45. Galeone
Martina
Mi dispiace, ma mi hanno messo una riunione all'ultimo minuto e non riesco a venire a cena. Tu vai pure, mi faccio portare una pizza quando finisco e la mangio in ufficio, ci vediamo a casa. Saluta El da parte mia.
Ti amo ❤️
Queste sono le parole che leggo nel messaggio che Sebastian mi ha appena mandato. Sono già in ritardo; dovrò essere al ristorante giapponese tra un quarto d'ora e non so ancora come fare con Elise. Di certo non posso portarla con me, insomma, se si mettesse a piangere, poi disturberebbe tutti i clienti del locale, e l'ultima cosa che voglio fare è attirare l'attenzione su di noi.
Non mi resta altro che bussare alla porta della casa dei miei genitori e chiedere a mia madre di tenermi la bambina. Fortunatamente non ha impegni, così, dopo averle brevemente elencato le cose da fare, prendo la bicicletta per andare in centro.
Sarei andata volentieri anche fino a Modena, ma Charles mi ha detto che non gli sarebbe dispiaciuto venire dalle 'mie parti', così ci siamo dati appuntamento al ristorante giapponese che c'è sotto il Castello Estense.
Per percorrere il breve tratto che mi separa dal ristorante, la bicicletta va più che bene. Amo usarla; sentire il vento tra i capelli e l'aria fresca della sera mi rinvigorisce un po'. Sono rimasta tutto oggi a casa con Elise, mentre Sebastian è stato a Maranello per preparare le ultime cose prima dell'inizio della nuova stagione di Formula Uno che debutterà tra qualche giorno, nel circuito di Albert Park.
Immaginavo che, andare a sera, Sebastian riuscisse a liberarsi dai suoi impegni; evidentemente gli hanno chiesto di restare più a lungo.
Quanto a Charles, spero che almeno lui sia presente. Non ho ancora ricevuto nessun messaggio da parte sua, quindi in teoria sta andando tutto bene.
Mi tranquillizzo un po' quando vedo un ciuffo scuro spuntare da un cappuccio verde smeraldo.
«Buonasera Martina!» Mi saluta Charles, scuotendo la mano nella mia direzione. Anche io gli rivolgo un cenno di saluto, poi insieme ci dirigiamo verso l'entrata del ristorante.
«Sebastian è stato trattenuto un po' di più per via della prova del sedile che ha dovuto ripetere questo pomeriggio. Durante i test a Barcellona ha sentito qualcosa che non andava; non so se te l'abbia detto detto, ma ora dovrebbero aver sistemato.»
Ad essere sincera, di questo me ne aveva appena accennato — non entrando troppo nei dettagli — così dico «Mi ha detto che ha avuto un contrattempo. Speravo che venisse a casa per aiutarmi un po' con la bambina, ma capisco, sta iniziando il campionato e ha tantissime cose da fare.»
Aspettiamo che la cameriera ci indichi il nostro tavolo e ci sediamo. Siamo fuori in veranda; abbiamo la vista proprio sul Castello. Charles si guarda un po' attorno, poi prende il menù e sospira «La parte peggiore del nostro lavoro è riuscire a gestire tutta la situazione mediatica. È normale che prima dell'inizio della stagione la gente sia curiosa di sapere se la macchina sia competitiva oppure no, ma quando bisogna conciliare il tutto con lo sviluppo della monoposto, diventa difficile.»
Charles fa una pausa prima di segnarsi qualche numero del menù sulle 'note' del cellulare, poi continua. «Seb è stato quello che ci ha rimesso di più, l'anno scorso. Gli incontri con i giornalisti per lui sono cresciuti esponenzialmente, perché tutti vogliono sapere com'è il suo rapporto in Ferrari, e se resterà.» Faccio spallucce, perché tanto non è nulla di nuovo. Negli ultimi mesi Sebastian ha dovuto affrontare delle vere e proprie sfide, molte di queste contro se stesso, e la maggior parte di esse contro il ragazzo che ho di fronte.
«Spero sempre che non siano troppo duri nei suoi confronti. È appena l'inizio dell'anno e già lo stanno tartassando. L'arrivo della bambina se non altro l'ha aiutato un po'.» Affermo io, prima di segnarmi qualche numero. Poi Charles chiude il menù, blocca lo schermo del cellulare e se lo mette in tasca.
«A proposito, dov'è la bimba?» Chiede lui, come se improvvisamente si fosse ricordato di lei.
«L'ho lasciata da mia madre. In teoria la doveva tenere Sebastian, ma sai cos'è successo quindi-» Mi interrompo, rivolgendo a Charles un paio di occhiate interrogative. Mi chiedo come abbia fatto ad aver deciso così facilmente che cosa prendere da cena; oltretutto ha anche messo via il telefono, si ricorda tutto a memoria? Io non ci riuscirei mai.
