Capitolo 3: La prima seduta

09/07/2018 - Jimin

La donna seduta sulla poltrona rilegata in pelle di fronte a me mi guarda con un sorriso molto accogliente, mentre prende un sorso di caffè dal suo bicchiere di cartone. Un po' mi manca il sapore del caffè, soprattutto quello di prima mattina, ma ho smesso di prenderlo quando mi sono accorto che mi stimolava solo l'ansia. E tra tutte le cose che mi mancano, di sicuro il caffè è la meno importante.

«Allora, Signor Park,» inizia a parlare la donna di fronte a me «io sono la dottoressa Lee, ma può benissimo chiamarmi Sonnie, se preferisce.»

«E lei Jimin» rispondo cortesemente, senza però accennare a sorridere o a muovermi. Non ho, letteralmente, più avuto il minimo contatto fisico da quando Jungkook mi ha raccontato quella cosa e una dottoressa non sarà la prima persona che toccherò un mese dopo l'accaduto.

«D'accordo, Jimin. Tu sei il fidanzato di Jungkook, giusto?»

«Ex...» rispondo perdendo un battito.

«Oh, scusa, io non-»

«Oh, non-non si preoccupi... abbiamo preso una pausa perché...» perché? Insomma, quando Jungkook me l'ha spiegato mi sembrava di aver capito e poi non mi sono più posto la domanda, ma adesso che mi viene posta da qualcun altro mi sembra così difficile rispondere.

Però ci provo lo stesso: «Insomma, me l'ha chiesto Jungkook. Ha detto che voleva lasciarmi del tempo per riprendermi, non voleva farmi sopportare anche il peso di una relazione stabile. Mi ha detto che serve forza per rendere felice una persona e mi ha anche detto che lui al momento non ne aveva abbastanza per me. E che neanche io ne avevo abbastanza, per me stesso. Lui ha sempre pensato a me...»

«E tu sei d'accordo con questa decisione?»

«Credevo di esserlo, ma adesso che ne ho finalmente parlato con qualcuno ad alta voce non ne sono più così sicuro. Io amo Jungkook e so che anche lui mi ama, ma...» mi blocco non riuscendo a trovare le parole adatte. Cerco di pensarci, ma escono fuori solo pensieri alla rinfusa e non credo che la dottoressa riuscirebbe a capirci qualcosa se glieli esponessi come li ho in testa.

«Jimin?» mi chiama dopo un momento di pausa.

«Sì, mi scusi, ma non so come dire quello che voglio dire...»

«Dillo esattamente come ti viene» risponde sorridendo sincera e sporgendosi leggermente sulla sedia, per avvicinare il suo sguardo al mio, siccome le due poltrone sono distanti circa due metri.

«Il mio corpo ha un'inconscia paura del minimo contatto fisico, ma il mio cuore vorrebbe solo abbracciare Jungkook di nuovo, baciarlo e... tornare come prima. Pian piano.»

«Capisco... quindi senti di volere il contatto fisico, ma ne sei spaventato?»

«Esatto. E non voglio più esserlo... insomma, dicendolo così risulto un pervertito, ma voglio curarmi questo cavolo di trauma che... che mi impedisce di essere di nuovo normale. Non voglio avere paura del contatto con gli altri e soprattutto non voglio avere paura del contatto con Jungkook.»

La dottoressa mi guarda con uno sguardo che esprime tutta la comprensione di questo mondo, ha un volto davvero dolce. Credevo che sarei rimasto qua in silenzio, a guardarla negli occhi senza spiccicare parola, ma invece di infonde sicurezza. «Cercherò di fare il possibile per aiutarti, davvero...» dice sporgendosi ancora di più, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

«Lo spero tanto...» rispondo in un sussurro e tra di noi c'è un attimo di silenzio, finché lei non ricomincia la conversazione: «Te la senti di parlarmi di quella notte?»

«In realtà anche di questo non ho mai parlato con nessuno... non-non lo so...»

«Devi sentirtela tu, ma sarebbe meglio se ne parlassi. Quando sarai pronto...»

«Preferirei continuare a parlare di Jungkook, per oggi. Se non è un problema...»

«Certo che no, non ti preoccupare. Anche parlare di lui ti farà bene» replica sorridendomi e io inizio a parlare di lui, di quanto mi facesse stare bene con un solo abbraccio e di quanto mi manchi il calore del suo corpo. Continuo a parlare finché non mi serve un bicchiere d'acqua per reidratarmi, parlo e verso anche qualche lacrima qua e là, parlo e quando finisco, per la prima volta da quasi un mese, mi sento più leggero.

***

Una volta fuori dallo studio della dottoressa, Jungkook, che per tutto il tempo è rimasto seduto fuori, si alza velocemente e forza un sorriso. Io invece, per la prima volta, gli sorrido sincero.

«Com'è andata?» mi chiede impaziente.

«Molto bene, mi ha detto di tornare Venerdì: faremo due sedute a settimana.»

«Okay... sei riuscito a parlare?»

