16. «Hai vinto tu!»

Martina

Guardo Sebastian in attesa che arrivino risposte, che non tardano ad arrivare.

«Immagino che se iniziassi con chiedere 'scusa' sarebbe troppo banale, perciò ti dirò quello che oggi ho sbagliato.» Mi fissa, come se aspettasse una conferma, poi continua «Ho pensato solo a me stesso, non curandomi di quello che sentivi tu dentro. Ti ho delusa e ne sono consapevole, ma ho capito dove ho sbagliato e ora voglio rimediare. Dammi la possibilità di farlo, dammi la possibilità di mostrarti che tengo davvero a te.»

Sebastian si avvicina a me, come per cercare un contatto fisico, io però non mi muovo.

«Grazie per non essertene andata.» Sussurra poi, prima di fare un altro passo avanti. Un po' titubante, allunga una mano verso di me «Ti prego, Martina.»

Prendo la sua mano nella mia e poi dico «Sebastian, promettimi che, d'ora in poi, sentirai anche la mia opinione prima di decidere qualcosa. Hai detto tu di fidarmi di te, di noi. Io lo sto facendo e non vorrei, un giorno, pentirmene. Ti chiedo solo questo.»

Lui sorride e annuisce «Sì, te lo prometto.»

Il peso che prima avevo sullo stomaco sparisce di colpo, non stavo bene senza di lui.

«Voglio farti un regalo.» Dice Sebastian, dandomi per un momento le spalle. Non vedo che cosa stia facendo, ma, quando si gira, ha un oggetto nero e oro in mano: il cappellino del vincitore. Si avvicina a me e me lo mette in testa «Oggi hai vinto tu il Gran Premio di Monza!» Esclama lui, attirandomi a sé per un bacio. Io non glielo nego e stringo il suo corpo tra le mie braccia.

Posso sentire l'odore dello Champagne, rimasto ancora sulla sua pelle.

«Sei sicuro Seb? Non è importante per te? Non vorrei che te ne pentissi...» Rispondo io sincera.

«L'unica cosa importante qui, sei tu Mar. E ora accetta il mio regalo, perché, devo ammetterlo, il numero uno ti sta bene addosso!»

«Più del numero sei?»

«Quando sei davanti a tutti, è sempre più bello. Quindi sì, il numero uno è più bello!» Ribadisce lui, prima di sistemarsi i capelli con le mani. Purtroppo non riesce a fare un gran ché, dato che sono in pò incollati, per via della doccia di Champagne.

«Meglio che mi vada a lavare. Faccio abbastanza schifo, non credi?» Domanda lui scherzando.

«Ad essere sincera, ti amo anche così, Sebastian. Il tuo profumo è comunque delizioso.»

Sebastian si allontana un po' e si slaccia la tuta «E quindi, che cosa vorresti farmi? Mangiarmi?» Rido alla sua affermazione, poi dico «Volevi che dicessi che puzzi di sudore? Se è questo che volevi sentire, sono sempre in tempo.»

Lui scuote la testa, si sfila le maniche e le lascia cadere a terra.

«Vuoi avere l'onore?» Domanda lui, indicandosi la maglietta sotto-tuta. Allora metto le mani sui suoi fianchi. Sento la sua pelle calda, sotto le mie dita.

«Onore di sentire la tua puzza di sudore?»

Sebastian fa per spostarsi, ma io ho già afferrato l'orlo della sua maglietta bianca e non lo lascio andare «Sto scherzando, sto solo scherzando!» Ripeto io, prima di iniziare a sfilargliela.

Appena ho fatto, aspetto che se ne vada, ma rimane in quello stesso punto, a pochi centimetri da me.

«Bacino di incoraggiamento pre doccia?» Domanda lui, con gli occhi fissi sui miei.

Allora non esito e unisco la mia bocca alla sua. Con le mani sfioro la schiena di Sebastian, poi continuo ad accarezzargli la pelle fino al petto «Se venissi a trovarti nel tuo box, presto, ricambieresti il favore?» Dice lui, lasciandosi andare al mio tocco.

«Ora capisco perché Kimi diceva che eri un morto di figa!» Esclamo io ridendo, poi continuo «Ehi Seb, il favore lo stai facendo ad entrambi, comunque sì, va ben-»

Sebastian mi zittisce con un bacio, poi mi lascia un attimo le labbra per dire ansimante «Giuro, se mi chiami ancora così io, i-»

«Oh, abbiamo trovato un soprannome peggiore di Vettel! Ora non mi resta altro che ripeterlo e vedere mentre ti arrabbi!»

Lui fa una smorfia e mi afferra per i fianchi «Continua e ti ritroverai nella doccia. Con me. A fare cose.» Dice, facendo piccole pause dopo ogni frase.

Mi piacciono questi giochi.

Le mie labbra trovano il collo di Sebastian. Lo bacio, usando la lingua per solleticargli la pelle.

