Capitolo 2

Amare è il tentativo di trasformare un sogno in realtà

[Theodor Reik]


Silenzio.

Un enorme silenzio.

Vuoto.

Un enorme vuoto.

Lacrime.

Solo lacrime ad accompagnare la mia veglia di quasi un'ora.

E ormai, neanche più quelle.

Sono scivolate giù, via da me, abbandonandomi anche loro.

Niente.

Non mi è rimasto più niente.

Anche lui è scivolato via... Tra le mie dita.

Dita di una mano tenuta forse troppo aperta, i cui spazi, scioccamente, mi ero illusa lui avrebbe colmato con la sua, incastrando le sue dita alle mie e formando l'intreccio perfetto.

Ma non è stato così.

Che sciocca.

Credere che forse ci sarebbe stata una speranza, solo perché... perché... perché io mi ero innamorata di lui.

Perché sì... Ormai non ha più senso negarlo, non cambierebbe comunque nulla: Hermione Granger si è innamorata di Draco Malfoy.

Grifondoro contro Serpeverde.

Il leone contro il serpente.

Il rosso contro il verde.

La Mezzosangue contro il Purosangue.

La Granger contro Malfoy.

Hermione con Draco.

Quindi è questo ciò che alla fine lascia l'amore?

Un enorme senso di impotenza e di vuoto.

Illudermi che sarei riuscita a salvarlo solo perché lo amavo è stato l'errore più grande che potessi commettere.

Durante queste settimane ho sottovalutato il tempo che passava.

Lento.

Inesorabile.

Ogni minuto sempre più vicini alla fine.

Non ho fatto abbastanza.

Ho solo risolto il caso.

Ero felice.

Eravamo felici.

Ma durante tutto quel tempo che passava, avrei anche dovuto cercare un modo per farlo tornare in vita.

Probabilmente avrei dovuto ricorrere alla Magia Oscura.

E stupidamente, anziché fare un tentativo, ho preferito non pormi il problema, perché certa, in fondo al cuore, che il mio amore sarebbe stato un'ancora di salvezza per lui.

E tutto per cosa in fondo?

Per aver avuto paura di trasgredire le regole?

"La regina dei Grifoni è una Serpe in realtà" Questa fu una delle prime frasi che mi disse all'inizio.

Adesso posso confermarlo.

Perché se fossi stata davvero una Grifondoro, avrei avuto più coraggio. Mi sarei buttata e avrei dato il tutto per tutto.

Anche forse... a costo della mia stessa vita.

Come te.

Ma sono una Serpe a quanto pare: troppo codarda...

O forse... come diceva un libro che lessi una volta, l'amore per manifestarsi appieno ha bisogno di due persone...

Forse... Se anche tu mi avessi amata per come credevo, avremmo davvero creato la tua ancora di salvezza.

Con quello strano incantesimo io sono stata la tua ancora.

Invece adesso è il vuoto.

Non so perché il mio cuore batta ancora.

Come faccia ad averne la forza.

Lui ha il coraggio.

Già, forse è proprio così. Forse quel giorno di tanti anni fa, il Cappello Parlante ha osservato il mio cuore... Solo quello, e ha deciso non prestando abbastanza attenzione alla mia mente.

Brillante forse... Ma codarda, questo sicuramente.

La mia mente.

Collegata alla mia anima.

Mutilata.

Morta.

Forse è proprio questo che spinge il mio cuore a continuare la sua corsa forsennata?

Farmi vivere, secondo lui?

Farmi sopravvivere, secondo me.

Perché non posso più vivere veramente: quando due anime si toccano in quel modo... si intrecciano in quel modo... separarle è impossibile.

E se succede, sono perdute per sempre. Destinate all'oblio.

Quell'oblio con cui tutto è cominciato.

E con cui tutto è finito.

La mia anima si è persa in quelle tenebre.

Le tenebre, arrivate dopo che la sua luce mi ha abbandonata.

E' finito.

Tutto.

Ma, ahimè quel cuore continua a battere, il sangue continua a scorrere e...

Anche se per me è finita, ho ancora un corpo con cui dover fare i conti...

E il mio corpo... quello vero, adesso è disteso da qualche parte.

Sento.

Sento tutto.

E pian piano, i miei sensi tornano ad acuirsi.