Lui probabilmente lo nota e mi domanda «Che c'è? Perché mi guardi così?»
A quella domanda ho già la risposta pronta e dico di rimando «Hai già scelto che cosa prendere?»
Lui annuisce convinto e risponde «Ho deciso di prendere una barca. Questa sera ho talmente fame che mangerei un galeone, altro che barca!» Mi viene da ridere, pensando che non sarebbe una brutta idea prendere una barca, o come dice Charles, un galeone. Ho deciso, prenderò una barca anche io; qualcosa mi dice che se non riuscirò a finirla, ci sarà qualcun altro a farlo al posto mio.
La cameriera che poco fa ci ha fatto sedere al tavolo, viene a chiederci se siamo pronti per ordinare; noi diciamo di sì e le diamo le nostre ordinazioni. Appena se ne va, riprendo a parlare. «Scusa Charles se te lo chiedo, forse non è il momento adatto, ma ecco... Mi sono un po' spaventata quando ti ho visto nella nostra cucina a bere quel bicchiere di Prosecco da solo. Sei sempre in compagnia di qualcuno, e vederti lì, solo, mi ha fatto preoccupare. Andava tutto bene?»
Charles si passa una mano sul ciuffo per sistemarsi i capelli. Ora si è tolto il cappuccio, ma i capelli erano rimasti un po' appiattiti dal peso del tessuto. Indubbiamente si tratta di un gesto di nervosismo.
«Hai ragione, perché non è da me. Ci sono due ragioni, in realtà, e per quanto i nostri dieci anni — o poco più — di differenza possano allontanarci, con te vorrei essere sincero. Per prima cosa, non riesco mai a parlare a Sebastian come vorrei. In pista ho tutto il coraggio che voglio, ma quando scendo dalla macchina e me lo trovo davanti, non so davvero come rapportarmi con lui. Gli vorrei dire che gli sono grato per tutto quello che sta facendo per la squadra — loro ovviamente credono in lui, come credono in me — solo che così, quello che succede... Le vittorie dell'anno scorso mi hanno fatto sembrare soltanto un ragazzino ingrato, ma, in realtà, io non sono così. Sono stato un po' in disparte perché ero preoccupato che qualcuno potesse tirare fuori l'argomento, insomma, tu sai meglio di me che noi piloti tendiamo ad essere egoisti in pista, ma fuori no. La Ferrari di oggi deve molto a Sebastian, e vorrei che questa cosa gli venisse riconosciuta di più. Io di certo non ho tutti i meriti.» Conclude lui, facendo un timido sorriso.
Sono sicura che Charles sia sincero, così provo a stemperare la tensione con una battuta «Bene, allora dirò a Sebastian che sei un piccolo fanboy; all'apparenza un po' ingrato, ma sotto sotto, molto riconoscente.»
«Magari tralasciando la parte del fanboy.» Specifica lui, visibilmente più tranquillo rispetto a poco fa. Sicuramente parlerò a Sebastian di tutto ciò, ma so che lui l'ha già inteso. L'anno scorso ci sono state delle situazioni un po' strane, dopo le qualifiche o le gare, ma che poi si sono chiarite tra una smentita e un'altra da parte di Sebastian o di Charles.
Forse il loro rapporto esternamente non sembrerà solido quanto quello tra Sebastian e Kimi, ma funziona comunque. Quello che conta è collaborare ed aiutare la squadra e, per quanto ne so, questo è sempre successo, quindi non c'è bisogno di allarmarsi.
«Per quanto riguarda la seconda questione, è tanto semplice quanto complicato.» Dice Charles, tenendo lo sguardo fisso sulle goccioline di condensa della bottiglia di acqua fredda che ci hanno portato. Ma non fa in tempo ad iniziare a spiegare, che due veri e propri galeoni di sushi arrivano nella nostra direzione. Quella parola è decisamente azzeccata, anche perché sono due barche davvero grandi.
Chissà come farò a finire tutto, penso dentro di me. Ma alla fine il problema non si presenta. Mi rimangono giusto un paio di California Roll che dò a Charles, e per il resto spazziamo via tutto.
A cena finita, dato che non è eccessivamente tardi, invito Charles a fare due passi in città. È già buio e i turisti a quest'ora sono già a letto. Gli dico che è un modo per iniziare a smaltire quello che abbiamo mangiato, ma in verità sono curiosa di sapere l'altra cosa che avrebbe voluto dirmi.
Charles si offre di pagare per me e, nonostante io mi rifiuti categoricamente più volte, alla fine devo arrendermi. Lo lascio pagare, ma presto dirò a Sebastian di offrirgli un pranzo.
Prendo la mia bicicletta e inizio a camminare a fianco di Charles, diretta verso il centro. Che poi in realtà siamo già in centro, ma beh, quel che conta è che non ci stiamo allontanando da questa zona.
