capitolo 9
Mi siedo accanto a lei è difficile parlare di me, e del mio passato ci sono tante cose che non ce la faccio a dire.
Lei mi guarda attentamente, rivolgo lo sguardo altrove mentre inizio a raccontarle della mia vita.
Steve "ero pressoché un bambino quando i miei genitori mi portarono in orfanotrofio e il giorno dopo mi comunicarono che morirono in un incidente", faccio una lunga pausa, parlare di loro e della loro morte sempre radiante per me.
Poi continuo "mi sentivo spaesato all'inizio ero solo in mezzo a persone che non conoscevo, non facevo che piangere e urlare di vedere mia madre. Passavo notti intere a piangere, volevo disperatamente mia madre accanto a me, che mi controllasse ma ero solo".
Sento la sua mano posarsi sulla mia gamba, mi giro per vederla sorridere, un sorriso rassicurante... Come per dire 'ci sono io'. Resto a fissare il pavimento per il resto dell'acconto, non le dico tutto ci sono cose, situazione troppo brutte e intense che mi hanno segnato rimanendo cicatrici sulla pelle che non riuscirò mai a sanare.
"Quando vivevo li cercavo di sopravvivere ogni giorno, volevo solo scappare andar via", sospiro e mi strofino la faccia "non era bello vivere lì dentro... Quelle persone non.." mi blocco quando le immagini di quelle sere mi passano avanti come un treno in corsa bloccandomi il respiro, le loro mani, le mie urla, il dolore fisico e mentale...tutto pesa come un macigno sul mio cuore.
Stephanie "Se non ce la fai.... Lascia stare" mi dice ma la boccio con un gesto della mano "non so se troverò il coraggio per parlarti ma poi..." È la verità, non ne parlo mai con nessuno del mio passato l'ho sempre chiuso in un cassetto nel più buio della mia mente.
Steve "quando sono uscito di lì, L'unica cosa che volevo sapere era qualcosa su di loro, i miei ricordi si fermano all'ultimo mio compleanno poi... Il nulla" mi mordo il labbro al ricordo della lettera e della foto che ho trovato proprio in questa casa.
Steve "perché ho deciso di vivere qui perché ho deciso di vivere qui?" La testa in senso di diniego "vivevo io.. con la mia famiglia". Questo anche gli occhi io mi alzo e vado verso la scrivania di fronte a noi apro il cassetto con la mano tremante, prendo la foto e la lettera e glieli mostro lei li prende e la legge.
Alza gli occhi su di me
Stephanie "avevano dei problemi? Per questo ti hanno abbandonato, pensi che sia questa la causa della loro morte?" .
Cammino per la stanza "si, all'inizio poi sinceramente non ciò che credere non ho nessuno di famiglia che possa darmi spiegazioni, almeno sapere dove sono sepolti".
Noi con sorriso tirato poi dice "penso che forse mio padre possa aiutarti"
Aggrotto le sopracciglia "in che senso?" Mi siedo accanto a lei.
Stephanie "lui conosce molte persone che possono trovare informazioni su chiunque vivo o morto".
Quelle parole che gli occhi mi si illuminano, andiamo da suo padre e dopo mezz'ora siamo già fuori alla porta di casa sua...
Storia scritta insieme a mattryandrogo
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