Capitolo 33 - Fugace utopia

«Allora, com'è stato perdere?» chiese uscendo dal supermercato, stringendo le buste della spesa tra le mani. Camminarono l'uno affianco all'altra, giungendo alla vettura del ragazzo e caricando le borse di plastica piene di cibo nel baule.
Al termine di quella gara nessuno dei due aveva più proferito parola, se non per quell'istante di esultanza dopo aver valicato il traguardo. Il bruno per rispettare la sofferenza di lei, mentre Sophie per l'amaro che quella sconfitta le aveva lasciato; odiava perdere.

«Dai, Soph, non tenere il muso; c'è sempre una prima volta nella vita e questa è la tua. Segna questa data sul calendario per aver perso la tua prima gara sui carrelli!» la canzonò lui, trattenendo la risata che gli era nata spontanea osservando il viso corrucciato della ragazza.
La mora assottigliò gli occhi, fulminandolo con il suo sguardo di ghiaccio, e si avvicinò a Francesco, alzandosi in punta di piedi per rubargli gli occhiali da sole che teneva poggiati sulla testa.

«Questi li prendo io, per ora!» Indossò i Ray-Ban a goccia e raggiunse il sedile passeggero per allontanarsi dall'avversario che l'aveva sconfitta malamente. Se non fosse stato per la signora spuntata all'improvviso e che le aveva bloccato la fuga, costringendola a frenare per non andarle addosso, avrebbe sicuramente battuto quello spaccone, aggiungendo quella vittoria a tutte le altre.

Il bruno la raggiunse nella vettura, spinse il pulsante di accensione e ingranò la retro, allontanandosi dal parcheggio del supermercato per immettersi sulla strada principale.

«Scegli tu la pasticceria; guarda quante concessioni che ti sto facendo e tu non fai nemmeno un sorriso...»
La guardò con la coda degli occhi, prestando maggiore attenzione alla carreggiata, ma senza perdersi quel suo moderato sorriso, che si era premunita rapidamente di dissimulare, fingendo uno sbadiglio e portandosi la mano davanti alla bocca.

«Come si accende la musica in questa sotto specie di astronave?» domandò lei, cercando di cambiare argomento e studiando confusa tutti quei pulsanti sul cruscotto.
Uno schermo rettangolare interattivo mostrava alcune icone, come se fosse un piccolo tablet posizionato all'interno della vettura.

«Premi la freccia sulla destra, dopodiché scegli la cartella Moto; c'è la mia playlist» la indirizzò, prendendo la strada opposta a quella che portava a casa della ragazza, troppo intenta a smanettare con la radio per accorgersi della sua mossa.

«Trovata; speriamo ci sia musica decente e non quella pallosa che ascoltavi un tempo!» lo beffeggiò lei, schioccando la lingua sul palato dopo l'occhiata torva di Francesco.

*Sto pensando a te mentre cammino, mentre parlo, mentre rido, mentre respiro...*

Le parole di Vasco Rossi la colpirono come una sberla in pieno viso, costringendola ad abbassare lo sguardo, mentre il bruno tornò a prestare attenzione alla strada, con una leggera tachicardia nel petto. Ancora una volta era una canzone a dar voce ai suoi sentimenti, proprio come la sera prima al Silent Party.

*Sto pensando a te mentre mi spoglio di ogni orgoglio, mentre guardo il mio destino...*

Sophie non sapeva come mostrarsi nella sua totalità a quel ragazzo; troppe cose la frenavano a essere sé stessa e a dichiararsi apertamente. Il muro che aveva issato per proteggersi era ancora alto, eppure, alcune volte, le sembrava sul punto di cedere. Quando si perdeva negli occhi profondi come l'oceano di lui per esempio; in quei momenti si sentiva libera di lasciarsi andare, rischiare di cadere e di farsi male, perché per lui ne valeva la pena.

Non voleva perderlo, dal momento che le sembrava finalmente vicino, però la paura la bloccava, rendendo vani quei suoi piccoli passi di avvicinamento fatti senza accorgersene.

*Cosa faresti al posto mio, se ogni pensiero...
se ogni pensiero fossi io?
Cosa faresti tu?*

Francesco avrebbe tanto voluto porle quella domanda, visto che lei era diventata il centro di ogni suo pensiero, la sua ossessione che non gli dava pace e che avrebbe voluto viversi a trecentosessanta gradi, ma si limitò a stringere il volante, terrorizzato da quello che la mora avrebbe potuto rispondergli. Si diede dello stupido, perché alcuni gesti di lei lo avevano fatto illudere in un forte interesse nei suoi confronti, ma ogni azione volta a farlo sperare, ne richiamava un'altra che smontava il proprio castello, trasformando in carta quello che lui considerava solido cemento.
Pensò che fosse meglio godersi quella fugace utopia, piuttosto di una batosta che gli avrebbe distrutto il cuore in mille pezzi.

*Cosa faresti tu? Cosa faresti tu?*

Sophie non era una fan del Blasco, tutto il contrario, eppure quella canzone la sentì dentro, desiderosa di conoscere la risposta del bruno se a farle quella domanda fosse stata lei, ma non proferì parola, conscia che i pensieri del ragazzo fossero rivolti solo a Isabella.

«Grazie per la torta, ma mi scoccia che sia tu a pagarla...»
Uscirono dalla pasticceria con una cheescake senza glutine alle fragole, acquistata dal ragazzo con la speranza di rallegrare la sua accompagnatrice, dopo la sonora sconfitta che le aveva rifilato, e magari riavere indietro i propri Ray Ban, i quali erano fissati sulla testa di lei da quando il tramonto aveva iniziato a scemare.

