Capitolo 28 - Dobbiamo parlare

*Si consiglia l'ascolto della canzone durante la lettura del capitolo*

Terminata la giornata lavorativa, Sophie guidò fino a casa con il solo pensiero di farsi un bagno caldo rigenerante, godendosi un po' di solitudine, visto che Daniele sarebbe andato a giocare a calcio con gli amici e poi si sarebbe fermato al Qbr a vedere con loro la partita di Champions League della Juventus.

Giorgia si era proposta di farle compagnia, dopo che le aveva raccontato gli avvenimenti del pranzo con Francesco e aver ammesso ad alta voce quanto i suoi sentimenti fossero confusi, ma la mora non voleva che l'amica rinunciasse all'aperitivo con Matteo, perciò finse di stare bene e alle diciotto in punto la salutò con un caldo abbraccio.

Quando entrò nel suo appartamento si appoggiò alla porta d'ingresso e, lasciandosi cadere a terra, scoppiò in un pianto liberatorio, buttando fuori tutta la tensione, il nervosismo e il panico che l'avevano accompagnata fino a quel momento.
Era tesa, perché sapeva che non poteva più sfuggire alle emozioni che quel seduttore maledetto le faceva provare, convinta che per lui, quella specie di corteggiamento, fosse soltanto un gioco, mentre per lei era qualcosa di ben più profondo. Si sentiva nervosa, perché non si riconosceva nella ragazza così volubile e meschina ed era spaventata da quella parte di sé. Non poteva credere di essere stata sul punto di baciare un altro uomo, mentre era fidanzata con quel santo di Daniele, il quale non immaginava il turbamento interiore di lei.

Salì in bagno e preparò la vasca con acqua bollente, aggiungendo la pallina di sapone all'essenza di fragola. Accese alcune candele per illuminare lievemente le quattro mura, fece partire la sua playlist depressiva salvata sul suo iPhone, dopodiché si immerse in quel liquido caldo e profumato.
La voce delicata e dolce di Avril Lavigne le arrivò alle orecchie, mentre intonava la sua Wish you were here.

*I can be tough, I can be strong, but with you, It's not like that at all.
Theres a girl who gives a shit behind this wall, You just walk through it.
Posso essere dura, posso essere forte, ma con te non è affatto così.
C'è una ragazza che sta male dietro a questo muro, tu l'hai appena superato.*

Nuove gocce di rugiada salata scesero copiose dai suoi occhi, bagnandole il viso, mischiandosi infine con l'acqua all'interno della vasca. Le sue iridi, di norma di un verde smeraldo, assunsero una tonalità vicino all'azzurro, come le accadeva quando si trovava in piscina o al mare.

*Damn, damn, damn, what I'd do to have you here, Here, Here.
I wish you were here.
"Dannazione, dannazione, dannazione, cosa devo fare per averti qui, qui, qui.
Vorrei che tu fossi qui.*

Quelle parole la fecero rimuginare inevitabilmente sul rapporto con Francesco, a quanto lui fosse radicato dentro di lei, nella parte più profonda, e di come questa situazione fosse devastante.
Per quanto il suo cuore battesse veloce pensandolo, non poteva scordarsi della sofferenza che avrebbe causato al suo compagno, l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto ferire.

*No, I don't wanna let go, I just wanna let you know that I never wanna let go.
Let go, Let go, Let go...
No, non voglio lasciar perdere, voglio farti sapere che non voglio lasciar perdere.
Lasciar perdere, lasciar perdere, lasciar perdere...*

Non si accorse dei minuti che passarono, né tanto meno che l'acqua aveva perso il suo calore; credeva che quei sussulti fossero provocati dai singhiozzi del pianto e non dai tremori per il freddo.
Si risciacquò velocemente, avvolgendosi poi nel suo accappatoio di cotone rosa, andando infine a stendersi sopra il letto, incurante di bagnare le lenzuola con quel tessuto umido.
Si addormentò per la troppa stanchezza, riuscendo finalmente a mettere in standby il suo cervello, dal quale sapeva che non sarebbe riuscita a fuggire a lungo.

«Sentite, stavo pensando a una cosa...» Le parole di Cristian bloccarono le azioni dei quattro ragazzi; due dietro al bancone e gli altri seduti sugli sgabelli a gustarsi uno Spritz. Tutti gli occhi si puntarono sul Colombo* più giovane, facendolo arrossire lievemente.

