52. «Credo in te»

Martina

Torno a casa con la macchina piena di cibo; e credetemi, in una Range Rover lo spazio è tantissimo.

Rimango sorpresa quando vedo che la casa è tutta chiusa; confusa, tiro fuori le chiavi per aprire. Mi dimentico perfino di disinserire l'allarme, che inizia a suonare, facendomi diventare momentaneamente sorda. Lo disattivo, sbagliando due volte a digitare il codice, poi finalmente entro in casa. È vuota, non c'è nessuno. Anche la mia macchina non c'è nel vialetto; mi chiedo dove siano Sebastian ed Elise.

In questo momento mi ricordo di un messaggio che mi era arrivato quasi un'ora fa, che ho ignorato perché ero troppo impegnata a fare la spesa, così apro la chat con Sebastian e leggo. In realtà non c'è nulla da leggere, perché si tratta di un messaggio vocale. Premo sull'icona ▶️ e lo ascolto, nella speranza di ricevere risposte:
«Mar, io ed Elise siamo a casa di Kimi. Ci ha chiamati lì da lui per cena e, visto che dobbiamo ancora finire le nostre ricerche per la moto, sono andato prima. Comunque, se vuoi, raggiungici appena puoi, altrimenti ti porterò Elise questa sera. Capirei se mi dicessi di aver bisogno di altro tempo da sola. Fammi sapere però, spero di non averti fatto preoccupare. Ti amo.»

Beh, ad essere sincera mi ero preoccupata un pochino, ma adesso che so quello che è successo, non lo sono più. Gli rispondo che per me va bene raggiungerli, poi disfo la spesa e riprendo la mia macchina 'in prestito'.

Ho fatto talmente tante volte la strada per arrivare da Kimi, che quasi la potrei percorrere ad occhi chiusi. Ci metto appena una decina di minuti; vedo la mia Urus parcheggiata accanto alla casa, allora entro dal cancello e faccio manovra per mettere la macchina dietro, in modo che non sia d'intralcio a nessuno.

Appena entro, sento i gridolini di Elise e corro nella sua direzione. Sebastian la sta tenendo in braccio, ma Robin sta giocando con lei.
«Qui penso sia appena sbocciato l'amore.» Mi dice Seb, facendomi l'occhiolino.
«Aspetta un momento, non dovrebbero essere i padri, quelli iperprotettivi?» Domando io ridendo.
«Finché si tratta del figlio di un mio amico, ci può essere uno strappo alla regola. Ma solo ed esclusivamente perché è Robin Raikkonen.»

Il diretto interessato inizia a ridere, poi Kimi allontana suo figlio «Dai Ace, ora lasciaci parlare di affari, vai da tua madre e lascia in pace Elise.»

«Ciao Ise!» Dice lui, prima di allontanarsi.

Io mi siedo sul divano, che momentaneamente sembra essere stato trasformato in un 'tavolo delle trattative' con un portatile, appunti e svariate riviste sopra.

«Sembrate due commercianti di droga voi due.» Sussurro a Kimi, guardando Sebastian dare dei piccoli baci sulle guance ad Elise. Lei sorride e alza le mani, mettendogliele fra i capelli in maniera disordinata. Diciamo che potrebbe avere imparato dalla mamma, ma questi sono dettagli.

«In realtà, facevamo questo solo per ingannare il tempo. Ti stavamo aspettando.» Mi dice Kimi.

Io lo guardo, in attesa di spiegazioni, poi Sebastian mi attira a sé, dicendomi «Sapevo che saresti venuta.» Saluto Elise, poi mi rivolgo a Kimi «Per fare cosa, scusa?»
Lui fa la sua celebre risata beffarda, poi dice «Alza la pesca!» Esclama prima di scoppiare a ridere. Intendeva forse dire culo?

«Scusa, dovevo censurarmi! Comunque... vatti a mettere la tuta, è ora di fare un po' di allenamento!»

«Ma io-» Tento di dire, prima di venire interrotta.
«Niente ma, poi ti spiegherò.»

Guardo Kimi e poi Sebastian. Che cosa stanno tramando loro due?
Curiosa di saperlo, vado a prendere la mia tuta e mi preparo. Quando arrivo in garage, già con tutto l'equipaggiamento necessario, esco e vedo che Kimi mi ha preceduta.

Sbuffa, come a farmi capire che ci ho messo troppo tempo a prepararmi, ma di sicuro mi sarei data una mossa, se avessi saputo che qualcuno mi stava aspettando.

«Ho deciso che d'ora in poi, quando riuscirò, ti aiuterò nell'allenamento. Mi dispiace non averti fornito nessun supporto; posso solo immaginare quanto deve essere stato difficile ricominciare. Avevo pensato di aiutarti, ma tu hai iniziato da sola molto prima del previsto. In ogni caso, ho già detto troppe parole. Andiamo in pista e ti spiegherò che cosa intendo fare.»

Ok, forse non ho mai detto apertamente quanto Kimi sia stato e sia ancora importante per la mia carriera. Il fatto che si interessi a me, quando potrebbe fare molta meno fatica ad ingaggiare un altro tipo di pilota, significa davvero tanto.

Con il sorriso sulle labbra, mi metto il casco e mi infilo la visiera. Certo che iniziare un allenamento così, è davvero tutta un'altra cosa.

Arriviamo alla pista con fondo sabbioso; io tallonata da Kimi, ma con nessuna voglia di farlo arrivare prima.

