Capitolo 34 - Pasqua con i tuoi (Parte 2)
Francesco prese posto sulla sedia in pelle bianca, vicino alla sua splendida nipotina dai lunghi capelli biondi, raccolti in una treccia laterale, e di fronte al cognato con gli stessi occhi color del cielo della figlia.
«Zio, finalmente ti sei svegliato!» La piccola Giada si allungò sulla seggiola per abbracciarlo e schioccargli un sonoro bacio sulla guancia. Il loro rapporto era molto solido, essendo cresciuta nella stessa casa insieme a lui e ai suoi genitori. La piccolina aveva da poco compiuto i dieci anni e i suoi lineamenti infantili stavano lasciando il posto a quelli preadolescenziali, causando non pochi timori al padre iperprotettivo e super geloso. Il volto ovale e le labbra carnose a cuore erano come quelle della madre, così come il color paglierino dei capelli, mentre l'altezza e le iridi azzurre erano state tramandate da lui, un omone ben piazzato che portava i capelli rasati e un leggero strato di barba color cenere a incorniciargli il viso squadrato.
«Luca, non sei di turno oggi?» domandò il bruno al cognato, infermiere da anni nella clinica privata della città. L'uomo mandò giù il pezzo di pane che aveva appena sgraffignato dalla tavola, prima di portare l'attenzione su Francesco.
«No, oggi mi hanno messo di riposo; in compenso domani avrò mattina e pomeriggio impegnati al pronto soccorso, a fare lavande gastriche ai classici ubriaconi che non sanno regolarsi nelle giornate di festa» sospirò amareggiato, consapevole dell'inferno che l'aspettava l'indomani al lavoro, ingurgitando un altro pezzo di rosetta.
«Sta arrivando il coniglio» una voce armoniosa e carezzevole giunse dalla cucina, separata dal soggiorno imponente da una semplice porta scorrevole di legno bianco. Quella stanza era decorata di un color tortora sia sul soffitto che sulle pareti, mentre il pavimento era rivestito con del parquet chiaro.
Sotto alla tavola e alle sedute era posizionato un tappeto di pelo beige, mentre alla loro sinistra giaceva un divano angolare da sei posti in tessuto maggese, rivolto verso la parete modulare sospesa, con un mobilio dai toni caldi del marrone e del bianco; il tutto era completato da un televisore cinquanta pollici, anch'esso appeso.
La donna posò la pietanza sul tavolo ovale in vetro, coperto da una tovaglia di stoffa avorio, ricamata con forme ellittiche grigie, prendendo posto vicino al marito per essere frontale alla figlia.
«La mamma sta arrivando con le patate!» Sorrise Isabella a Francesco, servendo la carne al sugo nei vari piatti.
Come se fosse stata annunciata, la vedova Motolese si palesò con la sua innata eleganza e quel sorriso leggermente tirato sul viso. Per l'occasione aveva scelto un vestito in raso blu elettrico con le maniche lunghe, il quale scendeva morbido fino alle ginocchia, evidenziando la sua vita sottile e le gambe longilinee. Sul suo volto i segni del tempo e della sofferenza erano ben marcati, ma ciò nonostante la raffinatezza di lei era impossibile passasse inosservata.
Appoggiò sulla tavola imbandita il contorno, dopodiché prese posto a capotavola, alla destra dei due ragazzi.
«Sembra un secolo che non pranziamo insieme, nonostante viviamo tutti sotto lo stesso tetto» affermò la donna, osservando tutti i presenti seduti, regalando un sorriso amorevole alla sua nipotina.
Dopo la morte del marito, avvenuta per un infarto improvviso alcuni anni prima, Paola aveva passato un brutto periodo di depressione che la costrinse a letto per mesi. Entrambi i figli erano tornati a vivere con lei per non lasciarla sola e aiutarla a superare quel trauma, difficile da affrontare anche per loro, soprattutto per il bruno, il quale aveva sempre avuto un rapporto molto speciale con il padre, per lui un punto di riferimento, un amico e un eroe da voler imitare. C'erano voluti molti mesi prima che la madre riuscisse a metter piede fuori dalla sua camera e tanti altri prima che arrivasse a uscire di casa, anche solo per affrontare una passeggiata al parco di fronte, ma alla fine si era ripresa, soprattutto grazie al calore di quella famiglia così unita. Fu solo grazie a quest'ultima, infatti, se non si era lasciata andare all'oblio profondo in cui si era rinchiusa; voleva essere forte per loro e vivere appieno la gioia di essere nonna di una bambina così splendida e buona come la piccola Giada.
«Dillo a tuo figlio, mamma; da quando ha aperto il bar passa tutto il suo tempo lì!» rispose leggermente indispettita Isabella, producendo una smorfia laterale con la bocca, impegnata a servire la pietanza nel proprio piatto.
«Principessa, ti manca il tuo adorato fratellino?» chiese beffardo, sapendo quanto quel nomignolo la facesse adirare.
«Strozzatici con quel coniglio!»