Recupero l'olfatto, avvertendo immediatamente il classico odore di disinfettante misto a medicinali che mi fa storcere il naso.

Poi il tatto, percependo qualcosa di soffice sotto le dita. Un tessuto?

Sì... credo si tratti di un lenzuolo.

Ascolto.

Un lieve ticchettio.

Ma cos'è?

Non so dirlo.

Dovrei riaprire gli occhi adesso, giusto?

Ma dopo l'incontro con lei, con Sahar, che ha svelato ogni cosa... Non credo di riuscire a farcela.

Perché se lo facessi... La realtà mi precipiterebbe addosso in meno di un secondo.

No. Non voglio.

So già cosa succederà.

So già cosa sentirò.

O per meglio dire, non sentirò.

Quindi rimarrò qui... Rimarrò qui per sempre.

Mi fingerò ancora incosciente ed è così che continuerò a "vivere", fin quando... potrò.

Si... Lo preferisco.

E' di gran lunga preferibile all'agonia che mi attenderebbe.

-Hermione? Herm, mi senti?-

Non devo reagire.

Non posso reagire.

Non voglio tornare indietro.

Non voglio!

-Hermione!-

-Che succede?!-

-Credo si stia svegliando! Chiama qualcuno! Sbrigati!-

-Sì!-

Un rumore in lontananza: una porta.

E le voci che ho appena sentito non sono altro che quelle di...

-Herm... Herm! Finalmente!-

Il suo tono...

Sento lo stomaco stringersi, mentre la mia mente mi grida a gran voce una sola cosa: non posso continuare a fingere.

Ginny.

Non sarebbe giusto nei suoi confronti.

Ginny... che non può assolutamente immaginare ciò che sia realmente successo fino ad oggi.

Né nei confronti di Harry che ha appena lasciato la stanza.

Già... Harry, che rispetto a lei, finora è stato sicuramente più coinvolto in tutta questa faccenda.

I miei due migliori amici, rimasti al mio fianco nonostante tutto.

Nonostante io mi sia allontanata da loro.

Nonostante mi sia avvicinata a Blaise.

Mi hanno persino chiesto se ne fossi innamorata.

Ma adesso, se sapessero la verità, come la prenderebbero?

Purtroppo o per fortuna, non dovrò mai conoscere la risposta.

Non ci sarà bisogno di dirglielo.

Dovrò riuscire a farcela da sola.

Perché è così: non posso continuare a fingere di essere incosciente, né tantomeno posso lasciarmi morire qui.

Devo aprire gli occhi.

Devo dargli almeno questa gioia.

Anche se io, da oggi in poi, non sarò più quella di prima.

Sono tornata solo per loro in fondo, no?

Butto fuori l'aria per l'ultima volta, poi ricorro ancora una volta a ciò che ho imparato a fare in questi mesi.

Ricomincio a recitare.

Inizio a muovere le palpebre, stringendole e rilassandole più volte, come se provassi dolore.

Nel frattempo sento la porta riaprirsi: -Si sta svegliando!- esclama subito Ginny.

Una voce sconosciuta inizia a parlare: -Vado a chiamare il Medimago Scott!-

L'infermiera di turno sicuramente.

Avverto dei passi allontanarsi e contemporaneamente qualcuno avvicinarsi a me.

Ma prima di riaprire gli occhi, devo ricominciare a muovere il corpo: ho recuperato conoscenza, ma non ho la più pallida idea di quanto tempo sia rimasta in questo letto.

Provo a muovere le dita delle mano destra, che dopo un'iniziale rigidità, iniziano a rispondere ai comandi senza particolari difficoltà.

Faccio lo stesso con quelle della mano sinistra e poi provo con quelle dei piedi.

Il dolore dato dall'immobilità arriva, com'era prevedibile, quasi subito, ma bastano pochi secondi per far sì che il mio corpo si abitui e torni ad uno stato di normalità.

Ci siamo.

E' arrivato il momento.

Stringo le palpebre per l'ultima volta, per poi, con una leggera e involontaria emozione, tornare a risollevarle.

La luce del giorno mi colpisce, ferendo i miei occhi, ma dopo un primo abbaglio, mi rendo conto che in realtà la stanza in cui ci troviamo è immersa nella penombra: le tende nelle immediate vicinanze del letto sono tirate e solo quelle in fondo alla stanza sono leggermente aperte, in modo da garantire un'illuminazione appena sufficiente.