«Sono serio Martina, non istigarmi.»

«C'è ancora tanto che possiamo fare insieme, così tanto, Sebastian!» Esclamo io ridendo.

Lui mi lascia andare e si abbassa la tuta. Posso facilmente notare che l'ho 'istigato' abbastanza, per non usare un'altra parola.

«Buona doccia!» Esclamo io, prima che se ne vada nella stanza che presumo sia un bagno.

Rimasta da sola, continuo a guardare il mio cappellino. Apprezzo molto il fatto che Sebastian abbia deciso di regalarmelo. Significa molto per me e sono felice che le cose tra di noi si siano risolte. Ultimamente sono più le volte che litighiamo, che il resto. Suppongo che sia perché ci dobbiamo ancora conoscere bene.

Mi siedo su un tavolo; ci sono anche le sedie, ma beh, volete mettere spiaggiarsi sul banco che usano gli ingegneri per fare i loro calcoli? Semplicemente non ha prezzo.

Metto un po' di musica e rispondo ad un messaggio di Kimi, che mi ha chiesto che cosa stessimo facendo, io e Sebastian 'chiusi nello stanzino delle analisi 👀'.

Io gli rispondo ironicamente, sperando che non interpreti alla lettera: Kimi, stiamo facendo sesso sulla tua scrivania, ho il tappetino del mouse sotto il mio culo, è comodissimo!

Rido mentre lo invio. Forse sono stata un po' cattiva con lui, ma è il prezzo che deve pagare per essere curioso. Così la prossima volta imparerà, anche se è più una speranza che altro. Ormai lo conosco bene, fin troppo bene.

Per passarmi il tempo, guardo le storie Instagram dei miei amici, finché sento Sebastian parlare dall'altra parte della porta «Martina, mi sono dimenticato di prendere il cambio. Mi daresti qualcosa dal mio zaino? Qualsiasi cosa andrà bene.»

Mi guardo intorno alla ricerca del suo zaino e lo trovo quasi subito, dato che la stanza è abbastanza piccola. Mi sento un po' in soggezione a frugare tra cose che non mi appartengono, ma tento di respingere questa sensazione.

Guardo tra i vestiti disponibili: due o tre magliette del team, un paio di jeans, una felpa blu, dei pantaloni della tuta bianchi e una camicia stropicciata.

La camicia la scarto a priori; sono indecisa su jeans e pantaloni, ma alla fine opto per i pantaloni della tuta e felpa. Fossi in lui, avrei voglia di stare comoda. Scelti pantaloni e felpa, prendo anche un paio di boxer bianchi della Puma e un paio di calze. Sarebbe troppo imbarazzante chiedergli se ne abbia bisogno, ma immagino di sì.

Mi avvicino alla porta del bagno, poi busso e Sebastian apre la porta. Sento il vapore caldo sfiorarmi la pelle e l'odore di un bagnoschiuma agli agrumi avvolgermi lentamente.

Allungo la mano senza affacciarmi alla porta e Sebastian, dall'altra parte, prende i vestiti.

«Nooo, i pantaloni bianchi no!» Mormora lui, mentre io chiudo la porta.

«Hai detto che ti sarebbe andata bene 'qualunque cosa', e poi scusa, vuoi mettere il look da Blue Flag? Sarai una Blue Flag vivente, finalmente il mio sogno si avvererà!» Dico io ridendo.

«Sì ma dopo li sporco, i pantaloni bianchi!» Si lamenta lui, mentre mi appoggio a una parete. Si sente un rumore sordo e immagino allora che sia tutto cartongesso.

Sebastian esce dal bagno pochi minuti dopo. Nonostante il blu e il bianco siano in contrasto tra di loro, è comunque un'ottima scelta. Il rosso non è l'unico colore che gli sta bene addosso.

«Eccola, la mia Blue Flag preferita!» Esclamo io scherzando. Nell'aria si diffonde il profumo che avevo sentito poco fa. Dannati bagnoschiuma da uomo, sono così forti!

«Non so quale sia peggio tra tutti i nomi che mi hai trovato questo pomeriggio.» Dice Sebastian sconsolato.

Poverino, ormai ha capito che non c'è più nulla da fare con me.

«Dai, ora la smetto e ti chiamo Seb.  Va bene Seb?» Lui mi sorride e mi prende fra le sue braccia. Ora il profumo di agrumi si fa talmente sentire, che quasi mi sta intossicando. Per fortuna che è buono. E' buono, sì.

«Ora sì che ragioniamo!» Mi fa sapere lui, prima di darmi un bacio sulle labbra. Vorrei che mi facesse schifo il fatto di stare sempre così attaccata a Sebastian, ma no, io lo amo. E ogni volta che gli sono vicina, sto bene.

«Divertito in bagno? Hai fatto 'cose' da solo? Non volevo ecco... non volevo crearti quel problema. Non l'ho fatto apposta.» Mi difendo io, diventando tutta rossa in viso.

