Capitolo 5 - Parole e pensieri

leggete lo spazio autrice,
grazie e buona lettura <3

13/07/2018 – Jimin

Ho intenzione di fare alcuni passi avanti con Jungkook prima della prossima seduta. Quindi, una volta arrivati a casa, lui mi dice di riposarmi e di aspettarlo: deve andare a dare da mangiare ai conigli, ma io ho altri piani.

«Aspettami qui, appena torno preparo la cena, okay?» mi chiede, ma in realtà è quasi un'imposizione. Pensa che io non debba muovermi affatto, pensa che io sia debole anche fisicamente, ma è noiosissimo stare sempre a letto o sul divano. Adesso che è estate neanche lavoro, perciò mi aumenta solo la depressione a stare tutto il tempo in casa.

«Voglio venire con te...» dico sussurrando. Capisco perché mi crede debole fisicamente, continuo a mormorare e non dico mai niente in modo deciso e tengo quasi sempre lo sguardo basso. Devo lavorare anche su questo... assolutamente.

«Non vuoi riposare?»

«Per aver fatto cosa?» chiedo alzando leggermente il tono di voce e puntando il mio sguardo nel suo, anche se solo per un secondo. Non riesco ancora a sostenerlo.

«Va bene, vieni con me» dice arrendendosi. Lui sa benissimo che non ho fatto niente di che per stancarmi, quindi non ribatte e mi permette di seguirlo. Salgo i gradini uno per volta; Jungkook che, leggermente più avanti, si gira di continuo verso di me per controllare a che punto sto. Come se prima facessi le corse su per le scale.

«Sto bene...» gli dico salendo l'ultimo gradino.

«Lo dici sempre» dice fermandosi e voltandosi verso di me. Anche se non lo sto guardando negli occhi, sento il suo sguardo bruciare potente su di me. Respira Jimin, prendi coraggio e rispondi. Ce la puoi fare. Ce. La. Puoi. Fare. Mi ripeto come un mantra, scandendo una per una tutte le parole.

Dopo qualche secondo riesco a guardarlo, i suoi occhi..., e rispondo: «Sto cercando di renderlo vero» dico riferendomi al mio "star bene".

Jungkook non risponde, sorride soltanto e io sento il mio cuore sciogliersi. Voglio riprovare, al più presto, la sensazione delle sue labbra sulle mie.

Il ragazzo che tanto mi manca apre la porta, allora entrambi entriamo nella stanza e lui subito si avvicina alla casetta dei coniglietti. Mi ricordo di quando mi aveva detto che avrebbe costruito un recinto per loro, per farli stare nel cortile. Chissà perché non l'ha più fatto...

Mentre Jungkook versa il mangime nella ciotola dei coniglietti io cammino un po' in avanti, chiudendo la porta dietro di me.

«Che fai?» chiede lui alzando la testa, chiudendo la gabbietta e posando la busta di mangime su uno scaffale. Si avvicina a me, stando comunque ad un metro e mezzo di distanza.

«Ti ricordi di quando mi hai portato qui la prima volta?» dico facendo un piccolo passo in avanti, lui che invece ne fa uno all'indietro.

«Sì...?» risponde, incerto su cosa stia per accadere.

«Mentre io guardavo i coniglietti e dicevo che erano belli, tu mi hai abbracciato.»

«Jimin?» mi chiama per capire cosa mi stia prendendo. Voglio solo abbracciarlo di nuovo, ma non so come dirglielo. Quindi cerco di parlare con i gesti, facendo un altro passo avanti. Lui stavolta sta fermo.

«Non stavamo insieme, ma già provavamo qualcosa... provavi qualcosa?»

«Certo che sì, ma-»

«Mi era piaciuto quell'abbraccio. Sembrava volere qualcosa di più, ma alla fine ti ricordi com'è finita?»