Con le risate che si espansero per quelle quattro mura, anche il loro pranzo pasquale ebbe inizio.
Giada correva nel giardino, cercando di catturare una piccola ranocchietta che si era infilata nella loro proprietà. Madre e figlia erano impegnate a sistemare la cucina e il soggiorno, dopo l'abbuffata di cibo, uova al cioccolato e colombe, appena terminata.
Francesco e Luca erano invece seduti in veranda, sul divanetto in vimini marrone e il comodo materasso completo di cuscini color panna, a sorseggiare il loro amaro e a fumarsi una sigaretta.
Era un pomeriggio piuttosto afoso per essere aprile e il sole splendeva alto nel cielo, riscaldando l'arietta leggera.
Dopo una profonda boccata di fumo, il bruno si girò verso il cognato dai profondi occhi color del cielo, sperando di trovare in lui un supporto, ma soprattutto un aiuto.
«Luca,ho bisogno di un consiglio...» lasciò volutamente la frase in sospeso, catturando così l'attenzione del ragazzo piuttosto preoccupato dinnanzi a quella richiesta; il suo pensiero andò direttamente verso l'ambito sanitario, visto che era lui l'esperto della famiglia.
«Ti prego, dimmi che non ti sei beccato la sifilide! Ti ho detto mille volte di usare il preservativo e-»
Francesco silenziò l'altro portandosi l'indice al centro della bocca, andando a toccare la punta del naso, dopodiché si guardò in giro, controllando che non fosse uscita nessuna delle due donne e che la nipotina fosse ancora interessata a rincorrere il piccolo animaletto salterino.
«Che cazzo urli!» bisbigliò il bruno, facendo un altro tiro della sua Marlboro Light, prima di proseguire il suo discorso.
«Ho sempre fatto sesso protetto, cretino! Non mi serve un parere medico, ma... sentimentale...» pronunciò quell'ultima parola in un sussurro, tant'è che il ragazzo al suo fianco gli chiese di ripetere, provocando un profondo imbarazzo al povero Francesco.
Per lui erano tutte cose nuove; non aveva mai voluto una ragazza per più di una o al massimo due notti, ma con Sophie desiderava di più... molto di più.
Aveva l'intenzione di corteggiarla nel migliore dei modi, di farla innamorare pazzamente ed essere degno di starle affianco; voleva presentarla alla propria famiglia, conoscere quella di lei e svegliarsi ogni giorno con lo splendido e caldo corpo di quella mora insolente, attaccato al suo.
«Tu come sei riuscito a far innamorare mia sorella?»
Spense la sigaretta e osservò Luca, il quale sorrise sognante al ricordo del corteggiamento di quella bionda seducente che l'aveva fatto capitolare a prima vista. Gli occhi azzurri di lui sembrarono animarsi di una luce nuova, mentre percorrevano nella mente dei veloci flashback della sua storia d'amore. Imitò il gesto del bruno, accartocciando nel posacenere la Marlboro, tornando poi ad accomodarsi contro lo schienale e stringendo un cuscino contro l'addome.
«Non c'è una maniera giusta per conquistare il cuore di una donna, perché ognuna di loro è diversa e apprezza cose differenti; io sono stato me stesso, con i miei pochi pregi e i miei mille difetti. Le ho mostrato Luca Davinci a trecentosessanta gradi, senza nascondermi o voler sembrare perfetto.»
Francesco rimase colpito da quelle parole, incredulo che bastasse essere sé stesso per conquistarla.
Eppure, la prima volta c'era riuscito senza fare sforzi, anche se poi con la stessa facilità l'aveva ferita, portandola ad allontanarsi da lui.
«Se vuoi un consiglio, Fra, parlale sinceramente e confessale quello che provi.Non nasconderti dietro al tuo orgoglio o alla paura di un rifiuto, ma cogli l'attimo e dichiarati. Il dialogo è alla base di ogni relazione e se si è sinceri fin dall'inizio, le cose non potranno che incominciare nei migliori dei modi.»
Il rumore della porta interruppe quel momento di confidenza tra ragazzi, lasciando al bruno molto su cui riflettere. Isabella si sedette in mezzo, tra il marito e il fratello, rubando a quest'ultimo una sigaretta, per poi accendersela e appoggiarsi con la testa sulla spalla del suo amato, stringendo la mano di Francesco tra le sue.
«Di che parlavate, voi due?»
*Spazio Autrice*
Come molte di voi avevano capito già da tempo, Isabella non è nient'altro che la sorella maggiore del nostro Francesco. Sophie ancora non lo sa, ma chissà se non lo scoprirà presto anche lei.
E ora conosciamo i prestavolto di questa bellissima famiglia!
Giada:
Luca:
Paola:
Questa settimana aggiornerò sia giovedì che sabato, così da concludere tutti i capitoli inerenti alla Pasqua! Preparatevi per le sorprese che ci saranno nel prossimo, che spero porteranno nuovi fan per i Fraphie. XD
Baci, Sara
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