Capitolo 34 - Pasqua con i tuoi (Parte 4)

«Ti sto dicendo che se metto il fruttosio al posto dello zucchero non si va a intaccare il sapore, ma anzi, rende il tiramisù meno dolce.»
Sophie sbuffo, portandosi le braccia ai fianchi, snervata dalla continua insistenza del bruno a voler seguire la ricetta originale e non accettare la sua variante, da sempre apprezzata anche da altre persone nel corso degli anni.

«A me sembra una cazzata sinceramente e poi non lo sai che il fruttosio non fa così bene come si vuol far credere?» rimbeccò lui, impegnato a rompere le uova e dividere i tuorli dagli albumi.

La mora portò gli occhi al cielo, pregando una divinità superiore di dargli la pazienza di non sbattere la testa di quell'affascinante ragazzo, contro il muro; contò fino a dieci prima di rispondergli.
«Quanti tiramisù hai fatto nella tua vita?» gli domandò, sicura che la sua risposta sarebbe stata un enorme zero.

«Nessuno, però mia madre e mia sorella lo preparano spesso e loro non hanno mai usato il fruttosio!»
Si lavò le mani dopo aver spezzato l'ultimo uovo, asciugandosele nello strofinaccio, il quale fuoriusciva dal mobiletto sotto il lavandino.

«Ognuno ha la propria ricetta... c'è chi ci mette il marsala e chi no; chi lo zucchero e chi il fruttosio... vai a contestare ai vegani il loro tiramisù senza uova, invece di infastidire me!» affermò seria lei, dopo aver appoggiato la moka sul piano a induzione, preparando il piatto fondo dove avrebbe riversato il liquido scuro.

«Se fossi stata vegana, non ti avrei mai fatto preparare questo dolce, tranquilla!»
Si avvicinò alle spalle della ragazza, mettendole le mani sui fianchi e avvicinando il proprio corpo al suo, facendola sussultare.
Si beò di quel momento e le schioccò un bacio sulla guancia, prima di allontanarsi con riluttanza; se fosse stato per lui l'avrebbe abbracciata per tutto il tempo e non si sarebbe limitato solo a quello.

Sophie restò di stucco dinnanzi a quel gesto inaspettato, il quale portò il suo cuore a palpitare con impeto. Si portò la mano sul petto per percepirne il battito irregolare, sperando che il calore delle proprie dita potesse quietare quella tensione.

«Ora cosa devo fare?» domandò Francesco, osservando le due ciotole davanti a lui, cercando di portare i propri pensieri sull'organizzazione del tiramisù, lontani da quella splendida insolente e dal desiderio di possederla sul mobilio della cucina.

«Prendi il frustino dal mobile qui sopra.» Indicò lo sportello superiore alla sua sinistra, allontanandosi con un bicchierino contenente il fruttosio e ne versò la metà nella ciotola dei tuorli, approfittando della distrazione di lui.

«Questo?» chiese con la scatola dell'oggetto in mano, sorprendendola in quell'azione fatta alle sue spalle, facendola sussultare per la seconda volta.
«Cosa stai facendo, Sophie?»

La mora, colta con le mani nel sacco, si voltò verso il ragazzo, sorridendogli nella maniera più finta che conoscesse, sperando che non l'avesse beccata nel momento in cui travasava il prodotto nell'impasto.
«Controllavo che avessi diviso bene gli albumi, altrimenti non si sarebbero montati nella maniera corretta!»

Si meravigliò lei stessa della sua prontezza nell'inventare una scusa plausibile, auspicandosi che anche lui le avesse creduto. Francesco si ritrovò a sorridere a quella frase, trattenendosi dal fare una battuta allusiva; poi si ricordò il consiglio del cognato di essere sé stesso, quindi si avvicinò alla ragazza, facendo toccare le punte delle sue scarpe con le ciabatte a forma di unicorno di lei, le scostò una ciocca di capelli sfuggita allo chignon e lasciò il palmo sulla sua guancia arrossata.

