18. Ti dedico un sorriso
Sebastian
Tutto quello che riesco a pensare ad inizio settimana è che mercoledì incontrerò Martina. Sono uno stupido a ripetermelo sempre, il tempo sembra passare lentamente, ma finalmente quel giorno arriva.
Di mattina mi alzo presto perché, conoscendomi, so che potrei rischiare di arrivare in ritardo. Faccio tutto con calma, anche se è da quando mi sono svegliato che ho il batticuore. Sono più agitato di quando deve iniziare una gara; spero di riuscire a calmarmi, dopotutto si tratta solamente di Martina. Non devo preoccuparmi, no? Ormai la conosco abbastanza bene, ma forse la cosa che mi fa preoccupare è che stavolta ho pianificato ogni cosa, mentre per le altre volte in cui ci siamo visti, è capitato tutto casualmente.
Tento di calmarmi durante la guida, ma più mi avvicino al lago e più sono agitato.
Mi accorgo di essere arrivato largamente in anticipo — cosa che non succede praticamente mai — allora decido di mettermi seduto su una panchina, proprio di fronte al lago. Non manca molto alle undici, spero che Martina arrivi presto.
Aspetto, osservando le persone di passaggio: c'è chi corre, c'è chi fa una passeggiata o chi semplicemente si gode il paesaggio. Ho quasi dimenticato la bellezza di questo posto; chissà se Martina è già stata qui, dovrei chiederglielo, quando arriva.
Esattamente a tre minuti dall'orario prefissato, vedo una donna dagli occhi chiari passarmi davanti. Io mi alzo per andarla a salutare «Buongiorno Mar!»
«'Giorno Seb! Tutto bene?»
Adesso sì, adesso va tutto dannatamente bene.
Annuisco e mi tolgo gli occhiali da sole per poterla guardare negli occhi. Devo dirle che mi è mancata, anche se sembra una cosa stupida, dopotutto è da un paio di giorni che non ci vediamo.
«Tu stai bene? Sembra trascorsa una vita da quando ci siamo visti l'ultima volta. Scusa se te lo dico, ma per me è così, mi sei mancata!» Le confesso, mentre lei piega gli angoli della bocca all'insù. Quando mi dedica un sorriso così, io impazzisco. Ricambio subito, sperando che il mio sia altrettanto speciale per lei.
Oh, mi faccio così schifo ora che sono così innamorato!
«Dopo il weekend di Monza sono ritornata in Svizzera. Non avevo tempo di andare a casa, in Italia, e poi dovevo fare degli allenamenti per la gara della Turchia che sarà questo weekend.» Mi spiega lei, sedendosi vicino a me.
Rimaniamo un po' a parlare di questi due giorni in cui non ci siamo visti e poi decidiamo di alzarci per fare un giro insieme. E' in questo momento che domando a Martina quello che volevo chiederle prima.
«Sei già stata qui? Io vengo sempre per gli allenamenti. Sai.. non mi piace stare in casa o in palestra.»
«Ma sei serio? Anche io vengo spesso a correre qui. E' impossibile che non ci siamo mai incontrati prima!» Esclama lei, mentre si guarda intorno. Sono dell'idea che, come alla bellezza di Martina, non ci si possa mai abituare alla maestosità di questo posto. Immagino che lei la pensi allo stesso modo; non è facile ignorare il paesaggio che abbiamo attorno.
«Si vede che il destino ha voluto così, cosa vuoi che ti dica!» Affermo io, ugualmente incredulo. Sarà che forse ho sempre fatto attenzione solo al mio allenamento, piuttosto che alle persone che incrociavo. Però davvero, io Martina qui non l'ho mai vista.
Poi iniziamo un discorso sulle età, perché io giustamente le faccio notare che sia lei, sia io, abbiamo gli stessi anni.
«Siamo proprio due vecchietti!» Dice Martina scherzando. Le prendo la mano nella mia, stringendola un po'. Mi piacciono da morire questi piccoli contatti.
«Chiamaci come vuoi, però io ti considero una bellissima donna. E non darmi del vecchio che poi mi offendo.»
Martina sta per rispondere, ma siamo interrotti da un tifoso che mi chiede di fare una foto insieme a lui. Poco fa mi sono rimesso gli occhiali da sole, ma mi rendo conto che non fanno tanta differenza; sono comunque facilmente riconoscibile. Anche qui in Svizzera a volte mi capita di essere riconosciuto, ma per lo meno la gente rispetta quasi sempre la mia privacy e non si creano problemi.
Martina si offre di scattare la foto con il telefono del tipo.
Quando abbiamo finito, giusto una decina di secondi dopo, lo salutiamo e lo guardiamo andare via.
«Certo che oggi sembri proprio depresso con tutto quel nero addosso!» Esclama Martina, mentre riprendiamo a camminare. Abbiamo quasi percorso a piedi metà della lunghezza del lago; fra un po' sarà meglio tornare indietro.