Non riesco a capire che ora possa essere, ma non è importante.

Una piccola macchia rossa entra nel mio campo visivo ed è con un po' di fatica, data dalla secchezza dei miei occhi, che la metto a fuoco, sapendo bene di chi si tratti: -Ti sei svegliata davvero!- mi dice meravigliata.

Mi sembra di rivivere un deja- vù ed effettivamente pensandoci, è proprio così: ci siamo già trovati in questa situazione quando fui aggredita sulla scogliera da Daphne.

E anche stavolta come allora, sono ricoverata in una stanza molto simile alla precedente.

Sono al San Mungo.

Guardo la mia migliore amica, ora davvero leggermente intontita.

Per quanto la mia mente sia lucida, non posso ignorare il dettaglio fisico a cui si lega strettamente: il cervello.

Il mio cervello.

Inizio ad avvertire una morsa stringerlo sempre più forte, come quando ci si risveglia dopo aver dormito a lungo e la testa sembra un mattone, ancora immersa tra i veli della confusione lasciati da Morfeo.

Ma stavolta le cose stanno andando al contrario.

Anziché recuperare lucidità, la sto perdendo.

Che sta succedendo?

Guardo ancora Ginny, mentre i suoi contorni si fanno di nuovo sfocati.

-Herm! Che succede?- le sento dire.

Bella domanda: vorrei saperlo anch'io.

-Gi...- cerco di dire, ma all'improvviso tutto si spegne e riprecipito nell'oblio.

Forse non tutto è ancora tornato alla normalità.

***

Ci riprovo.

Provo a riaprire gli occhi.

Questa volta lo faccio con estrema cautela, prestando attenzione ad ogni singola risposta che il mio corpo mi invia.

Non ho la più pallida idea del perché sia svenuta; so solo che nel periodo in cui sono rimasta incosciente, non ho sognato assolutamente nulla.

Nulla.

I miei occhi inquadrano nuovamente il soffitto: è ancora giorno, ma credo che adesso sia pomeriggio; il sole mi sembra leggermente più debole.

Sposto lo sguardo a sinistra, verso le finestre, notando una poltrona proprio lì accanto, dove seduta con gli occhi chiusi, c'è di nuovo Ginny.

Guardo il resto della stanza, ma nessun altro oltre a lei sembra essere presente.

Forse Harry è al Ministero.

Torno a guardare la mia migliore amica: dovrei svegliarla?

No, è meglio lasciarla riposare: chissà quanto stress ha dovuto subire in questo periodo.

Deve sicuramente recuperare le forze.

Ma ho appena il tempo di pensarlo, che ecco che i suoi occhi si riaprono di scatto: -Hermione! Per Godric, meno male!-

Scatta in piedi, avvicinandosi a me e accarezzandomi la fronte: vorrebbe parlare, ma si sta trattenendo è palese.

La sua espressione però dice tutto: è preoccupata e mi sta studiando attentamente, alla ricerca, con molta probabilità, di qualsiasi minimo segnale da parte mia che le lasci intendere che qualcosa non va.

-G... Gin...- riesco finalmente a dire, sentendo però la mia gola sfregare come carta vetrata.

Articolare anche solo questo semplice suono, mi ha appena provocato un dolore immane.

E lei se ne accorge subito: -Aspetta!-

Si allontana da me, girando dall'altro lato del letto ed iniziando ad armeggiare sul comodino: -Mi hanno detto di farti bere un sorso d'acqua quando avessi recuperato i sensi-

Batto le palpebre per annuire, e la guardo grata.

Lei mi risponde con un sorriso, aiutandomi subito dopo a bere.

L'acqua che mi scende in gola è un vero toccasana e quando riabbasso la testa sul cuscino, sento già l'aria iniziare a riempire i miei polmoni con molta meno fatica.

-Va meglio?- mi chiede lei.

Annuisco.

-Come ti senti?-

-Stordita. Sono svenuta?- chiedo, ancora leggermente affaticata.

-Si. Per un paio d'ore. Il Medimago ha detto che c'è stato un sovraccarico. Sei stata incosciente per molto tempo e rimettere in moto all'improvviso le tue funzioni vitali, ha provocato uno scossone che ti ha portata a svenire-

Rimango in silenzio, riflettendo: non è la prima volta che mi succede, ma l'altra volta c'era ancora il legame di mezzo. Il mio fisico era debilitato a causa del sovraccarico dato dalla sua anima e dalle sue forze magiche che albergavano dentro di me.

