Capitolo 25 - Rosa blu
Rimasero in silenzio alcuni minuti, seduti l'uno di fronte all'altra, senza guardarsi e restando con il capo chino sul loro pranzo.
Sophie non sapeva cosa dire; voleva chiedergli il legame che lo univa a Isabella la gallinella, ma era allo stesso tempo terrorizzata dalla risposta che avrebbe potuto darle, così lasciò perdere.
Dal canto suo, Francesco, desiderava scoprire com'era stata la sua vita in quei lunghissimi anni; se anche a lei capitò di pensarlo qualche volta o di sognarlo, com'era successo a lui moltissime volte.
Le dita affusolate di lei stringevano il panino che le aveva preparato, emozionandosi al pensiero che le mani del ragazzo si fossero poggiate delicatamente su quella pietanza, sentendosi una completa idiota per quei pensieri da liceale alla sua prima cotta.
Con la coda dell'occhio sbirciò i gesti del ragazzo, notando il suo imbarazzo insolito; Francesco si guardava in giro, osservando le pareti bianche dello stanzino, il soffitto in cartongesso o qualsiasi cosa che non fosse una ragazza mora dagli occhi verdi. Fece scorrere i palmi sudati sui jeans, sperando così che si potessero asciugare e cercando in quel movimento continuo un po' di coraggio che gli permettesse di parlare, evitando di sembrare una statua di cera.
«Allora...» pronunciarono entrambi, guardandosi a vicenda per poi scoppiare a ridere insieme, stemperando ogni tensione che aleggiava nelle quattro mura.
Sophie addentò un pezzo del suo panino al salame, gustando il sapore stuzzicante e leggermente salato di quest'ultimo, mugugnando di piacere.
«Questo salame è la fine del mondo; devi dirmi assolutamente dove l'hai preso!» affermò lei, ancora impegnata a masticare, sputacchiando qualche briciola.
Il bruno osservò i suoi modi bizzarri di mangiare, trovandola esilarante ma allo stesso tempo decisamente tenera. Quando pensava a lei si rammolliva, associando parole dolci e carine che non pensava avrebbe mai potuto utilizzare per nessuna donna, a esclusione della madre e della sorella ovviamente.
«Il fornitore è un contadino, vecchio amico di famiglia, che non vende al pubblico. Dovrei farti da tramite io...» lasciò la frase volutamente incompleta, guardandola in maniera maliziosa, sfoderando il suo sorriso sghembo.
La ragazza non si fece intimorire dalla sua sfrontatezza, ma rispose a tono, sorridendogli alla stessa maniera e avvicinandosi al suo viso.
«Oh, che gesto gentile il tuo! Ma ti conosco, non fai mai nulla senza un tornaconto... che cosa vuoi in cambio, Smutandatore?» Pronunciò quel soprannome in un sussurro; erano anni che non lo usava, esattamente da quella famosa sera di sette anni prima.
Anche Francesco si ricordò del nomignolo che gli aveva affibbiato nella sua vettura dopo che lei era riuscita a vincere quella scommessa, segnando così la definitiva resa di lui. Se non fosse stato un completo idiota in passato, forse sarebbero stati insieme, magari circondati da mocciosi moccolosi che avrebbero fatto compagnia alla sua splendida nipotina. Cercò di cancellare dalla sua testa le immagini di loro due felici, tornando al presente e concentrandosi sugli smeraldi luminosi puntati su di lui.
Si avvicinò alla mora in maniera pericolosa, sfiorandole il naso aggraziato con la punta del suo, percependo il respiro di lei sulle proprie labbra.
«Gli anni passano, ma la tua impertinenza è rimasta tale e quale, mia ingenua Sophie.»
Le parole di lui, aggiunte alla sua impetuosa vicinanza, la fecero rabbrividire e boccheggiare allo stesso tempo.
Fissò quella bocca rosea e carnosa, bramandone il contatto, mordendosi infine il labbro per cercare una lucidità che parve abbandonarla.
«Posso dire lo stesso di te, Motolese tracotante! Cos'è, vuoi sfidarmi ancora una volta?» rispose, fingendo una sicurezza che non le apparteneva in quel momento. Non voleva mostrarsi debole al suo fascino, voleva essere lei a tenere le redini del gioco.
Il bruno sogghignò appena a quella domanda, puntando anche lui il suo sguardo sulle labbra schiuse di lei, mentre pensieri poco casti gli riempirono la mente, impedendogli di pensare con raziocinio. Avrebbe voluto stendere sul tavolo quella insolente ragazza e mostrarle le sue capacità da esperto amatore, rendendola più rispettosa e riuscendo finalmente ad assaporare il suo sensuale corpo.
Era conscio che, purtroppo, non poteva permettersi ancora un gesto così affrettato con lei, perché non era come tutte le altre, attratte solo dal suo bel viso e da quel fisico ben definito; per far capitolare Sophie bisognava prima prenderla di testa, solo allora lei avrebbe concesso il suo corpo e la sua anima. Era riuscito a entrare nel suo cuore una volta, ma da stupido conquistatore qual era ai tempi si lasciò sfuggire quella possibilità.