«Mar, io oggi sono felicissimo! E scusa, non intendevo essere così io-»
Martina mi interrompe per darmi un bacio sulle labbra.
«Effettivamente il look da Blue Flag era un po' troppo appariscente. Così sei perfetto.» Mi rassicura lei, tornando seria.
E' quasi ora di pranzo, allora le propongo di fermarci in un locale che si affaccia proprio sul lago. Oltre ai piatti tipici fanno anche altre cose; non è male, ci sono stato già un paio di volte e non mi è dispiaciuto. Martina accetta e quindi ci sediamo nella terrazza esterna, che dà sul lago.
«Non hai freddo con quei pantaloncini?» Mi domanda Martina, subito dopo che abbiamo ordinato. Ha fatto parlare me, dicendo che 'il mio tedesco era migliore del suo'. Ovviamente non mi sarebbe dispiaciuto vederla all'opera, ma subito dopo mi sono dovuto rassegnare.
«Sto bene così, tranquilla, io di solito non sono un tipo molto freddoloso.»
«Beh, io sì, e anche molto.» Dice lei di rimando.
«Vorrà dire che ti terrò al caldo io Mar, ricordi dopo la gara, domenica? Avevo capito che fuori avresti avuto freddo, per questo ti ho offerto la mia giacca.» Dico io, ripensando a quando, dopo cena, abbiamo dormito insieme. Era così carina, accoccolata al mio petto. Forse è anche per questo che Martina mi è mancata così tanto; mi stavo già abituando alla sua presenza.
«Il mio principe salvatore dal gelo!» Scherza lei, proprio prima che arrivino le nostre pietanze.
Il momento del pranzo vero e proprio è forse l'unico in cui teniamo la bocca chiusa. Per il resto del pomeriggio, infatti, non facciamo altro che parlare, e parlare e parlare. Più il tempo passa e più cose di me voglio raccontare a Martina. Se vorrò stare con lei, è meglio che impari a conoscermi; immagino che questa cosa valga reciprocamente.
«Non riesco a credere che siamo stati qua intorno per tutta la giornata!» Esclama Martina, riferendosi al lago. Il sole sta per tramontare e siamo quasi ritornati al nostro punto di partenza di questa mattina, in corrispondenza del porticciolo e della capanna di legno.
«Davvero, il tempo è trascorso molto in fretta!» Ammetto io, invitando Martina a seguirmi. Camminiamo fino alla passerella in legno, l'unica che fa intuire che questo posto sia effettivamente un 'piccolo porticciolo'. In verità non ci sono delle barche attraccate; c'è solo una scaletta in acciaio per scendere a fare il bagno in estate.
«Dove mi vuoi portare? Mi vuoi mostrare che sai camminare sull'acqua?» Mi domanda Martina, una volta arrivati in fondo. L'acqua è a pochi passi da noi, ma no, non voglio fare nulla di tutto ciò.
Mi siedo per terra e invito Martina a fare lo stesso «Giuro che se mi butti in acqua, io ti ammazzo!»
Io rido, poi dico «Tranquilla, fidati di me.» Lei non sembra del tutto convinta; mi guarda in viso quasi come se volesse trovare traccia di un inganno, ma io sono sincero. Non mi sembra proprio il caso di fare un bagno improvvisato, c'è troppo freddo e ci ammaleremmo entrambi.
Alla fine Martina si siede accanto a me, ma io la invito a mettersi sulle mie gambe.
«Ero seria prima, non ti azzardare! Guarda che poi non mi rivedrai mai più!» Mi intima ancora una volta lei, anche se si avvicina sempre di più, fino a sedersi proprio dove le avevo detto io di mettersi.
«Non ti preoccupare, ho solo bisogno di averti vicina.» La vedo sorridere, mentre posa le mani sulle mie, intrecciate intorno alla sua vita.
«In verità ti devo dire una cosa importante, facciamo anche più di una.» Inizio io, cercando di calmare il mio cuore, che dentro al petto mi batte fortissimo.
«Mar, io ti amo, questo lo sai già, ma ora vorrei spiegarmi meglio e dirti quello che penso: in te non sto cercando soltanto una donna da amare. Sto cercando una donna da amare per tutta la vita. Non ti voglio spaventare, questo no; voglio solo essere sincero. Martina, ti dico questo perché non credo di riuscire più a sopportare che un'altra donna esca dalla mia vita... Insomma, hai capito che cosa intendo. Se... se proprio vorrai andartene, fallo adesso, qui, ora. Perché poi non sarò più capace di guardarti andare via.» Mi maledico mentalmente per aver pronunciato queste ultime parole; sono più che convinto che Martina non lo farà, ma ho ugualmente bisogno di sentirmelo dire, sentirmi dire che non se ne andrà.