Era un sovraccarico provocato da magia aggiuntiva.

Ma adesso...

Mi concentro sul mio petto, il punto da cui si è sempre originato tutto.

Adesso non c'è assolutamente più niente.

Lo sento.

Lui non c'è più.

Non è più legato a me.

E lo dimostra il semplice fatto che non riesca più a sognare il limbo.

E' finito tutto.

-Hermione?-

Mi riscuoto, tornando a guardare la mia migliore amica: -Scusa... Stavi dicendo?-

-Harry è al Ministero. Dovrebbe tornare a momenti. Se hai domande su cosa sia successo è meglio che tu le faccia a lui, non credo di poterti essere molto d'aiuto-

Annuisco di nuovo, mentre mi accorgo di quanto diversamente si stia comportando dal solito: la mia mente mi riporta di nuovo a quell'episodio, mettendo in evidenza tutte le differenze tra la Ginny di allora e quella di adesso.

Nessuna lacrima, nessun tono di voce che lasci trasparire vera e propria preoccupazione.

Sembra quasi un'altra persona.

Sembra tornata la Ginny del...

Mi acciglio leggermente: -Gin... Cos'è successo?- le chiedo quindi.

Lei non mi guarda subito, ma continua a spostare gli oggetti sul comodino, come se stesse rimettendo in ordine.

-Non ricordi nulla?- mi chiede di rimando.

Anche il suo tono di voce è diverso.

Sì... Adesso la sensazione che ho, si è fatta notevolmente più forte: sembra davvero tornata ad essere la Ginny del dopoguerra.

Rabbrividisco: perché si comporta così?

-S... Sì... Ricordo tutto... Ma... Per quanto sono rimasta...- faccio una pausa, indicandomi –...così?-

-Quattro mesi. Sono quattro mesi ormai. Oggi è il quattro di Giugno-

Sgrano gli occhi: mesi?! Quattro mesi?!

-Cosa?!-

Lei annuisce, distogliendo ancora una volta lo sguardo da me per fissarlo sulla brocca dell'acqua.

-Cos'è successo?!- chiedo allarmata.

Quattro mesi potrebbero sembrare niente, ma per me sono tutto!

Cerco di risollevarmi, ma lei, fa scattare repentinamente il braccio destro, ributtandomi giù.

-No. Sei ancora debole- mi rimprovera, quasi con voce gelida e fulminandomi con un solo sguardo.

-Che sta succedendo?! Perché ti comporti così?! Che diavolo ti prende?!-

Lei si irrigidisce, presa in contropiede, allontanandosi subito e lasciandomi andare: ancora una volta sposta lo sguardo.

-Niente... Voglio solo che tu torna a casa il più presto possibile-

La guardo ancora più confusa: -Perché sei così fredda?! Cos'è successo? Dimmelo!-

-Niente Herm. Dico davvero-

Ma capisco immediatamente che sta mentendo.

Sono un Auror in fondo, no?

-Ginn...- inizio, adirandomi e afferrandola per un polso, ma vengo bloccata dalla porta che si riapre.

Lei si gira immediata in quella direzione, sottraendosi alla mia presa.

Mi concentro dunque sul nuovo arrivato, spostando la testa di lato per "aggirare" la figura della mia migliore amica.

E' Harry.

-Herm, ti sei svegliata!- esclama, avvicinandosi di gran carriera, probabilmente per abbracciarmi.

Non perdo tempo.

Poggio i pugni sul materasso dandomi la spinta e mi risollevo.

Ginny, sentendo probabilmente il fruscio, si gira di nuovo verso di me allarmata, ma prima che possa anche solo aprir bocca, la fulmino con lo sguardo.

Si ferma, riabbassando il braccio che aveva appena proteso verso di me.

-Harry... Volete spiegarmi?-

Il mio migliore amico gira intorno al letto, avvicinandosi ancora, e guardandomi dubbioso: -Cosa Herm?- mi chiede, rallentando fino a fermarsi.

-Che sta succedendo! E non dire "nulla" perché non ti crederò!-

-Herm ti assicuro che va tutto bene- mi sento rispondere.