«Non preoccuparti, perché so bene come si fa a montare alla perfezione!»
Le pupille di Sophie si dilatarono nell'udire quell'affermazione, deglutendo a fatica. La vicinanza con quell'intrigante non l'aiutava a concentrarsi, sentendosi il viso andare a fuoco.

«Bla bla bla, secondo me sei il classico tutto fumo niente arrosto!» Lo sfidò lei, sapendo di andare a colpirlo nel suo orgoglio maschile, lo stesso che gli aveva fatto accettare la scommessa sette anni prima.

Il sopracciglio castano di lui si alzò, incredulo che quella irriverente gli avesse risposto a tono, nonostante i segnali chiari del suo corpo: pupille che sovrastavano le iridi, viso arrossato, voce tremante e le mani strette al bancone con una forza tale da farle sbiancare le nocche; se avesse voluto dimostrarle quanto si stesse sbagliando, sarebbe riuscito senza fatica, ma il suo corteggiamento era appena iniziato, quindi non poteva permettersi di correre troppo, nonostante lo volesse.

«Vedremo... dove lo attacco questo coso?» domandò staccandosi da lei, cercando una presa libera.
La mora lo ringraziò tacitamente per quel suo cambio di argomento, indicandogli la ciabatta elettrica dietro al microonde.

«Prendo il mascarpone, intanto tu inizia a montare i tuorli e cerca di dargli una consistenza spumosa» ordinò lei, dandogli la schiena per aprire la scatolina di plastica bianca che conteneva il formaggio, strappando poi l'involucro che lo sigillava.
Si avvicinò a Francesco, osservandone il volto concentrato sul suo operato e le venne spontaneo sorridere; per altre persone potevano sembrare attimi piuttosto ordinari, ma per lei erano molto di più, perché passati insieme a lui.

Con un cucchiaio aggiunse il mascarpone al composto giallo, poco alla volta, finché non lo finì, ottenendo una crema densa e invitante che avrebbe gustato volentieri anche così. Il rumore della moka la avvisò che il caffè era ormai pronto per essere versato nel piatto, così spense il piano a induzione e si allontanò verso il bancone dall'altra parte della cucina per prendere i savoiardi.
«Come hai fatto a trovare i biscotti senza glutine?» domandò, mentre apriva la confezione.

Il bruno, dopo aver staccato le fruste per risciacquarle da quel composto, si avvicinò alla destra della ragazza, per raggiungere il lavandino.
«Mia sorella è una ragazza un po'... particolare. Spesso se ne esce con qualche sua nuova trovata, tipo il voler diventare vegetariana o mangiare senza glutine. Il mese scorso si era fissata a voler depurare il corpo dalle tossine della farina, così ha riempito casa di alimenti gluten free di ogni tipo.»

Sophie scoppiò a ridere per l'eccentricità di quella ragazza, immaginandosela nella quotidianità della loro vita.
«Allora qualcuno di simpatico c'è nella tua famiglia» lo schernì, non immaginando la reazione di lui; le sporcò la guancia con il composto di uova, fruttosio e mascarpone ancora appiccicato alla frusta, adagiando poi quest'ultima nella vasca del lavello. Lei si voltò a osservare quello sfrontato, con la bocca spalancata per lo stupore, incredula per l'affronto subito.

«Visto? Anche io so essere simpatico!» la canzonò sogghignando, facendola adirare non poco.
Con un rapido gesto gli rubò la frusta nell'altra mano e cercò di colpirlo nello stesso modo che aveva fatto lui, finendo solo per macchiargli la felpa.

Francesco le bloccò i polsi, tirandola a sé, guardandola dritto negli occhi; il tempo intorno a loro sembrò fermarsi, mentre i loro cuori palpitavano all'unisono, cercando di raggiungersi.
Un leggero torpore investì entrambi in pieno petto, facendo provare loro una sensazione di beatitudine, una serenità insolita che riuscivano a sentire solo quando erano vicini; occhi negli occhi, pelle contro pelle, anime che si fondevano in una sola.

