Capitolo 11: Incubi e...

LEGGIMI PER FAVORE!!!
• 1. tranquille, sono tornate anche
le p.o.v. di Jimin, solo che con
Jungkook mi trovo stranamente
meglio... scusami, amore 😳
• 2. leggete fino in fondo, pls.

24/08/2018 – Jungkook

Anche oggi porto Jimin dalla dottoressa Lee e mi fermo a parlare un po' col mio psicologo, prima di andare a casa di Taehyung.

«Ciao, Jimin» lo saluto prima che entri a fare la sua seduta.

«Ciao» ricambia lui sorridendo e io mi dirigo verso l'ufficio del mio dottore, partendo subito in quarta nel dirgli: «Ho un appuntamento con Taehyung, dovrei saltare la seduta.»

«Jungkook...» mi rimprovera lui.

«Lo so, lo so, però devo vederlo... la dottoressa Lee ha tolto la seduta del Lunedì a Jimin, non è colpa mia se non ho un attimo libero» gesticolo nervoso.

«Non puoi semplicemente dire a Jimin che stai cercando di sistemare le cose col tuo amico e incontrarlo in un altro momento?»

«Non posso lasciare Jimin da solo...»

«Questa è l'ultima volta, Jungkook, dalla prossima non ti coprirò più» dice serio il dottore, ma io non riesco ad arrabbiarmi con lui. Mi ha concesso poco, ma almeno è qualcosa. D'altronde sta solo facendo il suo lavoro, quello di "prendersi cura" della mia salute mentale, non lo posso biasimare.

«Grazie mille! Ci vediamo tra un'ora... adesso scappo!» esclamo correndo fuori dal suo studio e uscendo successivamente dall'edificio. Sono certo al cento percento che abbia alzato gli occhi al cielo, ma poco importa: adesso ho altro per la testa.

***

Busso alla porta creando con le nocche una melodia che eravamo soliti fare io e la persona che sto per vedere. Tuttavia non sento nessun rumore all'interno della casa e, anche dopo aver aspettato per minuti, nessuno è venuto ad aprire.

Busso ancora con lo stesso ritmo di prima, ma stavolta più insistentemente. Però ancora niente... spero non si sia addormentato.

Decido quindi di chiamarlo al telefono, che sento squillare attraverso la porta ingiallita di casa sua, il che mi porta a pensare che si sia molto probabilmente addormentato in salotto. Però continua a non rispondere e nonostante la suoneria sempre al massimo non si sveglia. Eppure ha sempre avuto il sonno leggero.

Busso una terza volta, fregandomene della melodia e usando il pugno, in modo da produrre più rumore e anche questa volta aspetto invano.

Mille pensieri iniziano a prendere possesso di me, mezzo nel panico decido di provare a sfondare la porta e quindi inizio a prenderla a spallate finché questa, dati i cardini già allentati di loro, cade a terra con un tonfo.

Mi precipito dentro casa, nella quale si sente una forte puzza di erba - motivo per il quale mi copro le vie respiratorie con la giacca (essendo oggi una giornata particolarmente fredda, nonostante la stagione, ho deciso di vestirmi più pesantemente) - e, socchiudendo gli occhi a causa della nebbia di fumo, inizio a cercare Taehyung a tentoni nell'abitazione.

Nessuna traccia di lui al piano di sotto, quindi salgo inciampando nelle scale piene di sporcizia e mi dirigo subito nella sua stanza. Apro la porta con un calcio, ma non lo trovo. Vedo che, però, la porta del bagno annesso alla sua stanza è aperta e sento un forte rumore di acqua che scorre provenire da lì dentro.

Oh, grazie al cielo, si stava facendo una doccia, penso sollevato e, essendomi tranquillizzato, abbasso la guardia. Errore!

«Tae, ciao, sono Jungkook. Appena esci da lì ti devo raccontare una cosa divertente. Ti ucciderà dalle risate» dico alzando la voce in modo che mi possa sentire nonostante la potenza del getto d'acqua.

Non ottenendo alcuna risposta decido quindi di invadere un po' la sua privacy e di affacciarmi al bagno anch'esso nebuloso a causa del vapore acqueo. Non lo avessi mai fatto.