«Jimin...? Cosa ti-»

«Mi hai solo abbracciato perché a te bastava così» lo interrompo. «Qualsiasi altra persona del cavolo si sarebbe approfittata della situazione, ma tu mi hai solo abbracciato» aggiungo e continuo a camminare finché lui non è bloccato contro il muro. Mi accorgo solo adesso che ho iniziato a piangere, a causa di una lacrima che ha raggiunto l'angolo delle mie labbra, regalandomi il suo sapore salato.

«Jimin, non è neces-»

«Abbracciami, per favore...» lo imploro buttandomi tra le sue braccia, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo. Strofino il volto contro il petto di Jungkook per asciugarmi le lacrime, mentre le braccia di quest'ultimo – dopo un momento di iniziale rigidità – mi stringono ancora di più contro il suo corpo caldo. Lo sento singhiozzare a scatti, mentre il suo petto si alza contro di me.

«Mi manchi tantissimo» gli dico con la voce strozzata.

«Anche tu, piccolo» dice e subito dopo lo sento imprecare a bassa voce, mentre io mi stacco di colpo, perché alla mente mi tornano i ricordi di quando quello mi ha chiamato così. E quindi mi chiedo: può una semplice parola detta con innocenza rovinare un momento così bello in un solo secondo? Sì, può.

13/07/2018 – Jungkook

Sono sdraiato a pancia in su sul divano mentre il buio mi avvolge e annerisce maggiormente i miei pensieri. Oggi ho rovinato tutto con Jimin, cazzo. Non avrei dovuto chiamarlo così. Lui si stava aprendo, lui stava cercando di buttare giù il nostro muro divisorio e io con una sola parola ne ho costruito un secondo subito dietro.

Però posso essere fiero di lui per averci provato e devo ammettere che sentirlo di nuovo tra le mie braccia mi ha letteralmente ucciso. All'inizio avevo paura che il cuore mi esplodesse nel petto, ma poi la paura è passata. Perché non è possibile provare certe cose quando l'amore della tua vita preme la sua testolina contro il tuo petto, mentre si asciuga le lacrime contro di te. In quel momento mi sono sentito solo bene, ma la mia boccaccia ha dovuto rovinare tutto. Di. Nuovo.

Mi giro su un fianco e accendo la TV a basso volume, solo per tenermi un po' di compagnia mentre cerco di prendere sonno. Vedere Jimin più tranquillo mi ha permesso di dormire di più ultimamente, ma devo ancora recuperare tutte le notti insonni passate a cercare di non distruggere qualsiasi cosa mi capitasse sott'occhio.

La luce tenue emanata dalle scene scure della televisione e il rumore basso provocato dal vociare degli attori mi fanno proprio l'effetto desiderato. Sento gli occhi farsi più pesanti, ma quando sto per entrare nella prima fase del sonno vengo allarmato da un rumore proveniente dalla camera di Jimin. Oh, porco!

Mi alzo di scatto, senza neanche dare il tempo ai miei muscoli di riattivarsi, e corro verso camera sua, entrando. Ma lui sta dormendo beatamente, o almeno spero. Il mio sguardo si posa dopo in terra, dove vedo la causa del rumore che mi ha provocato mille brividi: un diario. Un diario? Mi avvicino ad esso per raccoglierlo e rimetterlo sul comodino di Jimin, quando leggo il titolo: "Il diario delle mie emozioni. P.Jm.".

Spinto dalla curiosità, mi siedo per terra al bordo del letto e apro il diario alla pagina in cui era inserita una penna. La grafia di Jimin mi compare davanti e, come incantato, inizio a leggere quelle parole, alcune delle quali avrei preferito rimanere all'oscuro.

2018, Luglio, 13

"Caro diario,

il mio nome è Park Jimin e questa è la prima volta che faccio una cosa del genere, ovvero mettere per iscritto le mie emozioni. Ma adesso, sotto consiglio della dottoressa Lee, lo sto facendo e devo dire che, anche se non ho scritto ancora niente, sto già iniziando a sentirmi meglio.

