Capitolo 32 - Allora, ci stai?
Erano da poco passate le tre del pomeriggio e Francesco sarebbe arrivato da un momento all'altro.
Sophie si trovava ancora in accappatoio davanti all'armadio, perché come al solito era in dubbio su cosa indossare. Doveva semplicemente andare al supermercato, quindi non aveva bisogno di agghindarsi in maniera eccessiva, eppure sentiva l'esigenza di fare bella figura.
Il cuore le batteva a un ritmo irregolare, tale era l'emozione di passare un po' di tempo insieme a lui, ritrovandosi a sorridere solo al pensiero. Era radiosa, come non lo era da molto; l'emozione delle prime uscite, il desiderio di passare del tempo insieme al ragazzo che le aveva rubato il cuore, la voglia di conoscersi... quelle sensazioni così fresche e positive la rendevano felice.
Optò per un jeans denim chiaro, una t-shirt bianca con il collo a barca e una camicia di cotone quadrettata sui colori acromatici; ovviamente ai piedi le sue adorate All-star basse bianche con la riga bordeaux. Riuscì a stento a mettersi la matita e un filo di mascara, prima che l'IPhone le segnalasse l'arrivo di un nuovo messaggio su WhatsApp da parte del Motolese Scortese, come l'aveva salvato in rubrica, il quale le comunicava di essere sotto casa sua.
Involontariamente si ritrovò catapultata all'appuntamento di quella sera di gennaio di sette anni prima, a quei baci appassionati che si erano scambiati e la loro inevitabile conseguenza. Le gambe le diventarono improvvisamente molli e nello stomaco un turbinio di emozioni le scoppiò dentro, le stesse di allora, voraci e bramose di essere saziate solo da lui.
Deglutì più volte prima di prendere un profondo respiro, scendere le scale di casa e avviarsi nel parcheggio, dove ad attenderla c'era Francesco, in tutto il suo splendore.
Il cuore di lei saltò un battito quando lo vide sorriderle, nonostante stesse parlando con qualcuno al cellulare. Era appoggiato alla sua Land Rover bianca, indossando dei jeans blu che gli calzavano alla perfezione, evidenziando la muscolatura delle sue gambe, una polo aperta dello stesso colore dei pantaloni e una felpa grigio scuro, la quale risaltava le sue possenti spalle.
Più si avvicinava a quel bruno dalle sembianze di un Dio, più Sophie si sentì fremere dal desiderio di farsi stringere in quelle forti braccia, aspirando il suo aroma virile che le mandava in pappa il cervello.
«Ci vediamo più tardi» dichiarò serio prima di riattaccare, una volta che lei lo aveva raggiunto in tutto il suo splendore. Era rimasto ammaliato appena l'aveva vista girare l'angolo, nella sua semplicità disarmante. Il ragazzo era intenzionato a fare qualsiasi cosa per riconquistarla, soprattutto dopo aver scoperto che era tornata libera; cercò di non illudersi che l'avvenimento fosse legato al loro quasi bacio, ma ci sperò dal profondo del cuore, perché avrebbe voluto dire che c'erano buone possibilità per la riuscita del suo intento.
«Lavoro?» domandò la mora, curiosa di sapere con chi si stava intrattenendo, ma soprattutto per togliersi dall'imbarazzo della scena muta che sarebbe sicuramente venuta dopo il classico "ciao".
Notò il bruno deglutire in maniera nervosa per poi grattarsi la testa e voltarsi da un'altra parte, prima di risponderle poco convinto.
«No, era mia... madre!» Arrossì, facendole credere che fosse per l'imbarazzo e non perché le stesse mentendo, visto che era al telefono con Isabella, la quale, dopo aver scoperto di Pasquetta, aveva pensato bene di autoinvitarsi per festeggiare con loro. Avrebbe dovuto accennarlo a quella bella mora che gli stava accanto, ma pensò di tergiversare, optando per un'innocua bugia.
Sophie sorrise dopo la dichiarazione di lui, trovandolo estremamente dolce e amorevole.
«Attento, Motolese; si vedono i tuoi sentimenti! Che ne sarà della tua fama di seduttore senza cuore, se lo raccontassi in giro?» lo canzonò lei, sollevando un sopracciglio e sorridendo maliziosamente.
Il bruno decise di stare al gioco, allungando le braccia verso i polsi della ragazza per tirarla a sé, azzerando le distanze che li tenevano lontani e poterla toccare nuovamente, lasciandola sbigottita. Francesco sentiva l'esigenza di sfiorare quella pelle diafana ogni qualvolta le fosse vicino; l'odore di Sophie era diventata la sua dipendenza e lui non avrebbe mai voluto smettere di provare quello splendido stupefacente, perché da quando l'aveva incontrata si era finalmente sentito vivo, come se la sua esistenza fosse un perenne giro sulle giostre.
«Potrei pensare di appendere le scarpette al chiodo per quella giusta. La mia fama diverrebbe quella di un ex rubacuori troppo tenero, oltre che estremamente sexy, che si è lasciato fregare da due meravigliosi smeraldi verdi...»