La scena che mi si staglia davanti è straziante, abominevole. Un improvviso conato di vomito mi sale lungo lo stomaco e io corro verso il gabinetto per buttarlo fuori. Interminabili secondi dopo riesco a riprendermi, mi pulisco gli angoli della bocca con della carta igienica e mi alzo di nuovo in piedi, anche se ho le gambe che tremano come non hanno mai fatto. Anzi, l'unica volta che mi sono sentito così è accaduto quello che ha portato tutti noi ad una crisi vitale.

Davanti a me, sotto di me anzi perché la scena è in terra, si trova il corpo inerte del mio migliore amico. Gli occhi spalancati, la testa piegata verso il basso, la bocca che trabocca di schiuma come se avesse la rabbia e, infine, un ago nel braccio. Un fottuto ago.

Mi chino verso di lui per sentirgli il polso e constato che è andato. Taehyung è morto di overdose e a trovarlo sono stato io.

Il mezzo panico che avevo prima si trasforma subito in un attacco vero e proprio. Mentre la pressione che ho sul petto mi impedisce di respirare e le lacrime che mi rigano le guance mi precludono una visione pulita - già abbastanza compromessa dai vapori presenti nella stanza - mi accascio sul corpo morto del mio migliore amico; il mio che viene attraversato da scosse a causa dei miei singhiozzi.

Mi dimentico di tutto quello che ho attorno, mi dimentico che devo tornare in tempo al Centro per non far scoprire niente a Jimin, mi dimentico che sto piangendo e mi stendo accanto a lui, per starci insieme ancora per un poco. Nel frattempo l'attacco di panico sta continuando e sento la solita pressione sul petto.

A riportarmi alla realtà è una chiamata in arrivo sul mio cellulare, della quale mi accorgo solo dopo molto tempo. E sullo schermo leggo a fatica "Chiamata in arrivo da Jimin". Oh, cazzo. Cazzo!

Accetto la chiamata, ma senza parlare. Sento solo la vocina acuta del maggiore dire dall'altro capo della cornetta: «Jungkook».

Non rispondo, non riesco a proferire parola. «Jungkook...» ripete la voce. «Jungkook!» urla la terza volta, probabilmente non ottenedo risposta. La pressione sul mio petto aumenta e questo mi porta ad aprire gli occhi e a mettermi seduto, spalancando le fauci in cerca d'aria.

24/08/2018 – Jimin

Mi sveglio improvvisamente di notte a causa di un improvviso senso di sete e nel tragitto di ritorno mi soffermo qualche secondo davanti alla porta di Jungkook; vorrei tanto aprirla e guardarlo dormire per un po'...

Decido perciò di aprire leggermente la porta quel tanto che basta per infilarci almeno la testa, ma quando lo faccio noto che si sta agitando nel letto, fuori controllo. Lo vedo rigirarsi, lo sento ansimare e respirare pesantemente. L'ultima volta che l'ho sentito respirare in questo modo stava avendo un attacco di panico, quindi preoccupato mi precipito all'interno della stanza e mi avvicino a lui.

Mi appoggio al letto con un ginocchio e tento di chiamarlo, ma non mi sente. Non voglio toccarlo perché temo che se stesse facendo un incubo, questo si possa ripercuotere sul suo subconscio peggiorando solo la situazione. L'unica scelta che ho, allora, è quella di chiamarlo sperando che mi senta.

«Jungkook» dico una prima volta, non ottenendo risposta. «Jungkook...» ripeto, ma ancora niente. «Jungkook!» urlo allora e questa volta si sveglia, prendendo un enorme respiro – come quando stai per affogare, ma riesci a tornare in superficie –, e si mette seduto sul letto.

Aspetto che si calmi, fa respiri sempre più profondi per tranquillizzarsi e solo dopo un po' noto che ha gli occhi rossi e gonfi. Che abbia pianto nel sonno?

«Jimin...?» mi chiama quando finalmente si è un po' calmato. «Che ci fai qui?» domanda con affanno.

«Hai fatto un incubo?» chiedo io senza rispondere alla sua domanda.

«I-io... p-penso di sì» balbetta in tutta risposta.

«È passato, adesso. Ora sei sveglio, è finita...» cerco di tranquillizzarlo, accarezzandogli la mano che subito ritrae. Io, pensando che il motivo del gesto sia ancora la paura di toccarmi, abbasso lo sguardo dispiaciuto e questo se ne accorge.