In questo momento lo sto maledicendo con tutte le mie forze. Le sue espressioni non verbali non lo tradiscono. E' perfettamente calmo e a suo agio. Da quando Harry è diventato un Auror è diventato un ottimo bugiardo. Ma io so che sta mentendo. Lo sento. C'è qualcosa che non va. Ginny è troppo tesa.

E so per certo che non possono aver intuito niente sul mio legame con Draco.

Sarebbe impossibile.

No, il legame è al sicuro.

Deve essere qualcos'altro.

Del resto avevano pensato a...

Mi irrigidisco, mentre il mio viso si blocca ed io distolgo lo sguardo da Harry, perdendolo nel vuoto.

Non può essere.

Rialzo lo sguardo su Harry e finalmente eccola lì: la sua vera espressione. La sua maschera di menzogna è caduta e l'ho appena colto in flagrante.

Il suo volto è completamente distrutto.

E' dolore quello che vedo?

-Ha...Harry...- inizio a dire, sentendo formarsi un groppo in gola che via via si fa sempre più grosso.

L'ansia inizia a divorarmi.

-Harry...- lo richiamo ancora una volta, mentre lui tiene ancora lo sguardo piantato sul lenzuolo e non accenna a volermi rispondere.

-Dov'è Blaise?- chiedo con un filo di voce, e le loro reazioni sono automatiche.

Harry stringe i pugni, Ginny sussulta, chiudendo gli occhi.

La porta invece si riapre e mio malgrado, ancora sconvolta, mi giro di nuovo in quella direzione, con la speranza, la grande speranza che a varcare la soglia ci sia lui.

Che stia entrando da quella porta per dirmi soltanto "Sono qui Granger! Pensavi davvero di liberarti di me?!" con il suo solito ghigno.

Che scoppi a ridere subito dopo chiamandomi Grifondiota e che Harry e Ginny ridacchino insieme a lui per poi insultarlo a loro volta e infine scusandosi con me per lo scherzo.

Ci spero.

Ci spero fino alla fine, anche quando i miei occhi inquadrano una carnagione chiara; anche quando il mio sguardo si solleva sino ad inquadrare i capelli, di quel rosso carota che conosco benissimo e che una volta guardavo molto più da vicino che così.

Ci spero, fin quando il mio sguardo viene ricambiato da un paio di occhi azzurri, che oramai mi risultano totalmente estranei.

E' solo in quel momento che la mia mente realizza che non si tratta di Blaise, né tantomeno di Draco.

E' Ron.

E' lui che è appena entrato, anzi, che è capitombolato dentro la stanza, quasi inciampando e cadendo rovinosamente a terra.

-Hermione! Ti sei... ti sei svegliata! Sono corso appena ho saputo!-

Lo guardo sotto shock solo per un secondo e alle sue parole, mi giro verso Harry, guardandolo furiosa: è stato lui ad avvertirlo, ne sono certa, e la sua espressione colpevole ne è la conferma.

Ron si avvicina a sua volta, ma rimane ad una certa distanza da tutti.

-Come stai? Come ti senti?- mi chiede preoccupato.

Ed è solo a quella domanda che mi giro con aria gelida verso di lui. Ho questioni molto più importanti a cui pensare per poter trovare il tempo di arrabbiarmi per le sue domande del tutto fuori luogo e fargli una ramanzina.

-Hai perso il diritto di conoscere il mio stato di salute da molti mesi ormai Ronald. Ti chiederei gentilmente di andartene. E anzi, lascia che ti dia un consiglio: la prossima volta che irrompi in una stanza, cerca quantomeno di non romperti l'osso del collo. Una spalla lussata potrebbe andar bene, ma doverti avere sulla coscienza non mi sembra proprio il caso- dico atona, stranamente di nuovo calma e controllata.

Come abbia fatto a diventare così nel giro di un secondo rimane un mistero.

La reazione di Ron invece non tarda ad arrivare: spalanca più volte la bocca, richiudendola subito dopo, sicuramente alla ricerca di qualcosa da dirmi, che non riesce, com'è ovvio, a trovare.

Harry e Ginny invece si girano entrambi a guardarlo male, ma non aggiungono altro.