«Fratellino, per favore, non uscirtene con qualche tua solita stranezza; le pareti della cucina di casa nostra sono ancora macchiate a causa della tua brillantissima idea di testare il fenomeno della enucleazione tra Coca Cola light e Mentos alle tre e mezza di notte, dopo una biciclettata alcolica.»
All'affermazione di Mattia, gli altri tre scoppiarono in una fragorosa risata, a differenza della povera vittima, la quale si sentì ancora più imbarazzata.

«Andate a fanculo!» esclamò adirato, mostrando il dito medio e avviandosi da solo verso la cucina.
Il moro, impietosito dalla reazione del fratello minore, fece cadere lo strofinaccio sul banco e lo seguì, facendo un cenno con le mani ai ragazzi, col quale chiedeva loro di smorzare quelle risa.

*Colombo: Cognome di Mattia e Cristian.

Quando le porte dello Starlight si aprirono, concedendole l'accesso, vide la schiena di Matteo vicina a quella dell'infido bruno che si divertiva a giocare al gatto e al topo con la sua migliore amica.
In un impeto d'ira si avvicinò, ignorando il sorriso benevolo del biondo quando gli fu accanto, andando dritta verso la sua preda.
«Senti tu, Motolese dei miei stivali; a che gioco stai giocando?» gli domandò, picchiettando l'indice sulla spalla di Francesco, costringendolo a voltarsi verso la ragazza.

«Non capisco a cosa tu ti riferisca...» Mentì; immaginava che Sophie le avesse raccontato l'accaduto del pranzo, ma non voleva sbilanciarsi troppo con lei, così decise di ascoltare quello che la bionda avesse da dirgli.

«Io credo che invece tu lo sappia benissimo. Smettila di illuderla o giuro che te la farò pagare!» affermò infine, puntandogli il dito contro.
Matteo si ritrovò costretto a intervenire, allontanando Giorgia dall'amico e portandola fuori, nonostante le proteste della donna che continuava a inveire contro quel filibustiere.

«Bel caratterino pure lei! Ve le siete scelte bene le ragazze» lo canzonò Giacomo, ricevendo un'occhiataccia da Francesco, tornato a sorseggiare il suo Spritz e ignorando volontariamente l'amico.

Mattia e Cristian tornarono nella sala, notando l'assenza del biondo.
«Teo è uscito con la sua nuova fiamma. Colombo junior, coraggio; dicci questa tua fenomenale idea!» lo spronò a parlare Costa, desideroso di scoprire cos'avesse ingegnato quel ragazzo, entrato a far parte della loro comitiva più di una decina di anni fa.

«Allora... visto che domenica saremo chiusi per Pasqua e lunedì apriremo solo la sera, pensavo che potremmo lavorare dal sabato mattina, anziché iniziare a orario aperitivo, e vedere come va. Se avremo un buon numero di clienti, potremmo valutare l'opzione che uno di noi, a rotazione, il venerdì sera sia di riposo, così che possa iniziare il turno del giorno dopo già dalle otto.»
Tutti restarono in silenzio per riflettere su quell'ipotesi, puntando i loro occhi su Cristian, il quale li osservò con sguardo speranzoso, cercando di celare quella tensione che lo attanagliava.

«Io ci sto!»

Matteo trascinò la bionda, ancora scalciante, nella sua Land Rover rossa, poggiandola al posto del passeggiero, per poi fare il giro dell'abitacolo e sedersi alla guida. Si infilò il giacchetto di pelle, lasciato sui sedili posteriori e premette il pulsante Start per avviare la vettura.
«Voglio scendere da quest'auto; non ho ancora finito di cantargliele a quel galletto!» esclamò lei, aggrappandosi alla maniglia della portiera, trovandola però bloccata.

«Chiusura di sicurezza! Ora calmati e respira.» Il ragazzo le mise una mano sul ginocchio, stringendoglielo leggermente senza farle male; il suo scopo era quello di rassicurarla con la sua presenza, invitandola a placarsi.

