PROLOGO
Una volta fatta una cosa del genere, è possibile che il suo paesaggio quotidiano le appaia, come dire, un po' diverso. Anch'io ho avuto un'esperienza simile. Ma non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola.
(Murakami H. - 1Q84)
Silenzio.
Assenza relativa o assoluta di suono o rumore.
E' questa la definizione che l'umanità da a quello che, a mio parere, li spaventa di più.
Oh, no.
Non ridete.
Provate a pensarci invece.
Provate a pensare a cosa succederebbe se improvvisamente vi ritrovaste circondati dal silenzio più assoluto.
Provate ad immaginare voi stessi, al centro del nulla, circondati semplicemente dal silenzio.
Il nulla.
Vi spaventerebbe?
Io credo proprio di sì.
Silenzio.
Assenza relativa o assoluta di suono o rumore.
Si, l'ho già detto.
Lo so bene.
Ma...
Con il mio modo di fare, oserei dire maniacale, non posso fare a meno di notare, come al solito, che c'è qualcosa che non va.
Voi mi chiederete: in cosa?
Beh... ve lo dico subito.
In questa definizione, da perfetto vocabolario, c'è qualcosa che non va.
Anzi no, mi correggo: non solo qualcosa; è totalmente ed assolutamente sbagliata.
Si, esatto, avete capito benissimo: SBAGLIATA.
Errore.
Stop.
E non ci sono obiezioni.
L'umanità, come al solito, sbaglia.
Semplice.
E sapete perché?
Beh... Credo che ognuno di voi ci sia già arrivato da solo, ma proverò comunque a spiegarvelo: l'assenza assoluta di suono o rumore è, ovviamente, un concetto troppo perfetto per poter esistere.
Non può esservi il più totale silenzio.
Così come non può esservi, almeno sulla terra, l'esistenza del vuoto.
C'è sempre qualcosa che si frappone tra il tutto e il nulla più assoluto.
Ed è per questo, voi direte, che è stata aggiunta l'altra parola: relativo.
Ma...
Anche qui c'è un errore.
Relativo?
Relativo presuppone un termine di paragone, non credete?
Per me c'è silenzio, per un'altra persona no.
Bene.
E' questo che significa relativo, giusto?
Giusto.
Ma se questo significa relativo, allora c'è un grosso problema di fondo.
Per me non potrà mai esistere il vero e proprio silenzio.
E da questo scaturisce solo una cosa: addio termine di paragone.
Addio concetto di "relatività".
Oh, fidatevi quando vi dico che il silenzio vero e proprio non esiste.
E fidatevi anche quando vi dico che l'umanità lo sa bene.
Ecco perché ha creato quella definizione.
Una definizione per nascondere qualcosa che in sé non potrà realizzarsi.
Ed è proprio la sua "non esistenza" che provoca, a sua volta, paura.
Riflettete.
E' semplice in fondo.
Vi faccio una semplice domanda: siete mai stati circondati dal più assoluto silenzio?
Siate sinceri.
Se non con me, almeno con voi stessi.
Anche adesso, mentre state leggendo questo mio discorso, magari da soli in camera e da soli in casa.
Siete davvero in silenzio?
Beh... la risposta è ovvia: no.
Per prima cosa ci sono queste parole a interrompere la quiete della vostra mente.
Ma anche se questa superficiale successione di lettere e spazi non ci fosse, dubito fortemente che la vostra mente rimarrebbe nel più completo mutismo.
Perché tutti abbiamo "qualcosa" a cui pensare.
La nostra mente è in continuo movimento e, ve lo assicuro, fa tanto, ma tanto rumore.
A volte troppo, tanto da impedirci di agire.
Che sia un solo pensiero, oppure mille.
Che sia un'idea banale, o un problema insormontabile.
Che sia una parola, o frasi intere.
No.
La nostra mente non si ferma mai.
Non c'è un solo, unico momento, in cui rimanga nella più totale assenza di caos.
Mai.
Neanche quando...
Ed è proprio questo il punto...
Si, so che ci siete arrivati.
Volete dunque anticiparmi?
Esatto.
Neanche quando dormiamo.
Soprattutto, quando dormiamo.
Ma... giunti a questo punto... lo sapete benissimo.
E lo so benissimo anch'io.
Non c'è bisogno che vi spiega perché.
Sapete benissimo anche questo.
Solo...
Voglio spiegarvi per bene ciò che ho sentito.
Ciò che ho provato, dopo quella prima volta in cui tutto è stato diverso.
In cui tutto è cambiato.
Non posso nasconderlo... C'è stato un momento in cui ho creduto davvero di aver finalmente trovato una corrispondenza tra quel maledetto vocabolario e la parola silenzio.
Si... Davvero.
Ma poi... la ragione ovviamente ha prevalso, facendomi notare, ancora una volta, come stessi cadendo nel banale errore di credere che la mente potesse davvero restare chiusa nella propria quiete.
E che se davvero fosse stato così, avrebbe significato solo una cosa: morte.
Ma non poteva essere così.
Esistevo.
Vedevo ogni cosa di me e, soprattutto, pensavo.
Pensavo pensavo e ripensavo...
Quindi no.
La morte non era ancora arrivata a bussare alla mia porta.
In quei giorni, ho avvertito un grande senso di solitudine.
Non potevo parlare con nessuno, se non con me.
Non potevo perché sarei stata considerata una folle.
Chi mi avrebbe ascoltata?
Nessuno.
Ed è stato così che ho capito che il silenzio in realtà non può semplicemente esistere.
La mente che mi comanda, che comanda ognuno di noi, vista la completa solitudine che mi avvolgeva, mi ha fatta legare sempre di più a qualcun altro.
Qualcun altro che è rimasto con me per diversi mesi, ma che adesso...
No...
Non è questo il momento per parlare di ciò.
Fa male.
Fa troppo male ripensarci.
E non è il motivo per cui sono qui a parlare con voi.
Il mio unico scopo in questo momento è solo uno: convincervi che il silenzio non esista davvero.
Ditemi quindi: ci sono riuscita?
Credo proprio di sì.
Perdonate la presunzione, ma so che è così, anche se non lo ammettereste mai.
Ad ogni modo... è arrivato il momento per me di tornare, ancora una volta, alla realtà...
Non so come farò. Sarà difficile, ma devo farlo.
Perché credo che... in quella realtà, alla quale sono rimasta attaccata, anche se molte volte avrei voluto mollare, forse c'è ancora qualcuno ad attendermi.
Nonostante tutto.
E nonostante abbia il cuore ed il corpo a pezzi...
Devo farlo...
Devo tornare...
Per loro...
Per ognuno di loro.
Quindi sì...
Lo farò.
Inizio già ad avvertirlo.
Il mio corpo.
Il mio vecchio e stupido corpo...
I polmoni che si espandono, la gabbia toracica che ricomincia ad alzarsi e ad abbassarsi, il sangue che scorre nelle vene, i sensi che si risvegliano e la consapevolezza di essere circondata da uno spazio definito...
Tutto ritorna improvvisamente e l'ultima cosa che avverto è proprio lui... il mio cuore.
Il cuore che mi ha permesso così tanto, che si è preso cura di me nonostante tutto, e del quale adesso è mio compito occuparmi.
Sarà difficile.
Sarà impossibile.
Ma ce la farò.
Adesso non resta che...
Riaprire gli occhi.
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