48. Malizia

Sebastian

Guardo davanti a me e vedo solo persone che camminano verso una meta a me sconosciuta. Ma non mi interessa; io sto solo cercando qualcuno in particolare.

Ho mal di testa, a causa del poco sonno, voglio solo andare a casa.

Continuo a guardare, finché non vedo una chioma riccia in lontananza e, nonostante io sia distrutto, corro verso di lei. Non è sola; a questo punto e in questo momento realizzo che sì, sto correndo verso la mia famiglia. Quando la raggiungo, allargo le braccia e aspetto che Martina mi lasci Elise, mentre la saluto con un bacio sulle labbra «Ciao amore.» Le dico, prima di stringere Elise a me. Martina ricambia il bacio e mi sorride.

Sembra la replica in grande di quello che sta facendo nostra figlia. A quanto pare è felice di vedermi.

«Tutto bene il viaggio?» Mi chiede, mentre con una mano libera cerco di tirarmi su il cappuccio della felpa che mi sono appena messo. Fa caldo, ma non sapevo dove metterla.

Siamo in Svizzera, ma non vorrei perdere ulteriore tempo qui. Il post-Australia è sempre pesante da metabolizzare, anche se vengo da una vittoria.

«Andato tutto benissimo.» Dico io, guardando Martina spingere la mia valigia. Certe volte una mano in più fa proprio comodo.

«Avrei voluto essere con te ed Elise per festeggiare.» Mi confessa lei.

Siamo già fuori dall'aeroporto e mi fermo un attimo per cercare la macchina. Già, ma che macchina devo cercare? Mi chiedo, prima che Martina mi indichi la direzione da prendere.

«Da questa parte!» Esclama, mentre io mi accorgo di non aver risposto alla sua affermazione di prima, così rimedio «Anche io avrei voluto avervi con me. Non c'è niente di meglio che vincere e pensare a voi. Ve l'ho dedicata la vittoria, quando ero sul palco. Ho indicato oltre la folla, un punto lontano all'orizzonte, nella speranza di raggiungervi.»

Elise fa un gridolino e io mi abbasso per darle un bacio sulla guancia.

«Te le mangerei.» Le dico, con la bocca aperta, prima di chiuderla e rilassare la mie labbra, sfiorando la sua pelle morbida.

Martina si ferma davanti ad una macchina e io di conseguenza faccio lo stesso. Ma questa non è l'auto di Martina, o almeno, questa non è la sua R8.

Lei probabilmente lo nota, tira fuori le chiavi della Lamborghini Urus che abbiamo davanti e dice «Mi è finalmente arrivata. Ho pensato che mi servisse una macchina più pratica, con dei posti anche dietro. L'altra di sicuro non soddisfava questi requisiti.» Mi dice lei con lo sguardo malizioso.

Io non ne sapevo niente; chissà da quanto l'ha ordinata.

«Ti piace?» Mi domanda lei, prima di sistemare la mia valigia. Sono intento a formulare una risposta, quando lei sale dal lato del guidatore, lasciandomi detto «Tu siediti dietro con Elise, c'è già il suo seggiolino.» Stavo per dirle che è davvero una bella macchina, ma non lo faccio e mi siedo dietro. Sistemo Elise sul seggiolino, chiedendomi se sia giusto prendermela perché Martina non mi abbia fatto guidare la sua macchina.

Ormai la conosco; avrei dovuto immaginarlo. E, come a giustificare questo, interviene lei. «Ti vedo troppo stanco, non voglio farti guidare la mia macchina mezzo addormentato.» Dice, quasi per sfidarmi, prima di mettere in moto la macchina e uscire dal parcheggio.

«Ti ricordo che una sera hai guidato con la caviglia infortunata in una strada piena di tornanti. In confronto a te, io sarei sembrato un fiore.» Martina mi guarda dallo specchietto retrovisore centrale e mi fa il dito medio «Smettila, ti conosco troppo bene, è solo invidia. E comunque ti vorrei ricordare una cosa anche io: siamo in comunione di beni, questo vuol dire che una cosa mia è anche tua.»

Non c'è bisogno che io dica che stavo solo scherzando, ma sotto sotto sì, ammetto che avrei voluto tanto guidarla.

Anche io mi sono messo al volante di auto in condizioni molto peggiori, ma meglio non tirare fuori certi argomenti adesso. Sono troppo stanco, e vedere Elise di fianco a me dormire pacificamente, mi fa venire sonno. Finisco per addormentarmi anche io, anche se il tragitto è troppo breve; Martina mi sveglia appena arriviamo a casa.

Nonostante sia più addormentato che altro, riesco a rendermi conto che non siamo a casa mia. Siamo a casa sua, che poi sì, tecnicamente è anche casa mia, ricordando la comunione del beni. Tutto ciò che è mio, è anche suo, e viceversa. Questo vuol dire che più tardi, o al massimo domani, mi farò un bel giro su quella Lamborghini, questo è poco ma sicuro.

Riprendo Elise dal seggiolino, facendo attenzione a non svegliarla.