Ho sempre preferito tenermi tutto dentro, ma adesso mi sono accorto che i miei pensieri sono troppo incasinati e faccio fatica a gestirli se li tengo tutti in testa. Per iscritto invece mi sembra di vederli, e se li vedo posso metterli in ordine." Leggo quei pensieri iniziali con un piccolo sorriso sul volto. Il fatto che voglia aprirsi, anche se con un diario, è un gran passo. Continuo a leggere:

"Oggi ho provato ad avvicinarmi ancora di più a Jungkook: l'ho seguito in soffitta e poi l'ho abbracciato, come aveva fatto lui tempo fa, quando tutto era ancora perfetto. Io stavo guardando i coniglietti e lui mi ha abbracciato e volevo lo facesse di nuovo. E stava andando tutto bene. Mi sono sentito così protetto tra le sue braccia, mi sono sentito così bene. Non provavo una sensazione così forte da tantissimo tempo." Continuo a leggere e il mio sorriso si amplia maggiormente.

"Caro diario, lo dico a te perché so che poi ne parlerò con Sonnie..." Sonnie? È già così in confidenza con la psicologa? Fino a due righe fa la chiamava "dottoressa Lee".

"Io AMO Jeon Jungkook. Lo amo più della mia stessa vita e continuerò ad amarlo per sempre. E anche se è difficile, anche se lui dice che entrambi non abbiamo abbastanza forza (per me), io voglio arrivare un giorno a volerci provare. Voglio superare tutti quanti i miei traumi perché ho bisogno di lui. Voglio tornare ad essere forte perché voglio ricominciare ad essere il suo fidanzato. Perché lo amo con tutto me stesso, anche adesso che sto di merda e mi sembra di non riuscire ad apprezzare niente nella mia vita, rimane comunque lui. È l'unica cosa (persona) che amo, e abbracciarlo mi ha fatto bene. Mi ha fatto fottutamente bene. In qualche modo, mi ha guarito un poco." In questo momento penso di avere dipinto sul volto il sorriso più grande che io abbia mai fatto. Le sue parole mi arrivano dritte al cuore e mi fanno pensare che anche io un giorno voglio tornare ad essere il suo fidanzato. Io ogni giorno voglio tornare ad essere il suo fidanzato e le parole che ha scritto mi rassicurano. Perché se entrambi lo vogliamo, prima o poi accadrà... giusto?

Continuo a leggere, e qui mi sento sprofondare: "Eppure, caro diario, mi serve molto di più per guarire totalmente. Perché a volte le parole possono riaprire ferite fresche, mandando tutto a fanculo. Quando Jungkook mi stava abbracciando, infatti, andava tutto bene. Ma poi mi ha chiamato in quel modo... mi ha chiamato "piccolo". E quella notte anche N mi ha chiamato così e quindi tutto mi è tornato in testa. Ho visto lui e mi sono dovuto staccare subito. Io non avrei voluto finire così l'abbraccio, ma non sono riuscito a farci niente. Mi sento male perché prima era Jungkook quello che mi chiamava "piccolo", era l'unico... poi N l'ha fatto una volta, la volta sbagliata, e adesso Jungkook si sentirà di sicuro in colpa per avermi chiamato così. Sonnie, io non voglio che Jungkook si senta in colpa, la colpa è di N, non sua." Sto piangendo. Sto letteralmente versando milioni di lacrime, che mi fanno bruciare gli occhi e mi infastidiscono la lettura. Jimin mi ama. Jimin mi ama quanto io amo lui. E non vuole che io mi senta in colpa quando in realtà ho sbagliato tutto. Anche oggi ho sbagliato tutto. Ho rovinato una sensazione così forte ed è ovvio che io mi senta in colpa. Dovrò trovargli un altro nomignolo, di certo non lo chiamerò più così.

"Diario, ti dico l'ultima cosa di oggi perché adesso ho sonno...lo so che tu non sei una lettera per Babbo Natale e che non sei nemmeno una lampada da cui fuoriesce il genio con i tre desideri, ma... io vorrei esprimerne alcuni. Alcuni desideri, che in realtà sono cose su cui mi voglio impegnare:

- Vorrei che Jungkook tornasse quello di prima;

- Vorrei che io tornassi quello di prima, per far felice Jungkook;

- Vorrei riuscire a dire a Jungkook che lo amo con tutto me stesso e che nella mia vita ho sempre avuto bisogno di lui. E soltanto di lui. Persino adesso, l'unica persona che conta è lui."

