori la sua angoscia. Un forte odore di limone la travolse non appena ebbe varcato la soglia della piccola stanza dai toni del grigio, con due lavandini e un fasciatoio posizionati di fronte alle porte bianche che dividevano i servizi maschili, segnalati da una scarpa elegante, laccata di nero, incollata sotto la suola, da quelli femminili, sulla quale era stata applicata una decolté col tacco. Si fiondò in quello delle donne, chiudendosi dentro e appoggiandosi al sanitario, fortunatamente ben pulito, e lasciò fuoriuscire la misera colazione, insieme all'ansia, il dispiacere e la frustrazione che l'avevano portata a stare male.

Iniziò a versare copiose lacrime, alcune dovute allo sforzo nel rimettere, altre per la situazione che si era venuta a creare; quella proposta così improvvisa l'aveva gettata nello sconforto più totale, sentendosi nuovamente in colpa, sapendo che la cosa giusta da fare avrebbe ferito ancora una volta il povero Daniele.

Azionò lo scarico, sedendosi a terra con la testa contro la porta in laminato, portandosi le ginocchia al petto in un abbraccio spento, senza energie. Si estraniò da quel posto, lasciando che la sua mente prendesse il sopravvento e rimembrò alcuni dei momenti passati con il suo ex fidanzato.
Dal loro primo bacio, avvenuto una lontana sera di maggio, il quale aveva sancito l'inizio della loro relazione. Dai sorrisi sinceri, che quel dolce ragazzo le aveva fatto nascere con i suoi gesti romantici, ai "ti amo" sussurrati dopo aver fatto l'amore, alle serate passate abbracciati sul divano, dopo essere entrambi tornati a casa dal lavoro, fino ad arrivare al giorno in cui lei aveva posto fine alla loro relazione. Daniele l'aveva salvata da un profondo oblio e di quello gliene sarebbe sempre stata grata, ma non riusciva più a vedere il bruno come suo compagno di vita, né lo immaginava ad aspettarla, mentre varcava la soglia della chiesa con l'abito bianco. Lo aveva amato, non con una passione travolgente che avrebbe potuto farla bruciare e che l'aveva portata a stare male, ma con dolcezza e gratitudine.

Un leggero bussare l'aveva ridestata dai suoi pensieri, portandola ad asciugarsi le ultime stille salate, le quali avevano rigato il viso della ragazza con un po' del nero colato dalla matita e dal mascara.
«Tesoro, siamo noi, Mia e Giorgia; come ti senti?» la voce dolce, ma allo stesso tempo inquieta, della bruna l'aveva fatta sorridere, di un sorriso leggermente amaro sì, ma era pur sempre un sorriso.

Prese un po' di carta igienica per pulirsi la bocca, gettandola nel cestino alla sua sinistra, prima di alzarsi e gettarsi tra le braccia delle amiche, le quali la strinsero a loro con forza, cercando di farle sentire il loro profondo affetto e darle il coraggio per affrontare quel momento.

«Vi voglio bene, amiche mie!» le ringraziò per la loro presenza, sciogliendosi poi da quella stretta per raggiungere il lavandino e pulirsi alla bell'è meglio il volto. La freschezza dell'acqua sulla pelle l'aiutò a sentirsi meglio, come se quel liquido stesse pulendo le impurità anche al suo interno e non soltanto quelle visibili agli occhi degli altri. Si tamponò il viso con la carta, appallottolandola poi per tenerla stretta tra le mani chiuse a pugno. Si voltò verso le ragazze alle sue spalle, sorridendo loro.
«Com'è la situazione di là?» chiese preoccupata, cercando di non andare a pensare subito al peggio.

«Ti dico solo che Francesco, dopo che ti ha vista fuggire, si stava alzando per raggiungerti, ma Matteo l'ha bloccato sul posto.» Giorgia alzò gli occhi al cielo nel darle quella notizia, senza nascondere l'antipatia che provava verso quel bell'imbusto che aveva creato scompiglio nel cuore dell'amica.
Sophie restò interdetta nell'apprendere quella notizia, un calore piacevole le scaldò il petto, portando il suo cuore a battere a un ritmo irregolare.