Per lei quello sarebbe stato il momento perfetto per congiungere le loro labbra e dare il via a un bacio senza fine, ma il ragazzo la sorprese, portando la bocca sulla gota sporca, per poi gustarsi la crema con la punta della lingua. Le gambe di Sophie diventarono come gelatina e il formicolio al basso ventre si irradiò in tutto il suo corpo, provocandole brividi caldi ovunque.
Il bruno si allontanò con riluttanza, pregando che non ci fosse un nuovo incontro ravvicinato con lei, perché non sarebbe riuscito a resistere al desiderio di baciarla, nonostante le intenzioni.

«Inzuppiamo i biscotti?»

Dopo aver cosparso di cacao amaro la superficie di tiramisù, Sophie infilò la pirofila nel frigo, nonostante il dissenso di Francesco.
«Non puoi portarlo fuori subito, deve stare in frigo un paio d'ore per far sì che la crema si rapprenda, altrimenti rimarrà liquida!» cercò di spiegare a quel ragazzo tanto bello quanto testardo, il quale sbuffò dopo aver sentito ripetere la stessa frase per la terza volta.

«Va bene, va bene; hai vinto tu!» affermò chiudendo la lavastoviglie, dopo che aveva infilato l'ultima ciotola sporca di impasto. Si appoggiò al bancone alle sue spalle, incrociando le braccia al petto e guardando la mora, nella medesima posizione, accostata al frigorifero.
Erano da poco passate le ventitré ed era giunta l'ora di andarsene, anche se Francesco sarebbe rimasto volentieri con lei per tutta la notte.

Sophie si avvicinò al bruno, tenendosi a una distanza di sicurezza, ma riuscendo a percepire lo stesso il calore che il suo corpo irradiava e il suo profumo così intenso e inebriante.
«Grazie per l'uovo e per questa serata» sussurrò imbarazzata, guardandosi i piedi e accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse ridicola con quelle ciabatte addosso.

Lui sorrise, le alzò il mento per inchiodare i suoi pozzi chiaroscuri negli smeraldi di lei e osservarne la bellezza disarmante.
«Grazie a te per avermi fatto entrare!»
La ragazza arrossì ancora di più, deglutendo e scostandosi dalle dita ruvide e bollenti di lui.

«Ti accompagno alla porta»
Così dicendo si allontanò verso l'ingresso, girando la chiave nella serratura.
Il cuore avrebbe voluto invitarlo a restare con lei ancora un po', ma sapeva come sarebbe andata a concludersi la serata, perciò intervenne il cervello a ricordarle che lui era un uomo impegnato e che i suoi principi morali le impedivano di renderla una ladra di fidanzati.

Francesco si accostò all'uscio, giocando con una ciocca nera di lei, intrecciandosela tra le dita.
«Ci vediamo domani allora.»
Slegò l'indice dai suoi capelli, abbassandosi per darle un bacio al lato della bocca. Il cuore di Sophie saltò un battito, mentre chiuse gli occhi per vivere quelle emozioni non con la vista, ma con tutti gli altri sensi. Quando lui si allontanò, schiuse le palpebre, osservandolo con rammarico.

«A domani, Motolese scombussolante» sussurrò a sé stessa, chiudendosi la porta alle spalle e picchiettandoci contro la testa.

*Spazio Autrice*

Eccoci all'ultimo capitolo di Pasqua. Non erano carini mentre cucinavano insieme? (Cecine, a voi so che non piacciono, mi arrendo!)
Siete pronti per i prossimi sei (sì, avete letto bene... SEI) capitoli dedicati alla Pasquetta?
State attenti, perché ci sarà una bomba pronta a scoppiare; non voglio feriti, quindi armatevi di caschetto (Trisha, il tuo giallo andrà benissimo)!

Vorrei dedicare questo capitolo a una scrittrice di romanzi rosa veramente fantastica, un'amica folle, appassionata di moto e astrologia: DaphneAli
Dovete assolutamente passare nel suo profilo e leggere le sue storie, perché non ve ne pentirete!

Buona domenica!
Baci, Sara

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