«Sì» gli dico e, per la prima volta, gli sfioro la mano con la mia. Lui istintivamente si ritrae, senza neanche rendersene conto. È così abituato a scappare da me che adesso i suoi muscoli si muovono da soli, perché sanno perfettamente cosa fare: starmi lontano. Ma io non ci riesco più.

«Ti va di tenerci per mano?» chiedo timidamente, ma allo stesso tempo sicuro di me e di quello che sto facendo. È stata la dottoressa a dirmi di fare qualche passo avanti verso il contatto fisico. Mi ha detto di iniziare con calma, di non andare oltre. Mi ha detto che potrei rivedere, nella mia mente, le scene dell'altra sera e mi ha anche detto che se succede devo mollare la presa. Ma devo anche fare un tentativo.

«Jimin, co- ne sei sicuro?»

«S-sì...» dico, adesso di meno. Odio questa domanda, l'ho sempre odiata perché mi mette un sacco di dubbi in testa. Se faccio un passo avanti, prendi al volo l'occasione e non tirarti indietro, per piacere.

«Emh, o-okay. Dammi la mano» dice tendendo la sua e appena ci poso sopra la mia, una scarica di brividi mi attraversa tutto il corpo. Venticinque giorni, venticinque giorni sono passati da quando la mia vita è cambiata completamente e venticinque giorni sono passati da quando ci siamo toccati l'ultima volta. E adesso finalmente la mia mano è nella sua e io mi sento... bene? Era da un po' che non mi sentivo bene.

***

Senza mai staccarci un attimo saliamo in macchina insieme e lì faccio il gravissimo errore di chiudere gli occhi. Improvvisamente si avvera quello che ha detto la dottoressa, mi ritrovo nel pub di Taehyung e sento una mano stringere la mia per portarmi in quel maledetto sgabuzzino. Solo che questa volta non vedo Jungkook, questa volta la verità mi si para davanti agli occhi. Cerco di resistere, cerco di visualizzare il volto di Jungkook davanti a me, ma è davvero difficile.

Separo immediatamente le nostre due mani e il ragazzo seduto accanto a me domanda: «Tutto bene?»

«Sì,» mento, «penso solo che sia meglio guidare con due mani.»

«Sì...» risponde lui e capisco dal tono che lui sa che ho mentito, ma per adesso non mi va di dargli spiegazioni. Si sentirebbe solo in colpa, ne sono sicuro.

Rimaniamo in silenzio per tutto il resto del viaggio, anche perché oggi ho parlato davvero tanto e non sono più abituato a fare discorsi così lunghi. Tengo per tutto il tempo gli occhi aperti e ho già paura per stanotte, per quando dovrò dormire. Vorrei chiedere a Jungkook di restare con me, ma se solo tenendolo per mano ho rivisto certe scene, figuriamoci cosa vivrei se stessimo nello stesso letto, magari anche abbracciati. E fa male non riuscirci, perché vorrei tanto riuscirci, ma farebbe ancora più male farlo, quindi decido di tenermi questo per me.

09/07/2018 - Jungkook

Appena vedo Jimin uscire dallo studio della psicologa mi alzo di scatto e forzo un sorriso, ma sul volto di Jimin ne vedo uno sincero. E io sento il mio cuore sciogliersi lentamente nella gabbia toracica.

«Com'è andata?» gli chiedo, curioso di sapere come si è sentito Jimin durante questo tempo chiuso lì dentro.

«Molto bene, mi ha detto di tornare Venerdì: faremo due sedute a settimana» risponde e io mi sento sollevato.

«Okay... sei riuscito a parlare?»

«Sì» mi risponde e, inaspettatamente, mi sfiora la mano con la sua. Io mi ritraggo, per paura di averlo colpito io per sbaglio, per paura di aver abusato del suo spazio vitale senza essermene reso conto. Ma a quanto pare è proprio Jimin a volermi toccare.

«Ti va di tenerci per mano?» chiede timidamente.

«Jimin, co- ne sei sicuro?» domando per sicurezza. Mi piacerebbe tantissimo dirgli di sì senza neanche pensarci, ma purtroppo la sua condizione non me lo permette.

«S-sì...» risponde, esitando.

«Emh, o-okay. Dammi la mano» dico tendendo la mia e appena lui le unisce e io la stringo a me, mi sento divampare. È passato così tanto tempo dall'ultima volta che io e Jimin ci siamo toccati e adesso che sta succedendo mi sta venendo davvero da piangere. Ma, tra le tante promesse che mi sono fatto - delle quali sono riuscito a mantenerne davvero poche, una è quella di non piangere mai più davanti a lui.

Quindi mi tengo dentro le mie emozioni, mentre tengo la sua piccola manina morbida nella mia, più dura e con le nocche un po' spaccate per tutti i pugni dati al muro. E intanto spero con tutto il cuore che in questo momento Jimin si senta bene come mi ci sento io.

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Spazio Autrice:

Non so come mai, ma questo capitolo lo amo e mi fa piangere... parecchio. Scusatemi però se non è lunghissimo :(

Vi voglio bene... <3

Published: 05082020
Edited:

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