Spero che Sebastian non lo noti troppo.

«Lo so, Mar, lo so. Non ho fatto niente, ma parli come se voi donne foste degli angioletti. Io non ci credo, dopotutto, chiunque ami un po' il proprio corpo, può darsi piacere.» Ok, questa conversazione è diventata a dir poco imbarazzante. Di punto in bianco siamo arrivati a parlare delle nostre abitudini sessuali, però non posso negarlo, allora rispondo «Hai ragione, questa cosa è legata al mondo maschile, ma non ci trovo nulla di male io, se una donna si dà piacere da sola.»

Sebastian annuisce «Sono pienamente d'accordo.» Mi dice lui, con sguardo malizioso.

«Cosa c'è? Perché fai quella faccia? Guarda che sto parlando di una cosa seria, io!» Lo ammonisco, prima che lui mi sollevi e mi faccia allacciare le gambe intorno al suo bacino.

«Lo so che sono cose serie, però mi sono immaginato la scena. E niente, magari la prossima volta vieni da me, un aiuto fa sempre comodo.» Invece di imbarazzarmi di più, inizio a ridere. È incredibile quanto Sebastian possa sembrare innocente mentre dice queste cose.

«Bene, entrambi abbiamo immaginato cose. Ma adesso basta, chiudiamo l'argomento.» Dico io, prima di dargli un altro bacio.

«Però ribadisco, non ho fatto niente, mi sarei troppo vergognato!» Io alzo gli occhi al cielo «Va bene, ti credo, comunque non mi avrebbe dato fastidio, capisco.»

«Lo sai Martina? Ti amo davvero tanto!» Esclama lui, facendo vagare le sue mani sul mio corpo.

«Bene, mi fa piacere.» Dico io sorridendo.

«E mi fai venire voglia di-» Gli tappo la bocca con le mani prima che pronunci altre parole «Proprio adesso che credevo avresti mantenuto il livello dei tuoi ormoni maschili stabile!»

«Ti amo anche se mi censuri. Uno non può neanche ammettere di aver voglia di farsi una scopata!» Dice Sebastian, sembrando di colpo aver subito la trasformazione completa in bed boy (con la 'e' al posto della 'a'). Non l'avrei mai immaginato così, si vede che a stare con Kimi ha preso da lui.

«Va bene, ho capito. Hai vinto la gara e hai ancora l'adrenalina in corpo. Andiamo a mangiare, piuttosto?»

«Mar, la questione non è la gara, sei tu! Però devi ammettere che ora sono stato bravo, se mi tocchi, sono ancora tutto bello calmo.»

Gli faccio un sorriso di approvazione «Ti stai abituando a me, bella cosa.»

«Martina, penso che non mi abituerò mai del tutto ad averti tra le braccia. Sentire il mio cuore che batte forte contro il tuo mi fa sentire vivo, potente, mi fa sentire la persona che avrei sempre voluto essere, il Sebastian che mi piace essere. Ehi, rimarresti questa sera?»

Se esistesse una funzione del cervello per salvare per sempre queste parole come i messaggi 'importanti', la userei. Ma non esiste, quindi la conserverò nel mio cuore, così, ogni volta, batterà sempre più forte.

«Non lo so, devo ancora sistemare la questione della camera, dato che me ne sarei dovuta andare prima di sera. Anzi, spero che non abbiano perso i miei bagagli!»

«Mar, ma non è giusto che quando me lo chiedi tu, di restare, io dico di sì, mentre quando lo faccio io, tu dici 'non lo so'. Rispondi di sì e basta, dirò a Britta di risolvere questa cosa.»

«Ma povera! La usi anche per le tue cose personali? Fossi in lei, bloccherei il tuo numero.»

Sebastian mi appoggia a uno dei tavoli, poi dice «Lavora per me e se deve risolvere dei problemi, lo fa e basta. È pagata per questo, piccola.»

Faccio una smorfia, ma poi ritorno normale. Non si sa mai che mi ricatti, per via dei nomignoli terribili. Io e Sebastian potremmo scrivere un libro, l'uno per l'altra.

«Rimango, ma metto a posto da sola questo casino. E ora andiamo a mangiare, che ho fame.»

Sebastian prende il suo zaino e, dentro a una busta di plastica, mette la tuta e tutto il

resto dei vestiti sporchi.

«Vuoi una mano?» Gli chiedo io, vedendo che ha tante cose da prendere.

«Sì, prendi la coppa, per favore. Ma aspetta un attimo.» Dice, infilandosi lo zaino e avvicinandosi a quella che presumo sia la sua postazione di lavoro.

«C'è freddo fuori.» Mi dice, prima di mettermi sulle spalle la sua giacca «Infilala, il tuo vestito è così sottile...»

Io sorrido per questo gesto e me la infilo «Grazie Seb.» Dico io, mentre usciamo insieme.

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