«Non c'è problema; certo che diciotto euro per quella tortina è un'esagerazione...»
Sophie rise all'affermazione di lui, pronta a rifilargli una stoccata vincente.

«Se tu mi avessi fatto acquistare gli ingredienti per prepararla, avremmo certamente risparmiato!»
Allungò il passo, arrivando per prima alla macchina per poi salire al suo posto, raggiunta dopo poco dal bel bruno.

«Portiamo le cose al bar e poi ti accompagno a casa o preferisci che passi prima da te?» domandò, speranzoso che lei scegliesse la prima ipotesi, così da poter trascorrere altro tempo insieme.
Sophie però rifletté sul percorso che lui avrebbe dovuto fare dalla pasticceria per raggiungere lo Starlight e il suo appartamento era proprio a metà strada.

«Forse è meglio se mi lasci a casa per prima, così non dovrai tornare indietro appositamente per me.»
Dentro di sé sperava che Francesco le avrebbe risposto che non sarebbe stato un problema ripetere il percorso, pur di stare in sua compagnia, ma poi trovò quel pensiero assurdo; bellissimo sì, ma irrealizzabile.

Dal canto suo, il bruno interpretò quel riscontro come un chiaro segno del disinteresse di lei, mascherato dalla sua voce dolce e soave.
«Okay...» fu l'unica parola pronunciata dal ragazzo, prima di avviare il motore e partire.
La mora si rattristì, dandosi dell'idiota mentalmente più volte durante quel tragitto, trascorso in completo silenzio, senza nemmeno la musica a far loro compagnia.

Quando arrivarono nel parcheggio sotto casa di lei era ormai sera e il cielo azzurro aveva lasciato il posto al blu della notte, con alcune stelle che brillavano luminose in quel firmamento.
Il cuore di Sophie iniziò a palpitare trepidante, aspettandosi un saluto come nei film d'amore, con un bacio appassionato che avrebbe fatto sospirare d'emozione la protagonista per tutto il tempo.

«Grazie per la compagnia e per la vittoria da aggiungere alla mia innumerevole lista...» la canzonò volutamente, sapendo quanto la sconfitta le bruciasse ancora; si sarebbe divertito a non fargliela dimenticare. La mora si volto verso di lui e assottigliò gli occhi, provocandogli una maggiore ilarità.
Quella omerica risata, per lei, era come il sole dopo una tempesta; riusciva a trasmetterle serenità e gioia, cancellando l'espressione corrucciata dal suo volto.

«Non farci l'abitudine, Motolese insolente; voglio la rivincita e lì ti farò il culo a strisce, puoi giurarci!» affermò, guardandolo con baldanza, scaturendo in lui il desiderio di tapparle la bocca tirandola a sé e baciandola con ardore.

«Secondo me sarà il tuo bel culetto a fare una brutta fine!»
Francesco si avvicinò a lei con il viso, fermandosi a pochi centimetri da quelle labbra rosee, le quali si erano leggermente schiuse involontariamente. Le slaccio la cintura, accompagnandola in un gesto lento lungo il suo addome, passando in mezzo a quei seni tondi e invitanti, salendo verso la spalla per fermarsi su quel viso leggermente arrossato, provocandole mille e più brividi sotto la pelle. Deglutì a fatica, sentendo il respiro caldo di lui troppo vicino; lo voleva, eccome se lo voleva.

Dovette combattere con tutte le sue forze per non buttarcisi addosso, ma ci riuscì, lasciando che la mente riprendesse il controllo del suo corpo. Si beò per qualche secondo di quella carezza sul volto, chiudendo gli occhi, percependo quelle dita calde che sapevano accenderla come nessun'altro prima di allora era riuscito a fare.
Appoggiò la mano sopra la sua, schiudendo le palpebre e puntando i suoi smeraldi nelle pozze profonde di lui, abbassandogliela per scostarla dal propria viso, ma accompagnandola con dolcezza fino al bracciolo di pelle nera posizionato tra i due sedili.

«Ci vediamo lunedì, Motolese rubacuori.»
Appoggiò i Rayban al cruscotto e gli schioccò un rapido bacio sulla guancia per poi andarsene, lasciando il ragazzo nuovamente confuso e amareggiato; sospirò mesto, prima di allontanarsi da quella tormentosa ossessione.

*Spazio Autrice*

A vincere la gara è stato Francesco, per la "gioia" della nostra adorata Sophie. XD
I due ragazzi sono sempre più vicini, ma il pensiero di Isabella continua a insinuarsi nella mente della mora, portandola ad allontanarsi ogni volta. Riusciranno a trovarsi, prima o poi?

Voglio farvi vedere i banner fatti dalla mia adorata Saretta, EltrioShujinko, per questa storia; se avete bisogno di copertine, banner o qualsiasi cosa che riguarda la grafica potrete affidarvi al suo fantastico servizio di copertine e booktrailer.

Francesco e Sophie, vicini almeno nell'immagine, i nostri bellissimi protagonisti.

I cinque bellissimi proprietari dello Starlight; non andreste anche voi in questo locale?

L'appuntamento è per martedì prossimo, con la prima parte del capitolo di Pasqua.
Si va a casa di Sophie per conoscere la stravagante nonna e la dolcissima madre.

Buon Weekend!
Baci, Sara

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