«Fortunatamente Daniele non si è accorto di nulla. Adesso è fuori con Fabian, Alex e Gian a fumarsi una sigaretta, mentre gli altri sono seduti a chiacchierare, cercando di far finta di niente.» Fu Mia a parlare, portandosi le braccia al petto con un leggero disagio.
La mora prese un profondo respiro, prima di gettare la pallina di carta nel cestino e indicare alle altre, con un leggero movimento del capo verso destra, di tornare nella sala. Non poteva scappare da quella situazione, ma farsi forza e affrontarla, cercando di essere il più chiara possibile con Daniele.

Quando Francesco sentì il rumore della porta aprirsi, si voltò per vedere chi stesse arrivando; nel vedere il volto della sua Khaleesi, in compagnia delle altre, si alzò di scatto, questa volta senza dare il tempo a Matteo di bloccarlo, raggiungendola nel mezzo della sala.
Le amiche lasciarono da soli i due, raggiungendo i propri posti, ma restando comunque con gli occhi puntati verso di loro, come gli altri seduti a quel tavolo.

Il bruno posò la mano sul braccio di Sophie, carezzandolo lievemente.
«Come ti senti?» le domandò nervoso, senza distogliere lo sguardo dagli smeraldi verdi di lei, cercando di leggerci dentro.

«Vuota... non mi aspettavo la sua proposta, qui davanti a tutti» si limitò a rispondere, anche lei non riuscì a staccarsi dai pozzi chiaroscuri di lui, sentendosi avvolta in una bolla che le trasmetteva serenità e pace.

«Pensi di dirgli di... sì?» faticò a pronunciare quell'ultima parola, sentendo un macigno sul petto pronto a schiacciarlo se gli avesse dato una conferma che non era pronto a sopportare.

«Non posso dirgli di sì; non provo per lui quello che...» si bloccò di colpo,conscia che stava per rivelargli i suoi sentimenti.
«Dovrei» aggiunse infine con un lieve sospiro.

Francesco la imitò, facendo fuoriuscire tutta la tensione da lui accumulata in quegli istanti. Avrebbe voluto abbracciarla e stringerla a sé per cercare di farla stare meglio con il suo calore e, un po' egoisticamente, sentirsi bene anche lui con quel contatto.

«Pero devo parlargli e dirgli come stanno le cose!» affermò mesta, allontanandosi da lui e dirigendosi verso il cortile, passando per la cucina. Avrebbe voluto fermarla, chiedendole di restare, ma sapeva che aveva ragione; doveva mettere un punto definitivo, altrimenti non sarebbe mai stata pronta a ricominciare e se lui voleva riconquistarla, doveva lasciarla fare.

Fabian e Gianfranco la videro subito arrivare, mentre Daniele e Alessandro le davano le spalle.
«Ci lasciate soli?» chiese loro, facendo lievemente sussultare il ragazzo, il quale non si era accorto del suo arrivo.
Entrambi gli amici fecero un cenno positivo col capo, lasciando la privacy di cui avevano bisogno a quei due.

Lui finalmente si voltò per osservarla, con uno sguardo spento, ma questa volta consapevole di quello che stava per dirgli.
«Immagino che dobbiamo parlare della mia proposta.» 

*Spazio Autrice*

Pensavo che sarei riuscita a inserire il discorso dei due in questo capitolo, ma ho voluto soffermarmi un po' di più sulle emozioni di Sophie, così da farvela sentire un po' più vicina; spero di non avervi annoiato troppo!

Dedico questo capitolo alla mia amica Patrizia, WearTrisha. Oggi è il suo compleanno, facciamole tutti gli auguri 🎉

L'appuntamento è per giovedì.
Baci, Sara

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