«Va bene, mi calmo, ma tu metti in chiaro le cose con quel adescatore senza scrupoli! Non mi piace come sta giocando con la mia amica e poi non se lo merita. Ha già sofferto in passato a causa sua, non capisco che gusto ci trovi a-». Matteo le mise l'indice sulla bocca per arrestare quel fiume in piena, ridendo mentre guardava quel tornado tutto pepe intenta nel suo sproloquio. Trovava quella ragazza dannatamente sexy e desiderava ardentemente assaggiare quelle labbra a cuore così rosee e invitanti.

«Se ti dicessi che non sta giocando, saresti più tranquilla?» le domandò, spostando la mano sopra a quella di lei, stringendogliela e percependone il calore.
Giorgia lo osservò sorpresa, non capendo se la stesse prendendo in giro per solidarietà maschile o stesse parlando sul serio. Pensò che il biondo volesse reggere il gioco dell'amico, coprendo le sue malefatte per lasciarlo agire indisturbato, così si infuriò maggiormente.
Spinse il pulsante di sbloccaggio delle portiere e fulminò il ragazzo con gli occhi, dandogli poi le spalle e provando a scappare; Matteo fu più veloce e la bloccò prendendole il polso.

«Dove vai?» chiese, senza però voler sapere effettivamente la risposta, stringendo la ragazza a sé e baciandola. Restò per un secondo interdetta, non aspettandosi quel gesto da parte di lui. Sentì quella lingua infuocata chiederle il permesso di entrare, così schiuse le labbra e accolse quella piacevole invasione.

Diedero inizio a un lungo bacio caldo e intenso, con il quale si dichiararono tutto il loro desiderio.
Le dita della ragazza strinsero la giacca di pelle di lui quando si aggrappò alle sue spalle, mentre le mani di Matteo si allacciarono ai fianchi di lei in una salda stretta, cercando di non spingersi oltre, come invece avrebbe voluto fare dal primo momento che le sue iridi azzurre si erano scontrate con quelle verdi di Giorgia.

Restarono aggrappati l'uno all'altra per molto tempo, vincolando con quel bacio un tacito accordo, il quale prometteva di non farsi immischiare in faccende che non li riguardava, concentrandosi solo su loro stessi e su quel sentimento così puro che stava nascendo.

Arrivato a casa, posò il borsone del calcio nel ripostiglio e buttò la divisa sporca nella cesta degli indumenti da lavare.
Notò che le luci erano spente, quindi pensò che Sophie fosse già andata a dormire; salì piano le scale, accendendo la torcia del proprio cellulare per evitare di svegliarla.

Quando però si accorse che si era addormentata in accappatoio e con i capelli bagnati, decise di ridestarla, accarezzandole il viso dolcemente.
«Tesoro, svegliati. Ti sei addormentata con i capelli bagnati, se non ti metti qualcosa di caldo rischi di ammalarti.»

Gli occhi gonfi e iniettati di sangue di lei si aprirono, puntandosi subito su quelli di lui, osservandolo con un velo di tristezza.
Vedendola in quelle pessime condizioni il ragazzo si spaventò, avvicinandosi ancora di più al corpo di lei per aiutarla a mettersi seduta.

«Sophie, ma che ti è successo?» le domandò preoccupato, accomodandosi alla sua sinistra e stringendole la mano fredda, chiusa a pugno sulle sue cosce.

La ragazza prese un profondo respiro, prima di girarsi verso di lui e pronunciare quelle parole che avrebbero cambiato ogni cosa, ma conscia che in quel momento fosse la cosa più giusta da fare.

«Daniele, dobbiamo parlare!»

*Spazio Autrice*

Mi fucilerete per questo finale? Io spero di no XD
Cercherò di mettermi all'opera nella stesura del nuovo capitolo, così da poter aggiornare presto!
Per prima cosa spero di essere riuscita a trasmettere tutta la sofferenza di Sophie per questa situazione. Non si sceglie chi amare e lei purtroppo non riesce a controllare il suo sentimento nei confronti di Francesco.
Molte volte l'ho insultata insieme a voi per il suo comportamento, ma spero che in questo capitolo vi abbia fatto un po' di tenerezza.

Vorrei dedicare questo capitolo a WearTrisha, una grande sostenitrice di Daniele, una persona meravigliosa e una scrittrice veramente fantastica! Consiglio di passare dal suo profilo e leggere le sue storie, perché non ve ne pentirete!

Al prossimo aggiornamento!
Baci, Sara

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