Come imparare a scrivere bene

I giovani neo-scrittori spesso inciampano in cavolate

Al giorno d'oggi è sempre più frequente il mito dello scrivere online.

Molti ragazzi pensano che scrivere una storia equivalga per forza alla pubblicazione di un libro, pagando anche se fosse necessario.

SBAGLIATO, SBAGLIATISSIMO!

Prima di iniziare a scrivere, dovete leggere, leggere tanto e leggere molto!

Principalmente perché la lettura aiuta a scoprire nuovi termini, ma poi anche perché suggerisce un buon lessico grammaticale.

Diciamoci la verità: molti autori, che non definirei neanche ciò perché non sanno comporre una frase di senso compiuto, si credono sti gran scrittori e poi sbagliano anche a scrivere "un altro" o "qual è".

Vi prego, no. Quando una persona viene a leggere la vostra storia, che sia per uno scambio o per piacere personale, inizia ad avere il sangue che cola dagli occhi.

Ma bando alle ciance, passiamo al mio consiglio!

Come dicevo: dovete leggere tantissimo.

Poi, ancor prima di buttare giù qualche storia, vi consiglio di avere a portata di mano un dizionario, un vocabolario e un'ottima connessione ad internet.

Perché dizionario e vocabolario se ho internet?

Innanzitutto il cartaceo è quasi sempre più preciso, poiché su internet possono scrivere anche sgrammaticati di prima categoria e suggerirvi sbagliato.

Poi perché una persona, a parer mio, non deve perdere l'uso e la capicità di sfogliare un testo per andare alla ricerca di qualcosa.

Dopo questo, iniziamo pure a scrivere una storia.

Fatto? Bene.

Ora consideriamo di scrivere una storia al presente, in prima persona. Fatto? Bene.

Invece di scrivere sempre gli stessi termini, andate a ricercare sinonimi per alleggerire il lettore da un peso.

Avete dubbi su come si scriva una parola? Analizzate i vari testi fisici ed online.

Non vi viene un termine? Eliminatelo completamente e inserite qualcosa che possa sostituirsi bene.

Fatto? Bene!

Ora parliamo invece di chi vuole scrivere al passato. Ottima scelta, lo dirò sempre!

Eppure questa tipologia sintattica ha sempre un enorme problema: confondere il passato REMOTO, quindi finito, caput, non si ripete quell'azione, da un IMPERFETTO, quindi un azione recente conclusa, ma che possa riverificarsi.

Esempio: Andavo a casa della nonna tutte le domeniche, prima che morisse. IMPERFETTO.

Il mese scorso mi recai a Berlino per lavoro. PASSATO REMOTO.

Questi due possono anche sovrapporsi in un testo, basta però non inserirlo a caso.

Esempio di una frase con passato remoto + imperfetto:

Il mese scorso mi recai a Berlino per lavoro. Dovevo partecipare ad un importante convegno.

Andiamo avanti.

Quale altro errore capita spesso sotto i nostri occhi (o sotto le nostre dita se siamo noi gli artefici della storia)?

Il rapporto FINZIONE - REALTA'.

Mi spiego: se state raccontando di una storia realmente accaduta, non potete alterare la realtà descrivendo cose e/o oggetti inesistenti.

Ancora troppo confuso? Entriamo nel particolare.

Ho letto di recente una storia che parlava della contessa "vampiro". Questa è una storia reale, confermato anche da diversi racconti su internet.

L'autore in questione ha parlato di un muratore che la murava viva, lasciandole libero il balcone e un piccolo spazio per darle da mangiare.

Mi sono cadute le braccia, sapete perché?

Questa storia risale al 1500-1600. Partiamo dal presupposto che, se viveva in un castello e doveva essere murata viva, di certo non avrebbero chiamato un muratore, ma l'avrebbero fatto direttamente le guardie.

Poi ho sempre saputo che le persone che subivano quest'atrocità, venivano rinchiusi nelle celle, spesso sotto al castello.

Ma la cosa che più mi ha irritato è stata: se vuoi far morire una persona usando questo metodo, non lasci un piccolo spazio dove passarle il cibo!

Il buco per far passare i piatti è per i prigionieri, non per chi è condannato a morte!

Quindi, se volete scrivere una storia, tenetevi informati e non scrivete coi piedi, grazie!

ToniaDiMicco

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