Sono pronta a partire per il primo giro, quando mi volto e vedo dietro di me che Kimi si è fermato.

Faccio la stessa cosa; poi lui si toglie la visiera e si allenta il casco, e mi dice «È normale che i primi allenamenti siano un po'-»
«Un po' tanto andati di merda.» Gli dico, realizzando di avere il sorriso, nonostante io stia per affrontare di nuovo un argomento che pochi giorni fa mi ha fatto sentire così male.

«Volevo usare parole diverse, ma il concetto è quello.» Afferma Kimi, prima di continuare. «Comunque, penso che avere qualcuno con cui fare l'allenamento giornaliero, possa poterti dare una mano. Più che altro perché so che tendi a voler dare subito troppo — rispetto alle tue attuali capacità — bisogna fare un passo alla volta, per tornare in cima alla vetta. Se ne fai due o tre, poi rischi di inciampare e dovrai dire addio alla scalata. Piccoli passi, ma decisi verso la meta. È questo che stiamo cercando di fare. Io credo in te, Martina, credo che, nonostante la gravidanza, tu possa esprimere ancora molto del tuo potenziale.»

In questo momento capisco che Sebastian e Kimi si sono parlati. Io più che altro non lo volevo fare per evitargli dei problemi, ma Seb ha pensato a me e questo non può che farmi sentire molto felice.

Kimi accende la sua moto, la numero 7, prima di dare una sgasata «E ora, tutto quello che devi fare è starmi dietro.» Dice, per poi allacciarsi di nuovo il casco e rimettersi la visiera. Tanto sa benissimo che io non gli starò dietro; il numero 6 deve stare per forza davanti al 7, questo lo dice la matematica.

E così inizio il mio inseguimento. Kimi è convinto di potersi pavoneggiare, facendo salti più alti del necessario.

Aspetto qualche minuto per fargli credere che non lo supererò, invece, poco dopo, provo il mio attacco.

Appena mi avvicino, Kimi capisce che voglio passarlo e lui, da pilota, non mi rende la vita facile. Sto iniziando a sudare; un anno fa avrei affrontato tutto questo con molta disinvoltura, ma adesso mi sta costando molta fatica.

Ma stringo i denti; se non mi spingerò oltre le mie possibilità, non riuscirò a migliorarmi.
«Sto arrivando.» Dico dentro al casco, prima di provare con un sorpasso a destra. Lui però mi chiude la porta. Aspetto che si sposti, e facendo così percorre più strada, lasciandomi il favore della traiettoria.

Errore da principiante, Kimi. Penso dentro di me, nell'istante in cui lo supero. Sto ansimando così tanto, da appannare la mia visiera, ma subito dopo i miei battiti cardiaci si abbassano. Kimi mi ha lasciata andare e ora posso riprendere fiato.

Percorro un altro giro intero, prima di accorgermi che Kimi si è fermato. Mi sta aspettando al 'traguardo'. Si è già tolto il casco e si sta pettinando con le mani i capelli sudati.
Spengo la moto e faccio lo stesso.

«Puzzo come un maiale finlandese.» Mi dice lui, facendomi venire le lacrime dal ridere.
«In Finlandia ci sono i maiali?» Chiedo io, completamente ignorante sull'argomento.
«Sì, in Finlandia è raro sentire degli odori, soprattutto durante la stagione invernale, quando la neve ricopre tutto. Fidati che i maiali si sentono però.»
Mi asciugo le lacrime e tento di riprendermi «Ho capito, è un detto.» Affermo io, prima di appoggiare il casco al manubrio. Veramente anche io vorrei solo fare una doccia.

«Maiali a parte.» Inizia a dire Kimi «Ottimo lavoro con l'allenamento oggi. È andato bene! Immaginavo che avresti cercato di superarmi; è stato un sorpasso vero, non ti ho aiutata in nessun modo.» Ammette lui con sincerità.

È difficile riconoscere se stia dicendo la verità, oppure no, guardandolo in faccia. Ha sempre la stessa espressione impassibile, e quindi questo si deve dedurre da qualcos'altro. A volte basta fare caso al tono di voce; quando mente, il suo tono di voce si incrina un po', quasi come se stesse nascondendo la sua bugia.

Ma prima il suo tono era lineare, quindi suppongo che stesse dicendo la verità.

Prima di tornare a casa a farmi una doccia, prendo la moto e mi avvicino a Kimi. Lo stringo in un abbraccio per fargli capire quanto questa cosa mi abbia fatto piacere.

«Grazie Kimi, sei un vero amico.» Gli dico, mentre lui mi chiude le braccia dietro alla schiena.
«Sei una vera amica tu, ad abbracciare un maiale finlandese.»
«Idiota.» Gli urlo, prima di mettermi di nuovo il casco. Di sfuggita vedo che lui mi fa il medio, ma io lo ignoro ed accendo la moto per tornare. Non solo ho bisogno di una doccia, ma anche di una cena.

Posso dire solo una cosa? Kimi non è un personaggio, è IL PERSONAGGIO di questa storia 😂

Finalmente la Formula Uno 🥰 Mi era mancata da morire. Tifoni a parte, sono già carica per svegliarmi alle tre/due per le FP, come tutti gli anni. Anche voi lo farete?

P.S. non importa quanti impegni io abbia la mattina successiva, LA FORMULA UNO È SACRA.

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