Sospiro e sto di nuovo per rivolgermi al mio migliore amico, quando Ron mi interrompe: -Mi dispiace, ok? Non ero sicuro di venire. Non sapevo se mi avresti permesso di vederti e parlarti, ma dopo quello che è successo, ho immaginato il tuo stato d'animo e non ho avuto dubbi su cosa fare! So che non vuoi più avere a che fare con me e non cercherò di farti cambiare idea perché so che sarebbe impossibile. Ma se me lo permetterai, vorrei starti accanto come amico per aiutarti, come sicuramente faranno loro due- dice, indicando Harry e Ginny.

Ma la mia mente si è soffermata ad un'unica frase "Dopo quello che è successo, ho immaginato il tuo stato d'animo".

Che significa?

Si riferisce allo scontro con i Nott? Ma perché il mio stato d'animo dovrebbe esserne uscito compromesso se lui, come tutti, conosce la versione ufficiale della storia? Perché dovrebbe esserne uscito compromesso se, per tutti, ho risolto un semplice caso di omicidio e per di più quello in cui la vittima era Draco Malfoy?

Mi acciglio, tornando su Harry che, insieme a Ginny, sembra aver sussultato alle parole di Ron: -Che diavolo vuol dire?- chiedo iniziando ad arrabbiarmi.

Mi giro a guardare Ginevra: -Parlate, ora!-

-Herm, io...- inizia a dire lei, ancora più tesa.

-Io... Io pensavo che lo sapessi!- interviene Ron ed ecco che Ginny scoppia improvvisamente, girandosi verso di lui e raggiungendolo a grandi passi: -TU HAI GIA' COMBINATO ABBASTANZA STRONZATE! FUORI DI QUI!- gli urla, afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso la porta.

Ron, colto di sorpresa inizia subito a dimenarsi: -NO GIN! Ferma! Che stai facendo?! Fermati!-

Ginny sembra ascoltarlo: si ferma, ma la vedo estrarre la bacchetta subito dopo e puntargliela contro senza che lui se ne accorga.

-Incarceramus!- pronuncia e subito delle corde si liberano dalla punta, incatenando Ron dalle spalle ai piedi.

-GINEVRA! LIBERAMI SUBITO!- gli grida contro lui, iniziando a dimenarsi.

Sarebbe sicuramente una scena divertente se solo non fossi completamente fuori di me.

Torno su Harry, che guarda i due leggermente divertito e solo quando Ginny finalmente riesce a trascinare suo fratello fuori e il silenzio cala nella stanza, sospira, girandosi verso di me.

-E' meglio che tu lo veda con i tuoi occhi-

***

Riabbasso la mano sul bracciolo quasi senza rendermene conto.

Continuo ad osservare la scena che ho davanti, ma senza vederla realmente, troppo presa dal rivivere quegli ultimi istanti in quel maledetto sotterraneo.

Quell'Avada Kedavra lanciato da Nott Senior...

Io che mi oppongo, lanciando un Protego, forse uno dei più potenti che abbia mai lanciato fino ad oggi, solo per proteggerlo.

Lo scontro tra i due incantesimi che provoca una forte esplosione e...

Lui che viene sbalzato via colpendo la parete che aveva dietro...

E' andata così no?

Ha solo colpito la parete...

E' solo svenuto...

Sì... Dev'essere per forza così...

Allora perchè c'è tutto questo attorno a me? Perché ci troviamo qui?

Un altro frammento si aggiunge ai precedenti: l'Avada che va in pezzi, frantumandosi e quelle schegge sottili che... vengono rimbalzate dall'esplosione... proprio verso di lui.

Trattengo il fiato, sbarrando gli occhi.

No... Non può essere.

-Do... Dov'è, Harry?- chiedo ancora una volta.

Devo saperlo.

Devo sapere dov'è, perché dove siamo adesso, lui non c'è.

Harry mi ha condotta con una sedia a rotelle in un altro reparto.

Ma se speravo di rivederlo qui, mi sbagliavo.

Davanti a me c'è solo una parete di vetro che separa il corridoio in cui ci troviamo da una stanza di terapia intensiva piuttosto grande con all'interno tante incubatrici.

Siamo nel reparto di terapia intensiva neonatale.

E accanto ad una di quelle incubatrici dentro la stanza, c'è lei... Astoria.

Seduta, come me, su una sedia a rotelle.

Non può vederci perché girata di spalle, né io posso vedere il contenuto di quella piccola struttura che ha accanto.

Ma non mi ci vuole molto per capire.