Immagino già che il monegasco si sia dimenticato del nostro discorso di prima — dopotutto, durante il pasto, abbiamo parlato anche di molto altro — ma non è così. Infatti, neanche duecento metri dopo, continua da dove era rimasto.
«In questi giorni mi è capitato spesso di pensare a quella volta in cui sia io, sia Giada, abbiamo deciso di prendere tutto quello che avevamo di bello e buttarlo nel cestino della spazzatura. Non riesco ancora a credere come sia potuta accadere una cosa simile, ma l'abbiamo fatto. Io so ovviamente chi dei due ha avuto più colpa, ma questo non conta più. Ad essere sincero ormai non mi interessa più tanto, ma vederti così felice con Seb e la bambina mi ha fatto tenerezza. È così facile rompere un legame reso forte dagli anni; è più facile di quanto anche solo tu possa immaginare. Non si deve fare l'errore di dare per scontato delle cose, perché certe non lo sono mai. Tu però non fare questo errore, non buttare via tutto.»
Segue un momento di silenzio, poi gli faccio un sorriso come per fargli la mia solenne promessa. Di certo io non butterò via tutto. Non so esattamente cosa sia successo l'anno scorso tra di loro; erano circolate varie voci, ma non mi sono mai permessa di andare a fare domande a Charles su quell'argomento. Ci conosciamo da un po' ormai, e sono felice che questa sera mi abbia rivelato i suoi pensieri.
«Una delle prime volte in cui ho visto Sebastian, eravamo a casa di Kimi, di fronte alla piccola Rianna. Mi ha detto quanto disperatamente volesse una famiglia, e ora eccoci qui, siamo una famiglia. E come io ho trovato il mio Sebastian e la mia piccola Elise, anche tu troverai la ragazza perfetta; imparerai ad amarla e a tenerla nella tua vita. Certe volte anche io ho avuto paura di rovinare tutto con le mie stesse mani; l'ho fatto, più di una volta, ma per fortuna dall'altra parte ho avuto qualcuno che mi ha aperto gli occhi, che mi ha fatto capire che stavo sbagliando. Da allora non ho più commesso gli stessi errori. Spero che anche a te capiti la stessa cosa.» Dico io fiduciosa, camminando per le vie della città quasi deserta.
L'unico rumore che si sente, è quello dei raggi della mia bicicletta e dei nostri passi, lenti ma ritmati.
«Lo spero anche io.» Afferma Charles, guardando di fronte a noi. Sembra quasi ironico; ci troviamo di fronte ad una barca, una vera barca!
«C'è Sebastian!» Esclamo io ridendo.
Charles si guarda intorno alla ricerca del suo compagno di squadra, ma ovviamente non lo trova. Vedendo la sua confusione, spiego «La barca è un pub. Si chiama Sebastian.»
Charles finalmente nota l'insegna luminosa, nascosta parzialmente dagli ombrelloni davanti alla barca.
«Così questa barca è un pub? Non ho mai visto nulla del genere!» Esclama Charles sorpreso.
«Sì, è sempre attraccata qui, ma dentro ci sono i tavoli, le sedie e tutto quanto. Magari quando Elise sarà un po' più grande, potremmo portarla con noi e tu potresti tornare 'dalle mie parti'.» Propongo io.
«Ah sì!» Dice Charles divertito. Poi tira fuori il telefono e scatta un po' di foto. «Non immaginavo che Seb si fosse trasformato in una barca. Buono a sapersi.»
Le sue parole mi ricordano quelle del diretto interessato quando gli ho fatto scoprire questo posto. Non riusciva a credere che avessero scelto il suo nome per un pub-barca.
Mi offro di riaccompagnare Charles nei pressi della sua auto parcheggiata, poi lo ringrazio per la serata. «È sempre bello mangiare il sushi con te, perché c'è soddisfazione, insomma, tu almeno lo apprezzi!»
«Già, anche per me vale lo stesso. Ci vediamo presto Mar, prometto che farò più attenzione alle piccole cose, ma promettilo anche tu!» Si raccomanda lui.
«Ma certo, lo farò senz'altro.»
«Dai un bacio ad Elise da parte mia, buonanotte.» Mi dice Charles, prima di aprire la portiera della sua macchina.
«Notte Charles, buon rientro!» Lo saluto io. Poi aspetto che se ne vada, salgo sulla mia bicicletta e torno a casa. Di sicuro Elise avrà molta voglia di vedermi.
—
Buonasera!
Per quanti di voi oggi è stato il primo giorno? Per quanto mi riguarda, oggi ho ripreso ad andare all'università. E' stato bello rivedere tutti i miei amici, inoltre le materie sembrano interessanti 🤓
Ieri sono andata a Bologna e ho fatto qualcosa come 14 km a piedi, che magari non saranno tantissimi, ma per me che sono abituata sempre a fare quattro passi al giorno, è un'enormità 😂
Buona settimana, a presto 💓
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