E qui smetto definitivamente di respirare. Pensavo che Jimin andasse dalla psicologa per parlare di se stesso... pensavo che questo diario riguardasse le sue emozioni, ma... tutto quanto riguarda me e non so se esserne felice o meno. Per tornare come prima, perché anche io torni come prima, Jimin ha bisogno di lavorare su se stesso.

Chiudo il diario appena in tempo, prima di sentire lo sguardo di Jimin su di me e la sua soffice voce, impastata dal sonno, parlare: «Jungkook...?»

«Emh, sì?»

«Che hai... lo hai letto?» chiede mettendosi subito seduto.

«Cos- n-no... avevo sentito un rumore venire da camera tua e sono corso subito qui. E questo era a terra» dico mettendogli il diario davanti agli occhi, per poi posarlo sul comodino e alzarmi in piedi.

«Scusa se-se ti ho svegliato... buonanotte» dico avviandomi verso la porta.

«Aspetta!» mi chiama lui e subito mi fermo, voltandomi per incrociare il suo sguardo col mio. «Te la senti di-di farmi compagnia?» domanda timido. Oh, cazzo! Dopo quello che ho letto ho paura che possa risuccedere qualcosa di simile a oggi.

«Intendi nel letto?» domando per sicurezza. Dormirei anche sul pavimento, per lui.

«Solo se te la senti...» risponde abbassando ancora di più il tono, oltre che lo sguardo. Intanto si tiene le mani in grembo e si rigira i pollici, nervoso.

«Io...» inizio; sto per rifiutare, ma poi penso a quello che ha scritto vedendolo sotto una luce diversa. Prima mi intimidiva, mi faceva andare cauto; adesso mi sprona a camminargli incontro, anziché fare ulteriori passi indietro. «D'accordo» rispondo quindi, sorridendogli nell'oscurità.

Jimin si raccoglie contro il bordo del letto e io faccio lo stesso. In questo modo c'è quasi un metro di distanza tra noi, ma presto viene colmata dal suo corpicino che si avvicina al mio.

«Jimin... cosa stai-»

«Per piacere... fammi almeno provare» mi implora, bisognoso di contatto.

«V-va bene» balbetto in tutta risposta.

«Buonanotte, Jungkook» dice lui, strofinando il suo viso contro il mio petto come ha fatto oggi. Sembra un gattino in cerca di coccole, coccole che ancora non gli posso dare... quindi mi limito alle richieste, senza accontentarle. Per il momento.

Chiudo gli occhi, inspirando il suo profumo. Per la prima volta, la leggera pressione che sento sul petto è positiva. Per la prima volta è provocata da qualcosa di stupendo: Jimin.

Inspiro ancora una volta, prima di regolarizzare la respirazione, e mentre espiro rispondo: «Buonanotte, Chim.»

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Spazio Autrice:

A parte questo capitolo che mi ha davvero distrutta e fatta piangere tutte le lacrime che mi erano rimaste dopo il finale, scritto da me, della storia precedente. Lo so, questa storia mi coinvolge un casino AAAAA. Vorrei dirvi due cose...

La prima: HO UNA PAURA FOTTUTA PER QUESTA STORIA, ogni giorno mi domando se ho fatto o no la più grande cazzata del mondo con il finale di heaven in hiding (che strano chiamarla così dopo essersi chiamata per mesi i want that ass ahaha). ho davvero paura, spero di non deludervi con now or never.

Seconda cosa: non c'entra con questa storia, ma ho da poco creato una pagina Wattpad dedicata alla traduzione di storie sui BTS e a breve inizierò a postare la prima storia che sto traducendo. se vi va passate, nessun obbligo, solo per avvisarvi <3

Published: 13082020
Edited: 

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