«Hai ragione Seb. Forse è un po' affrettato pensare a queste cose, ma quando superi i trent'anni le priorità cambiano. Posso capire come ti senti. Penso che tu abbia fatto bene a parlarmene, ma ora ti voglio rassicurare dicendoti che non dovrai guardarmi andare via. Ti amo Sebastian e sono pronta a iniziare qualcosa con te, qualsiasi essa sia. Non posso parlare per quello che succederà in futuro, però, di sicuro, ora posso dirti che davanti a me ho l'uomo che amo, che ho imparato ad amare e che non lascerò andare.»
Scosto un po' i capelli di Martina per poterle dare un bacio sul collo «Ti ho portato un regalo.» Sussurro io, mentre una lieve brezza si alza dalla superficie dell'acqua, che sale fino ad accarezzarci i volti.
Metto una mano in tasca e con sollievo sento la sottile corda che per tutto il giorno ho custodito. Avevo una paura tremenda che cadesse, ma per fortuna non è successo. Alzo il braccialetto, in modo che anche Martina lo possa vedere.
«Ma è uguale al tuo!» Nota subito lei, indicando il mio.
E' proprio così, è anche dello stesso colore.
«Mi sono sempre chiesta che cosa fosse questa specie di medaglietta.» Dice lei, sfiorando la superficie liscia in metallo.
«Destra o sinistra?» Domando io prima di risponderle.
Martina alza il braccio destro, così le sollevo il polso con le dita e le allaccio il braccialetto.
«Non c'è scritto niente. So che molti credono che dall'altra parte ci sia inciso qualcosa, ma davvero, l'altra faccia è liscia come questa.»
Quando ho finito di fare il nodo, Martina prende il mio braccio e inizia a tracciarci con le punta delle dita delle linee immaginarie. Il suo tocco è talmente delicato, che mi vengono i brividi sulla pelle.
«E scusami se non si tratta di diamanti; quelli comunque arriveranno presto, Mar.»
Lei scuote la testa «E' un regalo bellissimo, più dei diamanti!»
«Non esageriamo però ehm... In verità dovevo chiederti un'altra cosa, solo che poi non l'ho fatto.» Faccio una piccola pausa, poi continuo «Martina, vorrei chiederti di essere la mia fidanzata, la mia donna da amare, il mio raggio di sole ogni mattina a dirmi 'oggi andrà tutto bene', la mia ultima stella di mezzanotte, insomma, qualsiasi figura femminile in grado di amarmi non solo per poco tempo, ma per tutta la vita.»
«Sì Sebastian, sì. Non potrei mai lasciare la persona che mi ha insegnato a fidarmi di me stessa e di fidarmi anche di te.» Io sorrido felicissimo. Martina ora è mia. Non definitivamente, ma di sicuro più di prima.
Alzo gli occhi sull'orizzonte, davanti a noi e mi viene in mente una cosa, che poi spiego a parole «Mar, prima parlavi di futuro. Hai completamente ragione, perché non si può sapere cosa accadrà. Ma quella parola, futuro, mi fa venire in mente una scena del Grande Gatsby, quella in cui Jay ha lo sguardo fisso sulla luce verde, in lontananza.»
Vedo Martina annuire, allora continuo «La luce verde era il futuro e per questo voleva rappresentare tutto quello che doveva ancora avvenire: i sogni e i progetti di un uomo che, sebbene fosse sempre circondato da persone, era terribilmente solo. Non ti dico questo perché mi identifichi in lui, ma perché questa situazione mi ricorda tantissimo quella scena! E sai, è sempre bene guardare avanti, al futuro, ma solo dopo aver pensato anche al presente.»
Martina si stringe a me, probabilmente perché sta iniziando ad avere freddo. Forse è veramente giunto il momento di andare.
Quando il sole è ormai tramontato e il cielo inizia a farsi sempre più buio, la voce della donna che tengo saldamente tra le braccia si unisce alla quiete della sera «Sebastian, sarò la tua Daisy. E ora smettila con tutte queste citazioni romantiche e dammi un bacio.»
«Sì, giusto. Sarai la mia Martina e basta. E ora sì, ti dò un bacio.»
—
Buonasera!
Scusatemi se vi ho fatto un po' aspettare, oggi è la prima sera in cui ho avuto del tempo per mettere a posto il capitolo e pubblicare. Spero che per il prossimo non ci siano altri problemi 😔
Concludo con un po' di trash, perché volete non concludere la serata in maniera normale? La mia socia ❤️ mi ha fatto notare che i titoli dei miei capitoli assomigliano ai titoli degli episodi della serie Narcos 😂
Io non so, perché non la guardo, ma a quanto pare sembra di sì. Ditemi voi che cosa ne pensate 🤭
A presto 💘
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