A quelle parole, il cuore di Sophie intraprese un'assordante marcia, la quale poteva essere udita persino nel paese vicino, pensò lei. Sentì lo stomaco attorcigliarsi in una morsa che le causò una leggera difficoltà respiratoria, costringendola ad aprire la bocca per poter respirare aria nuova.
Puntò i suoi occhi su quelle labbra, piegate in un sorriso sghembo, lo stesso che le provocava da sempre un profondo desiderio di sfiorare quella bocca con la propria, dando il via a un bacio che racchiudeva sette anni di totale repressione.
Avrebbe di certo compiuto quel passo, se solo l'immagine di Isabella non le si fosse palesata davanti, ricordandole la situazione sentimentale di lui e di come quelle parole, seppur bellissime, non coincidessero con i fatti.
«Buona ricerca allora!» si limitò a rispondere lei staccandosi dalle sue braccia, a malincuore, per avvicinarsi alla portiera del lato passeggero.
«Coraggio, che la spesa non si fa da sola!» esclamò, lasciando ancora una volta turbato quel ragazzo che non comprendeva quei suoi continui cambi di umore.
"Ah, le donne!"
Erano passate due ore dal loro arrivo al supermercato e Sophie sì sarebbe volentieri sparata alla testa. Era consapevole che il sabato quel posto sarebbe stato caotico, ma non immaginava che lo fosse in quel modo.
Avevano riempito il carrello di costine, cosce di pollo, verdura e frutta; gli affettati erano stati consegnati quella stessa mattina dal loro fornitore e Francesco aveva abbondato con la quantità di salame perché sapeva che la golosona al suo fianco ne andava ghiotta.
Mancavano solo gli ingredienti per i dolci, che si erano offerte di preparare lei e Mia, da sempre appassionate di cucina, ma il bruno insisteva a voler prendere qualcosa in pasticceria poiché era impensabile preparare torte o altro per venti persone.
«Ma che problemi hai se prendo gli ingredienti e li pago di tasca mia?» domandò stizzita lei, alzando di qualche tono la voce.
«Perché non voglio morire avvelenato dal tuo tiramisù. Sono sicuro che nel mio piatto metteresti un lassativo o qualcos'altro per puro divertimento» controbatté lui, sperando di smorzare quella inutile discussione e farla sorridere.
Purtroppo il risultato non fu quello sperato, infatti la mora spintonò il ragazzo per impossessarsi del carrello e poterlo spingere nella corsia dove avrebbe trovato il necessario per preparare qualche leccornia. Il bruno, senza usare troppa forza, la spostò e ritornò in possesso dell'oggetto, muovendosi in direzione delle casse.
«Il carrello lo guido io, quindi decido io! Andiamo a pagare, forza.»
Sophie, completamente furiosa con quello screanzato si mise a correre come una furia, lasciandolo da solo in mezzo a farine e glassa, non sapendo se aspettarla o inseguirla. Restò in attesa del suo ritorno per alcuni minuti, finché non la vide ricomparire soddisfatta, spingendo un carrello vuoto.
Francesco scoppiò a ridere, stupito dal gesto di lei; si rese conto che non sarebbe mai riuscito a domare quella ragazza dal carattere ribelle e la cosa lo attizzò tremendamente.
La mora lo osservava sorniona, conscia di aver vinto una nuova battaglia con l'imperturbabile Motolese.
«Se non ti dispiace, dovrei prendere alcune cose riposte proprio dietro la tua schiena... potresti spostarti?» chiese annoiata, celando quanto quei continui stuzzicamenti le piacessero.
Il bruno decise di proporle una sfida, in modo da farla desistere da quella sua insensata ostinatezza.
«Che ne dici di fare una scommessa?» Gli smeraldi di lei si illuminarono a quella parola; era troppo orgogliosa per rinunciare a quella provocazione, così lo spronò a proseguire.
«Gareggiamo coi carrelli; chi arriva per primo a fondo corsia vince. Se sarai tu ti lascerò prendere tutto quello che vorrai e pagherò io, se invece a vincere sarà il sottoscritto smetterai di opporti e mi accompagnerai in pasticceria a scegliere i dolci.»
Si bloccò per osservare il volto della ragazza, intenta a riflettere su quella proposta allettante, notandone i lineamenti distesi.
«Allora, ci stai?» le domandò mordendosi il labbro, elettrizzato da quella nuova competizione, desideroso di gareggiare ancora una volta contro di lei.
«Ci sto!»
*Spazio Autrice*
Come vi avevo preannunciato, questi due avrebbero bisticciato come loro solito, ma Francesco è stato furbo e ha colpito Sophie nel suo punto debole: l'orgoglio.
Chi vincerà la sfida? Per scoprirlo non vi resta che aspettare venerdì per il prossimo capitolo.
Vorrei dedicare questo capitolo alla mia amica Katy, LittleLiar46 visto che è stata sua l'idea di convincere Sophie a fare la spesa con lui. Vi avevo già invitato in precedenza a visitare il suo profilo per poter leggere delle storie fantastiche, quindi, per chi non l'avesse ancora fatto, non perdete tempo e iniziate ad aggiungere i suoi libri al vostro elenco di lettura; non ve ne pentirete!
Baci, Sara
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