Il figlio di Blaise è nato.

Ed è nato prematuro.

Ecco perché si trova qui.

Rabbrividisco, riscuotendomi e sollevando la testa verso Harry, la cui espressione in questo momento è indecifrabile.

Gli afferro la mano che tiene sulla mia spalla, senza dire altro, mentre i miei occhi si fanno lucidi.

Non posso sapere.

Non ce la farò.

Non questa volta.

Perché non può essere questa la verità.

Non può... Non può...

Dev'essere solo un brutto incubo.

Sì, per forza.

Sto solo sognando.

Sto solo sognando...

-Harry...- dico in un sussurro strozzato.

Lui chiude gli occhi per un secondo, per poi riaprirli e respirare profondamente.

-La notte in cui avete affrontato i Nott e la Parkinson noi vi abbiamo raggiunto. Antares mi ha avvertito come le avevi chiesto di fare... Ma abbiamo tardato ad arrivare perché Campbell ci ha attaccati. Era sotto Imperio-

Lo so, ma non replico.

-Quello che abbiamo trovato una volta raggiunta la stanza...-

Si ferma, rabbrividendo ancora.

Gli stringo la mano più forte, come a volergli infondere un po' di forza, ma in realtà in questo momento sono io che mi sto aggrappando a lui per non crollare.

-Mi è sembrato di rivivere la guerra... Tu eri lì... Sei stata la prima che abbiamo visto... E... Sembrava... Sembravi...-

Chiudo gli occhi, abbassando la testa, mentre le lacrime iniziano ad affiorare.

-Ma per fortuna respiravi... Eri viva... In mezzo a tutte quelle macerie eri ancora viva...-

Macerie?

Ti ho portata subito fuori di là, cercando di rianimarti e ti avrei portata fino al San Mungo se non mi avessero richiamato all'interno. Come capo Auror dovevo rimanere. Ti ho affidato alle cure dei Medimaghi che erano appena arrivati e sono tornato dentro. Ed è stato lì che ho visto il resto della scena-

Continuo ad ascoltarlo, immaginandomi nel frattempo ogni singolo fotogramma.

-C'erano Theodore Nott e Pansy svenuti da una parte, bloccati sotto alcuni massi crollati dalla parete, mentre più in là c'era una vera e propria frana. Ed è stato tra quelle macerie che abbiamo ritrovato Einar Nott-

Riapro gli occhi e la bocca, respirando profondamente.

-Ma c'era qualcosa che non andava. Antares mi aveva detto che tu eri andata via con Blaise, ma di lui non c'era traccia. Ho ristudiato la scena, rimettendomi nel punto in cui ti trovavi tu e girando su me stesso. Ed è stato lì che ho capito. Tu avevi lanciato l'incantesimo che ha provocato l'esplosione, per metterti in mezzo tra Nott Senior e qualcun altro. E poteva trattarsi solo di lui. Ho raggiunto la parete opposta a quella crollata totalmente, che invece era franata per metà e ho iniziato a scavare-

Si blocca, mentre io serro i pugni, ingoiando alla ricerca di un po' d'aria.

-L'ho trovato lì sotto dopo pochi minuti, respirava ancora-

Torno a guardarlo: respirava ancora.

Il cuore inizia contemporaneamente a riscaldarsi e a battere più forte.

Forse c'è ancora qualche speranza.

Harry abbassa finalmente lo sguardo, girando poi intorno alla sedia e accovacciandosi davanti a me.

Mi prende le mani: -L'abbiamo portato qui subito. Le sue condizioni erano gravi. Era stato colpito da frammenti di Avada Kedavra ed è stato operato d'urgenza-

La gola si serra, mentre le lacrime tornano ad affiorare e questa volta iniziano a scendere lungo le mie guance.

Gli occhi del mio migliore amico si fissano nei miei: -Ha superato l'operazione, ma non era ancora del tutto fuori pericolo-

Fa una pausa, ed io sento le mie mani venire strette ancor di più.

-Credevo che il peggio fosse passato... ma mi sbagliavo...-

Smetto di respirare.

-Il giorno dopo...-

Riabbassa gli occhi, mentre anche la voce viene meno.

Mi libero una mano, accarezzandolo: -Ha... Harry...- dico ormai piangendo apertamente.

Lui ingoia: -Hermione... Blaise non c'è più- 

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