«Lascia, se sei stanco faccio io.» Mi sussurra Martina da dietro.

«Non preoccuparti. Vai in casa e lascia la valigia in macchina, ci pensiamo dopo.» Lei fa quello che le dico, lasciandomi le chiavi della sua nuova Urus in tasca.

Se non fossi troppo stanco, ne approfitterei per fare un giro, ma davvero, non ce la potrei fare.

Entro in casa con Elise in braccio. Che sia la mia o quella di Martina, casa mi era mancata. Mi tolgo subito le scarpe e, benché sia soltanto tarda mattinata, mi dirigo verso la camera da letto. Lascio Elise nella sua culla, prima di chiedere a Martina «Mar, verresti a farmi un po' di compagnia?» E seppure io l'abbia detto in modo assolutamente innocente, lei esita un attimo a rispondermi. È proprio vero che la malizia sta negli occhi di chi guarda.

Si pensa che questa frase sia stata detta la prima volta da Michelangelo, per giustificare i nudi della Cappella Sistina, ma, in ogni caso, è ancora più viva che mai.

«Mi assicuro che Elise non abbia fame, la cambio e arrivo.» Dice finalmente lei, prima di lasciarmi alle mie considerazioni artistiche. Sono davvero molto stanco, dovrei andare a letto. E infatti lo faccio; mi svesto e mi infilo sotto le lenzuola. Non so per quanto dormirò, quel che è sicuro è che ho molti arretrati da recuperare.

[...]


Mi sveglio nel tardo pomeriggio; sono da solo nel letto e nella culla Elise non c'è. Sono convinto che Martina mi abbia fatto un po' di compagnia, ma che poi giustamente se ne sia andata. La considererei anche io una rottura, stare in un letto senza avere sonno.

Mi alzo dal letto e mi gratto i capelli, realizzando di avere bisogno di una doccia. Allora vado direttamente in bagno e accendo il getto, poi mi lavo, sperando di abbandonare, oltre che la schiuma del sapone, anche il jet lag. Perché sì, qualcosa mi dice che questa sera non riuscirò a dormire.

Finita la doccia, mi asciugo e mi metto dei vestiti puliti. Ne tengo sempre anche qui, nonostante io viva principalmente a 'casa mia'.

Ho ancora i capelli bagnati, ma non ho voglia di asciugarli. Ho troppa fame e penso che rimanderò questo a dopo. Faccio per uscire dalla stanza, e sento dei rumori provenire dalla lavanderia. Mi avvicino e noto che per terra ci sono dei vestiti sparpagliati un po' ovunque.

Martina è in reggiseno e sta trafficando con dei panni sporchi.

«Ehi Seb, ti sei svegliato! Sto facendo le lavatrici. Ho aspettato, dato che dovevi venire a casa. Sono stata qui tutto questo tempo; la tua casa senza di te era troppo vuota, e qui mi sono sentita meno a disagio.» Mi spiega lei, prima di lasciare i panni per terra e andarsi a lavare le mani.

Poi si avvicina a me e non resisto, le dò un bacio sulla bocca.

«Mi è mancato vederti così.» Dico, dandole una bella squadrata da capo a piedi, soffermandomi su certe zone in particolare.

«Ho lavorato duramente per tornare in forma. I risultati si stanno vedendo, no? Ieri sono tornata in moto per la prima volta. Oggi vorrei tornarci, se tu hai voglia di accompagnarmi. Avevo lasciato Elise a Minttu, ma non voglio che sia un peso per lei. So che sei stanco, però vorrei che facessimo qualcosa insieme.»

«Sei sempre stata bellissima ai miei occhi. Ti ho sempre amata anche quando il tuo corpo si stava preparando per accogliere Elise. Le hai dato la vita, e un corpo che dà vita, è sempre qualcosa di meraviglioso.»

Martina sorride, poi si avvicina per darmi un bacio «Ti amo.» Mi sussurra, guardandomi con i suoi occhi azzurri, poi continuo «Certo che verrò con te. Non penso che ad Elise faccia bene sentire i rumori forti, perciò io starò in casa a parlare con Kimi. Ha quasi finito di ultimare una sua moto e insieme dobbiamo trovare un pezzo per sistemare il motore di una vecchia Moto Guzzi che ho comprato anni fa. Cose da uomini insomma.»

Martina alza gli occhi al cielo e dice «Tanto il livello di conoscenza di moto di voi due messi insieme, non potrebbe mai superare la mia, quindi fai poco il furbo.»

«Vedo che Miss Modestia è tornata.» Le dico prima di palparle il culo. Sì, mi è mancato anche fare questo.

Continuo a farlo finché non le strappo un gemito e dico «Torna a letto con me, dopotutto non sono così stanco.»

«Sta sera, Sebastian. Ora devo andare perché altrimenti si fa buio. Credimi, lo voglio quanto te.» Mi assicura, prima di darmi un altro bacio e tornare ai suoi panni sporchi. Rimango qualche altro istante ad osservarla, poi la fame si fa talmente sentire, che ignoro questi miei altri istinti, e vado in cucina alla ricerca di cibo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top