«S-scusa, è che... sono scosso...» risponde in tutta fretta, ancora senza fiato.

«È stato così brutto?»

«Orribile... davvero, orribile.»

«Hey, ora davvero è passato...» ripeto, chiedendomi cosa abbia sognato di tanto brutto da farlo piangere e impanicare mentre dormiva. Insomma, se dormi non controlli le tue azioni e questo significa che, per arrivare a piangere, l'incubo deve essere stato parecchio pesante.

«Vuoi dell'acqua?»

«Sì, vado a prenderla...» dice alzandosi.

«Non ce n'è bisogno, vado io» mi propongo sorridendogli nella luce soffusa.

«G-grazie» risponde tirando su col naso e passandosi una mano sul viso.

***

Di ritorno con l'acqua, porgo il bicchiere a Jungkook, che lo svuota talmente velocemente che sembra non beva da mesi. Poggia il bicchiere sul comodino accanto al letto e si copre le gambe con le coperte, facendo aderire la schiena alla testiera.

«Ne vuoi parlare?» domando cautamente.

«No.» risponde secco, ma non me la prendo. Dopotutto lo fa perché è davvero scosso. Sono rimasto scosso anche io solo nel vederlo stare così male.

«Vuoi che ti faccia compagnia finché non ti riaddormenti?» chiedo allora, siccome l'idea di stare un po' insieme a lui mi alletta non poco.

«No, vorrei che tu stessi qua anche dopo che mi sarò addormentato» risponde e io non posso fare a meno di sorridere.

«Okay» replico e scivolo sotto le coperte accanto a lui, che intanto si sdraia in posizione supina e si mette più comodo.

«Buonanotte Jimin» mi augura e io mi giro su un fianco per guardarlo. Ha gli occhi chiusi, sembrerebbe addormentato se non avesse ancora l'espressione stravolta. La luce soffusa dei lampioni che filtra dalle finestre aperte gli illumina il viso e il mio sguardo cade sulle sue labbra. Mi mancano così tanto, voglio baciarlo.

Apre un occhio e mi guarda. «Cosa?» chiede, girandosi sul fianco come me per guardarmi meglio.

«Sei bellissimo...» mi lascio scappare nel modo più spontaneo che esista.

«Jimin...» risponde soltanto e posso vederlo arrossire, nonostante sia contro "luce".

E ho davvero voglia di baciarti, penso, ma di una cosa sono sempre stato convinto e sempre lo sarò: i fatti parlano mille volte di più delle parole.

Mi sporgo in avanti lentamente, avvicinandomi sempre di più al nostro viso. Ora le punte dei nostri nasi si sfiorano, ora invece si toccano, ora le nostre labbra si solleticano.

«Jimin...» mi chiama lui di nuovo, adesso con un tono di supplica. Non so se mi stia supplicando di fermarmi o di baciarlo, ma nel dubbio annullo finalmente le distanze tra di noi, premendo le mie labbra sulle sue soffici. Un semplice bacio a stampo fatto durare un po' di più, ma mi sta provocando miliardi di emozioni.

Sto volando in cielo. Le sue labbra morbide a contatto con le mie mi erano mancate più dell'ossigeno, finalmente sto riprovando la sensazione delle nostre bocche a contatto. E io sto letteralmente friggendo.

Quando ci allontaniamo – io sto sorridendo mentre lui è un misto tra sconvolto, sorridente e sorpreso – lui è il primo a parlare: «Jimin, cosa-», ma io lo interrompo subito: «Va meglio?»

Lui annuisce come un automa e io concludo la conversazione: «Buonanotte Jungkook» dico sorridendo ancora come un ebete e girandomi sull'altro fianco in modo da dargli le spalle.

«Ma-»

«Ho- sbadiglio -davvero tanto sonno.»

«Buonanotte» risponde lui, e dal tono con cui l'ha detto sono pronto a scommettere che stia sorridendo.

~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~

Spazio Autrice:

E FINALMENTE IL BACIO DEI KOOKMIN, AAAAA.

Scusate per la finta morte di Tae... pensate che io volevo farla vera, ma poi mi sono sentita un po' una merdina secca e quindi ho deciso di evitare.

Love y'all ❤️

Siccome è """tardi""" domani sera lo rileggo per bene e lo correggo :)

Published: 09082020
Edited:

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top