Si scostò dal viso della ragazza, consapevole di essere stato sconfitto in quella battaglia, insignificante, se paragonata alla vittoria a cui puntava.
Con la schiena appoggiata alla sedia e le braccia incrociate al proprio petto, Francesco rispose alla domanda della mora, riacquistando la sua sicurezza.
«Oh, dolce Khaleesi, se ti sfidassi, questa volta mi accerterei di vincere. Al momento sono consapevole di non avere una mano vincente, quindi lascio; aspetto di poter gridare all-in e prendermi tutto il piatto!»
Sophie alzò un sopracciglio, divertita dall'esclamazione boriosa del bruno, che aveva metaforizzato il loro rapporto col gioco d'azzardo. Imitò i gesti del ragazzo, adagiandosi anche lei allo schienale e intrecciando le proprie braccia all'altezza del seno, sorridendogli in modo sfacciato.
«Non sempre un poker d'assi ti assicura la vittoria; magari il tuo sfidante ha in mano una scala reale!»
Restò stupito dalla conoscenza di lei di quel gioco, perdendo un nuovo round della battaglia che li vedeva competere in un continuo botta e risposta.
«Touché! Sei una sorpresa continua, lo sai?» Le sorrise, portando il cuore di lei a galoppare velocemente, sentendo un forte calore propagarsi in tutto il suo corpo, facendola arrossire.
«Visto che non ti piacciono le rose rosse, vuoi dirmi qual è il tuo fiore preferito?»
Rimase sbalordita dalla curiosità di Francesco; non credeva che gli potesse interessare veramente scoprire cosa le piacesse, eppure era lì, fermo e attento, in attesa di una sua risposta.
La guardò con occhi affascinati e uno sguardo concentrato sul viso stanco della ragazza, pronto a memorizzare ogni parola uscita da quelle succulenti labbra.
«Amo le rose blu!» affermò sognante, come se si fosse allontanata dalla realtà e stesse volando in un posto fantasioso. Puntò i suoi occhi al soffitto, accennando un sorriso.
«L'unica rosa impossibile da ottenere, sia in laboratorio che in natura è proprio quella, lo sapevi?» gli domandò, senza però attendere la risposta, continuando quindi la sua spiegazione.
«Michele Zarrillo scrisse una canzone per la donna che amava, la quale era unica e speciale ai suoi occhi, dandogli il titolo "Una rosa blu", proprio perché al mondo non esisteva nulla di paragonabile a lei.»
Tornò a osservare con le sue iridi verdi il bel bruno difronte a lei, sperando che gli arrivasse il significato nascosto di quelle ultime parole.
«Se quel fiore non esiste in natura, vuol dire che è qualcosa di impossibile da ottenere; qualcosa di inafferrabile per chiunque, proprio come una chimera.»
Avrebbe voluto aggiungere che lui era la sua rosa blu, un sogno a occhi aperti, bellissimo e palpabile, ma pur sempre un'utopia.
Non poteva immaginare che nella mente di lui passò lo stesso pensiero, a parti opposte ovviamente. Si sentì un po' come Zarrillo, di fronte a quella donna unica nel suo genere, incommensurabile.
Sophie si schiarì la voce, alzandosi e lisciandosi i jeans bianchi senza alcun motivo, solo per interrompere l'intensità dei loro sguardi.
«Bene, direi che la pausa è finita e devo purtroppo combinare qualcosa in ufficio. Mi tocca il lavoro doppio oggi, visto che la mia collega è fuori con il tuo socio.»
Raccolse le carte che avevano avvolto i panini e le gettò nella spazzatura, evitando di guardarlo finché non fosse tornata a respirare normalmente.
«Ti va se ti aiuto, ho fatto ragioneria e me la cavo bene con i numeri.»
Osservò ogni suo gesto frettoloso, arrestatosi solo dopo la sua richiesta, posta in modo speranzoso. Voleva passare altro tempo con lei e pensò che mentirle sul suo percorso scolastico non avrebbe recato troppi danni.
La mora restò nuovamente sorpresa dalle parole di lui, non potendo certo rifiutare il suo appoggio; avrebbe goduto della sua piacevole compagnia ancora per qualche minuto, il che non poté che farle piacere.
*Spazio Autrice*
Buona sera ragazze, siete contente che ho già aggiornato? No, lo so che non vi frega niente, ma volevo solo fare conversazione.
Questo capitolo svela il motivo della rosa in copertina, ma vedrete che in corso d'opera ci saranno altri riferimenti a questo fiore.
Nel prossimo capitolo vedremo anche il pranzo di Giorgia e Matteo, quindi preparatevi!
Vorrei dedicare questo capitolo alla mia amica puffetta sexy in leggins di pelle, @ChiaraBrunetti3, scrittrice very hot di storie d'amore di cui vi consiglio la lettura. Grazie a lei ho dato il soprannome di gallinella alla povera Isabella. XD
Buona notte e buone botte (se non capite la citazione siete delle brutte persone)
Baci, Sara
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